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Enorme blackout in tutta la Spagna, in Portogallo e in Francia


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maurodg65
Inviato
42 minuti fa, wow ha scritto:

Il periodo è per me poco comprensibile. Cmq nessuno punta a raggiungere una produzione del 100% da rinnovabili. Non so dove hai letto questa notizia. Eliminare il nucleare potrebbe essere una scelta politica perché il nucleare costa e comporta una dipendenza da approvvigionamenti, tralasciando gli altri problemi noti.

https://www.lifegate.it/spagna-energie-rinnovabili-2050
La Spagna vuole il 100% di rinnovabili entro il 2050

 

https://www.qualenergia.it/articoli/spagna-punta-rinnovabili-chiudera-centrali-nucleari-entro-2035/

La Spagna punta sulle rinnovabili: chiuderà tutte le centrali nucleari entro il 2035

 

42 minuti fa, wow ha scritto:

Perché lo abbiamo detto venti volte non puoi fare "capacity market" ovvero assicurare capacità di generazione di potenza per soddisfare la domanda di elettricità in ogni momento anche durante i picchi di consumo o durante i cali di potenza delle rinnovabili con il nucleare che è "rigido". Devi lavorare con le turbogas o idroelettrico .

Questo è chiaro, mi sembrava lo

avessimo già sottolineato, ma ho scritto più volte come lo scopo del nucleare non sia quello di inseguire i picchi di richiesta di energia, ma di garantire la stabilità della rete fornendo la produzione di base del mix energetico che garantisca il

mantenimento della frequenza di rete.

42 minuti fa, wow ha scritto:

qualcuno degli "esperti" si lamentava del fatto che viene pagata, secondo lui profumatamente (i 350 euro/Mwh se li è sognati), la generazione di EE da rinnovabili anche quando non serve. 

Non è una scelta politica (è qui che incocci caro Mauro :) ) ma cinicamente economica perché l'inquinamento crea dei costi in termini di salute pubblica. Consulta le statistiche.

Permettimi ma è un problema ed una chiara scelta politica, che crea problemi nel sistema di calcolo dei prezzi dell’energia e che influenza la scelta di investimento direzionandolo dove non sempre c’è una reale convenienza economica ad investire, il nucleare è a zero emissioni come le rinnovabili ed il paese che emette meno CO2 è la Francia che ha un mix di produzione energetico basato sul nucleare.

 

Inviato

Mauro, immagino che mettendo a punto le tecniche di accumulo e con il progresso della gestione, quello di puntare per il lungo periodo (tra 25 anni) al 100% di rinnovabili, possa essere una scelta fattibile. D'altra parte il nucleare spagnolo è quasi a fine vita utile.

Soprattutto la fattibilità di scelte del genere non la stabilisce Paperino, ma fior di tecnici.  

Chi sono io per stabilire se è una stupidaggine o meno? :classic_biggrin:

33 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

ma ho scritto più volte come lo scopo del nucleare non sia quello di inseguire i picchi di richiesta di energia, ma di garantire la stabilità della rete fornendo la produzione di base del mix energetico che garantisca il mantenimento della frequenza di rete.

 

la stabilità della frequenza la garantisci anche con l'elettronica se la fai funzionare bene (stabizzatori, iniezioni di potenza reattiva ecc.: parli di questa stabilità della frequenza come se fosse un mare in tempesta e non ti dico se manca il nucleare!!! 

La rete è stabile come un orologio svizzero H24/365 anche senza nucleare, in Italia questa stabilità è garantita senza nucleare.

Ci facciamo funzionare i Thorens con questi stabilissimi e mitici 50 Hz. :classic_biggrin:

In Spagna la frequenza è scesa a zero in 5 secondi, si sono sincronizzati probabilmente con la Francia al riavvio, non con le centrali nucleari che sono partite per ultime.

Ma il problema in Spagna è successo ugualmente con il mix di cui parli.  

33 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

Permettimi ma è un problema ed una chiara scelta politica, che crea problemi nel sistema di calcolo dei prezzi dell’energia e che influenza la scelta di investimento direzionandolo dove non sempre c’è una reale convenienza economica ad investire, il nucleare è a zero emissioni come le rinnovabili ed il paese che emette meno CO2 è la Francia che ha un mix di produzione energetico bastato sul nucleare.

questi presunti problemi non li risolvi con il nucleare. Il mercato dell'energia è una cosa molto più complessa. 

