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La classe media


Savgal

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Inviato

Il tema/problema dei bassi salari conduce ad un altro tema, la progressiva contrazione della classe media o ceto medio (considerati sinonimi).

Va fatta una premessa, la definizione di cosa si intende per classe media o ceto medio nelle scienze sociali è oggetto di un lungo dibattito, ma non vi è una definizione ampiamente condivisa.

Generalmente per classe media si designa solitamente la classe o una delle classi che occupano una posizione intermedia, per reddito e prestigio, tra la classe superiore (l'alta borghesia industriale e finanziaria, i grandi proprietari terrieri) e la classe o le classi inferiori, i lavoratori meno qualificati e retribuiti dell'industria, dell'agricoltura e dei servizi. Usata al singolare la locuzione classe media diviene fonte di confusione, poiché non permette di individuare quale classe sia esattamente quella designata, soprattutto se la stratificazione sociale cui ci si riferisce comprende più di tre classi, e ciò avviene quasi sempre con i modelli utilizzati nell'indagine sociologica, non consente di individuare la tipologia ed il numero di persone che debbano considerarsi incluse in essa, nonché quali siano i limiti superiori e inferiori della classe così intesa.

Per queste ragioni nelle scienze sociali si parla spesso di classi medie al plurale, ma la vaghezza dell’aggettivo “medie”, che non è all’interno di un modello determinato della struttura di classe, apre a molte ambiguità.

Pur con queste ambiguità, classe media o «classi medie» sono usati con grande frequenza, alternativamente con ceto medio, che è un loro sinonimo altrettanto generico, e con media borghesia.

Tentare di definire cosa si debba intendere per classe media implica una definizione della stratificazione sociale. Lo schema di stratificazione sociale cui più spesso si rifanno gli studiosi italiani, è stata proposta dall’economista Paolo Sylos Labini ed è basato principalmente sul tipo di reddito percepito.

Sylos Labini individua tre grandi categorie di reddito: a) la rendita (dei proprietari fondiari), b) il profitto (dei capitalisti, siano essi industriali, agrari o commerciali), 3) il salario (degli operai).

A queste tre aggiunge altre categorie di reddito: a) i «redditi misti», da lavoro e capitale, propri dei lavoratori autonomi; b) gli stipendi degli impiegati; c) i redditi di coloro che hanno occupazioni precarie e saltuarie, che sono in genere particolarmente bassi, incerti ed altamente variabili.

Sulla base di queste categorie di reddito, Paolo Sylos Labini ha distinto cinque grandi classi sociali, a loro volta composta da varie sottoclassi:

-      Borghesia, formata dai grandi proprietari dei fondi rustici e urbani (rendite), dagli imprenditori e dagli alti dirigenti di società per azioni (profitti e redditi misti), da professionisti (redditi misti).

-      Piccola borghesia relativamente autonoma, composta dai lavoratori autonomi dei tre principali settori di attività, cioè dai coltivatori diretti, artigiani e commercianti (redditi misti).

-      Classe media impiegatizia, costituita dagli impiegati del settore privato e pubblico.

-      Classe operaia, formata dai braccianti e salariati fissi in agricoltura, dagli operai dell’industria e dell’edilizia e da quelli del terziario (salari).

-      Sottoproletariato, composto da coloro che restano per lunghi periodi fuori dalla sfera della produzione, perché sono disoccupati.

Sylos Labini parla di categorie di reddito, ma non di livello di reddito (reale).

Per lungo tempo, ma ancora oggi, per il sentire comune la caratteristica fondamentale della classe media era ed è l’autonomia economica consentita dal possesso dei mezzi di produzione necessari alla propria attività imprenditoriale o amministrativa o professionale, nonostante che già all’inizio del ‘900 era evidente la formazione di un altro strato di persone che, pur svolgendo attività tecnicamente simili a coloro che possedevano i mezzi di produzione, erano privi di mezzi propri ed erano stipendiati da parte di chi deteneva invece tali mezzi: impiegati, tecnici, dirigenti professionali, burocrati, insegnanti, funzionari di banca, medici ospedalieri, ed altri soggetti similari.

