newton Inviato 23 Dicembre 2023 Inviato 23 Dicembre 2023 Ilario Lombardo per “la Stampa” […] tutto è già chiaro il 14 dicembre, quando Giorgia Meloni a Bruxelles si presenta di fronte ai giornalisti al termine del Consiglio europeo. È lì che sostiene […] che il link tra i negoziati sul Patto di Stabilità e il via libera alla riforma del Mes non esisterebbe […] Un'affermazione sorprendente […] che si spiega alla luce della clamorosa bocciatura del Mes avvenuta ieri in Parlamento. Per mesi Meloni ha difeso in prima persona la cosiddetta "logica di pacchetto". Era stata lei più volte a dichiarare […] di considerare il Mes un'arma negoziale intrecciata alla partita in corso sulle nuove regole fiscali europee. Meno di dieci giorni fa, Meloni aveva già chiaro che le chance di far passare la riforma del fondo salva-Stati senza spaccare la maggioranza erano nulle. La Lega non lo avrebbe mai votato. Non solo: il 14 dicembre Meloni aveva anche intuito che l'esito delle trattative sul Patto non sarebbe stato così favorevole all'Italia. […] Sente […] Salvini, e si consulta con […] Giorgetti […] sul Patto. Tutti sperano in un rinvio al nuovo anno. Addirittura Giorgetti dal palco di Atreju, la festa di FdI, assicura che non avrebbe mai dato l'ok a un accordo durante un Ecofin – la riunione dei ministri finanziari - in streaming. E invece. L'intesa si trova. A Parigi. Tra Francia e Germania. L'Italia è tagliata fuori. È la sera di martedì. Meloni viene presa di sorpresa […] contesta il metodo dell'asse franco-tedesco. Non vuole apparire debole. Non dopo mesi passati a cercare di accreditarsi come una leader forte […] Ma non mette il veto: non può fare altro che firmare. La mattina dopo richiama Salvini. È questa la vera giornata decisiva. Il 20 dicembre. Meloni deve fare i conti con lo smacco europeo. Il governo ha perso su più fronti, ha prevalso il rigore tedesco. Lo ammetterà lei stessa l'indomani, con una nota di Palazzo Chigi, in cui si dice «rammaricata». Al telefono con Salvini commentano questo epilogo e decidono come muoversi di conseguenza. Meloni sonda il leghista sul Mes. Lui risponde: «Così non possiamo votarlo». La premier capisce che non c'è altro da fare. In cuor suo ha già maturato la decisione, nonostante dal partito continuino […] a cercare una strada alternativa […] Chi in quelle ore interroga Giorgetti dal Senato si sente rispondere: «Il Mes va votato entro dicembre sennò l'Europa s'incazza». Sono settimane che Fratelli d'Italia dichiara il proprio orientamento, quasi per inerzia, e addossa le responsabilità del no alla Lega. Sembra in linea con il nuovo volto europeista di Meloni. L'eurodeputato Nicola Procaccini ne parla apertamente in un'intervista. Il sottosegretario Giovambattista Fazzolari propone di votarlo con la clausola di vincolare la richiesta di accesso al fondo del Mes solo con maggioranza parlamentare qualificata. […] Gli uomini di Salvini si mostrano molto più tranquilli […] Maliziosamente sostengono di attendere il segnale di Meloni. […] Meloni capisce come può finire. Mai influenza fu più provvidenziale: annulla la conferenza di fine anno con i giornalisti, prevista per ieri, che l'avrebbe costretta a mettere la faccia il giorno stesso del voto, e si consulta con Fazzolari: «Questi – riferito ai leghisti - ci vogliono lasciare con il cerino in mano». Il braccio destro le suggerisce di non rinviare più: «Ci logoreranno durante i mesi della campagna elettorale». La linea ufficiale arriverà al termine del voto […] senza una dichiarazione della premier: «Ci siamo rimessi al Parlamento. La modifica del Mes era di relativo interesse per l'Italia perché prevedeva l'estensione delle salvaguardie a banche in difficoltà e il sistema bancario italiano è solido. Questa è l'occasione per avviare in Europa una riflessione su nuove modifiche al trattato» È la rivendicazione di una scelta nazionalista […] ben sapendo, però, che resta in piedi l'opzione di ripresentare alla Camera un nuovo testo di ratifica dopo sei mesi. Così facendo Meloni e Salvini potranno scavallare il voto delle Europee. La premier ha scelto di tornare capo partito e di riprendere in mano lo spirito del sovranismo, per non lasciarlo solo all'alleato leghista. Tanto più se sul Patto l'Italia è rimasta delusa. In questo senso la logica di pacchetto, paradossalmente, regge. Ma al contrario. Quando glielo chiederanno i suoi collaboratori, dopo il voto, Meloni spiegherà che la decisione «è stata presa insieme a Salvini» […] Quel che è certo è che nella notte tra mercoledì e giovedì tutti gli scenari sembravano aperti. Tanto che Forza Italia, conferma il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, ha creduto davvero al rinvio, confidando nella promessa di Meloni di non voler spaccare la maggioranza. E invece ieri mattina, prestissimo, la premier dà ordine di votare contro. Sente Antonio Tajani e gli comunica la decisione. Il ministro degli Esteri prova a protestare, le chiede un supplemento di riflessione. Ma è ormai del tutto inutile.