Cmq, adesso c'è al governo la destra, gli ecologisti sono dispersi.

Fatela questa scelta nucleare!

 

maurodg65
Inviato
1 minuto fa, wow ha scritto:

la stabilità della frequenza la garantisci anche con l'elettronica se la fai funzionare bene: parli di questa stabilità della frequenza come se fosse un mare in tempesta. Non ne parliamo poi se manca il nucleare. 

La rete è stabile come un orologio svizzero H24/365 anche senza nucleare, in Italia la stabilità è garantita senza nucleare.

Guarda che stai travisando, il nucleare era stato preso a riferimento perché a zero produzione CO2, ma sarebbe stato lo stesso anche con le centrali elettriche a gas, in Italia produciamo così.

12 minuti fa, wow ha scritto:

Fatela questa scelta nucleare!

https://www.rivistaenergia.it/2025/03/disegno-legge-nucleare/

Inviato

@maurodg65 il disegno di legge è una dichiarazione di intenti a base di fuffa indolore a lunga scadenza: arriva prima la fusione nucleare 

  • Haha 2
Inviato

Ha ragione @Jack. Come tutte le nuove tecnologie ci vuole un po' di tempo e d'inciampi per andare a regime. Le difficoltà e i problemi si affrontano mano a mano che emergono. Non mi sembra che la prima auto a combustione sia stata una Vanquish, ma potrei sbagliare.

Si spara sulle rinnovabili per mera ideologia, sperando di buttare il bambino con l'acqua sporca.

  • Thanks 1
maurodg65
Inviato
6 minuti fa, UpTo11 ha scritto:

Si spara sulle rinnovabili per mera ideologia, sperando di buttare il bambino con l'acqua sporca.

Non si spara sulle rinnovabili, si analizza la realtà sulla base delle tecnologie esistenti, le cause che hanno provocato il blackout spagnolo sono chiare, parlare di ciò che nel futuro si potrà realizzare in via ipotetica fa il paio con quelli che parlano di fusione a freddo, al giorno d’oggi nulla di concreto e una rete nazionale non si realizza con i sogni.

maurodg65
Inviato
1 ora fa, wow ha scritto:

@maurodg65 il disegno di legge è una dichiarazione di intenti a base di fuffa indolore a lunga scadenza: arriva prima la fusione nucleare 

Il disegno di legge mira a semplificare la burocrazia necessaria a realizzare una centrale, poi vedremo.

Inviato
13 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

ciò che nel futuro si potrà realizzare in via ipotetica

Non ho parlato di future tecnologie ipotetiche. Parlo di problemi nuovi, dovuti all'applicazione massiccia di una tecnologia diversa da quanto si è usato in precedenza, ma che possono trovare soluzione nell'ambito delle conoscenze e tecnologie già esistenti. Stiamo parlando di produzione/distribuzione di elettricità, cosa che facciamo da un pezzo, non stiamo parlando delle frontiere della scienza e della tecnologia.

Se ci fossimo fermati ogni volta che s'incontrava un problema staremmo ancora nelle caverne.

 

  • Melius 1
Coltr@ne
Inviato
26 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

cause che hanno provocato il blackout spagnolo sono chiare

Ah, quindi avete risolto? Non avevo dubbi

analogico_09
Inviato
4 ore fa, maurodg65 ha scritto:

Qui io non ho ipotizzato nulla, hanno analizzato la questione degli addetti ai lavori, quelle analisi sono state riportate non era farina del mio sacco, mi pare sia stato evidenziato chiaramente nei precedenti post, ma se vuoi cercare la polemica a qualsiasi costo va bene così, oramai il mood è questo.

