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Fisica e Buddhismo


LUIGI64

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Inviato

 

Meditare sulla vacuità non significa cadere in un vuoto e non fare esperienza di nulla; a cadere sono il nostro attaccamento e la nostra fissazione, le rigide convinzioni che nutriamo su noi stessi e sul mondo che ci circonda.

Insomma, iniziamo a vedere le cose come sono, non come pensiamo che siano. Abbandoniamo i preconcetti, le idee e i valori di cui siamo intrisi, e ci limitiamo a vedere. I tibetani dicono: "È come togliersi il cappello

...Data la natura vuota di qualsiasi fenomeno, tutto è possibile. Per questo è così importante tenere unite le due parole: 'vacuo' e 'ità', o 'vacuo' e 'possibilità'. Mi rendo conto che può suonare strano ripetere sempre 'vacuità'

invece di 'vuoto', ma molti occidentali confondono come me la vacuità e il nulla. Se dimentichiamo di aggiungere la componente della 'possibilità', è facile confondere la vacuità con il nulla.

Tratto da: Guida alle pratiche fondamentali del buddhismo tibetano (Yongey Mingyur Rinpoche)

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Poesia Zen:

Finalmente oltre il limite –

Non più legami né dipendenza.

Com’è calmo l’oceano,

Che sovrasta il Nulla

(Tessho)

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Questa sala da tè è chiamata «Casa del vuoto»; vuota, essa in effetti lo è, poiché non contiene alcun mobile, ma solamente il focolare sul quale si pone la marmitta con l'acqua ed il tokonoma ove si mettono la calligrafia ed i fiori.

Ciò che conta è la sensazione di perfetta ricettività all'essenziale, ossia alle energie cosmiche di cui questo luogo deve essere il punto d'incontro. Il vuoto è onnipossente perché può contenere tutto ed è sinonimo di illimitato; è un vuoto che invita colui che penetra nella sala a fare lo stesso vuoto in sé, ad abbandonare tutte le turbolenze interiori per aprirsi alla pace, alla serenità ed alle energie congiunte della terra e del cielo...

Tratto da: La via delle quattro virtù. Il simbolismo della cerimonia del tè (S. J. Soutel Gouiffes)

 

 

 

 

 

Inviato

@LUIGI64 Grazie per le delucidazioni.

Ma non ho capito a "che ora" si parte?

Inviato

Zero hour, naturally

To be continued... :classic_smile:

Inviato

Se potrò, aprirò altro thread su Platone e fisica

Interessante la teoria platonica di R. Penrose

🎯

Inviato

Ciò che nel cosmo appare vuoto è molto più affine alla vacuità dell’Estremo Oriente e anche all’etere delle cosmologie tradizionali dell’Occidente rispetto al vuoto della fisica newtoniana. Non meraviglia, quindi, che negli anni recenti siano apparsi studi che cercano di porre la fisica moderna in relazione alle dottrine esoteriche orientali, in alcuni casi confrontando la non-entità della fisica moderna con la dottrina buddhista dell’impermanenza , in altri paragonando il moto costante delle particelle alla danza cosmica di Siva, e in altri ancora accostando l’idea della vacuità della fisica moderna al vuoto taoista e a concezioni analoghe  . Questi studi non hanno tutti dimostrato una comprensione completa delle dottrine orientali in questione, e molti hanno affrontato gli insegnamenti tradizionali da una prospettiva profana. Ma il fatto che ci sia stato e tuttora ci sia un vivo interesse, tra fisici eminenti quali Erwin Schrödinger, Carl Friedrich von Weizsäcker, Wigner, Bohm e molti altri, per gli insegnamenti cosmologici e metafisici orientali, è sintomo di un’attenzione, persino nella fisica, che è il cuore della scienza moderna, verso il sacro e una visione del mondo non condizionata dal riduzionismo di una scienza quantitativa imposta sulla natura della realtà in quanto tale

Tratto da: Conoscenza sacra (Prof. Seyyed Hossein Nasr - filosofo Iraniano, teologo e studioso Islamico. Professore di studi Islamici presso la George Washington University. Laureato in fisica dal Massachusetts Institute of Technology , master in geologia e geofisica , e un dottorato in storia della scienza, dall' Università di Harvard)

KNOWLEDGE AND THE SACRED – © copyright 1981!