Savgal Inviato 24 Dicembre 2023 Inviato 24 Dicembre 2023 Il Meccanismo europeo di stabilità (MES - European Stability Mechanism, ESM) e la sua riforma: domande frequenti e risposte https://www.bancaditalia.it/media/fact/2019/mes_riforma/index.html?dotcache=refresh Il Meccanismo europeo di stabilità (MES - European Stability Mechanism, ESM) è stato istituito mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della UE, nel 2012. La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che - pur avendo un debito pubblico sostenibile - trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato. La condizionalità varia a seconda della natura dello strumento utilizzato: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum; è meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, destinate a paesi in condizioni economiche e finanziarie fondamentalmente sane ma colpiti da shock avversi. Il MES è guidato da un "Consiglio dei Governatori" composto dai 19 Ministri delle finanze dell'area dell'euro. Il Consiglio assume all'unanimità tutte le principali decisioni (incluse quelle relative alla concessione di assistenza finanziaria e all'approvazione dei protocolli d'intesa con i paesi che la ricevono). Il MES può operare a maggioranza qualificata dell'85 per cento del capitale qualora, in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica dell'area dell'euro, la Commissione europea e la BCE richiedano l'assunzione di decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria. Il MES ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati versati; la sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi. L'Italia ha sottoscritto il capitale del MES per 125,3 miliardi, versandone oltre 14. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi paesi. Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15 per cento e possono quindi porre il loro veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza. La proposta di riforma del Trattato istitutivo del MES interviene sulle condizioni necessarie per la concessione di assistenza finanziaria e sui compiti svolti dal MES in tale ambito, introducendo modifiche di portata complessivamente limitata; la riforma non prevede né annuncia un meccanismo di ristrutturazione dei debiti sovrani, non affida al MES compiti di sorveglianza macroeconomica. La riforma, inoltre, attribuirebbe al MES una nuova funzione, quella di fornire una rete di sicurezza finanziaria (backstop) al Fondo di risoluzione unico (Single Resolution Fund, SRF) nell'ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie. Per ulteriori dettagli: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2019/visco-audizione-4122019.pdf 1. È vero che il MES non serve all'Italia e che anzi addirittura la danneggia? Il MES non è un organismo inutile e, certo, non danneggia il nostro paese; serve all'Italia tanto quanto a ciascun altro paese dell'area dell'euro. Il MES attenua i rischi di contagio connessi con eventuali crisi di un paese dell'area dell'euro, rischi che in passato si sono materializzati e hanno avuto gravi ripercussioni sul nostro paese (come è accaduto, ad esempio, a partire dal 2010 con la crisi della Grecia). La presenza del MES riduce la probabilità di un default sovrano, almeno per i paesi le cui difficoltà sono temporanee e possono essere risolte con prestiti o linee di credito (per gli altri non cambia nulla). Con la riforma, che consente al MES di fungere da backstop del Fondo di risoluzione unico, il MES contribuirebbe anche a contenere i rischi di contagio connessi con eventuali crisi bancarie di rilievo sistemico. Per quanto riguarda specificamente l'Italia, il rifinanziamento dell'elevato debito pubblico del nostro paese può avvenire in maniera più ordinata e a costi più contenuti se le condizioni sui mercati finanziari restano distese. 2. È vero che il Governatore Visco ha definito un "enorme rischio" la riforma? No, il Governatore ha sostenuto che l'introduzione di un meccanismo di ristrutturazione del debito sovrano (Debt Restructuring Mechanism) comporterebbe un rischio enorme (https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2019/Visco_OMFIF_15112019.pdf); la riforma del MES non prevede né annuncia un tale meccanismo. 