Dalla Slovenia, alla Russia, alla Cina, in varie parti del mondo assistiamo alla nascita di aziende che producono cuffie alla velocità della luce, in special modo negli ultimi anni, da quando ha preso piede il trend delle cuffie ortodinamiche. In Italia abbiamo avuto diversi produttori di amplificatori per cuffia, mi vengono in mente per primi i vari Rudistor, Megahertz, SI Audio, ma - tranne Rudistor con la sua Chroma - non ricordo produttori nostrani di cuffie. Finalmente oggi anche da noi abbiamo un'azienda che si cimenta nella creazione di prodotti per noi appassionati dell’ascolto in cuffia ad alto livello: la Spirit SounDesign s.r.l. di Torino.
Spirit Torino
Ho avuto possibilità recentemente, in occasione del Roma Hi-End, di ascoltare le creazioni del produttore piemontese a marchio Spirit Torino. Alcuni di voi sicuramente ricordano la Spirit Labs, la società dove Andrea Ricci (il patron della Spirit Torino), iniziò modificando cuffie di altri produttori e poi piano piano cominciò a produrre due sue cuffie: la MMXVI e la TWIN PULSE, usando driver della Grado.
Con la nascita del marchio Spirit Torino, Ricci ha fatto un notevole passo avanti, innanzitutto facendosi realizzare i driver da un produttore su sue specifiche indicazioni tecniche. Poi creando dei prodotti sia di cuffie chiuse che aperte che stanno riscuotendo un successo di vendite sul mercato internazionale. Un paio di anni fa mi è capitato di trovare un loro stand anche al famoso Monaco HI- End che, come molti sapranno, è la mostra hi-end internazionale più importante.Il modello che ho avuto in prova è la Twin Pulse Ragnarr, edizione 2019, la loro “aperta” top di gamma, colgo l’occasione per ringraziare Andrea Ricci per la disponibilità.
Twin Pulse Ragnarr ed. 2019
Già dalla confezione in legno e metallo si capisce come il produttore punti ad un certo tipo di clientela. Le cuffie sono di dimensioni importanti, i materiali usati sono tutti di pregio e curatissimi nei dettagli. In effetti il look della cuffia ricorda molto le cuffie top della Grado, ma qui stiamo parlando secondo me di ben altro livello, sia costruttivo che qualitativo.
I cups sono in solido alluminio, in questo modo secondo il produttore, si eliminano o comunque riducono in modo importante le risonanze e le vibrazioni. Oltre a raggiungere questo scopo (ho poggiato le mie dita sui caps durante la riproduzione e non ho percepito vibrazioni di sorta) l’alluminio, lavorato in mondo impeccabile su questa versione, è di una bellezza fuori dal comune. In aggiunta a delle incisioni accattivanti, come si può vedere in foto, sulle cuffie vi è inciso il logo “Spirit Torino”. Rimuovendo i pads in foam, si può leggere il nome della cuffia e il suo numero seriale, oltre alla dicitura “Made in Italy”. L’archetto, anch’esso in metallo, è rivestito da una cover in vera pelle. Il tutto riprodotto nella cuffia in prova in un elegante color azzurro.
La tecnologia proprietaria chiamata “Twin Pulse Isobaric” utilizza dei driver prodotti da Nhoord Audio su specifiche indicate dalla Spirit Torino. Stiamo parlando praticamente di due driver collegati in serie che si muovono in sincro. Gli stessi sono ricoperti da una griglia protettiva su cui si legge il nome della ditta.
Misurandola con la mia bilancina personale, la cuffia pesa circa 440 grammi. Indossandola, anche se non è comodissima, il clamping non risulta fastidioso. Non l’ho avuta abbastanza per poterlo verificare, ma credo che con il tempo dovrebbe adattarsi alla testa della persona che la indosserà rendendola ancora più “sopportabile”.
La cuffia è terminata con un cavo XRL 4 pins costruito dalla Spirit stessa (in fase di acquisto si può scegliere la terminazione desiderata), purtroppo non intercambiabile, con altri cavi custom made. Ricci mi spiegava in una nostra conversazione che, vista la tecnologia usata dal progettista, non è possibile fare altrimenti.
Il cavo è realizzato in rame OFC di classe 5, con sezioni per polo di 0,5 mm quadri. Le saldature sono in argento. Quindi come si può capire stiamo parlando di un cavo di tutto rispetto.
Infine, per questa versione Ragnarr, la Spirit dichiara una impedenza di 64 ohm ed una sensibilità di 91 db.
L'ascolto
Un suggerimento che mi sento di dare è di non affrettarsi nel giudicare le prestazioni quando si ascolta una cuffia, un consiglio che vale nell’ascolto di qualsiasi tipologia di cuffia, ma da considerare specialmente con prodotti che “crescono” nell’ascolto come la nostra Twin Pulse.
La Twin Pulse Ragnarr è stata provata nel mio attuale setup, cosi composto Sorgenti: Streamer Cambridge Audio CXN (V2), SACD Yamaha 2000, Oppo105d, Dap Astel & Kern Kann. Amplificatori: Woo Audio WA22, Audio Gd Master 9. Cuffie: Focal Clear, Audeze LCDX 3f, ZMF Aelous & Eikon.