Inviato

 

In una rassegna di pratiche meditative, i ricercatori Jonathan Nash e Andrew Newberg ipotizzano che la consapevolezza aperta possa essere descritta in questi termini:

Questo stato potenziato è più difficile da definire, poiché fa presumere l’assenza di affetto e cognizione: uno stato vuoto, senza contenuto fenomenologico. Il concetto di vuoto è stato espresso in una miriade di costrutti semantici originatisi nelle diverse tradizioni spirituali/religiose e lingue, come nirodha-samapatti (pali), samadhi (sanscrito), satori (giapponese), dzogchen (tibetano). Tuttavia, i tentativi di tradurre i termini in inglese non sono riusciti a catturare l’essenza di questo stato di coscienza ineffabile e aconcettuale. Si sono così sviluppati molti termini diversi in base ai sistemi di credenze culturali e religiose, alle prospettive linguistiche e alla percezione dell’ontologia sottostante alla pratica meditativa. Numerosi sono gli esempi, che comprendono concetti come: coscienza divina, coscienza di Cristo, coscienza di Buddha, coscienza cosmica, pura coscienza, vero Sé, non-Sé, consapevolezza non duale, essere unitario assoluto, e altri termini ancora, come “amorfo”, “vuoto”, “vacuità” e “talità” o “stato dell’essere” indifferenziato...

...Secondo una concezione di una branca della fisica denominata “meccanica quantistica”, l’universo ha un sottostante “vuoto quantico” o “mare di potenzialità”: uno spazio matematico della realtà che rappresenta l’intera gamma di possibilità che potrebbero tradursi in atto. In altri termini, esiste un aspetto della realtà, chiamato “spazio matematico”, in cui si trova tutto ciò che potenzialmente può concretizzarsi. Questo spazio è denominato “mare di potenzialità”, poiché lo si può immaginare come un grande mare in cui galleggia tutto ciò che, potenzialmente, può tradursi in atto. È da questo mare, da questo vuoto quantico, che di fatto emerge tutto ciò che ha il potenziale di divenire alla realtà.

Per chi non sia esperto di fisica quantistica, tutto questo può sembrare davvero strano. E coloro ai quali non piace la matematica possono sentirsi intimoriti. Dopo averci messo qualche anno per superare questi iniziali timori con i miei colleghi e compagni nel viaggio alla scoperta della mente, posso assicurarvi che ciò che all’inizio può sembrare strano può diventare, con un pizzico di pazienza, particolarmente entusiasmante, familiare e persino utile...

...Come dice lo studioso Michel Bitbol: “Il vuoto quantico è in attesa di essere attivato per dare origine a ‘particelle’, alla stregua dell’aria che, una volta siano presenti il sole e l’acqua, è in attesa di un osservatore o di una macchina fotografica per dare origine a un arcobaleno”. Sebbene non sia stata espressa dai fisici, la nostra ipotesi è che la consapevolezza stessa possa emergere dal piano delle possibilità, il quale potrebbe benissimo essere il vuoto quantico, il mare di potenzialità, da cui emergono nel nostro mondo le configurazioni fondamentali di energia, i quanti chiamati “particelle”.

...Lasciate che vi illustri quattro principi tratti dallo studio empirico dell’energia che approfondiremo e applicheremo nel resto del nostro viaggio. La fisica quantistica ci stimola a esaminare i seguenti aspetti:

– la natura probabilistica della realtà;

– il potenziale influsso della misurazione e dell’osservazione sulla probabilità;

– la natura relazionale della realtà e il fenomeno dell’entanglement dei quanti e i suoi influssi non locali;

– la freccia del tempo o direzionalità del cambiamento, che potrebbe manifestarsi soltanto al livello di realtà dei macrostati.

...Il fisico quantistico Henry Stapp, studioso delle teorie sviluppate dai fondatori della fisica quantistica, condivide l’interpretazione ortodossa di Copenhagen che ipotizza il concetto generale di influsso dell’attività mentale su ciò che osserviamo nella realtà fisica, e la amplia ritenendo che, oltre all’osservazione creata dalla coscienza, anche lo stato mentale dell’intenzione possa influire sulle funzioni di probabilità. In occasione di un gruppo di lavoro di fisici quantistici cui ho partecipato insieme a Stapp, sono rimasto colpito dalla chiarezza del suo pensiero e dalla passione delle sue convinzioni. Potete ben immaginare come un’interpretazione che ponga la coscienza umana al centro dell’organizzazione del divenire di probabilità in attualità nell’universo possa essere molto affascinante, e forse persino corretta. Tuttavia, la comunità scientifica è ancora attraversata da accesi dibattiti su questo importante tema.

