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Melius Club

L’evasione fiscale ostacola lo sviluppo


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Inviato
1 ora fa, Savgal ha scritto:

È mancato poco che la Fornero, consapevole che la spesa previdenziale ed il sistema previdenziale era insostenibile, fosse messa sul rogo

Per fare ancora di peggio quando poi si è al governo.

La fanfaronaggine come regola di vita, tanto mica costa niente promettere l'impossibile.

Inviato

Ma qualcuno che abbia le palle di dirlo, che Mattarella se non è in malafede pecca di ingenuità... E se non è ingenuità recita una pantomima nella quale nemmeno lui crede. Dai ditelo chiaramente, perché è questo che state sostenendo.

Inviato

@Guru non sostengono nulla. Semplicemente hanno una mentalità bacata. La mentalità che affossa questo paese.

Che, miracolosamente,  và ancora avanti nonostante gente così. 

  • Melius 1
Inviato
1 minuto fa, senek65 ha scritto:

non sostengono nulla. Semplicemente hanno una mentalità bacata.

Assolutamente condivisibile. Io mi diverto a metterli davanti alle loro contraddizioni, pur senza speranza che se ne rendano conto. Qualcuno sotto sotto lo percepisce anche, ma non è in grado di cambiare la propria natura, un po' come lo scorpione che si faceva portare sul fiume della rana.

Gaetanoalberto
Inviato
2 ore fa, audio2 ha scritto:

poi non ricordo chi qua dentro diceva

C’est moi:classic_biggrin:. Chissà mai che li scopri.proprietari di un sacco di roba.

A me capitava con la “Casa dello studente” … ci stavano solo i figli di!

Gaetanoalberto
Inviato
2 ore fa, LeoCleo ha scritto:

l’ISEE

L’unico indicatore decente al momento esistente, con tutti i suoi limiti.

Inviato

proprio per questo che tutta sta roba qua va abolita in blocco, assieme all' esercito di produttori

di carte che ci sta dietro. se vuoi qualcosa te la comperi e fine.

 

Gaetanoalberto
Inviato

Infatti è come la tela di Penelope. L’agenzia delle Entrate tesse, in genere  i governi di cdx smantellano o condonano.

È la sorte che tocca a tutti gli indicatori presuntivi.

Io non mi aspetto di oagare meno tasse. Ogni tanto posso provare un tantino di fastidio se altri piú benestanti trovano sistemi per pagare meno di me.

Poi è una questione di carichi familiari, di redditi piú o meno sacrificanti, di quantitá di lavoratori in un nucleo, di liquidità, mutui.

Tante cose contribuirebbero a tarare meglio il fisco.

Io penso sarei colpito comunque, quindi non ho secondi fini particolari.

D’altra parte ci sono le intestazioni fittizie, le esterovestizioni etc.

Il gioco non è mai finito.

  • Melius 1
Inviato

@maverick

Ma come quel "galantuomo" di Salvini ha sempre detto le cose peggiori della Fornero ,e andando sotto casa dei genitori di essa ,ha superato anche l'indecenza.

E adesso questa massa di cacciapalle hanno anche peggiorato la situazione.

Poi azz. centra che parlare di tasse ed evasione non è il caso perché l'altra meta vive a spalla.

Poi prima di sparare, numeri magare portare dati e poi sono quelli che non pagano  che vivono a spalla, che mi fanno incazzare ,per poi  andare a Courmayeur per fare i fighi a spendere 5000 € per una bottiglia di champagne.

Ma facciamo un bel controllino sul tenore di vita e le incrociamo su quello che dichiarano.

Poi si che si avrebbe una nazione più' equilibrata

extermination
Inviato
8 ore fa, Guru ha scritto:

Io mi diverto a metterli davanti alle loro contraddizioni, pur senza speranza che se ne rendano conto

Repetita juvant 

I contribuenti con redditi superiori a 35mila euro sono il 13,94% del totale e versano il 62,52% delle imposte dei redditi sulle persone fisiche mentre quelli che dichiarano meno di 15mila euro sono il 42,59% del totale, compresi i negativi, e pagano solo l'1,73% dell'Irpef complessiva: è quanto emerge da una ricerca di Itinerari Previdenziali che segnala come gran parte delle imposte sul reddito pesino sul ceto medio e come l'andamento dei consumi non coincida con quanto dichiarato al fisco. Il totale dei redditi prodotti nel 2021 e dichiarati nel 2022 ai fini Irpef è ammontato a 894,162 miliardi, per un gettito generato di oltre 175 miliardi (157 per l'Irpef ordinaria; 12,83 per l'addizionale regionale e 5,35 per l'addizionale comunale), in crescita rispetto ai 164,36 miliardi dell'anno precedente.

