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Gregory Crewdson a Torino


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Inviato

Visitata proprio oggi.

Non si tratta di una rassegna di fotografie, a parte una serie di b/n sulle lucciole e a meno che non mi sia perso qualcosa, ma di una installazione multimediale di video fatti di immagini e musica ambient (James Murphy e altri).

In particolare, i video proiettati su maxi schermi ad alta definizione sono congegnati partendo, per ogni foto, dai focus sui particolari della composizione per passare, poi, alla visione di insieme.

C'è tanto Hopper e tanto David Lynch in questa raffiguraziome di una America torbida, cupa, squallida, decadente, povera, abitata da personaggi quasi zombificati, congelati in posture spersonalizzanti e con gli sguardi persi nel vuoto. 

In un'altra sezione, c'è un dietro le quinte, proiettato sempre su maxischermi, nella quale viene mostrato (facendo, secondo me, venir meno la magia delle immagini viste poco prima) come, dietro queste foto, c'è in realtà una imponente e meticolosa organizzazione, con tanto di troupe cinematografica che costruisce questi set nebbiosi, squallidi, sporchi, manovra sapientemente le luci, trucca e mette in posa i figuranti/attori. 

  • Thanks 1
Inviato
16 ore fa, wow ha scritto:

dietro queste foto, c'è in realtà una imponente e meticolosa organizzazione, con tanto di troupe cinematografica che costruisce questi set nebbiosi, squallidi, sporchi, manovra sapientemente le luci, trucca e mette in posa i figuranti/attori. 

 

Il 20/10/2022 at 11:07, alberto1954 ha scritto:

Molto costruite...  indubbiamente colpiscono forte...

 

E' questo che rende Crewdson un "autore", uno dei pochi, pochissimi del nostro tempo.

Senza nulla togliere all'abilità del "cogliere l'attimo" che comunemente si associa alla fotografia (ormai troppo spesso comunque artefatta), un autore è una cosa diversa perchè immagina, costruisce, realizza.

Saper "creare" e plasmare luce, atmosfere e realtà rende giustizia all'etimo della parola fotografo . 

I backstage contrariamente al far venir meno la "magia" dei suoi lavori dovrebbero suscitare nello spettatore consapevole meraviglia per un lavoro che ricorre molto poco o quasi niente alla post-produzione (le immagini storicamente più celebri sono su pellicola grande formato Kodak Portra, che utilizza tutt'ora alternandola a dorsi digitali) ed è frutto di attento studio e meticolosa realizzazione partendo dall'idea che egli ha in testa.

 La carriera di Crewdson ormai è trentennale ed è un autore giustamente osannato (purtroppo le sue stampe ormai hanno raggiunto quotazioni da oligarchi) e la sua capacità espressiva non finisce nella rappresentazione della psicologia dei soggetti. Ogni suo scatto infatti è un’ambientazione ricca di dettagli, una specie di narrazione filmica di una storia. 

Non si tratta di "istantanee" ma di storie visive create da zero, come nelle opere di un illustratore che segue il proprio iperrealismo magico.

 

Quanto al parallelo con Hopper sono d'accordo per quanto riguarda la quantità di rimandi psicologici ed emozionali che emanano le opere visive di entrambi, ma siamo ben lontani da un'ispirazione pedissequa e fastidiosamente statica che troviamo negli esempi segnalati qui:

 

  • Thanks 1
  • 1 mese dopo...
Inviato

Notevolissimo… più che fotografia classica, appunto stage photography, disciplina a cavallo di pittura scenografia letteratura e arte filmica. 
il disincanto e la desolazione suburbana dell’America, lontanissima da Hollywood con forti riferimenti letterari e iconografici, da Hopper a Balthus, da McCarty, DeLillo e Paul Auster per la particolare, calibratissima luce degli interni e il pallore esistenziale dei protagonisti, attori, spesso femminili, più che semplici soggetti fotografici.

Immagini tanto perfette quando osservate dal vero (avevo visto qualcosa di lui al museo del 900) da risultare spiazzanti, disturbanti, alienanti, crepuscolari.

Letteratura, appunto, non “solo” fotografia, che all’ombra delle strade blu cantate da Least Heat Moon, colpisce con la forza di un pugno chiuso l’epopea di unAmerica eroica, vincente, modello di sviluppo sociale universale.

E non mi meraviglia affatto che la Gasgovian Gallery lo abbia in scuderia..

 

 

 

 

 

 

 

 

  • Melius 1
  • 3 settimane dopo...
Inviato

È un altro lavoro comunque, probabilmente lo scatto è l'atto essenziale perché parliamo di fotografia ma prima e dopo c'è un lavoro complicato molto vicino al cinema.

L'assurdo è concentrare la storia, le storie o quello che è in una sola immagine. Una sola immagine. 

Tempo fa vidi anche un documentario su di lui e il suo lavoro, purtroppo non ricordo dove ma ricordo che era in inglese e senza sottotitoli. 

Dopo la visione ricordo che mi domandai "Ma a quanto cavolo la può vendere una fotografia?".

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