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Melius Club

Del comunismo (virtuale)


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briandinazareth
Inviato
5 minuti fa, Savgal ha scritto:

Warren Buffett: There’s class warfare, all right, but it’s my class, the rich class, that’s making war, and we’re winning.

 

e stanno vincendo con il consenso di chi ha più da perdere, misteri della mente umana.

mariovalvola
Inviato
3 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Penso che una mente libera resti tale sia sui social che nella società, idem la mente influenzabile e vassalla. Non c'è inoltre nulla di più irritante di una persona o utente che sapendo di non sapere cerca di esprimersi sulle cose come se invece sapesse finendo per mostrare il proprio limite e la propria supponenza con buona pace della maggior parte degli interlocutori che non captando il bluff finiscono per colmo col sostenerlo. Anche questo vale sia per la vita reale sia per la vita virtuale, le quali sono l'una la proiezione dell'altra.

Pensierino à l'après-midi d'un marxetto improvvisato e un po' fauno ma non (del tutto) scioperato... :classic_rolleyes:

In "riproduzione audio"e leggi certi salti carpiati sui circuiti audio, sulla selezione dei tubi, sul funzionamento delle 300B in OTL da 250W. Il resto, è molto all'acqua di rose.:classic_laugh:

Inviato

@LUIGI64

Ti assicuro che ignoravo l'esistenza di questo libro.

analogico_09
Inviato
59 minuti fa, mariovalvola ha scritto:

In "riproduzione audio"e leggi certi salti carpiati sui circuiti audio, sulla selezione dei tubi, sul funzionamento delle 300B in OTL da 250W. Il resto, è molto all'acqua di rose.:classic_laugh:

 

 

Su questo non ho suffcienti conoscenze per poter dire la mia, ma ti credo sulla parola... :classic_wink:

Inviato

Evitiamo di demonizzare Internet. C'è anche il buono. Poter ascoltare radio e guardare TV da tutto il mondo e contenuti  di cui non potremmo fruire altrimenti è stato un gran progresso. Per non parlare dei programmi che si trovano e che si possono scaricare gratis o a pagamento, più i siti che offrono da leggere gratis. Ci sono i social, e allora? Mica si deve partecipare se non ci si trova a proprio agio. E non ci si doveva illudere che tutti sarebbero diventati sapienti. Non lo sono diventati dopo che hanno inventato la stampa e non lo diventeranno con Internet fatta salva qualche eccezione.

Inviato

Tratto dall'epilogo (piuttosto apocalittico) del libro di cui sopra:

 

La visione manifesta dell’orrore incombente verso cui trascina la tecnologia scala la vetta dei motivi che fanno da guida al bisogno di liberarsene. Infatti, non sono solo le persone tecno-dipendenti a subire la pressione insopportabile di un’esistenza privata di contatti reali, di ambienti reali, di punti di riferimento autorevoli e disseccata progressivamente di ogni sua sensibilità: chiunque viva sotto il dominio della Macchina ne è continuamente modellato secondo la sua immagine.

Se un tempo, prima dell’avvento della civiltà, siamo stati tutti individui, e oggi, dopo essere stati ridotti nei secoli a servi, carne da macello, fedeli, massa di spettatori, utenti e pazienti siamo diventati “tester”, “cave da laboratorio”, “materiale biologico”, “macchine da interfacciare con altre macchine” (e in futuro post-umani trasformati in hardware), la possibilità di ritornare ad essere individui non è nel proseguire quella marcia funebre che ci sta spingendo verso la fine di tutto e di tutti, ma nel riconoscere che la direzione è errata così da prendere quella diametralmente opposta.

