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Melius Club

“Sovranità alimentare” una supercazzola?


Messaggi raccomandati

Inviato
1 ora fa, appecundria ha scritto:
  • Sovranità alimentare (Meloni - Lollobrigida)

La "piena sovranità alimentare" che è "non più rinviabile", "non significa mettere fuori commercio l'ananas, come qualcuno ha detto, ma garantire che non dipenderemo da nazioni distanti da noi per poter dare da mangiare ai nostri figli".
Francesco Lollobrigida ha già fatto sapere quali piani intende attuare. Tra questi togliere il limite ai terreni incolti, con un piano per ottenere fino a un milione di ettari coltivabili, il rinnovo dei contratti di filiera chiari per aiutare i produttori, l’istituzione di nuovi fondi per le aziende in crisi. E poi la lotta all’etichetta Nutri-Score e ai cibi Italian sounding – che hanno cioè nomi riconducibili ai nostri prodotti a denominazione protetta. Si è detto inoltre contrario ai cibi prodotti in laboratorio con un minor utilizzo di materie prime.
 

  • Autarchia (Treccani)

Il tentativo da parte di un paese di rendersi autosufficiente rinunciando agli scambî con l’estero, attuato mediante una trasformazione della struttura produttiva nazionale, che gli consenta di produrre da sé quanto prima si procurava mediante il commercio internazionale
 

  • Sovranismo (Treccani)

s. m. Posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovrannazionali di concertazione.

 

 

Inviato
2 ore fa, criMan ha scritto:

se facciamo finta per un attimo che queste dichiarazioni le avesse fatte Letta


Letta, se si affaccia dal balcone di palazzo Venezia, casca dabbasso.

briandinazareth
Inviato
2 ore fa, mozarteum ha scritto:

L’olanda piu’ si tiene lontana dalla tavola e’ meglio e’

 

consiglio un giretto ad edam, per mangiare qualcosa di realmente straordinario.

Inviato
2 ore fa, appecundria ha scritto:

Letta, se si affaccia dal balcone di palazzo Venezia, casca dabbasso.

Sta diventando un chiodo fisso amico mio.

Ogni 2 per 3 fascio e palazzo Venezia.

Si stava parlando di altro. Senza offesa.

Non ti preoccupare che se ci sara' da parlar male di questo Governo non ci tireremo indietro.

Ma almeno facciamoli partire.

  • Melius 1
Inviato

combattenti di terra di mare e di aria!

non so' perche', ma a me fa sempre ridere. Le posa , la mimica...

 

Inviato
3 ore fa, Roberto M ha scritto:

fortuna che non abbiamo dato retta ad Emiliano e ai 5 stelle se no ci saremmo trovati nei casini pure per l'assenza del TAP.

salvini-no-a-tap-e-abbattimenti-ulivi.jp

Inviato
8 ore fa, mozarteum ha scritto:

Secondo me andrebbe invece sostenuta la piccola produzione artigianale di qualita’ soprattutto inducendo la gente a mangiar poco e bene.

Quindi piu’ che sovranita’ alimentare direi alimentazione informata

Perfetto. 

Sostenendo piccole produzioni artigianali (faccio spesso l'esempio delle farine di grani antichi con le quali si fa un ottimo pane che non diventa immangiabile a cena, ma dura una settimana) si creano anche delle sinergie sociali e ambientali (occupazione, salvaguardia del territorio, ambiente ecc.) che alle lunghe compensano i maggiori costi.

Il problema è che non ci si fa scrupoli a riempire le case di schifezze inutili ma poi si risparmia su un minimo di qualità. 

Inviato

il problema è che con quei grani antichi li, che sono si migliori di quelli moderni e di tanto pure, non ci sfami

la popolazione, è impossibile. e vale lo stesso per quasi tutto il resto.

Inviato
7 ore fa, criMan ha scritto:

Se il conflitto dovesse perdurare per anni voglio vedere la confezione di "pasta" a quanto va a finire. 

 

7 ore fa, briandinazareth ha scritto:

niente, perché il commercio del grano è globale.

l'ucraina è solo l'ottavo produttore al mondo. 

dall'ucraina in italia arriva meno del 3% delle importazioni di grano per la panificazione... 

A parte il fatto che  la produzione di grano duro non dovrebbe risentirne

Inviato

la principale borsa dei cereali sta o stava a chigago, i giochi veri li fanno li.

poi anche se il pacco di pasta quadruplica di prezzo alla fine è tutta salute,

te ti fideresti di questi qua ? io manco per niente.

briandinazareth
Inviato
38 minuti fa, audio2 ha scritto:

la principale borsa dei cereali sta o stava a chigago, i giochi veri li fanno li.

poi anche se il pacco di pasta quadruplica di prezzo

 

e quando succede vale anche per il grano prodotto in italia...

