audio2 Inviato 28 Aprile 2024 Inviato 28 Aprile 2024 perchè dio da dio, e luce dall' enel, solo che poi ti tocca pagarla. vabbè è vecchia.
LUIGI64 Inviato 28 Aprile 2024 Autore Inviato 28 Aprile 2024 10 minuti fa, audio2 ha scritto: vabbè è vecchia Eh sì...parecchio 🥸
audio_fan Inviato 28 Aprile 2024 Inviato 28 Aprile 2024 Il 27/4/2024 at 09:58, LUIGI64 ha scritto: La metafisica platonica, è stata spesso avvicinata a quella di Shankara (Vedanta) Apprendo da wikipedia che Shankara è vissuto 1.000 dopo Platone e, comunque, l' India è relativamente vicina, uno scambio di merci c'é sempre stato e sia pure in modo non eclatante, per le vie dove viaggiano le merci possono viaggiare anche le idee: in India ci sono comunità cristiane risalenti all' inizio dell' era cristiana e lo stesso Islam che trova diffusione in zone più remote dell' oriente si può considerare a suo modo un pensiero "occidentale" non solo geograficamente ma perché trova il suo centro culturale in quel vicino oriente che è stato parte, a seguito della conquista di Alessandro Magno, del mondo ellenistico prima e dell' impero romano poi, di cui la zona tra l' Egitto e l' Anatolia costituiva la parte più ricca. 1
LUIGI64 Inviato 28 Aprile 2024 Autore Inviato 28 Aprile 2024 Facendo un flash a tal proposito, tratto da Platone e il Vedanta (Carmelo Muscato): Capitolo a cura di Nicholas Kazanas Mentre, secondo una prospettiva della Philosophia perennis, scrive Raphael (personaggio che ha dato un importante contributo alla conoscenza del Vedanta in Occidente) scrive:
LUIGI64 Inviato 30 Aprile 2024 Autore Inviato 30 Aprile 2024 C'è da sottolineare che il Dalai Lama, ha avuto sempre un grande rispetto nei confronti della scienza Egli afferma: Il mio interesse per la scienza è iniziato con la semplice curiosità di un ragazzino vivace che stava crescendo in Tibet ma, poco a poco, la colossale importanza della scienza e della tecnologia per la comprensione del mondo moderno mi hanno conquistato. Non solo ho cercato di comprendere alcune specifiche teorie scientifiche, ma anche di esplorare le più vaste implicazioni dei progressi della conoscenza umana e del potere tecnologico a cui la scienza stava contribuendo. Gli ambiti scientifici che ho esplorato maggiormente negli anni sono quelli della fisica subatomica, della cosmologia, della biologia e della psicologia. Per la mia seppur limitata comprensione di tutti questi campi del sapere, sono profondamente grato a Carl von Weizsacker e poi a David Bohm, per le ore che generosamente mi hanno dedicato. Li considero i miei maestri di meccanica quantistica così come, nel campo della biologia e in particolare delle neuroscienze, Francisco Varela e Robert Livingstone. Sono davvero riconoscente a tutti gli eminenti scienziati con i quali ho avuto il privilegio di intrattenere lunghe conversazioni, sotto gli auspici del Mind and Life institute, che ha inaugurato le sue conferenze nel 1987 presso mia residenza di Dharamsala (India). Questi dialoghi sono continuati negli anni: l’ultimo si è concluso proprio questa settimana, qui a Washington. ... Dobbiamo far sì che i valori umani fondamentali e le considerazioni etiche abbiano un peso nella scelta di quale direzione deve prendere lo sviluppo scientifico, soprattutto per quel che riguarda le scienze che si occupano della vita. Quando mi riferisco ai principi etici fondamentali, non sto certo proponendo una fusione tra etica religiosa e ricerca scientifica. Al contrario, mi riferisco a ciò che chiamo “etica secolare”, un’etica che abbraccia i principi etici chiave - compassione, tolleranza, il rispetto per il prossimo, la cooperazione e l’uso responsabile della conoscenza e del potere - principi che travalicano qualsiasi barriera tra persone religiose e persone non religiose. Mi piace immaginare tutte le attività umane, compresa la scienza, come le dita di una mano: fin tanto che ogni dito è collegato al palmo - la nostra fondamentale empatia e l’altruismo - essi continueranno ad essere a servizio del benessere dell’umanità. Viviamo in un unico mondo: l’economia moderna, i media elettronici, il turismo internazionale, così come i problemi ambientali, tutto questo ci ricorda quotidianamente quanto oggi il mondo sia profondamente interconnesso. Le comunità scientifiche hanno un ruolo vitale da giocare in questo contesto. Mi rivolgo dunque agli scienziati, invitandoli a portare nella loro vita professionale i principi etici fondamentali che tutti noi, come esseri umani, condividiamo https://it.dalailama.com/messages/buddhism/science-at-the-crossroads