In ultima analisi, infatti, è chiaro che non è tanto la tecnologia ad essere responsabile delle condizioni attuali del mondo odierno, ma la civilizzazione/domesticazione, di cui la tecnologia è un supporto ideologico e concreto indispensabile: un fondamento. La tecnologia ci tiene in gabbia, ma è la civiltà la nostra gabbia. «Se vogliamo smantellare la Megamacchina tecnologica che oggigiorno sta divorando la biosfera, allora è necessario comprendere in che modo tale Megamacchina si è costituita, che cosa ha permesso la sua creazione e in quale maniera serve gli interessi dei reggitori e dei governatori della civiltà», hanno scritto i militanti di Green Anarchy. «Siamo esposti e fronteggiamo una grande quantità di dominazioni che opprimono la vita, quindi dobbiamo cercare di vedere ed aver presente l’intero quadro della situazione. Per una trasformazione e un cambiamento antiautoritario sono necessarie molte battaglie e tutte vanno rispettate con la consapevolezza della loro sottostante e fondamentale connessione».
Solo la distruzione delle cause della prigionia sradicherà la nostra sofferenza mettendo fine a una vita in cattività. Un’esistenza qualitativamente diversa non è un’esistenza migliorata nelle condizioni di detenzione, ma liberata da quelle condizioni. Contempla la fine degli scambi (di ogni genere) a beneficio del dono; la fine del lavoro coercitivo a vantaggio dello spirito ludico; la fine dell’obbligo a vantaggio della gioia per la responsabilità, la cura e l’attenzione altrui; la fine della gerarchia in un contesto di uguaglianza generalizzata che non reclama solo la scomparsa dello sfruttamento dell’umano sull’umano, ma anche dello sfruttamento dell’umano su tutto quel che vive: animali, minerali, piante, terre, energie della Terra, relazioni tra elementi della Terra.

...Quella metastasi inglobante che abbiamo chiamato civiltà, e che cresce giorno dopo giorno soffocando nella sua Rete l’intera vita delle persone e del Pianeta, deve essere guardata per quello che è: un retaggio di cui sbarazzarsi in fretta e senza condizioni. Anche perché, oggi, la tecnologia, fondamento di questa metastasi inglobante, è una struttura tutto sommato ancora ben visibile, ben identificabile, ben individuabile nelle sue determinanti e negli effetti sconvolgenti che produce. Ma non sarà sempre così. Se è vero quel che l’ex vicepresidente di Apple Center Donald Norman va dicendo in giro da più di vent’anni, e cioè che la tecnologia più efficiente è quella che non si vede, e che ogni tecnologia tende sempre a presentarsi inizialmente come intrusiva per poi diventare nel tempo trasparente e capace di plasmare la vita intera762, ciò vuol dire che oggi siamo solo all’inizio della deriva.

Parafrasando Günther Anders, e la sua terribile apprensione circa il dispiegarsi di quel mancato progetto di “macchinizzazione universale” pensato e voluto dal nazismo, è evidente che il peggio debba ancora arrivare. Siamo solo all’inizio della china, ma il declivio si fa ogni giorno più ripido e scosceso. La svolta digitale vi ha imposto un altro tremendo scossone di pendenza, e ormai è ovvio che i nostri passi verso la liberazione potranno essere ispirati solo da visioni che non abbiano nulla a che fare con quell’universo addomesticato che ci tiene in gabbia.

Vivere è meraviglioso: è un piacere insostituibile, una delizia ineguagliabile e una gioia immensa. Non è uno strazio da sopportare giorno dopo giorno nell’attesa di un sussulto telematico, né un intermezzo tra un “like” e un tweet. Tanto meno è un tempo insignificante da far passare in fretta o navigando spersi tra le nuvole. L’unico modo che abbiamo per tornare a vivere è quello di riprendere a farlo direttamente: tornare a lottare contro tutto ciò che ci tiene docili e nella Rete per riprenderci di nuovo in mano la nostra vita.

 

 

Inviato

Un anarco-primitivista, quelli che vorrebbero tornare a vivere nei boschi. Per tanto così meglio i social.