 

Mi chiedo perchè nel riportare le analisi altrui, sempre e solo quelle in appoggio alle tue inserrate ideologie che pur non essendo farina del tuo sacco sciorini con una verve così appuntita e battente da scontro politico, da sembrare che voglia farle tue in una sorta di processo identificativo appassionatamente simbiotico. Verrebbe voglia di rispondere, sebbene incondiviso, in virtù del tuo "coraggio" nel metterti in discussione dopo aver non di rado stra o sottocapito l'"agenzia", con un bel bravo ed un Ole! :classic_biggrin:

maurodg65
Inviato
6 ore fa, Coltr@ne ha scritto:

Ah, quindi avete risolto? Non avevo dubbi

Hanno risolto i tecnici, sono loro che hanno capito a cosa fosse dovuto il blackout, cosa dovremmo avere risolto noi? 

5 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Mi chiedo perchè nel riportare le analisi altrui, sempre e solo quelle in appoggio alle tue inserrate ideologie che pur non essendo farina del tuo sacco sciorini con una verve così appuntita e battente da scontro politico, da sembrare che voglia farle tue in una sorta di processo identificativo appassionatamente simbiotico.

Guarda che tra noi due chi fa una battaglia esclusivamente politica ed ideologica, sei tu io sull’argomento non ho pregiudizi di sorta e le cose riportate sono semplicemente l’analisi tecnica del problema da parte degli addetti ai lavori, per quanto mi

riguarda c’è solo la volontà di capire e quanto riportato lascia poco spazio alla fantasia. 
L’unico processo identificativo quindi può essere il tuo che sull’aspetto tecnico non hai scritto nulla limitandoti alla propaganda politica ed all’attacco personale.

maurodg65
Inviato
6 ore fa, UpTo11 ha scritto:

Stiamo parlando di produzione/distribuzione di elettricità, cosa che facciamo da un pezzo, non stiamo parlando delle frontiere della scienza e della tecnologia.

Se ci fossimo fermati ogni volta che s'incontrava un problema staremmo ancora nelle caverne.

Stiamo parlando di integrare in una rete elettrica delle fonti di energia relativamente nuove, la gestione della energia prodotta rinnovabili è un problema recente nelle quantità oggi prodotte che si stanno immettendo in rete ed a differenza delle produzione di energia elettrica tradizionale, con le centrali a gas ed il nucleare, hanno il problema di essere prodotte come corrente continua e non alternata, devono quindi essere convertite in alternata per essere successivamente immesse nelle reti nazionali e trasportate, da qui è nato il problema del blackout spagnolo.

Se poi sul piano tecnologico nel tempo il problema potrà essere risolto lo vedremo, ma la scelte progettuali di oggi si devono fare con le tecnologie esistenti e non con quelle ipotetiche di un futuro remoto. Avete perculato continuamente e giustamente Salvini quando parlava di nucleare di quarta generazione quando non esisteva ancora nulla al riguardo, ora siete diventati esattamente come lui e vi aggrappate nei ragionamenti a tecnologie ancora inesistenti per risolvere problemi che dovete affrontare oggi, con l’aggravante che Salvini produceva solo parole a vuoto, voi con l’approccio ideologico rischiate di provocare i disastri a cui abbiamo assistito in Spagna.

Inviato

 

Molto probabilmente non lo ammetterà mai, ma il premier spagnolo Pedro Sanchez sa benissimo che i motivi del blackout che hanno messo in ginocchio il Paese sono da ricondurre al modello elettrico spagnolo, costruito su una abbondanza di fonti rinnovabili (e questo è un bene), ma con due grandi limiti.

1) Un sistema inadeguato che non dispone dei sistemi per gestire il paracadute offerto da centrali a gas, idroelettriche e tutte quelle fonti programmabili necessarie a intervenire in caso di crisi; 

2) una rete che necessita di grandi investimenti che la rendano più moderna ed adeguata alle fonti intermittenti.

La necessaria corsa alle rinnovabili. In Europa la Spagna ha sviluppato più di tutti la produzione da fonti rinnovabili, con una conseguente diminuzione della generazione da fonti termiche.

Vantaggioso, ma imprevedibile. Si tratta di un passaggio ambientalmente ed economicamente vantaggioso per tutti, ma che per essere gestito ha bisogno di un sistema che sappia attutire gli sbalzi delle fonti rinnovabili non programmabili.

La duttilità del gas. A differenza delle centrali a gas che possono essere accese e spente come un fornello, l’energia che arriva dal fotovoltaico e dall’eolico non è regolabile e dipende dalle condizioni atmosferiche.