LUIGI64 Inviato 1 Maggio 2024 Autore Inviato 1 Maggio 2024 Nagarjuna non sapeva nulla di quanti, ovviamente, ma nulla vieta che la sua filosofia possa offrire pinze utili per fare ordine in scoperte moderne. La meccanica quantistica non quadra con un realismo ingenuo, materialista o altro; ancora meno con ogni forma di idealismo. Come comprenderla? Nagarjuna offre uno strumento: si può pensare l’interdipendenza senza essenze autonome. Anzi l’interdipendenza – questo è il suo argomento chiave – richiede di dimenticare essenze autonome. La fisica moderna pullula di nozioni relazionali, non solo nei quanti: la velocità di un oggetto non esiste in sé, esiste solo rispetto a un altro oggetto; un campo in sé non è elettrico o magnetico, lo è solo rispetto ad altro, e così via. Forse un antico pensatore indiano ci offre qualche strumento concettuale in più per districarci… E’ sempre dagli altri che si impara, dal diverso: e nonostante millenni di dialogo ininterrotto, Oriente e Occidente hanno ancora cose da dirsi. Come nei migliori matrimoni Carlo Rovelli https://www.ibsafoundation.org/it/blog/la-formula-che-rende-affascinante-la-scienza
LUIGI64 Inviato 1 Maggio 2024 Autore Inviato 1 Maggio 2024 Quale figura potrebbe creare più polemiche di quella di un dio nel più grande laboratorio di fisica del mondo? Tra gli edifici 39 e 40 del CERN si trova la statua di Shiva, il dio dell'induismo. Nel 2004, l'India ha donato al CERN questa statua in bronzo in commemorazione della loro lunga collaborazione iniziata negli anni '60 e che continua ancora oggi. Di recente, infatti, l’India è diventata membro associato del CERN Sulla targa incisa ai piedi della statua si legge: "O Onnipresente, creatore di tutte le virtù, creatore di questo Universo cosmico, re dei ballerini, che balli l'Ananda Tandava all'alba, ti saluto." Versetto 55 del Sivanandalahari di Sri Adi Sankara. E' curioso vedere che la cosmogonia dell’Induismo presenta una certa somiglianza con alcune delle attuali teorie cosmologiche che propongono anch’esse un Universo ciclico (vedi, ad esempio, il modello Steinhardt-Turok). Questo è il motivo principale per cui questa statua si trova al CERN. La coincidenza ha portato lo stesso Carl Sagan a evidenziare questa stessa figura di Shiva nell'episodio 10 “On the Edge of Eternity” del documentario Cosmos. Questa coincidenza, però, non dà automaticamente validità al modello mitologico. https://naukas.com/2017/02/07/la-danza-cosmica-del-cern/ Inoltre, Per la fisica moderna, quindi, la danza di Shiva è la danza della materia subatomica ... Centinaia di anni fa, gli artisti indiani crearono immagini visive di Shiva danzante in una bella serie di bronzi. Nel nostro tempo, i fisici hanno utilizzato la tecnologia più avanzata per ritrarre i modelli della danza cosmica. La metafora della danza cosmica quindi unifica la mitologia antica, l'arte religiosa e fisica moderna (F. Capra)
LUIGI64 Inviato 2 Maggio 2024 Autore Inviato 2 Maggio 2024 Interessante abbinamento tra l'inconcepibile buddhista e il teorema di incompletezza di Godel Tratto dal Big Bang all'illuminazione (Tit. Originale: L'infini dans la paume de la main) di Matthieu Ricard (monaco buddhista) (M) e T. Xuan Thuan (astrofisico) (T)
LUIGI64 Inviato 4 Maggio 2024 Autore Inviato 4 Maggio 2024 Stranezze quantistiche: Interdipendenza dei fenomeni: Tratto dal testo di cui sopra (T)
LUIGI64 Inviato 4 Maggio 2024 Autore Inviato 4 Maggio 2024 Tratto da La relativite' dans tous ses ètats di Laurent Nottale (astrofisico, un direttore della ricerca in pensione al CNRS e ricercatore all'Osservatorio di Parigi) Data di pubblicazione 1998! Il Rovelli, sempre in ritardo...☺️
zigirmato Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 @LUIGI64 grazie a te mi sto facendo una cultura 😎 quanto ti devo ?
