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briandinazareth
Inviato

@maurodg65

 

cosa che non è nel grafico che hai postato, composto fondamentalmente da dati fantasia... guarda la danimarca...

e i dati italiani, almeno il 43,4% riportato non corrisponde a nessuna aliquota fiscale...

Inviato

 

https://www.agi.it/economia/news/2020-10-12/commercialisti-pressione-fiscale-italia-9927516/

 

 

La pressione fiscale in Italia è più alta che nel resto d'Europa

Secondo i commercialisti nel 2019 quella reale è salita al 48,2%. Sotto pressione le famiglie il cui gettito è pari a 323 miliardi

 

 

 

AGI - Dopo cinque anni di ininterrotto calo della pressione fiscale in Italia, nel 2019 si è verificato un brusco incremento di 0,7 punti che ha riportato il suo livello complessivo indietro di quattro anni. Ma al netto del sommerso e dell'economia illegale, pari al 12% del Pil, ovvero 215 miliardi di euro, raggiunge il 48,2% (+5,8% rispetto a quella ufficiale), la posizione più alta fra i paesi europei. I dati emergono dallo studio del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti "Analisi della pressione fiscale in Italia, in Europa e nel mondo. Struttura ed evoluzione dei principali indicatori di politica sociale". Dopo l'ultimo pesante shock del 2012-2013 (+2,1%), nel quinquennio 2014-2018 si è verificato un significativo rientro (-1,7%), che ha riguardato, però, prevalentemente le imprese, dal momento che la pressione fiscale sulle famiglie, il cui gettito totale è pari a 323 miliardi di euro su un totale di 758,6 miliardi, non ha beneficiato di questa riduzione ed è, anzi, aumentata.

Sulle famiglie la pressione fiscale è al 18%

La pressione fiscale sulle famiglie, calcolata mediante una rielaborazione della Fondazione nazionale dei commercialisti dei dati Istat, è risultata nel 2019 pari al 18,0%, in crescita di 0,3 punti rispetto al 2018. Dopo lo shock del 2012-2013, che ha visto la pressione fiscale italiana crescere di 2,1 punti percentuali, la pressione fiscale sulle famiglie si è ulteriormente incrementata per poi rientrare leggermente negli ultimi due anni e rimanere quindi invariata, mentre nello stesso periodo la pressione fiscale complessiva si è ridotta di un punto percentuale. Nonostante gli interventi sul cuneo fiscale degli ultimi anni, l'indicatore Ocse che misura il cuneo pone l'Italia ai primi posti in Europa: terzo posto per dipendente single con il 48% e primo posto per dipendente sposato con due figli con il 39,2%.

Irpef è la prima imposta con 176,8 miliardi

Dall'analisi del gettito tributario per singola imposta, si evince, inoltre, che le prime 10 imposte (su 88 voci totali desumibili dalle tabelle Istat) coprono l'85% del totale. Lo stesso dato era pari all'82,3% nel 1995. C'è una tendenza alla concentrazione del prelievo tributario sulle imposte principali. Ad esempio, l'Irpef, che nel 2019 è la prima imposta con 176,8 miliardi di euro di gettito, copre il 34,2% del totale (+2% sul 1995), l'Iva, che è la seconda imposta per gettito con 111,8 miliardi di euro, copre il 21,6% del totale (+1,3% sul 1995). Insieme, l'Irpef e l'Iva, coprono il 55,9% del gettito tributario totale (+3,3% sul 1995).

Nel confronto internazionale, la pressione fiscale si mostra sbilanciata dal lato del lavoro rispetto al consumo. Infatti, nell'ultimo anno con dati disponibili per un confronto, il 2018, l'Italia si pone al 7 posto nel primo caso e al 21 posto nel secondo. In particolare, per il gettito Iva in rapporto al Pil, l'Italia si colloca al 26 posto nella graduatoria EU27, mentre per il gettito dell'imposta personale sul reddito, l'Italia si colloca al 5 posto. Nonostante l'eccezionale riduzione del Totale Tax Rate tra il 2006 e il 2020, l'indicatore di pressione fiscale sui profitti societari calcolato dalla banca mondiale per l'Italia sfiora il 60% risultando tra i più elevati in Europa.Particolarmente negativi risultano gli indici di efficienza del sistema fiscale misurati dalla Banca mondiale: nella speciale classifica del Paying taxes 2020, l'Italia scende al 128 posto gravata dai tempi lunghi stimati per gli adempimenti fiscali e per le fasi successive di gestione dei rimborsi e delle verifiche fiscali.