L’eccezione. L’unica fonte rinnovabile gestibile è l’idroelettrico perché il flusso di acqua può essere fermato o liberato a seconda della necessità.

Come funziona la rete. La variabilità delle fonti rinnovabili deve essere gestita bene. Se nella rete entra troppa energia, la rete scoppia. Se ne entra poca, cede. E’ un po’ come la pressione nel corpo umano o l’acqua nelle tubature.

Per essere in equilibrio la rete deve quindi avere una frequenza stabile compresa tra 47,5 e 51 Hz. (? Nota mia) Diversamente avviene un blackout.

La situazione della rete spagnola al 28 aprile. Nei giorni precedenti il 28 aprile si stavano già verificano forti oscillazioni di frequenza e quel giorno la situazione in entrata della rete spagnola era la seguente: 18.000 megawatt provenivano da impianti fotovoltaici, 3.500 dall’eolico, 3.000 dall’idroelettrico, 3.000 dal nucleare, 2.000 da autoproduzione, 1.500 dal termico e 1.000 dal gas per un totale di 32mila megawatt.

I consumi, invece, erano concentrati per 25.000 megawatt in Spagna, mentre venivano esportati 3.000 in Portogallo, 2.000 in Francia, 1.000 tra Baleari e Marocco e il restante per il pompaggio dell’idroelettrico.

Il peso delle rinnovabili. Da questi numeri si capisce bene come il 28 aprile le fonti rinnovabili pesassero per il 79,6% della produzione di energia, molto, ma non qualcosa di insostenibile se il sistema avesse avuto a disposizioni dei freni sufficienti per gestire le oscillazioni di frequenza.

Il modello spagnolo. Quanto alle rinnovabili, il sistema spagnolo prevede che siano energie Must run, ovvero che debbano essere messe a ogni costo nel sistema perché per il consumatore finale comportano una riduzione notevole del prezzo.

E in un sistema di questo tipo può succedere che i produttori di energia che utilizzano centrali a gas preferiscano tenerle spente piuttosto che farle lavorare in perdita, perché non possono competere con i prezzi delle rinnovabili: a quelle condizioni non verrebbe nemmeno coperto il loro costo di produzione.

Senza freni. Il risultato è che senza le centrali di regolazione (a gas, idroelettriche, ecc.) che garantiscono un apporto costante - e di emergenza - e senza una rete adeguata per gestire le oscillazioni per esempio attraverso i compensatori capaci di regolare la frequenza, può succedere quello che è accaduto il 28 aprile.

Il gestore non sapeva cosa stava accadendo. La rete non è stata all’altezza della situazione. Di certo, sarebbe servita una maggiore digitalizzazione: chi l’ha gestita nei giorni dell’emergenza non riusciva a rintracciare ben il 40% della produzione da rinnovabile. Non sapeva quindi cosa stava accadendo in rete.

Il blackout. Nel momento in cui l’oscillazione non è stata più gestita, è arrivato il blackout, perché gli impianti si sono staccati autonomamente dalla rete per evitare danni. Si sono scollegati 15mila MW prodotti da impianti fotovoltaici e le stesse centrali nucleari hanno attivato le procedure di emergenza, lasciando il Paese senza elettricità.

Parte piano. La ripartenza poi è stata più lenta, perché riavviare le centrali nucleari o le rinnovabili che non ripartono a comando è più laborioso rispetto a riaccendere le centrali a gas, che possono essere riattivate in tempi brevi se sono ‘calde’ (quindi accese anche se non a pieno regime). In questo caso erano addirittura ‘fredde’ e quindi con tempi di reazione lunghi.

La sicurezza. Non c’è dubbio che la transizione verso le fonti rinnovabili debba procedere spedita, ma va gestita in sicurezza. E forse non si può ancora lasciare spenta – guardando solo ai prezzi e non alla tenuta generale del sistema - la duttile produzione a gas, rimanendo senza un paracadute in caso di criticità.

Le fonti programmabili. Oggi accanto a solare ed eolico servono ancora le fonti ‘programmabili’ che possono essere gestite a comando (impianti termici ma anche l’idroelettrico con pompaggi e batterie) e una rete sempre più moderna ed efficiente.

