wow Inviato 21 Marzo Inviato 21 Marzo 8 ore fa, nullo ha scritto: DC e PCI erano partiti populisti Popolari, non populisti
Gustavino Inviato 21 Marzo Inviato 21 Marzo 1 hour ago, Savgal said: Un'osservazione sulle contraddizioni del populismo. Una rivendicazione da parte dei populisti dei estrema destra è in una libertà anarchica (che si coniuga con il loro volersi prostrare dinanzi al capo), con il caso esemplare dei novax. Un caso mi ha incuriosito, che riprende casi simili già avvenuti che toccano la scuola. Un'insegnante che di scuola dell'infanzia del trevigiano ha subito una serie di attacchi per la sua attività su OnlyFans, svolta al di fuori del servizio. Essere attivi su OnlyFans non ha conseguenze sulla salute del prossimo, come potrebbe avvenire nei casi di rifuto del vaccino, si pensi alla nuova diffusione del morbillo. Siamo al paradosso che si può liberamente essere veicolo di malattie infettive, con le conseguenze per il prossimo, ma non si può disporre del proprio corpo. confondi la diffusione con la sua inefficacia... piu altre cosette che ignori
extermination Inviato 21 Marzo Inviato 21 Marzo 1 ora fa, Savgal ha scritto: che si coniuga con il loro volersi prostrare dinanzi al capo), Mah! A me, sta storia dei populisti che si “genuflettono” dinanzi al “capo” senza se e senza ma ( ovvero senza far andare il cervello) convince sempre meno ( tolti i fessi)
Savgal Inviato 21 Marzo Autore Inviato 21 Marzo @Gustavino Sicuro di essere in grado di comprendere un testo di tale dimensione? 2
LUIGI64 Inviato 21 Marzo Inviato 21 Marzo Personalizzazione autoritaria “Io sono il popolo”. È questa la prima regola del populismo mussoliniano. Il Mussolini populista – e, dopo di lui, tutti i leader populisti fino ai nostri giorni – inizia da questa affermazione. Un’affermazione che sarebbe già di per sé prepotente, pretenziosa e illogica. Ma lui non si limita a questo. Del tutto indifferente al crampo logico-grammaticale in cui incorre, afferma anche l’inverso: “Il popolo sono io.” Se la prima affermazione si avventura in una sineddoche (la parte per il tutto) spropositata e già pericolosa, la seconda opera la violenta riduzione di una numerosissima pluralità alla singolarità del leader carismatico. Il termine “populista” configura uno di quei casi in cui la parola dice tutto. Tutto e niente. Ribattezzando il singolo con il nome di un’entità collettiva, riduce il tutto al quasi-niente del singolo individuo: “populista”, io sono il popolo, il popolo sono io. Questo “io” onnivoro precede ogni pensiero, argomentazione, programma; comporta una fortissima accentuazione di tipo personalistico dell’intera proposta politica. Nel caso di Benito Mussolini, l’ingresso in politica di questo “io onnivoro” viene annunciato da una rivoluzione nel linguaggio giornalistico. La si scopre se si vanno a rileggere i suoi articoli, efficacissimi, formidabili a modo loro, che rivoluzionarono il giornalismo del tempo. E, soprattutto, se li si confronta con i testi imbevuti di cultura letteraria ottocentesca che ancora dominavano la stampa italiana di inizio Novecento. ...Io. Io sono il popolo. Attenzione, come abbiamo detto di questa affermazione vale sempre anche l’inverso: il popolo sono io. Il popolo, le milioni di vite ridotte prima a massa e poi compresse dentro una sola persona. È ovvio, dunque, che basta già questa prima regola a definire il populismo mussoliniano come forte tendenza antidemocratica. Popolare, iperpopolare, quindi antidemocratica. Perché se io sono il popolo e il popolo sono io, chiunque non sia con me, chiunque non appartenga al popolo, sarà contro il popolo, fuori dal popolo, suo nemico. Fedele alla sua prima regola, il leader populista stigmatizzerà ogni posizione politica a lui contraria non soltanto come contraria agli interessi nazionali, ma addirittura come estranea alla comunità nazionale. Antitaliana, antiamericana, antifrancese e via dicendo. Ciò basterà a dichiarare illegittima, quando non illegale, quella posizione antinazionale. I suoi rappresentanti riceveranno non soltanto critiche, ma attacchi sul piano personale, saranno insultati, additati come nemici del popolo, indicati a bersagli della sua ira violenta in qualità di traditori. Nei casi estremi saranno dichiarati “uccidibili”. Polemica antiparlamentare Prima di giungere a quel punto, però, nella sua fase ascendente, il populismo mussoliniano porta con sé una accanita polemica antiparlamentare. L’attacco retorico alla democrazia passa attraverso la propaganda contro il parlamentarismo. Perché? Perché il Parlamento rappresenta la moltitudine nella molteplicità: è il luogo delle mille differenze, degli interessi contrastanti, delle tante posizioni, una contro l’altra, avversarie, distinte, irriducibili. Il Parlamento è il sacrario della lenta, lunga arte della democrazia, il tempio della sua fragile bellezza. Ma, se io sono il popolo e il popolo sono io, il Parlamento diventa, allora, una perdita di tempo, un luogo di corruzione, di degenerazione patologica, di inadeguatezza, ruberie, privilegi di casta, il centro di un inutile caos cronico. Lo attende il destino dei deboli, degli inetti. Non a caso, la violenta polemica antiparlamentare, che dipinge il Parlamento come un’inutile complicazione, un luogo di corruzione e inganno, un freno al processo di decisione politica, si ritrova all’origine di tutti i movimenti populisti, di ieri e di oggi, di destra e di sinistra. L’archetipo di ogni successivo leader populista, Benito Mussolini, già nel 1919 definisce il movimento neonato dei Fasci di combattimento un “antipartito”, formula che riecheggia identica a cento anni di distanza nel nostro presente.. Tratto da: 1
extermination Inviato 21 Marzo Inviato 21 Marzo Se sarò eletto, darò voce a chi non ne ha mai avuta una e a chi ha dei sogni, dico che non ci sono limiti a quello che si può realizzare.