Inviato
10 ore fa, wow ha scritto:

Sostenendo piccole produzioni artigianali (faccio spesso l'esempio delle farine di grani antichi con le quali si fa un ottimo pane che non diventa immangiabile a cena, ma dura una settimana)

 

9 ore fa, audio2 ha scritto:

il problema è che con quei grani antichi li, che sono si migliori di quelli moderni e di tanto pure, non ci sfami

la popolazione, è impossibile. e vale lo stesso per quasi tutto il resto.

Il problema è che voi scambiate il marketing con l’agricoltura, è una bufala quella dei grani antichi, il pane semplicemente lo puoi fare bene o male e le farine usate possono essere buone o pessime o più o meno adatte per prodotti specifici, stesso discorso per il resto degli ingredienti usati:

 

https://www.wired.it/scienza/ecologia/2017/02/09/5-bufale-pubblicita-grani-antichi/#intcid=inline_amp

 

 

5 bufale pubblicitarie sui "grani antichi"

Non sono affatto antichi, contengono glutine come i "grani moderni" e non sono adatti ai celiaci. Sono frutto di modificazioni genetiche e per aumentarne la resa servono diserbanti e concimi. Poi possono piacere o meno

 

 

Da qualche anno ormai si parla molto dei cosiddetti grani antichi, intesi come un'insieme di varietà del grano diffusamente coltivate nei primi decenni del secolo scorso e oggi quasi del tutto scomparse. Perché? Hanno rese più basse rispetto ai frumenti più moderni, siccome sono grani poco adatti alle coltivazioni intensive con processi meccanizzati. Tra questi grani, alcuni dei più chiacchierati sono le varietà Tumminia, Saragolla, Senatore Cappelli, R****ussello, Bidì, Biancolilla, Maiorca e Perciasacchi, che si riconoscono perché di solito hanno un fusto più alto rispetto ai grani moderni.

Di grani antichi ha scritto anche qualche giorno fa Il Sole 24 Ore, raccontando alcune delle motivazioni imprenditoriali che spingono gli agricoltori (soprattutto delle regioni meridionali) a reintrodurre queste varietà. Le argomentazioni pubblicitarie e le preferenze gastronomiche, però, non vanno confuse con la storia e le proprietà scientifiche di questi alimenti. Complice la scarsa regolamentazione, oggi spopolano molti articoli pubblicati su siti che fanno disinformazione a proposito di grani antichi e sfruttano la poca attenzione della comunità scientifica per trarre conclusioni di fantasia e giustificare prezzi molto più alti, creando falsi miti.

Ecco un elenco delle argomentazioni che si sentono più spesso.

1.I grani antichi NON sono affatto antichiQuando si usa l'aggettivo antichi, qualcuno potrebbe immaginare si tratti di varietà che vantano storie plurisecolari o millenarie. Ma non è affatto così: il già citato grano Senatore Cappelli, per esempio, è stato ottenuto nella prima metà del Novecento dal genetista agrario Nazareno Strampelli, attraverso una serie di incroci successivi di semi diversi che avevano come obiettivo il miglioramento della varietà Rieti, che a quel tempo era la più diffusa. Tutta la storia è stata raccontata qualche anno fa da Dario Bressanini. Nella maggior parte dei casi i grani antichi sono varietà ad alto fusto selezionate nei primi quarant'anni del secolo scorso, che hanno circa cent'anni di storia.

Una vicenda simile è quella del grano khorasan Kamut, che non è il nome una varietà di grano (sarebbe il QK-77, registrato negli Stati Uniti), ma un marchio commerciale che produce e vende in regime di monopolio una varietà che – secondo la leggenda – sarebbe stata ritrovata in una tomba egizia. Si tratta però di una mossa pubblicitaria, non di una verità storica.

2.I grani antichi HANNO subito modificazioni geneticheCertamente è vero che i grani oggi più largamente utilizzati sono frutto di incroci e ibridazioni, ma lo stesso vale anche per tutti gli altri cereali, che nel corso dei millenni sono arrivati a noi attraverso un processo di selezione genetica e di continue modifiche. Sia i grani antichi sia quelli moderni (italiani) non sono prodotti ogm, ma in entrambi i casi si tratta del risultato di modificazioni genetiche e incroci che si sono susseguiti in oltre 8mila annidi storia. La prima varietà di grano si ritiene sia nata poco dopo il 7mila a.C. da una fusione, ovviamente casuale, tra il genoma del farro e quello di una graminacea conosciuta come Aegilops o erba delle capre.