Gaetanoalberto
Inviato
51 minuti fa, LUIGI64 ha scritto:

Tratto dall'epilogo (piuttosto apocalittico) del libro di cui sopra:

La visione manifesta dell’orrore incombente verso cui trascina la tecnologia scala la vetta dei motivi che fanno da guida al bisogno di liberarsene. Infatti, non sono solo le persone tecno-dipendenti a subire la pressione insopportabile di un’esistenza privata di contatti reali, di ambienti reali, di punti di riferimento autorevoli e disseccata progressivamente di ogni sua sensibilità: chiunque viva sotto il dominio della Macchina ne è continuamente modellato secondo la sua immagine.

Se un tempo, prima dell’avvento della civiltà, siamo stati tutti individui, e oggi, dopo essere stati ridotti nei secoli a servi, carne da macello, fedeli, massa di spettatori, utenti e pazienti siamo diventati “tester”, “cave da laboratorio”, “materiale biologico”, “macchine da interfacciare con altre macchine” (e in futuro post-umani trasformati in hardware), la possibilità di ritornare ad essere individui non è nel proseguire quella marcia funebre che ci sta spingendo verso la fine di tutto e di tutti, ma nel riconoscere che la direzione è errata così da prendere quella diametralmente opposta.

In ultima analisi, infatti, è chiaro che non è tanto la tecnologia ad essere responsabile delle condizioni attuali del mondo odierno, ma la civilizzazione/domesticazione, di cui la tecnologia è un supporto ideologico e concreto indispensabile: un fondamento. La tecnologia ci tiene in gabbia, ma è la civiltà la nostra gabbia. «Se vogliamo smantellare la Megamacchina tecnologica che oggigiorno sta divorando la biosfera, allora è necessario comprendere in che modo tale Megamacchina si è costituita, che cosa ha permesso la sua creazione e in quale maniera serve gli interessi dei reggitori e dei governatori della civiltà», hanno scritto i militanti di Green Anarchy. «Siamo esposti e fronteggiamo una grande quantità di dominazioni che opprimono la vita, quindi dobbiamo cercare di vedere ed aver presente l’intero quadro della situazione. Per una trasformazione e un cambiamento antiautoritario sono necessarie molte battaglie e tutte vanno rispettate con la consapevolezza della loro sottostante e fondamentale connessione».
Solo la distruzione delle cause della prigionia sradicherà la nostra sofferenza mettendo fine a una vita in cattività. Un’esistenza qualitativamente diversa non è un’esistenza migliorata nelle condizioni di detenzione, ma liberata da quelle condizioni. Contempla la fine degli scambi (di ogni genere) a beneficio del dono; la fine del lavoro coercitivo a vantaggio dello spirito ludico; la fine dell’obbligo a vantaggio della gioia per la responsabilità, la cura e l’attenzione altrui; la fine della gerarchia in un contesto di uguaglianza generalizzata che non reclama solo la scomparsa dello sfruttamento dell’umano sull’umano, ma anche dello sfruttamento dell’umano su tutto quel che vive: animali, minerali, piante, terre, energie della Terra, relazioni tra elementi della Terra.

...Quella metastasi inglobante che abbiamo chiamato civiltà, e che cresce giorno dopo giorno soffocando nella sua Rete l’intera vita delle persone e del Pianeta, deve essere guardata per quello che è: un retaggio di cui sbarazzarsi in fretta e senza condizioni. Anche perché, oggi, la tecnologia, fondamento di questa metastasi inglobante, è una struttura tutto sommato ancora ben visibile, ben identificabile, ben individuabile nelle sue determinanti e negli effetti sconvolgenti che produce. Ma non sarà sempre così. Se è vero quel che l’ex vicepresidente di Apple Center Donald Norman va dicendo in giro da più di vent’anni, e cioè che la tecnologia più efficiente è quella che non si vede, e che ogni tecnologia tende sempre a presentarsi inizialmente come intrusiva per poi diventare nel tempo trasparente e capace di plasmare la vita intera762, ciò vuol dire che oggi siamo solo all’inizio della deriva.