Lo sviluppo della rete. L’ammodernamento della rete passa dagli investimenti che nel settore elettrico sono remunerati in bolletta. Il sistema tariffario spagnolo, tra l’altro, prevede un Cap sugli investimenti e, per questo, vanno programmati e gestiti secondo una attenta calendarizzazione.

Il dilemma. Se l’energia viene pagata poco (e in Spagna il costo al megawattora è tra i più bassi tra i grandi d’Europa), le aziende energetiche lamentano la mancanza di capitali per investire. Ma se costa tanto si lamentano i consumatori. Il costo del blackout è stato calcolato in 40 miliardi. Ora, quanti blackout all’anno si può permettere un Paese?

La soluzione sta nel mezzo: non si possono penalizzare troppo i consumatori, ma nemmeno si possono fermare gli investimenti che sono fondamentali per una transizione sicura. Parte da qui il compromesso che deve trovare Sanchez.

.

https://www.repubblica.it/economia/rubriche/outlook/2025/04/30/news/quello_che_non_si_dice_sul_blackout_spagnolo-424158559/

 

  • Melius 1
Inviato
5 ore fa, maurodg65 ha scritto:

ideologica

Mauro il primo a mettere in mezzo l'ideologia sei stato tu in questa discussione.

captainsensible
Inviato

@wow basterebbe aggiungere delle turbogas "a ciclo aperto": se serve si accendono per il tempo necessario a far fronte ai picchi, anche se sono poco efficienti dal punto di vista energetico.

Una turbogas a ciclo aperto va in produzione in pochissimo tempo.

E comunque sembra che la rete non sia stata adeguatamente gestita, probabilmente per mancanza di esperienza su un sistema di generazione basata così pesantemente sulle rinnovabili.

CS

  • Thanks 1
Inviato

 

Blackout in Spagna e Portogallo: ecco cosa è successo

di Luca Carra

Pubblicato il 29/04/2025

 

Il 28 aprile 2025 un blackout ha paralizzato Spagna, Portogallo e parte della Francia. Le indagini escludono un attacco informatico e puntano a uno squilibrio nella rete elettrica, forse amplificato dall’alta produzione da fonti rinnovabili. Un evento che mostra quanto la transizione energetica, pur necessaria, richieda strumenti avanzati per garantire sicurezza e continuità.

 

 

Energia

Il 28 aprile 2025 un blackout elettrico ha messo in ginocchio Spagna, Portogallo e parte della Francia, con danni e perdite economiche ancora da valutare. Le cause non sono ancora del tutto chiare. Escludendo, come sembra, attacchi informatici, restano sul tavolo diverse ipotesi tecniche. Potrebbe essersi trattato di un guasto locale alla rete che si è propagato rapidamente creando sbilanciamenti che non sono stati gestiti adeguatamente. È anche probabile che le fonti rinnovabili, per loro natura non programmabili, abbiano contribuito a mandare in tilt il sistema. Gli esperti stanno ancora dibattendo la dinamica degli avvenimenti, ma qualche punto fermo comincia a emergere.

 

Cronaca di un disastro

Il blackout è iniziato intorno alle 12:30 ora locale (Madrid) di lunedì 28 aprile. In pochi istanti gran parte della rete elettrica di Spagna e Portogallo è collassata, causando l'interruzione dell'alimentazione su quasi tutto il territorio. Anche alcune zone nel sud della Francia hanno subito brevi interruzioni, risolte grazie all'intervento tempestivo dei sistemi di protezione francesi.

 

Le analisi iniziali indicano che alle 12:38 il sistema elettrico della penisola iberica è stato disconnesso dalla rete elettrica francese e quindi dal resto della rete europea. Successivamente, alle 13:30 circa, è stata ripristinata la connessione tramite una linea elettrica a 400 kV tra la Francia e la Catalogna, ma inizialmente al solo fine di risincronizzare le reti, in quanto la linea riattivata non era in grado da sola di sostenere la domanda di energia dalla Spagna. 

