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Melius Club

Le basse retribuzioni in Italia


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extermination
Inviato
6 minuti fa, Savgal ha scritto:

Se avrò tempo darò una lettura al d.lgs.

Ma figurati! impiega il tuo tempo per altro :classic_smile:

  • Melius 1
Inviato
1 ora fa, extermination ha scritto:

L’art. 69-bis del D.Lgs. n. 276/2003, salvo prova contraria del committente, stabilisce che le prestazioni effettuate da persone con partita IVA sono riqualificate come rapporti di lavoro dipendente (false partite IVA) qualora ricorrano almeno due delle seguenti condizioni:

La collaborazione con il medesimo committente abbia una durata complessiva a 8 mesi annui per 2 anni consecutivi (lett. a – criterio temporale);

Il corrispettivo derivante da tale collaborazione, anche se fatturato a più soggetti riconducibili al medesimo centro di imputazione di interessi, costituisca più dell’80% dei corrispettivi annui complessivamente percepiti dal collaboratore nell’arco di 2 anni solari consecutivi (lett. b – criterio del fatturato);

Il collaboratore disponga di una postazione fissa di lavoro presso una delle sedi del committente (lett. c – criterio organizzativo).

credo sia una delle leggi più inapplicate che ci siano, .. suvvia...

Che piaccia o no, e che si voglia o non si voglia vedere ..

Inviato

@maverick

La norma è stata abrogata dall'art. 52 del D.Lgs. 15 giugno 2015, n. 81. Questo all'art. 2 recita

 

 Collaborazioni organizzate dal committente

1. A far data dal 1° gennaio 2016, si applica la disciplina del rapporto di lavoro subordinato anche ai rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro prevalentemente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano anche qualora le modalità di esecuzione della prestazione siano organizzate mediante piattaforme anche digitali.

2. La disposizione di cui al comma 1 non trova applicazione con riferimento:

a) alle collaborazioni per le quali gli accordi collettivi nazionali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale prevedono discipline specifiche riguardanti il trattamento economico e normativo, in ragione delle particolari esigenze produttive ed organizzative del relativo settore;

b) alle collaborazioni prestate nell'esercizio di professioni intellettuali per le quali è necessaria l'iscrizione in appositi albi professionali;

c) alle attività prestate nell'esercizio della loro funzione dai componenti degli organi di amministrazione e controllo delle società e dai partecipanti a collegi e commissioni;

d) alle collaborazioni rese a fini istituzionali in favore delle associazioni e società sportive dilettantistiche affiliate alle federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate e agli enti di promozione sportiva riconosciuti dal C.O.N.I., come individuati e disciplinati dall'articolo 90 della legge 27 dicembre 2002, n. 289; (27) (30) (42) ((43))

d-bis) alle collaborazioni prestate nell'ambito della produzione e della realizzazione di spettacoli da parte delle fondazioni di cui al decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367.

d-ter) alle collaborazioni degli operatori che prestano le attività di cui alla legge 21 marzo 2001, n. 74. (10) (11)

3. Le parti possono richiedere alle commissioni di cui all'articolo 76 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, la certificazione dell'assenza dei requisiti di cui al comma 1. Il lavoratore può farsi assistere da un rappresentante dell'associazione sindacale cui aderisce o conferisce mandato o da un avvocato o da un consulente del lavoro.

4. La disposizione di cui al comma 1 non trova applicazione nei confronti delle pubbliche amministrazioni.

Inviato

@extermination

Sul tema del thread interessante questa intervista ad Alessandro Profumo.

 

 

Operai più poveri e giovani in fuga, che cosa sta capitando al Nord?

di Dario Di Vico

 

Aumenta la povertà tra gli operai del Nord e dagli stessi territori continua la fuga dei talenti che scelgono di andare all’estero. Cosa sta succedendo alla società settentrionale? Quali contraddizioni la attraversano e la lacerano? E che nesso c’è con l’andamento del sistema produttivo, da sempre vanto del Paese e addirittura carta d’identità per farsi valere in Europa e nel mondo? Tutte queste domande le abbiamo rivolte ad Alessandro Profumo, un manager che ha attraversato il mondo della finanza e dell’industria mostrando sempre grande curiosità intellettuale.

 

Cosa sta succedendo nel nostro Nord?

«Sono in atto una serie di fenomeni che non è facile ricondurre ad unico schema. Credo però che siano il portato di una strategia della competitività storicamente centrata sui costi e non sul valore aggiunto, anche se ottenuto lavorando sulle nicchie di mercato. Lo schema degli incentivi e del taglio delle tasse non ha spinto il sistema in alto, non ha modificato la dimensione delle imprese e ci ha resi più fragili nella competizione globale. I fenomeni sociali a valle non possono che registrare tutto ciò. Naturalmente questo tipo di scelte ha coinvolto i governi che si sono succeduti ma indica anche una debolezza del sistema di rappresentanza delle imprese. Solo in ultimo prendiamo il caso dell’economia green».