Tratto da: Diventare consapevoli (Daniel J. Siegel - Attualmente, è professore di psichiatria presso l’UCLA ed è fondatore del Mindful Awareness Research Center. Inoltre, è direttore del centro Mindsight Institute, anche del Life Span Learning Institute e dell’Advisory Board della Blue School di New York City, oltre ad essere membro del Consiglio di fondazione presso l’Istituto Garrison)

 

 

 

Inviato

...L’assoluto infatti non tollera alcun nome o attributo, è esso il «Vuoto» (‘Sunyata ’): né un essere particolare né semplicemente nulla. Esso però non sta neppure al di fuori del mondo dei fenomeni, ma piuttosto si identifica con i fenomeni del mondo: è la realtà dei fenomeni, del mondo , vale a dire la loro vera natura. A misura che si scopre e si allontana la falsa realtà dei fenomeni, viene in luce la vera natura dell’assoluto. Il “vuoto” è quindi la descrizione della sua vera natura: esso è l’indeterminato per eccellenza e, perciò, inaccessibile alla ragione oggettivante; soltanto la “sapienza” (‘prajña ’), che gli si unisce intuitivamente, può raggiungerlo. La negazione è quindi l’unico mezzo per scoprire la realtà sotterranea, il fondamento trascendente di tutto e insieme la vera natura delle cose come norma del vero e del falso. Senza questa realtà ultima non sarebbe possibile liberarsi dal “samsara ”, né si avrebbe il nirvana senza il “sunyata ”. Perciò T.R.V. Murti, professore all’università indu di Benares e grande studioso di Nagarjuna, può così esprimersi sulla «filosofia fondamentale del buddhismo»: «Il buddhista della via media (Madhyamika) non è un nichilista; egli si limita a resistere alla tentazione di determinare ciò che è l’indeterminato per essenza. L’assoluto non può venire identificato con l’essere o con la coscienza, in quanto ciò comprometterebbe la sua natura di fondamento incondizionato dei fenomeni. La realtà ultima viene tuttavia ammessa dal Madhyamika come la realtà di tutte le cose, come la loro natura essenziale. Essa è uniforme e universale, non diminuisce né cresce, non nasce né perisce. L’assoluto è solo in se stesso [...]. Il Madhyamika ribadisce che l’assoluto viene conosciuto da un’intuizione non dualistica (“prajña ”, ‘sapienza’). È esso stesso questa intuizione...

...nella Scuola giapponese di Kyoto e nel suo capo Kitaro Nishida (1870-1945), che viene spesso definito il fondatore della moderna filosofia giapponese e al quale interessa appunto il confronto con la secolarizzazione e la scienza moderna, con l’ateismo e il nichilismo. La Scuola di Kyoto rappresenta il tentativo giapponese di sviluppare una sintesi filosofica dell’Oriente e dell’Occidente. Nei suoi scritti Nishida si confronta con molti filosofi occidentali: con Leibniz, Kant, Fichte, Hegel, esattamente come con Niccolò Cusano, Descartes e Spinoza. Egli scrive in uno stile che è più meditativo ed evocativo che chiaro e preciso. La sua filosofia culmina nel concetto del «nulla» assoluto (giapponese: ‘mu ’). Questo concetto però non ha niente a che fare con un nichilismo filosofico nel senso di Nietzsche o con un ateismo esistenzialista nel senso di Sartre Per «nulla» Nishida non intende semplicemente «nessuna cosa», il nulla relativo, ma piuttosto il «nulla assoluto », che comprende e l’essere e il nulla relativo. Radicato nella concezione buddhista del «vuoto», questo concetto rivela delle affinità con la concezione cristiana della «via negativa » di accesso a Dio. Nishida può perciò spiegare la propria concezione facendo ricorso al De docta ignorantia di Niccolò Cusano: «In che forma esiste Dio? Visto sotto un certo profilo, Dio – così si sono espressi uomini come Niccolò Cusano – è interamente negazione; quel che si deve specificare o affermare, e che cioè deve venir compreso, non è infatti Dio; poiché se fosse ciò che è specificabile e comprensibile, egli sarebbe a priori finito e incapace di assolvere il compito infinito dell’unificazione dell’universo (De docta ignorantia , cap. 24). Visto in questo modo, Dio è il nulla assoluto (in giapponese: ‘mattaku mu ’). Se però si dice che Dio è soltanto il nulla, non si dice certamente la verità [...]. Dio è l’unificatore dell’universo. Egli è il fondamento della realtà, e soltanto perché egli è capace di essere il nulla non esiste nessun luogo in cui egli non agisca...