 

briandinazareth
Inviato
2 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

Secondo i commercialisti

 

vabbè, anche secondo mia nonna. ma se c'è un dato chiaro è la pressione fiscale sul pil

Inviato
4 minuti fa, briandinazareth ha scritto:

ma se c'è un dato chiaro è la pressione fiscale sul pil

Uno a caso.

che se poi ci pensi, a seconda di come lo giri, capisci quanto possa essere insulso o meno.

 

Inviato
12 minuti fa, briandinazareth ha scritto:

vabbè, anche secondo mia nonna. ma se c'è un dato chiaro è la pressione fiscale sul pil

Beh certo, l’associazione nazionali dei commercialisti che parla di imposte e analizza dati dell’imposizione fiscale nel Paese è sicuramente come prendere tua nonna e chiederle lumi sulla materia, pari pari, la stessa cosa.

briandinazareth
Inviato

@maurodg65

 

grafico perfetto, se non fosse che non puoi sommare le tasse così... tra l'altro non sono solo tasse.

ma facciamoci tornare i conti perché il nostro piangere fa male al re per una tassa minima sui grandi capitali...

1 minuto fa, maurodg65 ha scritto:

Beh certo, l’associazione nazionali dei commercialisti che parla di imposte e analizza dati dell’imposizione fiscale nel Paese

 

puoi analizzare quello che vuoi, ma la tassazione sul pil è un dato di bilancio, controllato da molti organismi.

Inviato

P.S. Sopra Brian i dati come li vuoi tu...è sempre medi sono, e come il mezzo pollo dentro c’hai mezzo paese che, sotto un certo livello di reddito, contribuisce praticamente zero con il suo irpef versato alle spese dello stato e il restante che, sopra un certo reddito, si fa carico dei costi del welfare e dello stato, questo lo dichiarava l’AdE e non certo io, ricordi vero i dati al riguardo o devo ritrovare anche quelli? 

Inviato
3 minuti fa, briandinazareth ha scritto:

non puoi sommare le tasse così..

Non puoi neanche citare la pressione fiscale apparente come dato unico e incontrovertibile di uno stato di fatto complesso, se è per questo.

Inviato
2 minuti fa, briandinazareth ha scritto:

grafico perfetto, se non fosse che non puoi sommare le tasse così... tra l'altro non sono solo tasse.

È la pressione fiscale media, quella di cui parlavi tu, perché non può essere sommata così? 

briandinazareth
Inviato
5 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

opra Brian i dati come li vuoi tu...è sempre medi sono, e come il mezzo pollo dentro c’hai mezzo paese che, sotto un certo livello di reddito, contribuisce praticamente zero con il suo irpef versato alle spese dello stato e il restante che, sopra un certo reddito, si fa carico dei costi del welfare e dello stato, questo lo dichiarava l’AdE e non certo io, ricordi vero i dati al riguardo o devo ritrovare anche quelli?

 

ehm, guarda che l'ho scritto prima e non devi spiegarlo ad uno che di tasse ne paga tante.
come dicevo prima, senza essere ricco, sono tra i maggiori contribuenti di questo paese.

 

59 minuti fa, briandinazareth ha scritto:

il 12% degli italiani paga il 58% delle tasse... quasi il 50% degli italiani non paga un euro di irpef...



a questo aggiungo che ci sono una marea di categorie che dichiarano cifre ridicole (neppure un operaio generico al primo impiego) e che il carico fiscale è concentratissimo su alcuni, la maggior parte sono coloro che hanno meno possibilità di evadere.

ma tanto anche l'evasione è una cosa da difendere...

Inviato
3 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

pressione fiscale media, quella di cui parlavi tu

Parla di quella apparente, che è un indicatore come un altro, che ha pure qualche problema, visto come viene calcolato.

Inviato
3 minuti fa, nullo ha scritto:

puoi neanche citare la pressione fiscale apparente come dato unico e incontrovertibile di uno stato di fatto complesso, se è per questo

Beh, però sono soddisfazioni. Io a mala pena mi posso permettere le ferie e un utilitaria, però ho appena scoperto di essere più ricco del 92% del resto della ciurma😂😂

Inviato

Comunque siamo a balle solite, non esiste un problema legato ai costi fiscali in Italia e difficoltà di fare impresa per faragginosità burocratiche.

basta alzare le tasse e il paese si sistema.

o almeno diventiamo equi, altra balla colossale.