3.I grani antichi NON contengono meno glutineSecondo uno slogan molto frequente, i grani antichi avrebbero un contenuto di glutineinferiore rispetto alle varietà moderne. Tuttavia questa affermazione non ha una base scientifica, in quanto le quantità di glutine sono grossomodo le stesse, e anzi il contenuto è di solito superiore a quello dei frumenti teneri e di alcune varietà di frumento duro. Ci sono piccole differenze tra le diverse varietà, ma non si può affermare in generale che il contenuto di glutine sia inferiore, semmai il contrario. L'unica differenza dimostrata è la qualità del glutine, che nei grani moderni è meno elastico e meno tenace (e perciò anche più adatto alla conservazione).

Di conseguenza, i grani antichi non sono affatto adatti a chi è celiaco. L'effetto del glutine è meno forte rispetto ai grani moderni, ma non per questo possono essere assunti da chi soffre di celiachia. La disinformazione su questo punto, purtroppo molto diffusa, può generare fraintendimenti con conseguenze gravi per la salute.

4.I grani moderni NON sono la causa di intolleranze e celiachiaSpesso si accusano le nuove varietà del grano di essere l'origine di un aumento dei casi di celiachia e di altre intolleranze alimentari. In realtà rispetto al passato sono aumentate le diagnosi, ma non per forza l'incidenza di questi disturbi. A oggi non ci sono prove scientifiche a sostegno di un collegamento tra grani moderni e aumento della celiachia. Per di più non ci sono riscontri che dimostrino una maggiore salubrità dei grani antichi rispetto a quelli moderni.

5.I grani antichi HANNO bisogno di diserbanti e concimi....come qualsiasi tipo di coltivazione, se l'obiettivo è incrementare la resa. Una delle ragioni che rende i grani antichi meno impiegati è la quantità di raccolto, molto inferiore rispetto alle varietà moderne (che rendono 4-5 volte di più, fino ai 50 quintali di grano duro per ogni ettaro di terreno agricolo). Questo consente, per esempio, di produrre sufficienti quantità di grano per l'alimentazione limitando l'estensione dei terreni da destinare alle coltivazioni, o magari scongiurando il pericolo di carestie. Se immaginiamo di disinteressarci alle quantità di grano ricavato, allora può valere qualsiasi affermazione (tranne quando si scrive, come nell'articolo già citato, che "quando le trebbiatrici si mettono in azione nei campi, a causa dei trattamenti, non c'è praticamente vita"), ma è raro che la resa sia un parametro trascurabile.

Che cosa si intende con "grano autoctono"?Il termine autoctono riguarda l'area geografica di origine (o meglio, di domesticazione) di un prodotto. In questo senso il grano è originario della mezzaluna fertile, così come il mais è messicano e i pomodori sono americani. Si può correttamente definire autoctonaanche una coltura trapiantata e nel tempo modificata per adattarsi alle caratteristiche dei nuovi terreni e al clima. In questa accezione possiamo dire che il grano Rieti, da cui è stata ricavata la varietà Senatore Cappelli, è autoctono siciliano, nonostante sia stato ottenuto a partire dalla varietà Jeahn Rhetifah, che è di origine tunisina. Nessuno dei grani che conosciamo è in Italia da sempre, ma proviene da altre parti del mondo e in Italia si è ulteriormente modificato.

Quando ha senso parlare di grani antichi?I grani antichi possono essere una risorsa in termini di tutela della biodiversità agroalimentare, così come rappresentano un'alternativa valida alle coltivazioni standard nelle aree impervie o difficilmente raggiungibili, dove le tecniche dell'agricoltura intensiva sono impraticabili. Allo stesso modo, i grani antichi possono essere un modo per conservare, riscoprire o raccontare antiche tradizioni, dai mulini ad acqua alle lavorazioni manuali della terra, perciò possono avere una funzione culturale e storica.

Ci sono poi le questioni di gusti, e le peculiarità gastronomiche, che possono o meno incontrare il favore dei consumatori e dei critici. I pani prodotti con grani antichi, ad esempio, hanno una crosta più spessa e una mollica meno alveolata, che tende a restare più umida e produce briciole più piccole. A seconda delle varietà possono cambiare anche le proprietà nutrizionali e di pastificazione, per le quali le valutazioni soggettive possono essere le più varie.

Chi propone i grani però sfrutta il vuoto normativo, la mancanza di informazione e l'assenza di regolamentazioni e certificazioni, utilizzando il termine antichi come slogan pubblicitario. Spesso gli sfarinati presentati come antichi non sono puri al 100%, ma anzi sono ottenuti da miscele con grani moderni o con l'aggiunta di altre sostanze capaci di rendere gli impasti più soffici e semplici da lavorare. Non di rado i prodotti come pani e pizze spacciate per antiche contengono farine nella cui composizione solo qualche punto percentuale proviene da grani antichi.

Il consumatore è libero di scegliere il tipo di grano che preferisce, così come ogni agricoltore può decidere quali colture adottare. L'importante è che nessuno sia ingannato da falsi slogan e solo per questo accetti di pagare un prezzo più alto.