È chiaro che se il discrimine diviene il livello di reddito la differenza tra l’impiegato o l’insegnante e il medico ospedaliero è considerevole, molto meno lo è la differenza tra il reddito dell’impiegato o dell’insegnante e quello dell’operaio.

 

extermination
Inviato

Comincerei con il fare un distinguo tra coloro che hanno la possibilità di condurre una vita agiata e chi no.

Inviato

L'appartenenza alla "classe media" è oggettiva o meno ? Quanto è legata alla percezione individuale, alle mode, etc. ? 

(Personalmente più invecchio e più sono cosciente della mia non-agiatezza, della  medietà sfuggente anche in assenza di un riscontro economico effettivo) 

Inviato

Il punto è il reddito, congiunto con la sicurezza, e dare al primo un riferimento il più possibile condiviso. La sicurezza del lavoro è prioritaria, la precarietà conduce al sottoproletariato o all'incertezza sul futuro, entrambi fattori disgreganti della coesione sociale.

Il livello di reddito in cui collocare la classe media dovrebbe essere il più possibile condiviso, ma stabilire a quanto debba ammontare questo reddito apre alla più ampia soggettività. Inoltre possedere o meno un'abitazione di proprietà è un discrimine importante sia per il reddito che per la sicurezza. Provo ad ipotizzare, un reddito superiore a 40.000 euro in un nucleo familiare con al massimo due figli, con impieghi stabili e con abitazione di proprietà, dovrebbe essere la soglia da cui si può parlare di ceto medio.

Inviato

Il tema classe media è anche politico, come aveva già compreso Aristotele (vi invito a leggere questo paragrafo dal Libro IV della "Politica").

 

Ma qual è la costituzione migliore e quale il miglior genere di vita per la maggior parte degli stati e per la maggior parte degli uomini, volendo giudicare non in rapporto a una virtù superiore a quella delle persone comuni né a un'educazione che esige disposizioni naturali e risorse eccezionali e neppure in rapporto alla costituzione ideale, bensì a una forma di vita che può essere partecipata da moltissimi e a una costituzione che la maggior parte degli stati può avere? In realtà le costituzioni che chiamano aristocrazie, di cui abbiamo parlato adesso, talune cadono al di fuori delle possibilità della maggior parte degli stati, talune s'accostano a quella forma chiamata politia (sicché si deve parlare di entrambe come se fossero una sola). Il giudizio intorno a tutti questi problemi va ripetuto dagli stessi principi fondamentali. Infatti se nell'Etica si è stabilito a ragione che la vita felice è quella vissuta senza impedimento in accordo con la virtù, e che la virtù è medietà, è necessario che la vita media sia la migliore, di quella medietà che ciascuno può ottenere, Questi stessi criteri servono necessariamente per giudicare la bontà o la malvagità di uno stato e di una costituzione, perché la costituzione è una forma di vita dello stato. In tutti gli stati esistono tre classi di cittadini, i molto ricchi, i molto poveri, e, in terzo luogo, quanti stanno in mezzo a questi. Ora, siccome si è d’accordo che la misura e la medietà è l'ottimo, è evidente che anche dei beni di fortuna il possesso moderato è il migliore di tutti, perché rende facilissimo l’obbedire alla ragione, mentre chi è eccessivamente bello o forte o nobile o ricco, o, al contrario, eccessivamente misero o debole o troppo ignobile, è difficile che dia retta alla ragione.