Parafrasando Günther Anders, e la sua terribile apprensione circa il dispiegarsi di quel mancato progetto di “macchinizzazione universale” pensato e voluto dal nazismo, è evidente che il peggio debba ancora arrivare. Siamo solo all’inizio della china, ma il declivio si fa ogni giorno più ripido e scosceso. La svolta digitale vi ha imposto un altro tremendo scossone di pendenza, e ormai è ovvio che i nostri passi verso la liberazione potranno essere ispirati solo da visioni che non abbiano nulla a che fare con quell’universo addomesticato che ci tiene in gabbia.

Vivere è meraviglioso: è un piacere insostituibile, una delizia ineguagliabile e una gioia immensa. Non è uno strazio da sopportare giorno dopo giorno nell’attesa di un sussulto telematico, né un intermezzo tra un “like” e un tweet. Tanto meno è un tempo insignificante da far passare in fretta o navigando spersi tra le nuvole. L’unico modo che abbiamo per tornare a vivere è quello di riprendere a farlo direttamente: tornare a lottare contro tutto ciò che ci tiene docili e nella Rete per riprenderci di nuovo in mano la nostra vita.

Allegria!

  • Haha 1
Inviato

@Paolo 62

Balle!

Il mondo liberal era una volta .

Adesso vi sono delle situazione che estremizzando li avevi  nel 1800.

informati un poco non sarebbe male e essere un po’ più corretto 

Quando prendeva Valletta negli anni 50 ?

Dalle 20 alle 30 volte un operaio .

Quanto prende un mega dirigente oggi?

Dalle 300 alle 500 volte.

E riguardo ai social ci sono molte fake che se non ci sarà  un filtro,molti utenti crederanno di tutte le minchiate scritte.

Ammazza che mente non elastica

 

 

 

  • Melius 2
Inviato

Ma, soprattutto è auspicabile che tolgano quella fonte di altro obnubilamento collettivo, che porta il nome di religione

In un futuro non molto lontano, robot sofisticati diventeranno perfetti uomini di metallo, faranno meditazione meglio di noi, con maggiore consapevolezza dei propri stati d'animo, stati coscienza e pensieri che albergano nella loro mente nanorobotica da umanoidi evoluti

"Conosci i tuoi circuiti" sarà la nuova esortazione del Socrate di latta...

 

😑😜

Inviato

@jedi Mi sa che siamo fuori tema qua. Cosa c'entrano gli stipendi da favola dei top manager col falso egualitarismo dei social? So perfettamente di queste cose. L'Autunno Caldo è lontano, gli scioperi non si fanno più e le cose non possono andare che peggio. Non è colpa dei social, è colpa della rassegnazione o riflusso che esiste da quarant'anni almeno. Solo la paura di finire in miseria sveglia i cervelli atrofizzati e a volte neanche quella.

Inviato

@Paolo 62

E qui ti sbagli

Vi è una connessione .

Gli "influenzer" ,quasi sempre gente che vuole soldi facili senza fare un razzo, turlupinano le menti deboli con miraggi che basta dire quattro scemenze e ti pagano tanto.

Riguardo invece chi lavora SERIAMENTE ,viene sempre piu' sfruttata e non riesce molti a collegare il pranzo con la cena.

Ma adesso vedo un 2025 molto ,ma molto pericoloso, dove un delinquente condannato diventa per la prima volta presidente degli Stati Uniti,e un visionario psicolabile ,vuole intromettersi in governi che non gli aggradano ,influenzando eventuali elezioni ,facendo interviste a  partiti nazisti e proporre i suoi satelliti Star Link dove a suo piacimento potra' controllare il mondo.

E noi purtroppo avendo un governo indecente ,rischiamo di caderci dentro con tutte le scarpe .