3. È vero che la riforma del MES implicherebbe una ristrutturazione automatica del debito nel caso in cui il nostro paese dovesse chiedere accesso ai suoi fondi? No, la riforma non prevede né annuncia un meccanismo automatico di ristrutturazione dei debiti sovrani. Come nel Trattato già oggi in vigore, non c'è scambio tra assistenza finanziaria e ristrutturazione del debito. La riforma chiarisce che le verifiche preliminari sulla sostenibilità del debito del paese che chiede assistenza non hanno alcun carattere di automaticità (sono condotte con un "margine di discrezionalità sufficiente") e ribadisce che il coinvolgimento del settore privato nella ristrutturazione del debito rimane strettamente circoscritto a casi eccezionali. 4. È vero che la riforma è costruita in modo da facilitare l'accesso ai fondi di paesi che sono in regola con i conti pubblici (per esempio la Germania per affrontare una crisi delle sue banche) e da penalizzare invece l'accesso ai fondi dei paesi che non rispettano i parametri di Maastricht (per esempio l'Italia se dovesse esserci una crisi del suo debito sovrano)? Le condizioni per l'accesso ai finanziamenti del MES (prestiti e linee di credito precauzionali) a seguito della riforma rimarrebbero sostanzialmente inalterate. Per quanto riguarda i prestiti (che sono condizionati a un programma di aggiustamento macroeconomico), alla preliminare verifica della sostenibilità del debito (già prevista dal trattato in vigore) verrebbe affiancata quella della capacità di ripagare il prestito (già utilizzata nella sorveglianza post-programma). Sono clausole a tutela delle risorse del MES, di cui l'Italia è il terzo principale finanziatore. Per quanto riguarda le linee di credito precauzionali la riforma conferma la differenza già esistente nel Trattato in vigore tra quella "semplice" (Precautionary Conditioned Credit Line, PCCL) e quella "a condizionalità rafforzata" (Enhanced Conditions Credit Line, ECCL): la PCCL è riservata ai paesi che rispettano le prescrizioni del Patto di stabilità e crescita, che non presentano squilibri macroeconomici eccessivi e che non hanno problemi di stabilità finanziaria, mentre la ECCL è destinata ai paesi che non rispettano pienamente i suddetti criteri e ai quali pertanto vengono richieste misure correttive. La riforma precisa, rendendoli più stringenti, i criteri attualmente in vigore per l'accesso alla PCCL. In particolare la riforma stabilisce che di norma la PCCL può essere utilizzata solo dai paesi non soggetti a procedure per disavanzo o per squilibri macroeconomici eccessivi e prevede benchmark quantitativi per le variabili di finanza pubblica. A fronte di requisiti più stringenti, per la concessione della PCCL non sarebbe più richiesta la firma di un Memorandum of Understanding: la linea di credito verrebbe concessa a fronte di una lettera di intenti del paese richiedente. 5. È vero che la riforma del MES aumenta la probabilità di un default sovrano? No, non è vero. La riforma ribadisce che la ristrutturazione del debito sovrano con il coinvolgimento del settore privato rimane strettamente circoscritta a casi eccezionali. È alla luce di questa confermata eccezionalità che va interpretata la modifica - che avverrebbe a partire dal 2022 - delle clausole di azione collettiva (collective action clauses, CACs). In base a tale modifica, se un paese decidesse di procedere alla ristrutturazione del proprio debito, sarebbe sufficiente un'unica deliberazione dei possessori dei titoli pubblici al fine di modificare i termini e le condizioni di tutte le obbligazioni (single limb CACs), anziché richiedere una doppia deliberazione (una per ciascuna emissione e una per l'insieme dei titoli). Lo scopo di questa modifica è di rendere più ordinata un'eventuale ristrutturazione del debito, riducendo i costi connessi con l'incertezza sulle modalità e sui tempi della sua realizzazione, che danneggiano sia il paese debitore sia i suoi creditori. Ma questi costi sono solo una piccola parte di quelli complessivi di un default, e la loro riduzione non è certo sufficiente a renderlo più probabile: il vero disincentivo al default sono le sue disastrose conseguenze economiche e sociali. Come già avvenuto nel 2013 quando furono introdotte le CACs attualmente in vigore, la modifica ora proposta - che non aumenta la probabilità di insolvenza ma riduce l'incertezza relativa al suo esito - potrebbe favorire un calo dei premi per il rischio che gravano sui titoli pubblici di tutti i paesi dell'area, inclusi quelli italiani. Va in ogni caso ricordato che la probabilità di un default dipende in primo luogo dalle politiche economiche messe in atto dai paesi. 