 

Che cosa le suggerisce la transizione ecologica?

«Detto che l’Europa nel caso dell’automotive avrebbe dovuto vincolare l’obiettivo e non la tecnologia per raggiungerlo, vedo che ci gingilliamo con il dubbio se occorra prendere di petto la transizione o rallentarla. Invece penso che andrebbe cavalcata. Enzo Cipolletta racconta sempre come la Confindustria dei suoi tempi avesse scelto con coraggio di puntare sul riciclaggio della plastica e come questa scelta abbia spinto in avanti la nostra industria. Oggi vedo invece che gli stessi attori indulgono in una politica di retroguardia. Poi ci lamentiamo che i giovani vadano via».

 

Ma è quello il motivo?

«Sicuramente i motivi sono più ampi. Abbiamo il costo-ingegnere più basso di tutti e di conseguenza un laureato prende il passaporto e se ne va. Del resto ormai si lavora dappertutto in inglese e le vecchie barriere sono cadute. Per questo dico che il mondo dei datori di lavori si dovrebbe interrogare. Quanti di loro sono rimasti al piccolo è bello?».

 

La dimensione delle imprese italiane non permette di offrire lavori di qualità?

«Certo. Le piccole imprese non sono in grado di offrire una carriera e un salario ai profili professionali che escono dalle nostre università, la cui qualità è eccellente. I Politecnici di Torino e Milano, solo per limitarmi a un caso, sono ottimi atenei. Il problema si crea quando gli ingegneri laureati cercano un posto di lavoro in Italia ben remunerato. Trovano imprese familiari che non sono in grado di ingaggiarli».

 

Le imprese familiari non esistono solo in Italia.

«Certo ma da noi molto più che altrove non si sono managerializzate, rimangono gestite dalle famiglie e novanta su cento restano piccole».

 

Lei trova superato anche il modello dei distretti industriali?

«No, ha ancora un suo valore. Sono aggregazioni di competenze e quindi coltivano un’idea di competizione non centrata esclusivamente sui costi. Penso ad esperienze come quella della Motor Valley emiliana con Dallara, Ferrari e Lamborghini. O ancora all’aerospazio in Puglia e le competenze che ha maturato».

 

Dentro il Nord spicca il ruolo di Milano, città-vetrina e anche città-calamita.

«Sì, ma non rappresenta tutto il Nord. È una città globale con mille problemi e soprattutto ha costi globali e redditi italiani. Ciò l’ha resa invivibile al ceto medio per la lievitazione del costo della vita. Penso a ciò che è accaduto con l’estendersi degli affitti brevi e con il rientro in Italia con benefici fiscali di soggetti abbienti. Ci vogliono delle regole altrimenti la città è destinata a soffrire. Città più piccole soffrono meno».

 

A cosa si riferisce?

«Per non andar lontano a Brescia e Bergamo, Vicenza o Udine. Città dove il depauperamento dei giovani che vanno via si sente di meno. Il costo della vita è più accettabile».

 

 E come vede Torino?

«È un caso più difficile da leggere perché si intreccia con la scomparsa della Fiat. Che sta facendo seguito alla scomparsa della Olivetti. Due tragedie. Vedo che si cercano alternative, l’aerospazio per esempio è sulla bocca di tutti come il sistema dell’health care tra Ivrea e Torino».

 

E il mitico Nord Est?

«Con la crisi tedesca che morde e l’incidenza che quel mercato aveva per le nostre esportazioni lo vedo in grande difficoltà».

 

L’occupazione in Italia però ha raggiunto quota 24 milioni, un record e il Nord qualcosa c’entra.

«Detto che il tasso di occupazione è ancora basso, sicuramente meglio tagliare il traguardo dei 24 milioni che non farlo. Ma ci dobbiamo chiedere che tipo di lavori stanno aumentando. E purtroppo la risposta è che si tratta di lavoro povero. Lo dimostrano i consumi interni che sono stagnanti ed è una cartina di tornasole che non sbaglia. Sta aumentando l’occupazione, ma non il reddito disponibile».

 

Il turismo però al Nord ha conosciuto dei risultati sui quali non avremmo scommesso. A Milano ma anche nelle principali province l’afflusso di stranieri è continuo.

«Posto che restiamo ancora dietro alla Spagna va benissimo che i flussi turistici si allarghino e riguardino non solo le città d’arte o le metropoli. Bene anche che si allunghi la stagione. Ma l’occupazione che viene dal turismo è sicuramente più povera di quella che dà l’industria. Un modello di sviluppo centrato sul lavoro povero trascina in basso in tutto. E arriviamo persino alla bassa natalità».

 

Gli ultimi dati sulla povertà ci dicono infatti che aumenta più tra gli operai che altrove.

«La povertà aumenta tra gli operai, ma anche tra gli insegnanti e gli infermieri. A Milano non si trovano gli autoferrotranvieri perché gli stipendi non consentono loro di vivere in città. C’è una povertà diffusa del lavoro».