Europa svegliati e non permettere che Trump divida come vorrebbe gli stati, per avere un continente molto debole ,e al privato Musk ,di fare il bello ed il cattivo temp

Inviato

@jedi Su questo posso essere d'accordo ma non si può tornare indietro. Internet è una realtà e non la si può abolire e se lo si facesse la stessa gente che si fa turlupinare non la prenderebbe bene. Col senno di poi si potrebbe dire che se non l'avessero resa disponibile al pubblico non ci sarebbero i social, ma non ci sarebbe neanche il buono della Rete. Quanto a Trump è stato eletto dal popolo americano e non possiamo farci niente. Comunque non credo che si prenderà la Groenlandia con la forza, se ci provasse probabilmente scoppierbbe una guerra e non so come andrebbe a finire. Musk potrà anche stare coi neonazisti ma non credo che il nazismo tornerà, la gente ne avrebbe paura.

Inviato

@Paolo 62

Sai come è salito il nazismo in Germania?

Vi era una depressione e una svalutazione ,che andavano a pagare i beni  le persone con le carriole pieni di soldi del valore di carta straccia.

Quindi è arrivato l'uomo"forte" che prometteva una nazione che ritornava forte ,dove i banchieri in mano agli ebrei ,creavano grossi problemi.

Sono passati quasi cento anni ,ma la deriva trumpiana dove tra la follia e il megalonismo vuole annettere il Canada,conquistare la Groenlandia ,che fa parte del territorio Danese e il canale di panama.

Ma questo essere spregevole ,non era quello che in 24 ore faceva finire le guerre in Ucraina e Palestina?

Gli Stati Uniti ,dove le contraddizioni sono piu' grandi di una montagna ,arrivando questo pazzo ,appoggiato da Musk ,che se vogliamo ha un capitale almeno 60 volte di Trump ,tremo al pensiero ,se solo una frazione di quello che hanno detto va in porto

 

Inviato

@jedi Su questo posso essere d'accordo ma teniamo conto che la nostra situazione non è paragonabile a quella della Germania primi anni '30, quindi il pericolo è minore.

Inviato

 

Forse non sorprende quindi che Harari tenga il proprio telefono spento, “in un cassetto”. Lo chiama “uno smartphone di emergenza” per quando viaggia all’estero, che è molto di più nell’ultimo decennio, da quando è diventato una superstar intellettuale globale. 

“È diventato davvero impossibile fare alcune cose senza uno smartphone”. Si pensa al tentativo di ordinare un taxi durante un viaggio all’estero, senza riuscirci. Quello che non gli manca dal suo schermo tascabile, tuttavia, è il flusso di informazioni che lo distraggono dal suo cervello. Si dichiara “a dieta di informazioni”.

 

“Ci sono troppe informazioni spazzatura”, dice. “È come il cibo. Per la maggior parte della storia umana, abbiamo cercato disperatamente di ottenere più cibo. E ora siamo nella situazione opposta. Dobbiamo stare molto attenti sia alle quantità ma anche alla qualità del cibo che assumiamo”.

Egli contrappone l’attenzione e la scelta attiva della “lettura” a questo “consumo” passivo e occhialuto di informazioni. È difficile immaginare che Harari faccia qualcosa in modo così sconsiderato. Ama il tempo e la pace per comporre i suoi pensieri e da tempo è appassionato di meditazione per assicurarsi di essere mentalmente sintonizzato per tenere a bada le distrazioni. “Sono appena tornato da un ritiro di meditazione di due mesi”, racconta. “Si può dire che faccia parte della dieta informativa… un periodo per disconnettersi e permettere alla mente di disintossicarsi da tutta la spazzatura che ingeriamo”.

https://www.orazero.org/yuval-noah-harari-non-so-se-gli-esseri-umani-possono-sopravvivere-allia/

---

Per questo, speriamo non venga preso per un bislacco fricchettone...

 

 

 


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