3 minuti fa, lampo65 ha scritto:

però sono soddisfazioni

Quel programmino dice e non dice.

 In ogni caso sulla tua testa pesa quella reale, non quella apparente.

briandinazareth
Inviato
1 minuto fa, lampo65 ha scritto:

Beh, però sono soddisfazioni. Io a mala pena mi posso permettere le ferie e un utilitaria, però ho appena scoperto di essere più ricco del 92% del resto della ciurma😂😂

 

devi essere felice, c'è tanta fame in questo paese. se pensi che i parrucchieri in media non arrivano a 14.000 lordi l'anno, i gioiellieri poco sopra e le poverissime discoteche neppure 5000.

ringrazia! 

  • Haha 2
Inviato

 

https://www.google.it/amp/s/www.corriere.it/economia/tasse/20_ottobre_27/fisco-meta-italiani-non-ha-reddito-18-milioni-versano-solo-2percento-irpef-paese-infedelta-fiscale-3138e1ce-1836-11eb-8b6a-8e17b1e81f26_amp.html

 

 

Fisco, la metà degli italiani non dichiara reddito. In 18 milioni versano solo il 2% di Irpef: il Paese a infedeltà fiscale

di Alberto Brambilla

   

I dati relativi ai redditi 2018 degli italiani, dichiarati lo scorso anno ed elaborati da Itinerari Previdenziali per la sua settima indagine conoscitiva sulle entrate fiscali e sul finanziamento del welfare, ci restituiscono l’ennesima fotografia di un Paese in cui narrazione e percezione contano più dei fatti e dei numeri. Una prima considerazione: su 60.359.546 cittadini residenti in Italia a fine 2018, i contribuenti dichiaranti sono stati 41.372.851; per contro, i paganti, cioè quelli che versano almeno 1 euro di Irpef, sono stati 31.155.444; 482.578 in più rispetto al 2017 ma ancora ben 434.622 in meno rispetto al massimo registrato nel 2011. 
In altre parole, quasi la metà degli italiani, 29,204 milioni pari al 48,38%, non ha redditi e vive quindi a carico di qualcuno. Verrebbe da dire una percentuale atipica, degna di un Paese povero e non certo membro del G7, se non fosse che le stime su consumi, spese e possesso di determinati beni (telefonia, alcol, tabacco, gioco d’azzardo, etc.) vadano invece a smentire questa tesi e a puntare piuttosto il dito su un’elusione fiscale mai efficacemente contrastata in Italia, anzi, anche molto incentivata da una miriade di bonus e sconti assegnati a chi dichiara redditi bassi.

Ed ecco allora una seconda considerazione: rispetto agli ultimi cinque anni di analisi, sono comunque aumentati i contribuenti che presentano la dichiarazione, i versanti, i redditi dichiarati e l’ammontare totale di Irpef versata (al netto del bonus Renzi di circa 10,5 miliardi), nonostante siano rimaste quasi del tutto inalterate le aliquote ordinarie e le addizionali regionali e comunali. 
Eppure, resta invece drammaticamente invariata, salvo piccoli scostamenti, la percentuale di contribuenti su cui grava quasi per intero il peso del fisco, altro dato cruciale su cui riflettere quando si affronta lo spinoso tema della riforma: infatti, il 13% dei contribuenti con redditi da 35 mila euro in su versa circa il 58,9% di tutta l’Irpef.

Non certo, il ritratto di un intero popolo oppresso dalle tasse di cui a volte si narra. Nel dettaglio, i contribuenti delle prime due fasce di reddito (fino a 7.500 e da 7.500 euro a 15mila) sono 18.156.997, pari al 43,89% del totale, e versano il 2,42% di tutta l’Irpef. A loro corrispondono 26,490 milioni di abitanti i quali, considerando anche le detrazioni, pagano in media circa 156,7 euro l’anno e, di conseguenza, si suppone anche pochissimi contributi sociali: con molte probabilità saranno dei futuri pensionati assistiti dalla collettività. Tra i 15.000 e i 20.000 euro di reddito lordo dichiarato, abbiamo invece 5,724 milioni di contribuenti, i quali pagano un’imposta media annua di 1.966 euro, che si riduce a 1.348 euro per singolo abitante: in questo caso, un importo sicuramente più alto ma comunque ancora insufficiente a coprire per intero anche il solo costo pro capite della spesa sanitaria (circa 1.886 euro). 
 