nullo Inviato 21 Marzo Inviato 21 Marzo 4 ore fa, wow ha scritto: Popolari, non populisti questione di opinioni e non sono certo l'unico a pensarlo nel pci ne trovi quanto ne vuoi agli albori e pure dopo, come ora. quando si vive di promesse irrealizzabili, è difficile risultarne immuni. per la Dc la parabola è diversa.
LUIGI64 Inviato 21 Marzo Inviato 21 Marzo Ho utilizzato diverse categorie per caratterizzare il populismo al potere: la faziosità, che nasce da una concezione proprietaria dei diritti e delle istituzioni; il maggioritarismo, che distorce il principio di maggioranza per identificarlo con il potere di una maggioranza; dux cum populo, che corrisponde alla rappresentanza come incorporazione; l’antipartitismo, che è la forza trainante dell’olismo popolarista. Per dirla con le parole di Montesquieu, ho attribuito alla rappresentanza diretta la «natura» del populismo e all’avversione all’establishment il suo «spirito». L’interazione di questi fattori genera il seguente fenomeno: l’autorità quasi assoluta del pubblico nel guidare il governo impegna il populismo al potere in una campagna elettorale permanente, che il leader e la sua maggioranza conducono per dimostrare che non sono – e non diventeranno mai – un nuovo establishment. Convincere il pubblico è fondamentale, poiché la fede è per il leader populista l’unica garanzia di tenuta del potere. Infine, Internet è lo strumento che può sostituire l’organizzazione di partito nella costruzione del potere populista, che ho pertanto presentato come una forma di governo rappresentativo funzionale alla «democrazia del pubblico». Non essendo un regime a tutti gli effetti, ma una trasformazione che si produce dentro la democrazia, il populismo al potere tende ad essere precario e soggetto a due rischi di deperimento: diventare una maggioranza come un’altra o tracimare in dittatura. Servendomi di queste varie categorie, ho tracciato una fenomenologia del populismo delineando quattro inevitabili tendenze e scenari: Il populismo è refrattario alle tradizionali divisioni partigiane e contempla solo il dualismo di base tra la gente comune e l’establishment. Questo dualismo si traduce in una dinamica di tipo schmittiano o in un antagonismo che trascende le ideologie e nel quale ciò che conta è la posizione delle parti in causa rispetto all’esercizio del potere statale. Il dualismo tra i molti e l’establishment forgia la retorica di tutti i populismi, a prescindere dai contesti specifici. Ciò rende il populismo un esempio di unificazione (della parte per cui pretende di governare) e di sostituzione (delle élite esistenti). È insofferente delle regole e delle procedure utilizzate dalla democrazia rappresentativa, perché è insofferente del pluralismo. Il populismo conquista il potere attraverso la competizione elettorale, ma usa le elezioni come plebisciti per dimostrare la forza del vincitore. Il voto rivela ciò che esiste già: il popolo «vero». Quando è al governo, il populismo può cercare di costituzionalizzare «la sua maggioranza». Lo fa dissociando «il popolo» da qualsiasi pretesa di imparzialità e mettendo in scena l’identificazione di una parte (il popolo «vero») con il legittimo sovrano (pars pro parte). Qualora riuscisse nell’intento, il costituzionalismo populista colmerebbe la distanza tra legge costituzionale e legge ordinaria – una distanza che è il perno della democrazia costituzionale. In breve, costituzionalizzerebbe una specifica maggioranza. Il populismo opera questa trasformazione dopo aver respinto l’idea della rappresentanza come articolazione elettorale di rivendicazioni e interpretazioni partigiane, a favore di una rappresentanza come incorporazione di svariate rivendicazioni in un leader, che diventa la voce del popolo «vero». La rappresentanza diretta che sigilla l’unità di leader e popolo situa nell’audience la fonte più autorevole di legittimità, indebolendo il ruolo degli intermediari politici (partiti organizzati e controlli istituzionali) e consentendo al leader di rafforzare l’istanza di contrapposizione all’establishment. La propaganda è una componente essenziale del populismo al potere, definibile come una campagna elettorale permanente. Il populismo interpreta la democrazia come maggioritarismo radicale. Risolve in questo modo l’indeterminatezza e l’apertura che sono tratti salienti del popolo democratico con il