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Melius Club

Donald dixit. Affermazioni di Trump sotto elezioni


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Inviato

Trump è la dimostrazione inequivocabile che nessuno è mai fallito per avere sottovalutato l'intelligenza del popolo (in questo caso americano, ma vale anche di molte altre nazionalità)

Gaetanoalberto
Inviato

E poi ci lamentavamo di Berlusconi. Santo subito!

Inviato

@Gaetanoalberto

In Italia sono non pochi i simpatizzanti di Trump, e qualcuno ne conosco.

Sarebbe interessante un esperimento sociale, far dire da dei docenti in classi in cui vi sono genitori apertamente simpatizzanti di Trump, le stesse cose che costui dice pubblicamente. Sono convinto che pochi giorni dopo quegli stessi simpatizanti verrebbero a contestare quei docenti.

  • Melius 1
Inviato
1 ora fa, Savgal ha scritto:

n Italia sono non pochi i simpatizzanti di Trump, e qualcuno ne conosco

Non mi meraviglia, sono gli stessi che sicuramente hanno votato Lega o probabilmente a destra. 

Gaetanoalberto
Inviato
1 ora fa, Savgal ha scritto:

far dire da dei docenti in classi in cui vi sono genitori apertamente simpatizzanti di Trump, le stesse cose che costui dice pubblicamente.

Mah. Io di fronte alle parole di molti politici faccio fatica a credere alle mie orecchie, ma evidentemente riscuotono successo.

Credo che ad accomunare sia la possibilità di trovare uno o più nemici suo quali scaricare l'astio.

Inviato

levateci il vino a questo rimbambito

 

Donald #Trump (#R): “sto correndo contro una persona totalmente corrotta. Ma non è corrotta solo lei, sto correndo contro un’intera macchina corrotta chiamata Partito Democratico”.

Inviato

@Gaetanoalberto

La mia percezione è che sia diffuso un risentimento, una forma di rancore silenzioso nei confronti dello stato delle cose.

Riprendendo la citazione di Spinoza: "et ut ea, quae ad hanc scientiam spectant, eadem animi libertate, qua res Mathematicas solemus, inquirerem, sedulo curavi, humanas actiones non ridere, non lugere, neque detestari, sed intelligere".

Comprendere per cercare di risolvere e combattere.

Inviato

 

Quando il perdente (che forse aveva vinto) disse: «Il mio presidente è Bush»
di Ferruccio de Bortoli | 4 novembre 2024

Nel 2001 invitammo, per i 125 anni del Corriere, Al Gore. L’ex vicepresidente di Bill Clinton probabilmente le elezioni del novembre del 2000 le aveva vinte ma quella era un’altra epoca sideralmente distante da quello che forse ci aspetta nelle prossime ore

Molti si chiedono se l’ex presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, si deciderà a fare il suo endorsement a favore di Kamala Harris. Lui che non ama, anzi detesta, Donald Trump. Diverso da uno dei suoi successori in tutto. Incredulo che il tycoon si sia preso il partito repubblicano. E un vasto popolo dietro di lui formato da elettori di pari grado e non “spazzatura” come da sciagurata gaffe di Biden.
Immaginiamo Bush scandalizzato da un candidato che vorrebbe mettere davanti al plotone d’esecuzione la figlia del suo vicepresidente Dick Cheney, rea di aver fatto una scelta a lui contraria e votato per l’impeachment.
Nel 2001 invitammo, per i 125 anni del Corriere, Al Gore. L’ex vicepresidente di Bill Clinton probabilmente le elezioni del novembre del 2000 le aveva vinte. E avrebbe avuto, a maggior ragione alla luce di quello che sarebbe accaduto nell’ultima corsa presidenziale, buoni motivi per sentirsi defraudato. Le polemiche ovviamente non mancarono, tra l’ammissione di una sconfitta poi ritirata, e i riconteggi.
Quando lo incontrammo, io e Barbara Stefanelli, al suo arrivo a Milano all’Hotel Principe di Savoia, ci aspettavano che dicesse qualcosa di polemico, magari sentendosi in privato più libero. «Il mio presidente è Bush» disse senza ovviamente alcun moto d’orgoglio. Una frase dovuta? Forse. Ma le regole erano regole. La Corte suprema si era pronunciata. E c’erano solo 571 voti di differenza nel voto contestato della Florida.
Concludemmo che quella era una delle caratteristiche migliori di una grande democrazia: riconoscere la vittoria dell’avversario, una volta per tutte, mettendo fine alle polemiche e alle recriminazioni.
Un’altra epoca sideralmente distante da quello che forse ci aspetta nelle prossime ore.

 

Inviato

https://www.economist.com/leaders/2024/03/14/americas-extraordinary-economy-keeps-defying-the-pessimists

Ho seguito un servizio su Sky relativo alla parte rurale della Pennsylvania. Nelle aree rurali la crescita dell'economia statunitense non si affatto sentita, anzi pare che sia cresciuta la marginalità economica e con essa il risentimento. Certo che affidarsi a chi sostiene che il liberismo estremo sia per costoro la soluzione è come votare per il proprio carnefice.


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