6. È vero che, nel processo decisionale che porta alla concessione di aiuti ai paesi da parte del MES, la riforma accresce il potere della struttura che governa il MES (organismo tecnico) rispetto a quello della Commissione europea (organismo politico)? Pur svolgendo compiti "tecnici", il MES è guidato da un "Consiglio dei Governatori" composto dai 19 Ministri delle finanze dell'area dell'euro ai quali spetta la decisione sulla concessione del supporto finanziario ai paesi che lo richiedono (di norma all'unanimità). La riforma non accresce i poteri del MES ma prevede un suo ruolo attivo nella gestione delle crisi e nel processo che conduce all'erogazione dell'assistenza finanziaria, così come nel successivo monitoraggio; coerentemente vengono indicati i compiti dell'Amministratore delegato del MES. Il MES affianca, non sostituisce la Commissione europea. Le modalità di cooperazione tra le due istituzioni saranno definite in un accordo che verrà sottoscritto quando le modifiche al Trattato entreranno in vigore. I termini di un'intesa di massima raggiunta tra le due istituzioni nel 2018 sono riflessi nel testo della proposta di riforma. L'attività del MES è vincolata al rispetto della legislazione dell'Unione europea; al riguardo sono affidati compiti di controllo alla Commissione. Rimane responsabilità esclusiva della Commissione la valutazione complessiva della situazione economica dei paesi e la loro posizione rispetto alle regole del Patto di stabilità e crescita e della Procedura per gli squilibri macroeconomici. È esclusa la possibilità che il MES serva allo scopo del coordinamento delle politiche economiche tra gli Stati membri per il quale il diritto dell'Unione europea prevede le disposizioni necessarie. 7. È vero che con la riforma l'Italia dovrà versare al MES ulteriori fondi? No, il capitale del MES è invariato, così come le regole che ne governano l'eventuale versamento. 8. È vero che in caso di intervento del Meccanismo in una crisi dovremmo versare entro sette giorni la quota mancante? Già nel trattato in vigore il versamento di ulteriore capitale entro sette giorni è previsto solo in condizioni di assoluta emergenza, e cioè nel caso in cui il MES dovesse rischiare di trovarsi in default nei confronti dei suoi creditori. In generale, la decisione di richiedere ulteriori versamenti di capitale spetta al Consiglio dei Governatori e segue le normali procedure di voto. Il Consiglio di amministrazione del MES può decidere a maggioranza semplice solo per versamenti volti a ripianare perdite che hanno ridotto il livello del capitale versato. La riforma non interviene su questi aspetti. 9. È vero che con la riforma né la Bce né la Commissione europea potrebbero più intervenire in caso di crisi senza la decisione del MES? In questo campo non ci sono cambiamenti con la riforma. Da sempre la presenza di assistenza finanziaria del MES (nella forma di un prestito accompagnato da un programma di aggiustamento macroeconomico o di una ECCL) è condizione necessaria per l'intervento della BCE sul mercato secondario dei titoli di Stato di un paese (con le "operazioni monetarie definitive", Outright Monetary Transactions, OMT). Per quanto riguarda la Commissione europea, lo strumento a sua disposizione era ed è il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (European Financial Stabilisaton Mechanism, EFSM), istituito nel 2010 con una capacità di prestito di 60 miliardi e utilizzato per fornire assistenza all'Irlanda e al Portogallo. Con la piena operatività del MES, l'EFSM resta oggi di fatto attivo solo per compiti specifici come l'allungamento delle scadenze dei prestiti in essere e la concessione di prestiti ponte. 1
nullo Inviato 24 Dicembre 2023 Inviato 24 Dicembre 2023 21 ore fa, criMan ha scritto: 22 ore fa, briandinazareth ha scritto: La Grecia cresce molto più di noi ora, tutti crescono molto più di noi.. Ma per favore dai. Dalle ceneri di un economia grazie al cavolo che cresci. Se il pil passa da 1000 a 100 dopo la "cura", crescere è crescere di un inezia Da fare a cambio subito… ma roba da matti.