Aumentano i dichiaranti (41.497.318) e i contribuenti/ versanti, vale a dire coloro che versano almeno 1 euro di Irpef, che salgono a quota 31.365.535, valore più alto registrato dal 2008. Ci sono oltre 8,8 milioni di persone (il 21,29% dei dichiaranti) che denunciano tra 0 e 7.500 euro pagando in media 26 euro di Irpef l'anno mentre sono 7,8 milioni i soggetti che dichiarano tra 7.500 e 15.000 euro (il 18,84% del totale) "Non è accettabile - commenta Stefano Cuzzilla, Presidente Cida, confederazione dei dirigenti di azienda - che poco più del 13% della popolazione sfaccia carico della quasi metà degli italiani che non dichiara redditi e trova benefici in un groviglio di agevolazioni e sostegni, spesso concessi senza verificarne l'effettivo bisogno. Un 13% che guadagna da 35mila euro lordi in su, e che per questo non può beneficiare del taglio al cuneo fiscale perché è considerato troppo ricco e non può difendersi dall'inflazione nemmeno quando arriva alla pensione, sempre perché è considerato troppo ricco".
 

  • Melius 1
Inviato

 

Il Wall Street Journal picchia sull’Italia: «Economia ferma». Perché? «Protegge tassisti e balneari. E penalizza le donne»

26 Dicembre 2023 - 12:41

di Fosca Bincher

 

L’analisi del quotidiano finanziario: la stasi italiana dovuta alla mancanza di meritocrazia

 

Le lunghe fila per i taxi alle stazioni di Milano e di Roma sono il simbolo della stagnazione dell’economia italiana, che da 30 anni ormai non riesce a tenere il passo delle altre economie occidentali. E tassisti, balneari come le donne discriminate sul lavoro sono effettivamente il freno a un paese che non ce la fa a crescere e a diventare davvero moderno. È un ritratto impietoso dell’Italia quello che fa Eric Sylvers sul Wall Street Journal del 26 dicembre in un lungo reportage dal titolo: «Perché l’economia italiana non riesce a ingranare? Consideriamo le fila dei taxi».

 

Le lunghe code per un’auto a Milano

Il racconto del Wall Street Journal parte da Milano, spiegando che «trovare un taxi nella capitale finanziaria italiana quando piove comporta lunghe file e pazienza. Durante le fiere e le sfilate di moda è ancora più difficile: la domanda aumenta, ma il numero di taxi rimane invariato». Per il giornale finanziario «per anni i tassisti italiani si sono messi al riparo dalla concorrenza facendo pressioni per limitare il numero di licenze per i taxi e per limitare le società di sharing come Uber. I sindaci che cercano di affrontare i tassisti possono andare incontro a scioperi e blocchi stradali che paralizzano le città».

 

Economia italiana ancora sotto il 2007

Secondo il quotidiano finanziario infatti «una delle ragioni principali della stagnazione italiana è il potere dei gruppi di interesse che ostacolano con successo gli sforzi per stimolare la concorrenza, l’innovazione e la produttività». Ed è per questo che secondo la Banca Mondiale l’economia italiana è ancora sotto di un punto e mezzo al pil che aveva nel 2007, prima della crisi finanziaria mondiale. Però «in questo periodo l’economia tedesca è cresciuta del 17%, quella francese del 13% e quella statunitense del 28%. Gran parte della stasi italiana può essere ricondotta alla mancanza di meritocrazia che permea il settore pubblico e privato».

Mai risolto il divario di genere nel lavoro

 

Ma uno dei talloni di Achille dell’Italia è anche il divario di genere: «In Italia», spiega il WSJ, «il 55% delle donne in età lavorativa è occupato, il livello più basso dell’Unione Europea, secondo il servizio statistico dell’UE. Questo dato si confronta con l’80% della Germania e il 71% della Francia. Mentre vari fattori spingono verso il basso il tasso di occupazione in Italia, tra cui la mancanza di servizi di assistenza all’infanzia a prezzi accessibili, Lorenzo Codogno e altri economisti sottolineano le norme culturali in casa e sul posto di lavoro che portano molte donne a rinunciare alla carriera per crescere i figli».

 

Anche i giovani sono fermi al palo

Non va molto meglio con i giovani spiega il reportage impietoso con l’Italia: «Un sistema radicato che premia l’anzianità rispetto alle competenze degli individui contribuisce anche alla mancanza di progresso economico dell’Italia. Il risultato è che quasi il 21% degli italiani di età compresa tra i 15 e i 34 anni non ha un lavoro, non studia e non segue una formazione, il dato più alto dell’UE. Questo dato si confronta con il 13% della Francia e il 10% della Germania (…) Rispetto ad altri Paesi occidentali, l’Italia ha poche startup di successo internazionale e attira poco capitale di rischio. L’Italia figura a malapena nelle classifiche delle 100 migliori università del mondo e gli studenti italiani delle scuole superiori hanno risultati inferiori a quelli della maggior parte degli altri Paesi sviluppati».

 

I balneari simbolo della mancata concorrenza

Infine i balneari, su cui il governo di Giorgia Meloni si è scontrato con la commissione europea: «Le spiagge italiane offrono», spiega il WSJ, «un altro spaccato della mancanza di concorrenza e della resistenza al cambiamento. Anno dopo anno, le stesse aziende pagano alle autorità pubbliche una piccola tassa per ottenere concessioni lucrative per affittare ombrelloni e sedie reclinabili ai bagnanti. L’UE si è lamentata della mancanza di gare d’appalto pubbliche e delle entrate insignificanti che il governo italiano raccoglie per questi privilegi. I problemi delle spiagge e dei taxi italiani dimostrano che i problemi del Paese sono legati a leggi sbagliate, piuttosto che a una mancanza intrinseca di talento o di imprenditorialità nel Paese».