 

Inviato
9 ore fa, audio2 ha scritto:

poi anche se il pacco di pasta quadruplica di prezzo alla fine è tutta salute,

te ti fideresti di questi qua ? io manco per niente.

Come riportato delle associazioni di categoria, l’articolo è stato riportato qui ieri, gli spazi dedicati alla coltivazione del grano nel nostro paese si stanno riducendo perché la redditività di quelle coltivazioni rispetto ad altre sta calando e si fatica e renderle economicamente convenienti, una degli escamotage usati sono appunto i “grani antichi” come lo fu al tempo il “Kamut”, ma la produzione di massa non puoi ridurla a banali escamotage di marketing.

Inviato

quell'articolo postato sopra è un concentrato di imprecisioni

i grani moderni sono ogm, e le sementi vengono irradiate

per accelerare le mutazioni, poi si selezionano i risultati

le varietà nuove sono più basse, quindi si piegano meno al vento, 

hanno rese maggiori

per il grano duro al sud ora ci sono rese per ettaro sui 35 quintali,

stessi posti stesso sole ai tempi dell' impero romano  si stava tra

i 5 e 10 quintali ad essere ottimisti ma anche soli 4 quintali 

per ettaro secondo alcuni.

poi da quello che risulta a me il glutine nelle vecchie varietà era

fino al 10%, in quelle nuove il 18%.

  • Melius 1
Inviato

Oltre a quanto scritto da audio2 nell'articolo citato (anche questo marketing bello e buono) trovo banale l'obiezione 1) sul termine "antico": si sta ad obiettare se la varietà Grano Sen. Cappelli, selezionata a inizi '900 possa fregiarsi o meno della denominazione di "antico". Idem per quanto riguarda il pippone sulconcetto di autoctono: che ce ne frega?

Relativamente  all'obiezione 2) sappiamo che la larghissima parte dei prodotti agricoli sono arrivati fino a noi attraverso mutazioni/selezioni indotte o meno. Se non fossero avvenute, a quest'ora saremmo tutti morti di fame oppure mangeremmo melanzane grandi quanto un dito o mele grandi quanto bacche.

riguardo gli altri punti, faccio notare che la bontà di un grano, non si giudica dalla maggiore o minore quantità di glutine contenuta o dalle intolleranze che possono verificarsi. Le stesse intolleranze, secondo alcuni, sono proprio conseguenza delle eccessive selezioni e raffinazioni dei prodotti agricoli "moderni". 

Il glutine non fa male a chi non è affetto da intolleranza e da celiachia, anzi fa male privarsi di questa proteina che si trova alla base dei c.d. carboidrati complessi. 

Come consumatore posso dire che la differenza tra certi grani ed altri si nota eccome.

In Calabria mangio del pane prodotto con grani locali, non so se antichi o meno (tra i quali la c.d. farina jermano) che è veramente ottimo. Idem per certe paste.

Preciso che non sono un fanatico del "bio", non sono contro gli OGM a prescindere o altre menate preconcette del genere.

Per me esistono buoni prodotti e cattivi prodotti, indipendentemente se industriali o artigianali.

Esistono tuttavia molte realtà in cui si riesce ad ottenere produzioni agricole sostenibili e di qualità. Ad esempio nel comune in cui risiedo, Collina torinese, i contadini seguono spontaneamente un disciplinare che prevede la lotta biologica ai parassiti e la messa al bando della chimica. Tutto visto e verificato con i miei occhi. I prodotti sono ottimi, i prezzi normali, acquisto direttamente dal contadino che, tra l'alto conosco bene ed è mio vicino di casa. Non capisco questa ostilità verso queste buone pratiche e la convinzione che, se non si stressa il suolo agricolo e non si coltiva in modo intensivo andiamo incontro a una carestia.     

Inviato
1 ora fa, wow ha scritto:

Non capisco questa ostilità verso queste buone pratiche e la convinzione che, se non si stressa il suolo agricolo e non si coltiva in modo intensivo andiamo incontro a una carestia.   

 

Credo che il mondo iperpopolato e terzo  non si sostenti a cavoli, cavolfiori, finocchi ma a botte di cereali importati da posti in cui il glifosato va a pioggia.

Inviato
51 minuti fa, Panurge ha scritto:

Credo che il mondo iperpopolato e terzo  non si sostenti a cavoli, cavolfiori, finocchi ma a botte di cereali importati da posti in cui il glifosato va a pioggia.

come si diceva basterebbe convertire a grano al glisofato i vigneti e si risolve il problema del mondo iperpopolato 😄

 

Inviato

Infatti convertire a grano vigna rionda o Bussia sarebbe un affarone 😁

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