 

Pensa che il salario minimo sia uno strumento utile per combatterla? E a quanto lo quoterebbe?

«Non è sufficiente ma andrebbe introdotto in forma obbligatoria. Non è compito mio indicare la cifra ma i 9 euro di cui si è parlato mi sembrano più che sensati».

 

Tutti questi processi di scucitura sociale ci dicono anche il sistema delle relazioni industriali e della rappresentanza è saltato?

«Il sistema della contrattazione è debole e copre una parte ristretta dei luoghi della produzione. Poi le grandi fabbriche non esistono più e quindi la capacità aggregativa del lavoro è bassa. La componente sindacale si è indebolita e in aggiunta ormai non c’è più unità, mi pare. Con una delle sigle sindacali che è sempre filogovernativa, qualsiasi governo ci sia a palazzo Chigi. I sindacati in Italia erano un’altra cosa».

 

L’autonomia differenziata può essere una ricetta per rivitalizzare la società del Nord, per responsabilizzarla?

«No, è qualcosa che indebolirà il Paese. Lo vediamo nella sanità: esiste un grande pluralità di cartelle sanitarie per cui non si possono sviluppare i database necessari per curare e prevenire. Poi quando sento parlare del commercio estero gestito dalla Regioni rabbrividisco. Così, frazionandoci verso il basso, indeboliremo la nostra capacità di competere. Non ne faccio un discorso politico, perché anche il Pd sbagliò a suo tempo a intervenire sul titolo V della Costituzione».

 

extermination
Inviato
12 minuti fa, Savgal ha scritto:

far data dal 1° gennaio 2016, si applica la disciplina del rapporto di lavoro subordinato anche ai rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro prevalentemente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente

I rapporti di collaborazione coordinata continuativa, per quanto ne so, non richiedono l’apertura di una partita iva.

Inviato

dunque, uno che viene da frosinone, nota silicon valley italiana, che intervista un banchiere che se ne è uscito in piena crisi con 40 milioni di euro in saccoccia. parlano di lavoro. dai, e ditelo che state scherzando.

  • Haha 1
extermination
Inviato
16 minuti fa, Savgal ha scritto:

 ma i 9 euro di cui si è parlato mi sembrano più che sensati».

Dopo tutto quello che ha detto poco sopra e poco sotto …..:classic_biggrin:

  • Haha 1
Inviato

ci sarebbe stata bene anche una prefazione di monti

extermination
Inviato
1 minuto fa, audio2 ha scritto:

sarebbe stata bene anche una prefazione di monti

Più che prefazione una profezia!!

Inviato

@extermination savgal dopo aver digerito la peperonata di mezzanotte alla vigilia di natale usata come antipasto preparatorio, il giorno dopo  a natale via col classico pranzone di 12 portate, e oggi fa il mattacchione per smaltire tutto.

  • Haha 1
extermination
Inviato
1 ora fa, garmax1 ha scritto:

hai sentito questi canti natalizi per le vie di Sorrento??

Non dirmi che devo entrare su tick toc o scaricare l’ app! Neanche sotto tortura :classic_biggrin:

extermination
Inviato

@audio2 Da buon dirigente scolastico fa bene ad interessarsi dei problemi che possono vedere coinvolte le famiglie dei suoi studenti. Anche solo per trovare strategie di difesa da applicare nel momento in cui i genitori dovessero bussare alla sua porta facendosi forza o debolezza del proprio rango sociale.

  • Haha 1
Inviato

adesso me lo sto immaginando come un soldato in trincea messa sotto assedio dai nemici ma anche dai suoi 

collaboratori poco collaboranti. un lavoro improbo, savgal novello sisifo.

extermination
Inviato

@audio2 Ma va! Tutto ordine e disciplina :classic_biggrin: da buon comandante o generale di brigata

Inviato

@Savgal sei molto informato e preciso,  complimenti.

In effetti il punto b) del tuo precedente intervento delinea un caso comunissimo (riguardò anche me più di trent'anni fa...) dei professionisti all'inizio della carriera, e cioè quelle partite iva .. "relative" in cui di fatto era un titolare esterno a procurare le commesse, ..  e tu facevi esperienza.

Conosco decine e decine di casi di colleghi che hanno iniziato così (direi quasi tutti quelli che non avevano il padre imprenditore che ti metteva in azienda), e pochissimi casi in cui il neolaureato veniva assunto come dipendente.

Inviato

@extermination

Più che le famiglie (i genitori sono diventati un problema più grave degli studenti), mi preoccupa il futuro dei miei studenti, in un paese in cui l'attenzione è focalizzata soprattutto sugli anziani come me.

  • Melius 1
Inviato

Per i contratti di apprendistato sapete come funziona o dovrebbe funzionare per legge? Mi risulta molto frequente che piccole imprese, negozi etc assumano giovani con questa formula, ma finito l’apprendistato invece di stabilizzare il dipendente lo licenziano, assumendone un’altro come apprendista. Possono farlo impunemente, tante volte quanto vogliono?

grazie


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