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Melius Club

Le basse retribuzioni in Italia


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Inviato

Qualche giorno fa per curiosità ho verificato sul sito dell'ISTAT, con funzione "rivaluta", quale sarebbe oggi la mia prima busta paga all'inizio del 1988. Era di poche decine di migliaia di lire inferiore 1.100.000, corrispondenti a circa € 1.450. La mia era una mansione di impiegato di concetto in formazione e lavoro, quindi una mansione non particolarmente alta. Dopo 36 anni un impiegato assunto applicando un contratto collettivo avrebbe una retribuzione corrispondente alla mia del 1988. E' una situazione che non ha equivalenti negli altri paesi europei e di cui si dovrebbe comprenderne le ragioni.

Sotto un grafico copiato da https://www.programmazioneeconomica.gov.it/it/focus/andamenti-di-lungo-periodo-dell-economia-italiana/grafici/1-prodotto-interno-lordo/

Parte dal 1996, il PIL è cresciuto sia pur di poco, il 20%, senza tuttavia che i salari abbiano beneficiato di una crescita corrispondente.

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  • Melius 1
Inviato

Una prima ragione è la crescita.Il problema numero uno in Italia è la crescita bassa, 25 punti in meno rispetto alla zona euro.

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Inviato

Riprendo dei grafici da un articolo su lavoce.info di Tommaso Monacelli, docente alla Bocconi, del 09/07/2024. Nell'articolo il professore confronta il nostro paese alla Francia, simile per struttura economica. Un fattore emerge, la bassa crescita della produttività dell'Italia.

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Inviato

 

Indicativo è l’andamento della produttività totale dei fattori in Italia e Francia a partire dal 1990. Il quadro è significativo. Il divario tra Italia e Francia comincia ad allargarsi a metà degli anni Novanta, e si amplia sempre di più. A partire dagli anni Duemila il tasso di crescita della produttività totale dei fattori in Italia è sempre negativo, per risalire poi leggermente verso la fine degli anni Duemila stessi. In Italia la produttività totale dei fattori cresce dal 1990 solamente di 4 punti percentuali, mentre in Francia di 19 punti.

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Inviato

 

Un elemento differenzia la Francia dall’Italia, la dimensione delle imprese, in Italia è più alto il numero dei lavoratori sono occupati nelle micro e piccole imprese, in Francia è vero l’opposto, cioè le grandi imprese occupano più lavoratori rispetto a quanto avviene in Italia. Il professore sostiene che sia un dato acquisito dalla ricerca empirica che le grandi imprese non solo occupano più lavoratori, ma sono più produttive, più innovative e più aperte al contributo di manager esterni rispetto al controllo familiare. L’ipotesi è che la differente dinamica della produttività tra i due paesi un ruolo cruciale sia conseguenza della dimensione delle imprese.

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Inviato

Un altro fattore da considerare è il costo del sistema previdenziale.

Dal Bilancio preventivo finanziario generale di competenza e di cassa ed economico-patrimoniale generale dell’INPS per l’esercizio 2025. "I trasferimenti dallo Stato di parte corrente, a titolo definitivo, ammontano a 164.657 mln".

Oltre 164 miliardi di euro pesano sul bilancio dello Stato, nonostante 282,812 miliardi di euro di entrate contributive.

Oltre quanto riporta un documento presentato in Parlamento dal presidente dell'INPS.

file:///C:/Users/Intel/Downloads/Memoria_Audizione_Bicamerale_Enti_Gestori_17102024_def.pdf

La spesa pensionistica in Italia
Nel 2023 secondo le rilevazioni della Ragioneria Generale dello Stato, la spesa pensionistica cresce rispetto al 2022 del 7,4%, attestandosi al 15,3% del prodotto interno lordo (PIL), uno dei più elevati d’Europa. Negli ultimi cinque anni è passata da 268 a 319 miliardi di euro (una crescita di quasi il 19%). Le ragioni di una spesa pensionistica elevata sono storicamente riconducibili a un sistema pensionistico in passato generoso, sia dal punto di vista dei requisiti pensionistici, sia da quello del metodo di calcolo che, seppur modificato dal 1995, produce ancora effetti sulla spesa pensionistica in ragione dello stock di pensioni vigenti liquidate con il metodo precedente. Nel 2023, l’età effettiva di pensionamento è in linea con quella degli altri Paesi europei, e solo leggermente superiore alla media UE, nonostante in Italia la speranza di vita sia tra le più alte d’Europa. Inoltre, il tasso di sostituzione della pensione rispetto all’ultima retribuzione percepita prima del pensionamento resta tra i più elevati in UE, pari al 59%, quasi 14 punti percentuali sopra la media europea, anche in ragione dell’elevato peso dell’aliquota di contribuzione.

In altro termini, il sistema pensionistico del passato e altri più recenti, come "quota cento", comportano che una percentuale rilevante del reddito del paese vada a beneficio di pensionati che hanno versato contributi che avrebbe consentito loro di avere un assegno considerevolmente più basso rispetto a quello che percepiscono.