risultato di asservire il potere dello stato alla parte che il leader incarna. L’esito finale è un radicale fazionalismo, un’ammissione senza infingimenti del fatto che la politica è una guerra più che un gioco, una questione di vincitori e vinti, senza alcuna fictio di universalismo e generalità. Il populismo è celebrazione del disincanto politico: la fine di tutte le utopie e idealizzazioni. Rappresenta la vittoria di una visione iperrealista e relativistica della politica come costruzione ed esercizio del potere che ha nella vittoria la sua legittimità. Questi quattro scenari sono presenti quando è presente il populismo. Il quale è più di un semplice movimento di contestazione o mobilitazione e non deve dunque essere confuso con i movimenti popolari che spesso sorgono nella società civile[1]. Il populismo è un movimento di contestazione dell’establishment politico, ma aspira a conquistare la maggioranza per governare con ambizioni illimitate, pur senza revocare le elezioni o eliminare gli avversari, dei quali ha anzi bisogno come di un tonico. Gli aspetti «benigni» del populismo al potere comprendono l’irrilevanza dell’opposizione e l’umiliazione delle minoranze, non la soppressione; la permanente propaganda contro gli avversari rafforza smisuratamente il potere del suo messaggio, che domina l’opinione pubblica.... Estratto dall'epilogo del testo:
Savgal Inviato 21 Marzo Autore Inviato 21 Marzo @LUIGI64 In un suo saggio lo storico Aurelio Lepre sosteneva che Mussolini ha lasciato in eredità alla destra italiana il populismo. 1
nullo Inviato 21 Marzo Inviato 21 Marzo Questa distorsione per cui il populismo sia solo di destra, cozza con la realtà. america Latina, eh beh… è lontana. ma l’abbiamo in Spagna, in Francia, si è affacciata in Germania e l’abbiamo in Italia, il secondo partito dello schieramento oggi a sinistra, in diversi dei cespugli, senza contare diversi personaggi appartenenti al primo. quindi ne esisterebbe uno buono?
extermination Inviato 21 Marzo Inviato 21 Marzo 3 minuti fa, nullo ha scritto: Questa distorsione Non fare l’indisciplinato e studia 😭
nullo Inviato 21 Marzo Inviato 21 Marzo 26 minuti fa, extermination ha scritto: Non fare l’indisciplinato e studia Sempre disponibile a imparare. ora, che qualcuno lo neghi o meno, come ho già scritto, la collera, la frustrazione, il senso di rivalsa, erano capitalizzate dalla sinistra in maniera quasi esclusiva fino ad qualche decennio fa. oggi non più, ma non è esclusiva della destra, basta guardare il panorama politico e non solo quello italiano, e più resistenza al cambiamento si oppone e peggio evolve la situazione, fino a creare instabilità in ambiti fino ad oggi apparentemente immuni, vedi Francia. non mi dirai che Melenchon non sia populista, e sommato alla Le pen vedi quali numeri si raggiungono. 5 stelle, cespugli e… in modo analogo. puoi confutare e dire quel che pensi. dimenticavo, è pure facile capire perché non sia più capitalizzato esclusivamente dalla sinistra la voglia di cambiamento.
extermination Inviato 21 Marzo Inviato 21 Marzo @nullo Io vedo un popolo eterogeneo ed un populismo eterogeneo vedi ad esempio il reddito di cittadinanza introdotto dal populista Conte, fatto quasi a pezzi dalla populista Meloni. Persone diverse, con visioni diverse della società e diverso populismo.
nullo Inviato 21 Marzo Inviato 21 Marzo @extermination il che è normale dato il momento. e se ne hai voglia puoi andare a ritroso fino a trovarne altri.
Ivo Antonio Inviato 21 Marzo Inviato 21 Marzo 15 hours ago, P.Bateman said: Ai loro tempi DC e PCI erano partiti populisti ma guidati da persone di alto livello. Si attenevano più o meno ai dettami della costituzione. Fascismo e nazismo per governare hanno sciolto i rispettivi parlamenti. I populisti non lo faranno. Cercano di cambiare articoli della costituzione, limitare la divisione dei poteri, dare più spazio all'esecutivo e meno agli altri, governare a suon di decreti legge sminuendo l'importanza del parlamento L'opposizione ha il compito di fare l'opposizione, non solo di fare scrivere alla propria stampa che sono indignati. Il populista per eccellenza in USA può dire tanto ma deve attenersi agli equilibri del suo sistema democratico. Fino adesso non è riuscito a smontarli e difficilmente ci riuscirà per realizzare i suoi desideri.
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