In realtà gli uni diventano piuttosto violenti e grandi criminali, gli altri invece cattivi e piccoli criminali — e delle offese alcune sono prodotte dalla violenza, altre dalla cattiveria. In più costoro non rifiutano affatto le cariche né le bramano — tendenza, l'una e l'altra, dannosa agli stati. Oltre ciò, quelli che hanno in eccesso i beni di fortuna, forza, ricchezza, amici e altre cose del genere, non vogliono farsi governare né lo sanno (e quest’atteggiamento traggono direttamente da casa, ancora fanciulli, perché, data la loro mollezza, non si abituano a lasciarsi governare neppure a scuola) mentre quelli che si trovano in estrema penuria di tutto ciò, sono troppo remissivi. Sicché gli uni non sanno governare, bensì sottomettersi da servi al governo, gli altri non sanno sottomettersi a nessun governo ma governare in maniera despotica. Si forma quindi uno stato di schiavi e di despoti, ma non di liberi, di gente che invidia e di gente che disprezza, e tutto questo è quanto mai lontano dall'amicizia e dalla comunità statale, perché la comunità è in rapporto con l'amicizia, mentre coi nemici non vogliono avere in comune nemmeno la strada. Lo stato vuole essere costituito, per quanto è possibile, di elementi uguali e simili, il che succede soprattutto con le persone del ceto medio. Di conseguenza ha necessariamente l'ordinamento migliore lo stato che risulti di quegli elementi dei quali diciamo che è formata per natura la compagine dello stato. E son questi cittadini che nello stato hanno l’esistenza garantita più di tutti: infatti essi non bramano le altrui cose, come i poveri, né gli altri le loro, come fanno appunto i poveri dei beni dei ricchi, e quindi per non essere essi stessi presi di mira e per non prendere di mira gli altri, vivono al di fuori di ogni pericolo. Perciò fu saggio il voto di Focilide: Spesso il meglio è nel mezzo, ed io lì nello stato voglio essere *,

È chiaro, dunque, che la comunità statale migliore è quella fondata sul ceto medio e che possono essere bene amministrati quegli stati in cui il ceto medio è numeroso e più potente, possibilmente delle altre due classi, se no, di una delle due, ché in tal caso aggiungendosi a una di queste, fa inclinare la bilancia e impedisce che si producano gli eccessi contrari. Perciò è una fortuna grandissima che quanti hanno i diritti di cittadino possiedano una sostanza moderata e sufficiente, perché dove c'è chi possiede troppo e chi niente, si crea o una democrazia sfrenata o un'oligarchia autentica, o, come risultato di entrambi gli eccessi, una tirannide: e in realtà dalla democrazia più baldanzosa e dalla oligarchia nasce la tirannide, mentre dalle costituzioni medie e da quelle affini molto meno. Il motivo lo diremo più avanti quando tratteremo dei mutamenti di costituzione. Comunque è chiaro che la forma media di costituzione è la migliore: essa sola non è sconvolta da fazioni, perché dove il ceto medio è numeroso, non si producono affatto fazioni e dissidi tra i cittadini. E i grandi stati non sono, per lo più, sconvolti da fazioni proprio per questo motivo che la classe media è numerosa: nei piccoli, invece, è facile dividere tutti in due parti, sicché non rimane niente al centro e tutti sono, più o meno, o poveri o ricchi, E le democrazie sono più sicure delle oligarchie e anche più durature proprio in forza dei cittadini medi (infatti questi sono di più e partecipano più largamente alle cariche nelle democrazie che nelle oligarchie) poiché quando, in mancanza di costoro, i poveri prevalgono per numero è un disastro e crollano rapidamente. Deve ritenersi fatto indicativo che i migliori legislatori appartengono al ceto medio: Solone era uno di questi (e lo dimostra nella sua poesia) e Licurgo (che non era re) e Caronda e, più o meno, la maggior parte degli altri.