Ora questo non significa certamente che per Nishida il proprio concetto di Dio sia identico a quello occidentale e cristiano. Per lui infatti il termine «Dio» non denota una divinità personale, ma piuttosto la divinità dei mistici. Il vero Dio è il “vuoto ” del buddhismo Mahayana nel senso di Nagarjuna. Per Nishida l’assoluto è insieme trascendente e immanente. Qui egli vede il «punto debole dell’odierna teologia dialettica»: «Il Dio veramente assoluto deve insieme trascenderci e avvolgerci

Tratto da: Dio esiste? (Hans Kung - E' stato professore ordinario presso la Facoltà di Teologia cattolica dell’università di Tubinga in Germania)

Inviato

Se quella volta non avessimo dato ascolto a Parmenide..

Oggi tocca dare ragione agli orientali, con la differenza che, a partire da teorie simili, loro se ne stanno beati a meditare, noi abbiamo costruito l’atomica

Inviato
7 ore fa, simpson ha scritto:

abbiamo costruito l’atomica

Atomica, vaccini, antibiotici, servizi igienici, tutti figli di una visione del mondo, la nostra, a cui tutti bene o male hanno aderito.

Inviato

Comunque, argomento di estremo interesse

Ho avuto la fortuna di consultare moltissimi testi, con altrettante suggestioni

All'inizio non pensavo che così tanti autori (alcuni dei quali veramente autorevoli), avessero affrontato questo argomento, tra fisica e metafisica

Mi ero fidato di coloro che  liquidivano tale questione, in maniera semplicistica e aprioristica 

Mi sbagliavo

L'approfondimento personale è, come giusto che sia, sempre impagabile

Puntualizzo che non ho proprio nulla contro la scienza occidentale, anzi

Tra l'altro, la maggior parte degli scienziati citati sono occidentali

Non si deve cadere nella trappola della polarizzazione Qualcuno consigliava di prendere la scienza dell'Occidente e la conoscenza dell'Oriente e cercare, forse aveva proprio ragione....

Inviato

La scienza senza le guerre va a rilento

Inviato
13 minuti fa, simpson ha scritto:

scienza senza le guerre va a rilento

Triste paradosso ..

Inviato

Che, per guerra, non si intende solo quella combattuta col fucile, ma anche quelle commerciali, sportive e quant’altro, quando l’obiettivo è distruggere l’avversario per non venirne travolti. Competizione estrema, che non va molto d’accordo con le discipline orientali di meditazione e auto consapevolezza 

  • Melius 1
Inviato

Penso che se il dalai lama e altri meditabondi orientali non andassero in giro con vestaglie buttate sulle spalle e sandali con unghie incarnite avrebbero piu’ ascolto in occidente.

E’ un peccato

Inviato
10 minuti fa, mozarteum ha scritto:

E’ un peccato

Credo anche io

Ma il loro abbigliamento è coerente con quello che professano

Il massimo dell'essenzialità 

Pertanto, nulla di strano 

Inviato
4 ore fa, simpson ha scritto:

quando l’obiettivo è distruggere l’avversario per non venirne travolti. Competizione estrema, che non va molto d’accordo con le discipline orientali di meditazione e auto consapevolezza 

Quel tipo di pratiche, dovrebbero essere estremamente utili per eludere quelle derive 

Inviato
6 ore fa, LUIGI64 ha scritto:

Ma il loro abbigliamento è coerente con quello che professano

Il massimo dell'essenzialità 

Vabbe’ ma a dicembre a Bardonecchia


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