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Melius Club

Una Orribile Notizia Incomprensibile, Straziante, Inaccettabile. RIP


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Massimo avrebbe voluto tanto terminare il suo percorso di studi e laurearsi in biologia. Ma la sindrome di Duchenne, una rara forma genetica di distrofia muscolare, lo aveva ormai inchiodato al letto, costretto a dipendere ad un respiratore a 43 anni.

Carlo Vicentini, suo padre, per vent’anni stimatissimo primario di urologia dell’ospedale di Teramo, da quando era andato in pensione,  a dicembre, si occupava a tempo pieno di lui. Lo accompagnava in tutte le terapie, gli stava accanto giorno e notte nella villetta di famiglia in contrada Tempere, alle porte de L’Aquila. Ma la malattia degenerativa che avanzava inesorabilmente, la prospettiva di assistere ad una chissà quanto lunga agonia di quel figlio così amato destinato a rimanere prigioniero del suo corpo, la paura di non essere in grado di gestire le fasi sempre più complicate della malattia, lo avevano sopraffatto. Come qualsiasi familiare di chi lotta contro una malattia neurodegenerativa. Anche se lui era un medico. 

Era depresso Carlo Vicentini (70 anni) e giovedì ha deciso che sarebbe stato meglio per tutti finirla così. Un gesto meditato, le scuse al resto della famiglia affidate a un bigliettino lasciato sul tavolo: “Perdonatemi” .

Ha tirato fuori la pistola, una P38, che deteneva regolarmente e ha sterminato la famiglia, uccidendo la moglie Carla Pasqua, 63 anni, l’altra figlia Alessandra, 36 anni, nutrizionista, e ovviamente Massimo, 43 anni, sorprendendoli tutti in pigiama. Alessandra ha fatto in tempo a capire cosa stava succedendo, accorsa in camera del fratello colpito per primo ha provato a sfuggire all’aggressione del padre, cercando riparo a fianco del letto, ma non c’è stato scampo neanche per lei. La madre è stata colpita nella stanza della figlia. Poi Carlo Vicentini è andato in camera sua e si è sparato alla testa.

Carlo Vicentini non era solo un medico, ma un professore stimato a livello nazionale che gestiva il reparto con tanti suoi studenti dell'Università de L'Aquila.

mi ha operato (vescica) il 15 aprile 2005 e ho appena letto la notizia su La Repubblica

che le mie lacrime siano di accompagno ai suoi figli, alla sua consorte a lui stesso verso il luogo che non c'è

  • Sad 1
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45 minuti fa, stefanino ha scritto:

Chi ha ucciso non era lui

Era un  mostro che la malattia  del figlio, il dolore e lo strazio ha usato.

Ma non può essere lui

Mi ritrovo totalmente d'accordo  con quello che hai scritto.

Che riposino in pace.

  • Melius 1
9 ore fa, artepaint ha scritto:

Era depresso Carlo Vicentini (70 anni) e giovedì ha deciso che sarebbe stato meglio per

Un pazzo pluriomicida, c son fior di umili poveracci che assistono facendo anche debiti i propri cari, magari dopo aver perso il lavoro e cosa dovrebbero fare questi, sterminare il quartiere?  Poveri innocenti. Io chi dispone della vita degli altri, armato pure, non riuscirò mai a comprenderlo.

  • Melius 2

Allora sulla base di questo ragionamento bisognerebbe dare la medaglia d'oro a chi, magari da solo e senza disponibilità, si fa un mazzo tanto a portare a termine l'assistenza di un figlio infermo. E ne conosco tantissimi dal coraggio d'oro. Eppure nessuno ne parla o interviene in aiuto aggiuntivo. Nei binari di una liceità morale ognuno può esprimere il sentimento che vuole, anche se scomodo.

3 ore fa, luckyjopc ha scritto:

Poteva uccidersi solo lui. Davvero un disgraziato

Credo che non lo facciano perchè pensano che così facendo lascerebbero i famigliari senza una guida a soffrire.

Li amano troppo e non vogliono lasciarli da soli. 

Naturalmente è il ragionamento illogico fatto da una persona tormentata dal dolore, dalla depressione e dal non vedere alcuna altra via di uscita.

R.I.P..

 

si ma una cosa è uccidere se stesso e il parente malato, altro i familiari sani.

a parte che i sani poi potevano accudire il malato.

quindi premesso che le condizioni particolari non sono di pubblico dominio ma portate pazienza,

io queste cose qua non le capirò mai, e ancora meno che uno se era diagnosticato come depresso 

poteva ancora tenere un' arma con se.

  • Melius 1
37 minuti fa, gbale ha scritto:

Allora sulla base di questo ragionamento bisognerebbe dare la medaglia d'oro

approfondisco il mio punto di vista riprendendo parte di un mio post precedente

 

le malattie invalidanti sono terribili.

Demoliscono  le persone colpite ed erodono il raziocinio di chi le sta intorno.

Capire senza giudicare e' complesso ma e' uno sforzo che va fatto.

.

Capire e' la chiave per evitare le tragedie, per attivarsi come societa' cercando di aiutare le persone coinvolte con ausilii non solo economci o infermieristici ma psicologici frequenti (e direi anche obbligatori)

.

Giudicare è molto semplice: trovato il "colpevole" fai un po di congetture su cosa avrebbe potuto fare di meno devastante (non considrando che la persona non e' in grado di ragionare almeno in quel momento e i semplici fatti lo confermano) e morta li in attesa della prossima prima pagina.

.

sono solo opinioni 

nulla di personale contro chi ha opiunioni diverse che rispetto, capisco ma non posso condividere.

  • Melius 2

@gennaro61 so che il depresso grave ragiona in questo modo. Io soffro ma anche i miei familiari soffrono per cui li tolgo dalla faccia della terra sollevando anche loro dalle sofferenze. 
Il mio più che altro era uno sfogo.

per le armi in casa io non sono assolutamente favorevole essendo il mondo pieno di soggetti che per ragioni varie non ci stanno con la testa

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