È anche chiaro da questi rilievi perché la maggior parte delle costituzioni sono democratiche o oligarchiche. Infatti, a causa della frequente esiguità numerica del ceto medio, l'una delle due classi sempre prevale, o i proprietari di beni o il demo, e questi, superato il giusto mezzo, reggono la costituzione secondo i loro princìpi, sicché ne vien fuori una democrazia o un'oligarchia. Inoltre, siccome tra demo e ricchi avvengono tumulti e lotte reciproche, qualunque dei due ha la ventura di dominare gli avversari, non stabilisce una costituzione comune e basata sull'uguaglianza, ma si prende come premio della vittoria una superiorità politica e gli uni creano la democrazia, gli altri l’oligarchia. Anche quelli che hanno esercitato l'egemonia sull’Ellade, poiché guardavano entrambi alla costituzione che avevano, stabilirono nei vari stati gli uni governi democratici, gli altri oligarchici, badando non all’utile degli stati, ma solo al proprio: di conseguenza, per questi motivi, non ci fu mai una forma media di costituzione o ben di rado e presso pochi: in realtà un uomo solo, tra coloro che un tempo hanno avuto l'autorità suprema, s'indusse a dare questo ordinamento. Ma ormai negli stati si è radicato il costume di non volere l'uguaglianza ma o di cercare il comando o di sottostare al comando altrui, Dunque è chiaro da ciò quale sia la costituzione migliore e per quale motivo: quanto alle altre costituzioni, giacché diciamo che ci sono più forme di democrazia e di oligarchia, non è difficile vedere quale si debba porre prima e seconda e così via di seguito secondo l'ordine, per essere l'una migliore e l’altra peggiore, dal momento che s'è delineata quella ottima. Necessariamente quella più vicina a questa sarà sempre migliore, peggiore, invece, quella che più si scosta dalla forma media, a meno che non si giudichi in relazione a un qualche presupposto: e dico in relazione a un qualche presupposto perché spesso, pur essendo una costituzione preferibile, niente vieta che per taluni un'altra giovi di più.

 

Inviato

@extermination

Per l'agiatezza il reddito di cui sopra dovremmo raddoppiarlo a parità di condizioni.

Poi incide anche il luogo in cui si vive, se in un piccolo centro o in una grande città, dove il costo della vita è più alto.

Inviato
2 ore fa, Martin ha scritto:

(Personalmente più invecchio e più sono cosciente della mia non-agiatezza, della  medietà sfuggente

Questa condizione e’ neutralizzata brillantemente dalla presenza di interessi culturali reali (non posticci o di imitazione) che danno un senso di pienezza “di livello” all’esistenza e proiettano al di sopra della classe di appartenenza.  La lettura in primo luogo. Non bastano gli hobby. 
La verita’ e’ che il vero nemico della

classe media e’ un misto fra pigrizia e soggettivita’ modesta.

il reddito c’entra poco. Anche Molti abbienti vivono nella noia, nella soddisfazione compulsiva e anestetizzante dei desideri, nelle abitudini di pari censo, disporre di denaro per una certa abilita’ tecnica o professionale puo’ non essere decisivo per la qualita’ della vita.

Quella che versa in condizioni poco brillanti e’ la classe sottostante, per ragioni di reddito, che non consente alcuna divagazione, ma anche per ragioni di formazione scolastica limitata che rende muto di significati il

mondo circostante o lo travisa in semplificazioni infondate e frustranti

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Inviato
1 ora fa, Savgal ha scritto:

Poi incide anche il luogo in cui si vive, se in un piccolo centro

Nei piccoli centri mancano molte tentazioni costose che ha la grande citta’. Se la sera non c’e’ granche’ da fare ecco la’ che sono risparmi considerevoli.

extermination
Inviato
1 ora fa, mozarteum ha scritto:

reddito c’entra poco.

Probabile per coloro che si collocano in una fascia di reddito particolarmente alta …ovvero una fascia in cui cominciano ad avere problemi nel dove e come spenderli …ovvero che con la classe media non c’entrano un fico secco.

Inviato

@mozarteum

Ciò che scrivi è vero, ma a condizione di non temere gli assilli del quotidiano e del domani e ciò avviene quando si ha reddito familiare dignitoso, un'abitazione propria e la sicurezza dell'impiego o dell'occupazione. Un reddito familiare netto superiore a 40.000 euro ritengo che sia il minimo per una esistenza dignitosa.

Un elemento che rende la vita meno angosciosa è lo stato sociale, in particolare la sanità universale.

Chi pensa che la sua esistenza non abbia senso perché non può acquistare l'auto da 70.000 euro possiamo lasciarlo alle sue angosce.

Inviato

Uno storico come Hobsbawm, che non si può certo definire di destra, sosteneva che il marxismo era riuscito a far divenire la classe operaia, che in passato oscillava tra jacquerie e sottomissione obbediente nonché tendenzialmente reazionario, in un soggetto progressista, fiducioso nel "sol dell'avvenire".