 

Quel tassista eroe di Bologna

L’inchiesta si chiude dove era iniziata: con i tassisti. Il Wall Street Journal spiega che «gli autisti di Uber devono essere in possesso di una licenza e di un’auto di lusso, il che rende il servizio più costoso rispetto a un normale taxi e ne smorza l’attrattiva per la maggior parte degli aspiranti utenti. In molte città italiane i tassisti hanno bloccato il rilascio di nuove licenze di taxi negli ultimi due decenni, proteggendo il valore della propria licenza ma rendendo difficile trovare un passaggio. Ma stanno perdendo la simpatia della nazione». Però il quotidiano racconta che «un tassista di Bologna è diventato un eroe di culto sui social media quando ha sfidato questa narrazione pubblicando i suoi incassi giornalieri su X, l’ex Twitter. La sua popolarità è cresciuta solo questo mese, quando la sua cooperativa di taxi lo ha sospeso per una settimana per aver danneggiato la sua immagine». Il tassista di Bologna è Roberto RedSox, un divo per il pubblico social. Per tutti, ma non per i suoi colleghi.

 

 

 

Inviato
36 minuti fa, extermination ha scritto:

l'andamento dei consumi non coincida con quanto dichiarato al fisco.

È così semplice: me ne frego di quanto TU mi dichiari, voglio vedere IO quanto spendi. 

extermination
Inviato
11 minuti fa, Guru ha scritto:

quindi Mattarella dice minchiate.

Questa è una minchiata!

Inviato

Io vorrei 1000 Mattarella ,invece di avere politici che dire nullità' è fargli un favore.

Un Salvini che sembra uscito dalle commedia di Eduardo De Filippo, la Santanchè che invece di pagare i dipendenti va in giro a fare la sciantosa ,poi abbiamo Lollobrigida ,che ha detto lui più' minchiate che Bertoldo ,pero' avrà' un futuro da Capotreno.

Non parliamo di Del Mastro che su cose riservate ,va a confidarsi con il suo amichetto Donzelli.

E potrei continuare cosi'...

Non basta avere una premier con gli attributi(lontanissima dalle mie idee) ,ma bisogna avere una classe politica adeguata ,non tanto per loro stessi che me ne frega una ceppa ,ma perché devono governare (non comandare) una nazione

 

Muddy the Waters
Inviato
53 minuti fa, Guru ha scritto:

Ok, quindi Mattarella dice minchiate.

Probabilmente occorre considerare come attendibile la teoria del portavoce @maurodg65 che vuole il lavoratore dipendente colpevole del problema “evasione” in quanto non richiede scontrino/fattura.

Quindi le vittime sarebbero in realtà le partite IVA, il fatto che grazie a questo comportamento si arricchiscano viene considerato secondario.

Seguendo la stessa teoria un soggetto che non installa adeguati sistemi di sicurezza nella sua abitazione diventa colpevole nel caso subisca un furto.

 

Un pensiero rivoluzionario direi.

Inviato
9 ore fa, audio2 ha scritto:

se vuoi qualcosa te la comperi e fine.

Che dire, semplice, lineare, quasi banale, anche se totalmente avulso dal concetto, manco di Stato, ma di comunità.

Francamente non so da che derivi questo egoismo sfrenato: forse dalla pia  illusione che il singolo in autonomia possa farcela senza alcun problema. Peccato che il leggendario proverbio "l'unione fa la forza" è, e sarà, l'unico modo per andare avanti, progredire.

L'altro giorno mi sono guardato un documentario sul telescopio spaziale Webb: un team di migliaia di persone che , lavorando assieme, raggiungono un risultato strabiliante. Rendono l'impossibile, possibile.

Immagino cosa potrebbe accadere se non mille, non un milione ma miliardi di esseri umani collaborassero per in progresso comune.

Ma non accade. Non accade a livello globale ma nemmeno a livello molto più ristretto.

Chissà: forse siamo programmati così. Dobbiamo autolimitarci, cercare di sopraffarci a vicenda.

Del resto continiuamo , con sommo piacere di alcuni astanti, ad ammazzarci a vicenda per ragioni spesso prive di senso.

Il pagare le tasse dovrebbe essere semplicemente un atto di civiltà: un atto compiuto a prescindere da tutto e tutti.

Ma è evidente che così non è.

Inviato
1 minuto fa, Muddy the Waters ha scritto:

Probabilmente occorre considerare come attendibile la teoria del portavoce @maurodg65 che vuole il lavoratore dipendente colpevole del problema “evasione” in quanto non richiede scontrino/fattura.

Manco l’italiano comprendi, non ho parlato di lavoratore dipendenti ma di consumatori e non ho detto che sono responsabili ma corresponsabili, perché hanno il dovere etico e morale, quello di legge è stato tolto, di richiedere lo scontrino o la ricevuta e non la facoltà che è cosa ben diversa. 


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