Basterebbe in effetti un semplice confronto tra imposte versate e servizi ricevuti dallo Stato per far comprendere come molti italiani siano già a carico dei propri concittadini, senza che si arrivino a ipotizzare ulteriori redistribuzioni o riduzioni del carico fiscale a favore dei redditi più bassi. Questi primi tre scaglioni di reddito, ad esempio, versano in totale circa 15,4 miliardi ma ne ricevono «in cambio» per la sola sanità 50,3. Si potrebbe certo obiettare che pagano comunque anche imposte indirette, Iva e accise, ma è poi vero che oltre alla sanità andrebbero considerate molte altre spese statali, come quella per le infrastrutture, l’istruzione o per l’assistenza, in ovvia crescita dopo Covid-19. 
 

Chi sostiene quindi il generoso welfare state italiano? Considerando il gettito Irpef al netto del bonus Renzi, per il 2018 pari a 171,63 miliardi tra Irpef ordinaria (l’89,93% del totale), addizionali regionali (7,17% del totale) e addizionali comunali (2,89% del totale), il grosso dell’Irpef è a carico dei contribuenti con redditi da 35 mila euro in su, seppur con degli evidenti distinguo. Partendo nell’analisi dagli scaglioni di reddito più elevato, sopra i 300 mila euro si trova solo lo 0,10% dei contribuenti versanti: 40.880 soggetti, che pagano il 6,05% dell’imposta complessiva. Lo 0,10% paga più del doppio del 43,89% degli italiani! Tra 200 mila e 300 mila euro si colloca invece lo 0,14 % dei contribuenti che versa il 3,06% di tutta I’Irpef, mentre con redditi lordi sopra i 100 mila euro c’è l’1,22%, dei contribuenti, che tuttavia pagano il 19,80% dell’Irpef. Sommando anche i titolari di redditi lordi da 55.000 a 100mila euro, si ottiene che il 4,63% dei contribuenti paga il 37,57% dell’imposta totale e, considerando i redditi dai 35.000 ai 55mila euro lordi, risulta che il 13,07% paga il 58,95% di tutta l’Irpef. Volendo infine ricomprendere anche i redditi dai 20 ai 35mila euro che tuttavia versano imposte non sempre sufficienti a pagarsi tutti i servizi, si arriva a una perfetta sintesi del sistema: il 42% dei contribuenti versa quasi il 91% di tutta l’Irpef, mentre il restante 58% ne paga solo l’8,98%. 

E così, mentre i contribuenti che dichiarano più di 35 mila euro possono a ragione dirsi tartassati, non potendo neppure beneficiare di una qualche agevolazione a fronte delle imposte versate (ticket sanitari, trasporti, etc.), il 58% degli italiani con redditi sotto i 20 mila euro ne ha a disposizione una profusione, senza che nulla (o quasi) venga fatto per accertarne il reale bisogno. Risulta in effetti difficile credere che poco meno della metà del Paese possa davvero vivere con redditi tanto bassi. Ecco perché, al posto di lanciare proposte demagogiche e spesso destinate ad alimentare l’invidia sociale, sarebbe il momento di mettere in pista una politica fiscale che incentivi l’emersione, ad esempio attraverso il contrasto di interessi tra chi compra la prestazione e chi la fornisce. Facciamo un esperimento: per tre anni tutti possono portare in detrazione dalle imposte dell’anno il 50% delle piccole spese domestiche - lavori idraulici, elettrici, edili, manutenzione auto e moto, - con fattura elettronica (incrocio dei codici fiscali), nel limite di 5.000 euro annui per una famiglia di tre persone, limite che aumenta di 500 euro per ogni ulteriore componente; nel caso di incapienza sono previste misure compensative (quota asili nido, mense ecc.). I risultati? Favorire l’emersione del nero in un Paese ad alta infedeltà fiscale e aiutare i redditi delle famiglie (spesso, va detto, bassi rispetto alla media Ue), aumentandone il potere d’acquisto e favorendo i consumi. Un cambiamento vero, fuori dai lacci della burocrazia e finalmente a favore dei nostri concittadini, soprattutto quelli onesti. 

 

 


 


 

 

  • Thanks 1
Inviato
3 minuti fa, briandinazareth ha scritto:

discoteche neppure 5000

Che cazzo c'avranno da ballare ?!

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