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La crisi dell' influencer


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13 minuti fa, Velvet ha scritto:

Lo ha ammesso lei stessa dopo un veloce periodo di shitstorm che si è abbattuto sui suoi canali social.

Beh, il bilanco è positivo. Mi sarebbe* piaciuta una avventura imprenditoriale con quei risultati.
Italicamente (io per primo)  tendiamo a soffrire del mal della pietra, ogni cosa dev'essere per forza monumentale e eterna altrimenti era un bidone. 

Gli influencer hanno colto l'attimo, ammesso che oggi siano davvero finiti, probabilmente il settore si sta solo riposizionando, quello che va ora sfugge all'analisi degli elzviri mentre penetra attivamente i target.

 

(*mi sarebbe al passato, ora mi sono rotto i c. di tutto.)

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6 minuti fa, Martin ha scritto:

Beh, il bilanco è positivo. Mi sarebbe* piaciuta una avventura imprenditoriale con quei risultati.

Nessuno discute questo, e ci mancherebbe pure.

 

Si sta disquisendo su ciò che alcuni professionisti del settore (non il giornalaio pagato un tanto al chilo per scrivere fuffa) colgono ora, ovvero sul fatto che pare stia tramontando un certo modo di concepire il ruolo di influencer. Tutto lì.

 

Quanto all'Italia abbiamo esempi ben più calzanti ed efficaci rispetto a Clio: la solita Ferragni è seduta sopra ad una multinazionale costruita nei tempi giusti col suo ruolo di influencer quindi proprio all'età della pietra non siamo. 

 

Il bidone vero invece ce l'hanno in mano le decine di migliaia di wannabe che producono contenuti per ottenere in cambio pugni di mosche, perché lo spazio a disposizione quello è. E se è vero che le aziende iniziano a riposizionarsi (non parliamo di Trattoria da Bepi ma di robetta come LVMH) lo spazio si riduce ulteriormente.

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13 minuti fa, extermination ha scritto:

Evidentemente ti sganasci con poco!

 

Ho letto con troppa attenzione il primi libri di Villaggio ma anche Kafka, da ragazzo, per non riuscire a cogliere il lato grottesco e tragicomico di certi meccanismi che si perpetuano.

Che gratificano con poco (manciata di titoli in calce alle mail) il tizio incatenato alla scrivania mentre la percezione che si ha da fuori è tutt'altra.

Se poi guadagna bene buon per lui, ma anche se ora ha 40 titoli in inglese sotto la firma della mail resta sempre quello di prima.

 

Un po' come quelli che scrivono il titolo sul campanello di casa, come se il postino dovesse essere informato che uno è laureato o cavaliere del lavoro. So' soddisfazioni. 

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Non ho capito a cosa ti riferisci , se ai guru carismatici per allocchi che troneggiano sui social (ce ne sono di vario tipo) oppure ai finti professionisti che sponsorizzano corsi sui social .

I primi come detto in realta' ce la fa 1 su 1000. Gli altri sognano e basta.

Oggi molte influencer guadagno forte su "onlyfans".

Invece che per strada , dentro l'appartamenteo con la cam..

Sul discorso finti professionisti quello e' un altro filone , dove guadagna solo chi fa i corsi "per la professione di" , gli altri

non guadagnano niente. Sempre 1 su 1000 che e' in gamba.

 

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2 minuti fa, criMan ha scritto:

Oggi molte influencer guadagno forte su "onlyfans".

Vabbè ma quelle hanno sempre guadagnato, è un mercato che non conosce crisi. 

 

3 minuti fa, criMan ha scritto:

se ai guru carismatici per allocchi che troneggiano sui social (ce ne sono di vario tipo) oppure ai finti professionisti che sponsorizzano corsi sui social .

Entrambi. Le finte recensioni, i consigli per la qualunque, gli unboxing, i confronti (finti) fra diversi marchi, quelli che propongono outfit, il food e via andare...

C'è del buono e del meno buon l'importante è essere coscienti che dietro c'è sempre qualcuno che paga perchè il messaggio venga veicolato.

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extermination
1 ora fa, Velvet ha scritto:

poi guadagna bene buon per lui, ma anche se ora ha 40 titoli in inglese sotto la firma della mail resta sempre quello di prima

Mi rimane solo da capire quale azienda privata o se vuoi quale modello organizzativo approvato dal management aziendale possa prevedere di "regalare" targhe,  stipendi e ruoli "non correlati" alle competenze ed alle capacità del dipendente al punto di far sbellicare dalle risate gli interlocutori (come te) nelle relazioni esterne; anche perché l'azienda, nelle relazioni esterne, si gioca parte della propria reputazione.

Poi, per carità, il testiculus di turno lo si trova ovunque ma credo si tratti perlopiù di retaggi del passato  (anche di cultura aziendale; vedi ad esempio il ricorso da parte talune aziende in maniera del tutto inappropriata al titolo di "manager xy" o equipollente..vale a dire non supportato da solide basi professionali)

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@extermination Tu ragioni di grandi aziende molto strutturate, probabilmente.

Ma questa febbre del sottotitolo in inglese è arrivata ovunque, anche nelle azienducole piccole e piccolissime.

Persino in minuscole e sfigatissime agenzie pubblicitarie dove ormai tutti si fregiano di ruoli e titoloni roboanti.

 

Ci sono qui intorno un paio di casi di fenomeni che si autodefiniscono "CEO" di realtà da 200mq e fatturato da pizzicagnolo ben sotto la soglia del forfettario.

E poi dici che non dovrei ridere? Rido rido, per non piangere... 

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28 minuti fa, Velvet ha scritto:

si autodefiniscono "CEO" di realtà da 200mq

Prima si definivano "manager". Poi sono andati due o tre volte in UK con ryanair in last-minute ed hanno scoperto che è denominato "manager" anche chi conduce una latteria periferica, così hanno alzato il tiro. 

(con parziale eccezione negli ambienti delle pmi trevigiane, dove vigeva il dubbio che un dirigente "ceo" significasse "piccolo")  :classic_biggrin:

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11 minuti fa, tomminno ha scritto:

Sbaglio o Berlusconi figlio ha iniziato la purga di "influencer" da Mediaset?

Più che altro ho notato già un netto cambio di stile nella comunicazione aziendale. Ad esempio lo spot  nuovo di Mediaset infinity è fresco ed attuale. Spariti i salottini rosa e le famiglie del mulino bianco sono approdati nel 2023 

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