La filosofia del progettista è stata quella di creare un prodotto idoneo per valutare registrazioni di un certo livello. E’ quindi una cuffia con una natura che potremmo definire “monitor”. Nei primi minuti di ascolto non si è stregati dai bassi in evidenza o dalle alte iper dettagliate, ma piano piano, proseguendo negli ascolti si viene catturati dalla musica e si dimentica di stare ad “ascoltare la cuffia”.
Ho trovato, tra i miei due ampli, una sinergia migliore con l’Audio Gd rispetto al valvolare Woo Audio, forse per la natura della Ragnarr, un ampli neutro ben si abbina ad un headphones inspirata da questa filosofia, dove per monitor intendiamo non colorato e fedele il più possibile alla registrazione originale.
Il soundstage non è impressionante, come quello di una Sennheiser 800 ad esempio, ma rimane buono sia in larghezza che in profondità.
In verità ho notato, con alcune incisioni, una tendenza leggermente “boomy” nelle frequenze più basse, ma relativamente solo ad incisioni che esaltano questo tipo di frequenze, come musica elettronica, in questo caso alcuni brani dei Depeche Mode tratti dalla raccolta “The singles 86-98”.
Passando ad incisioni jazz, Pat Metheny “Letter from home”, la chitarra del grandissimo chitarrista scivola leggera e precisa nei vari passaggi e nelle varie scale in cui si cimenta il virtuoso Pat (uno dei miei chitarristi preferiti).
Con l’hard rock di “Led Zeppelin III”, mi ritrovo a battere il tempo con i miei piedi senza nemmeno accorgermene. La gran cassa di John Bonham in “Since I’ve been loving you” ti colpisce nello stomaco nella sua pienezza e corposità. Emozionante.
Passando alle voci femminili, con Diana Krall “The girl in the other room”, la voce calda e suadente della singer canadese si lascia apprezzare in tutta la sua bellezza. Album davvero notevole questa della consorte di Elvis Costello.
La peculiarità di questa cuffia è di esprimersi al meglio con incisioni di livello, specialmente jazz, e meno con incisioni di qualità medio bassa di generi come rock o musica elettronica. Le voci, specie femminili, vengono rese con una liquidità sorprendente, risultando molto reali e coinvolgenti. I medi ad ogni modo, in generale, appaiono sempre naturali e coerenti.
I piani sonori sono riprodotti in modo pulito e abbastanza preciso. La gamma dei bassi è veloce e dinamica, peculiarità questa che viene esaltata con determinate registrazioni in cui la batteria la fa da padrone, in cui si apprezza un punch corposo.
Gli alti non risultano mai “pungenti” e non si notano sibilanti fastidiose con nessun album da me ascoltato.
Facendo un rapido confronto con le altre cuffie in mio possesso, la Spirit esce vincente sia con la Audeze che con le due ZMF in quanto a correttezza timbrica (anche se il tono della cuffia è tendente al caldo), un po’ meno magari con la Focal Clear, con la quale se gioca quantomeno alla pari su molti brani in cui il dettaglio nell’ascolto diventa importante.
Sulla “musicalità” ci sarebbe da fare un discorso a parte, dovremmo necessariamente andare secondo i propri gusti, in quanto la cuffia, come già detto, va ascoltata e apprezzata attentamente. Non ha quindi un effetto “wow”, come potrebbe avere una Audeze o altre cuffie simili abbastanza caratterizzate nella loro timbrica.
Tra i due amplificatori con cui l’ho pilotata, l’abbinamento migliore è risultato essere senza dubbio con l’asiatico a stato solido della Audio Gd, il quale grazie alla sua neutraulità riesce ad esaltare le caratteristiche timbriche della Ragnarr.
Come tutti i cavalli di razza la Twin Pulse va trattata con cura e messa in condizione di esprimersi al meglio e, credetemi, vi sorprenderà con le sue prestazioni.
Conclusioni
La flagship del marchio Piemontese, si è lasciata apprezzare innanzitutto nella sua bellezza (anche l’occhio vuole la sua parte) ma soprattutto nella precisione e tecnicità dei suo suono.
Non è un oggetto per tutte le tasche. Il prezzo di listino di 3.750 euro di questa particolare versione la rende di fatto una cuffia di fascia alta, indirizzata ad appassionati disposti a spendere per avere un prodotto esclusivo e ben suonante. Mi sento di affermare che la top in catalogo della casa piemontese è tra le migliori cuffie dinamiche da me ascoltate.
Nel panorama cuffiofilo attuale, dove produttori di amplificatori e cuffie nascono alla velocità della luce creando una certa confusione tra noi innamorati di questo particolare ascolto, mi sento di consigliare questo marchio che ha presente nel suo catalogo diverse cuffie, meno costose della Twin Pulse Ragnarr, ma tutte di ottimo livello, sia chiuse che aperte. Tra queste, al Roma Hi-End mi ha colpito particolarmente la “Super leggera” caratterizzata da una timbrica veloce e divertente. Ma questa è un'altra storia…
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