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La modernità incriticabile


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8 ore fa, loureediano ha scritto:

Ecco la modernità

Però, se permetti, in quello che ci hai raccontato la modernità non c'azzecca, se si stordito tu 😀 ( non è che se ti fissano un appuntamento il 22 di un mese specifico poi ti poi presentare il 22 del mese che pare a te , mi sembra semplice da capire ehh...)

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2 ore fa, Savgal ha scritto:

Uno dei caratteri della contemporaneità pare essere un individualismo estremo che ieri sarebbe stato considerato inaccettabile. Alcune posizioni di oggi mi fanno tornare alla memoria gli slogan del ’68, a partire dal “E’ vietato vietare”. Mi pare che si rifiuti ogni forma di ordine in nome di un’autonomia illimitata del desiderio individuale. Emerge un estremo individualismo egocentrico, narcisista, che ha interiorizzato le motivazioni psicologiche della società dei consumi, in una rappresentazione dell’essere umano che identifica se stesso nell’esclusivo perseguimento dei propri desideri individuali, compresi quelli che un tempo, ossia la tradizione, avrebbe considerato malvisti ed inaccettabili.

Sono perfettamente d’accordo. 

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La frantumazione dei legami di relazione,  di tutti compresi i personali, i familiari e i sociali, porta alla atomizzazione di cui dice Savgal. Ogni atomo ha in sé la memoria del tutto a cui appartiene,  ma si illude di essere lui stesso  quel tutto. Questi atomi narcisisti sono ottimi consumatori ed elettori facilmente influenzabili,  in quanto è venuto meno il freno delle  convenzioni sociali del gruppo di appartenenza che derivano dai suoi valori ideali. Il narciso non rispetta le convenzioni sociali e figuriamoci le leggi umane: non paga tasse, parcheggia in seconda fila, usa il cellulare al cinema e al teatro,  perché non si sente parte di una comunità a cui rispondere, non si accorge di dare fastidio. Credo che un arduo correttivo possa essere solo l'educazione, ovvero la costruzione della personalità del piccolo, in modo collaborativo, valorizzando i legami naturali cui l'uomo animale sociale è comunque incline naturaliter.  E la sana competizione non è antitetica alla collaborazione. Non lo farà la odierna scuola carrozzone italiana.

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La grande ubriacatura positivista  della scienza che misura e spiega tutto, (censurando ciò che non riesce o non può misurare) ha lasciato ora i postumi di una umanità disillusa, cinica ed egoista. Molti progressi in tutti i campi,  mirabili,  hanno fornito sempre più strumenti e oggetti ad un Soggetto umano sempre più rachitico e incapace di altezza. 

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briandinazareth
1 ora fa, melos62 ha scritto:

in quanto è venuto meno il freno delle  convenzioni sociali del gruppo di appartenenza che derivano dai suoi valori ideali. Il narciso non rispetta le convenzioni sociali e figuriamoci le leggi umane: non paga tasse, parcheggia in seconda fila, usa il cellulare al cinema e al teatro,  perché non si sente parte di una comunità a cui rispondere, non si accorge di dare fastidio.

 

eppure la gente non era più civile e rispettosa quando c'erano più convenzioni sociale. anzi. 

le tasse non si pagavano ugualmente, c'era molta più violenza (fuori e dentro le famiglie), c'era meno rispetto per ogni diversità (i disabili spesso vivevano quasi reclusi per vergogna) ecc. 

la modernità oltre a dare più libertà individuale, per qualche motivo, ha generato una società meno aggressiva, dove ci si ammazza molto meno.

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briandinazareth
9 ore fa, wow ha scritto:

È come se esistesse la consapevolezza collettiva di un'era leggendaria, una specie di paradiso perduto, durante la quale l'umanità si è trovata in uno stato di grazia e felicità che non si è poi più ripetuto e che forse mi sono perso... 

 

questo è un mito eterno dell'uomo, presente praticamente in tutte le culture. 

il giardino dell'eden (forse gobelki tepe?)

secondo alcuni studiosi un mito che nasce con l'agricoltura e il ricordo, attraverso le generazioni, della vita da cacciatori-raccoglitori. 

oppure più prosaicamente il ricordo della propria gioventù...

  • Melius 1
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12 ore fa, Savgal ha scritto:

Oggi, nonostante gli enormi progressi e la vita media che si è allungata di oltre 15 anni ti trovi di fronte persone che dopo una breve ricerca su intenet pensano di saperne quanto chi ha studiato e operato nella medicina da decenni. Il quesito era per quale ragione era venuto meno il rispetto, anche formale, dei ruoli e della gerarchia sociale delle competenze.

Però (siccome c'è sempre un però:classic_biggrin:) lasciatelo dire da uno che un poco c'ha a che fare con i medici qualche volta c'è davvero un atteggiamento spocchioso da parte loro, soprattutto da quelli che una volta si chiamavano "condotti". Sempre una volta soprattutto nei piccoli centri quando incontravi il prete o il medico sul marciapiede gli cedevi il passo, questa eccessiva riverenza era effettivamente troppa anche se a loro discolpa c'è da ammettere che questi vecchi medici si prodigavano tanto verso il loro pazienti visitandoli in caso di bisogno direttamente nelle loro abitazioni a qualsiasi ora del giorno, oggi hanno giorni e orari stabiliti ben precisi e dopo una certa ora ti saluto Rosina, se hai bisogno chiama pure il medico di guardia della CRI o dell'Assistenza Pubblica che nulla sa di te e dei tuoi trascorsi, anche questo a mio avviso è servito a far perdere quel po' di riverenza che si aveva verso il medico condotto. Questo però (n'altra volta) non deve servire come scusa pensando di saperne più di loro dato che sei andato cinque minuti a consultare internet, mentre loro hanno dedicato e magari dedicano ancora tempo agli studi. 

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briandinazareth
10 ore fa, lampo65 ha scritto:

Per cui è difficile dire se oggi siamo più felici dei nostri trisavoli, o di un bambino dello Zimbabwe.

 

in effetti la modernità e la comodità della nostra vita non si traduce automaticamente in una maggiore felicità. 

ho letto recentemente un bel libro su una delle ultime popolazioni che vivono ancora come prima dell'agricoltura, gli hazda in tanzania. 

sembrerebbero avere una vita molto felice e serena, anche se più breve della nostra. 
poco lavoro e moltissimo tempo libero, usato per socializzare o far nulla.

del resto sembra che, potate tutte le cose marginali, sia la socialità il principale ingrediente di una vita più felice (e pure più lunga e in salute).

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