LUIGI64 Inviato 6 Maggio 2024 Autore Inviato 6 Maggio 2024 1 minuto fa, zigirmato ha scritto: quanto ti devo Che domande... Nulla 😜
zigirmato Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 50 minuti fa, LUIGI64 ha scritto: Che domande... Nulla 😜 Eheheh va bene però mi faresti un po' di sconto 😎😎 è L'abitudine Sorry
LUIGI64 Inviato 6 Maggio 2024 Autore Inviato 6 Maggio 2024 22 minuti fa, zigirmato ha scritto: sconto Certo, nulla è scontato... 1
zigirmato Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 2 ore fa, LUIGI64 ha scritto: Certo, nulla è scontato... A parte il nostro talento . Condivido 👍
LUIGI64 Inviato 8 Maggio 2024 Autore Inviato 8 Maggio 2024 ...Un aspetto affascinante del simbolo zero come fu inteso in India è la ricchezza del concetto che rappresentava. Mentre nella tradizione babilonese aveva un valore unidimensionale, quello di un posto vuoto in un registro contabile, in India era pensato come parte di un più ampio spettro filosofico di significati connessi al nulla e al vuoto... La parola bindu era usata per descrivere il più insignificante ente geometrico, il punto, oppure un cerchio rimpicciolito fino a ridursi al proprio centro, ove non ha estensione finita. In senso letterale indicava solo un «punto», ma rappresentava simbolicamente l’essenza dell’universo prima che si materializzasse nel mondo concreto di apparenze che noi percepiamo; rappresentava l’universo non creato a partire dal quale tutte le cose possono essere create. Questo potenziale creativo era illustrato mediante una semplice analogia: con il suo moto, un unico punto può generare delle linee, con il moto delle quali si possono generare piani che, a loro volta, con il loro moto possono generare l’intero spazio tridimensionale che ci circonda. Il bindu era il Nulla da cui poteva derivare ogni cosa... ...Le tradizioni religiose indiane erano più in sintonia con la sensibilità mistica e accettavano il concetto di non essere mettendolo sullo stesso piano di quello di essere. Così come molte altre culture orientali, quella indiana considerava il nulla come uno stato dal quale qualsiasi cosa poteva essere venuta e al quale poteva ritornare: anzi queste transizioni potevano verificarsi molte volte, senza inizio e senza fine. Mentre le tradizioni religiose occidentali cercavano di rifuggire dal nulla, l’uso del simbolo puntiforme dello zero negli esercizi di meditazione mostrava come uno stato di non essere fosse per i buddisti e gli induisti qualcosa da ricercare attivamente al fine di raggiungere il Nirvana: l’unità con il cosmo. La gerarchia dei concetti indiani di «nulla» costituisce un tutto coerente che include in modo organico il simbolo zero dei matematici. Tratto da: Da zero a infinito (John D. Barrow - già docente di astrofisica, attualmente insegna scienze matematiche presso l’Università di Cambridge ed è direttore del «Millennium Mathematics Project». Studioso di fama internazionale, considerato uno dei maggiori esperti al mondo della moderna ricerca cosmologica, è autore di centinaia di pubblicazioni scientifiche di cosmologia e astrofisica e di una dozzina di libri)
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