mozarteum Inviato 24 Dicembre 2023 Inviato 24 Dicembre 2023 I dati vanno sempre contestualizzati. Quando parlo di micropositivismo eccone un esempio preclaro
nullo Inviato 24 Dicembre 2023 Inviato 24 Dicembre 2023 @mozarteum già me lo vedo un governo italiano (di qualsiasi colore) fare le politiche di “aggiustamento”, cioè politici urlare dai palchi vi abbasteremo gli stipendi e tutto andrà meglio e si attrarranno investimenti, ma non certo sulla pelle di qualcuno. mi pare però si urli e sopratutto si ciarli ancora del contrario… Taglio del salario minimo e degli stipendi pubblici. Nel marzo del 2012, il salario minimo fu tagliato del 22 per cento per la generalità dei lavoratori e del 32 per cento per i giovani sotto i 25 anni. Furono aboliti gli scatti di anzianità e alcune indennità. Nel luglio del 2013, la riduzione del salario minimo fu applicata anche all’intero settore pubblico.
Savgal Inviato 24 Dicembre 2023 Inviato 24 Dicembre 2023 Dalla lettura del sunto e delle risposte della Banca d'Italia non emerge nulla di quanto dichiarato in parlamento e sui media. Ne conseguirebbe che le valutazioni della Banca d'Italia sono errate. Ma lo sarebbe anche quelle degli altri 19 paesi che hanno aderito al MES. Se ne dovrebbe supporre che vi siano condizioni o clausole che danneggiano esclusivamente l'interesse del nostro paese e non degli altri, cosa che appare poco verosimile. Se tuttavia ciò corrispondesse al vero correttezza vuole verso il paese che si apra un dibattito chiarendo quali sono i punti del MES contrari all'interesse dell'Italia. Un eccesso di vaghezza fa sorgere il dubbio che le ragioni della mancata ratifica siano altre. Un'intesa tra 19 paesi con una conventio ad excludendum a danno dell'Italia mi pare un'ipotesi piuttosto improbabile.
audio2 Inviato 24 Dicembre 2023 Inviato 24 Dicembre 2023 1 ora fa, nullo ha scritto: la riduzione del salario minimo fu applicata anche all’intero settore pubblico. qua invece manco quando sarebbe stato giusto quelli che adesso tanto strepitano li hanno messi qualche mese in cassa integrazione, figurarsi.
nullo Inviato 24 Dicembre 2023 Inviato 24 Dicembre 2023 28 minuti fa, Savgal ha scritto: Un eccesso di vaghezza fa sorgere il dubbio che le ragioni della mancata ratifica siano altre. Ma va?!? chi lo avrebbe mai pensato che fosse una forma di ricatto politico e/o di scempiaggine a seconda degli attori. in ogni caso astenuti sinistra, verdi e compagnia… astenuti FI e ciellini votando contro 5s, FDI e lega, anche con un governo di segno diverso che sarebbe successo? ma di che si discute e sopratutto, contro chi? quale maggioranza lo avrebbe mai fatto passare?
ferdydurke Inviato 24 Dicembre 2023 Inviato 24 Dicembre 2023 Speriamo di non averne mai bisogno, altrimenti mi sa che c’è la farebbero pagare cara…comunque in definitiva maglio stare alla larga dai nostri bond
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