Ritengo che dissoltasi la coscienza e la solidarietà di classe e la fiducia nella guida del partito e del sindacato la classe operaia sia tornata ad essere quella antecendente al marxismo, tendenzialmente reazionario e per alcuni versi ostile alla liberal-democrazia. Più peggiorerà la condizione economica e le prospettive della classe operaia, maggiore sarà la propensione verso forme politiche più autoritarie, già oggi visibili nella simpatia verso le democrazie illiberali.

  • Melius 1
extermination
Inviato
20 minuti fa, Savgal ha scritto:

Chi pensa che la sua esistenza non abbia senso perché non può acquistare l'auto da 70.000 euro possiamo lasciarlo alle sue angosce.

Al di là dell’esempio fatto, senza senso, un tempo la classe media aveva accesso al credito con più facilità rispetto ad oggi ! Elemento non di poco conto.  

Inviato
5 ore fa, extermination ha scritto:

un tempo la classe media aveva accesso al credito con più facilità rispetto ad oggi ! Elemento non di poco conto.  

Bah, a me i soldi me li darebbero, è che poi vogliono che li restituisca! 

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Gaetanoalberto
Inviato
16 ore fa, mozarteum ha scritto:

disporre di denaro per una certa abilita’ tecnica o professionale puo’ non essere decisivo per la qualita’ della vita.

 

14 ore fa, Savgal ha scritto:

Un reddito familiare netto superiore a 40.000 euro

Avete tutti ragione ma forse c'è anche altro.

La società dei consumi ha inciso sulle aspettative, incrementando per i più soggetti ai richiami, lo stato di insoddisfazione di cui parliamo.

Una generazione fa, persone di non elevata istruzione e di reddito sufficiente al fine mese, vivevano abbastanza soddisfatti, impegnati in molte attività pratiche.

Il pezzo di terra, l'orto, il laboratorio nel garage, il lavoretto nel fine settimana.

Pochi grilli per la testa, propensione naturale al risparmio, soddisfazione nell'aver fatto fronte ai bisogni primari e secondari propri e dei familiari.

Anche chi non aveva formazione elevata, hobbies particolarmente colti, aveva un concetto di dignità dell'esistenza diverso.

Probabilmente corroborava il fatto di vivere in una società in crescita, e con prospettive di lavoro continuativo per i figli.

Le cause del malumore sono più sottili ed infide, e probabilmente ricadono proprio nel sistema di valori attuale.

 

 

extermination
Inviato
1 minuto fa, Gaetanoalberto ha scritto:

Le cause del malumore sono più sottili ed infide, e probabilmente ricadono proprio nel sistema di valori attuale.

Annamo bene. Moh, pure chi c’ ha le possibilità di fare una vita agiata è impregnato di malumore!!

ps) ma non è vero!!!

Inviato

I threads si aprono anche per osservare chi interviene e cosa scrive.

I temi dei bassi salari, si consideri che le imprese con meno di 50 dipendenti occupano 11.431.000 dipendenti e quelle con meno di 9 addetti 7.704.000, tocca la gran parte di questi lavoratori cui sono applicati i CCNL dell'artigianato. Il tema sarebbe stato considerato cruciale pochi anni fa, ma il thread ha visto un numero limitato di interventi e di forumisti, quello sull'auto elettrica sono più numerosi.

Sul tema della classe media, anche questo nel recente passato sarebbe stato considerato cruciale, il numero di interventi è stato ancora più contenuto e da forumisti che non mi pare soffrano di particolari problemi di reddito.

Quanto sopra pone un interrogativo, se questo forum può essere considerato un microcosmo che riflette la società in generale, cosa pensano (se pensano) i cittadini del nostro paese?

extermination
Inviato

In questo preciso momento storico ( da noi) portare a casa più di 2000 euro netti mese, e poter contare su un lavoro “sicuro” è diventato beneficio di pochi e con 2k mese, in molti contesti ( nuclei familiari) ci “campi” e basta ( o fatichi pure a Camparci) Lavorando in due qualcosa cambia, ma normalmente si aggiunge un figlio o due da far studiare ..


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