Inviato

Sul lavoro dipendente l'aliquota è del 23% da 8.174 euro fino ai 15.000 euro; l'aliquota si alza al 25% per la parte eccedente i 15.000 euro fino a 28.000 euro.

Se solo una parte dei 164 miliardi trasferiti all'INPS potessero essere utilizzati per altri scopi, si potrebbe ridurre l'aliquota IRPEF al 11%, come in Francia, sempre con la quota esente di 8.000 euro. L'IRPEF, passerebbe da 4819 euro a 2200 euro, con un reddito netto aggiuntivo di circa 2.600 euro.

Inviato

 

Quasi 40 miliardi in soli cinque anni: tra il 2019 e il 2023. È il conto, in termini di maggiore impatto della spesa pensionistica sul Pil, pagato alle deroghe alla legge Fornero e alle riforme precedenti, a cominciare da Quota 100, ma anche, seppure in misura molto più contenuta, da Quota 102 e 103. A quantificarlo è l’ultimo rapporto della Ragioneria generale dello Stato sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario, con cui vengono leggermente corrette le previsioni formulate con la Nadef 2023, tenendo conto del quadro aggiornato del Def 2024.

Da un articolo de Il Sole 24 ore.

 

  • Confused 1
Inviato

Osservo che il tema interessa poco, evidentemente il problema non tocca chi frequenta questo forum.

  • Melius 1
Inviato

a parte che appunto qua sono tutti ricchi, cosa vuoi dire

la macchina non gira bene, la produttività non cresce, la p.a. è una palla al piede, ci sono

guerre ovunque e con gli energetici è un casino. come si fa, dove si va ecc ecc

Inviato

@Savgal sembra un problema endemico, oppure se si preferisce, una caratteristica strutturale.

Gli ultimi dati che danno più occupazione a fronte di meno produzione confermano questa impressione, insieme col fatto che una simile sventura ci viene spacciata come un successo. 

Inviato

@appecundria

Il thread l'ho aperto anche per vedere le reazioni. Più volte si è detto e scritto che gli operai votano a destra perché la sinistra ignora le loro esigenze e le considera poiché gli elettori di sinistra sarebbero tutti benestanti, quindi imprenditori, dirigenti e professionisti.

La destra, popolare ed operaia, avrebbe dovuto dare priorità ai salari, fermi da decenni. Il salario minimo potrebbe essere una misura, invece ferma contrarietà, in questo purtroppo affiancata dai sindacati, che temono di perdere il loro ruolo.

 

  • Amministratori
Inviato

sarebbe interessante rileggere la lezione di barbero sulla fine della peste in europa e sui mutamenti sociali ed economici che ne seguiromnìno. mitamenti guidati dal fatto che dopo la moria da peste i lavoratori abili ed esperti erano ridotti di numero, il che comportò un aumento delle retribuzioni (sia degi uomini che delle donne, anche se queste erano pagate meno degi uomini).  il maggior potere di acquisto significò una diversificazione della domanda che da pane e farine divenne vino (burra in nrd eurpa) carne,, abbigliamento. 

Inviato

Beh sì,  Barbero è bravo come storico. Il concetto sopra espresso è tuttavia piuttosto facile. L'epidemia causa una diminuzione dell'offerta di fattore produttivo lavoro con conseguente aumento dei salari.

Il maggior reddito si riflette in maggiori risparmi e consumi che portano a loro volta conseguenze virtuose in termini di investimenti e maggiore offerta di beni e servizi.

 

Inviato

Venendo all'attualità e rimanendo su di un piano economico, sia pure di economia politica, ma non politico in senso stretto e men che meno di commento al teatrino nostrano di destra e sinistra, ci si può agganciare a quanto detto di recente da Draghi che ho trovato convincente ossia il fatto che i salari sono rimasti bassi per la scelta di favorire l'esportazione, un tempo ulteriormente agevolata dalla svalutazione della lira.

È tempo di cambiare, di pagare bene i lavoratori ( mi riferisco a dipendenti pubblici e privati con i dovuti distinguo per categorie) e di lavorare bene. 

Inviato

@Jarvis

Non pochi, anche in quetflrum, hanno criticato Draghi dall'alto della loro somma competenza, quando aveva detto semplicemente ciò che hai sintetizzato, ossia salari più alti per sostenere la domanda interna.

Tuttavia salari più alti per non poche microimprese vorrebbe dire la loro chiusura, reggono la competizione grazie ai bassi salari (quando non si tratta di lavoro in nero).

Inviato

Da anziano, è incomprensibile la continua insistenza della destra, Lega soprattutto, sulle pensioni. In alcuni momenti pareva che volessero giustiziare la Fornero in piazza.

Se le risorse per finanziare quota 100 e simili le avessero destinate alla riduzione della tassazione sarebbe stato un gesto di equità verso i giovani.

Inviato
10 minuti fa, Savgal ha scritto:

gesto di equità verso i giovani.

i giovani sono pochi (e saranno sempre meno) i pensionati e pensionandi sono tanti (e saranno sempre di più)


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