 

Proprio nei giorni scorsi era stato dato risalto al fatto che il 60% dell’energia elettrica immessa nella rete iberica proveniva da fonti rinnovabili: energia eolica e fotovoltaica. La parte rimanente è prodotta in Spagna da centrali convenzionali o importata dagli stati limitrofi, in questo caso dalla Francia. A causa del guasto, la connessione con la Francia è venuta a mancare, lasciando Spagna e Portogallo a gestire l'emergenza.

 

Nel corso del pomeriggio sono stati riparati i guasti ed è stata riavviata l’immissione dell’energia elettrica nella rete elettrica nazionale, operazione resa lunga e laboriosa dall’elevato numero di fonti rinnovabili da ricollegare sulla rete. Il premier spagnolo Pedro Sánchez ha comunicato in un discorso a fine giornata che circa il 50% della fornitura elettrica nazionale era stato già ripristinato intorno alle 22, 

 

Prime ipotesi sulle cause

L'origine del blackout rimane oggetto di indagine. Nelle ore successive all'evento sono emerse alcune ipotesi. La prima su un possibile attacco informatico non sembra stare in piedi, mentre più probabile è che all’origine del collasso vi sia stata una "forte oscillazione del sistema elettrico europeo", come ha riferito Sánchez. In altre parole, qualcosa ha prodotto una significativa variazione della quantità di energia presente nella rete, che per fenomeni di risonanza hanno fatto crollare l'intero sistema iberico. Si è ipotizzato che variazioni estreme di temperatura o vento possano avere indotto oscillazioni meccaniche nei cavi elettrici sospesi e che quest’ultime avrebbero aumentato (sovramodulato) la tensione dei cavi da 400 kV determinando sfasamenti e perdita di sincronismo fra sezioni diverse del sistema elettrico, che sono stati eliminati disconnettendo le reti. Tuttavia dai primi controlli, variazioni così improvvise di vento o temperatura non sembrano essersi verificate. Tra le ipotesi più accreditate rimane quindi quella di un guasto grave in territorio spagnolo, probabilmente vicino al Portogallo, a cui è seguita la disconnessione a catena su vasta scala, come ha fatto la Francia secondo le dichiarazioni del gestore di rete francese.

 

La coda lunga di un guasto locale

Per capire come un singolo evento possa degenerare in un blackout generalizzato è utile analizzare i meccanismi di funzionamento e stabilità della rete elettrica, confrontando questo episodio con casi analoghi del passato.

 

La rete elettrica continentale è, da anni, una fittissima ragnatela di linee più o meno importanti in termini di energia trasportata. Questa rete è gestita in modo dinamico e in stretto coordinamento dai vari gestori nazionali, in Italia da Terna. Se si verifica un guasto, i sistemi di protezione agiscono prontamente isolandolo e provvedendo a incanalare l’energia su altre direttrici. Ciò può determinare la sofferenza di una o più linee, soggette a sovraccarichi, che se prolungata può portare a nuove situazioni critiche o addirittura guasti, con un effetto domino. In questi casi, gli operatori di rete fanno una specie di triage delle utenze, disconnettono le linee ritenute meno importanti e cercano di fornire energia alle utenze critiche (ospedali, telecomunicazioni, organi di comando e coordinamento, ecc.). Se la crisi non viene gestita in modo appropriato si ha il collasso dell’intero sistema, ma non necessariamente la propagazione di guasti. «In fase di ripartenza è importante garantire la sincronia fra tutti i generatori connessi in parallelo» spiega Carlo Cecati, del Dipartimento di Ingegneria e scienze dell'informazione e matematica dell’Università dell’Aquila. «In presenza di migliaia di generatori di piccola taglia (in genere non più di alcuni MW) il riavvio del sistema è molto lungo, perché i generatori vanno riconnessi in sequenza. Infatti se questi iniziassero ad immettere energia elettrica con una differente frequenza e fase, si creerebbe una nuova condizione critica». 

 

Un parallelo storico utile è il blackout che colpì l'Italia il 28 settembre 2003, all'epoca il più grande mai avvenuto in Europa. In quel caso, la sequenza di eventi iniziò alle 3 di notte con la caduta di un singolo elettrodotto a 400 kV in Svizzera, nella zona del Lucomagno: un cavo entrò in contatto con un albero, provocando un corto circuito e venendo disattivato automaticamente. L'Italia in quel momento importava una porzione significativa del suo fabbisogno elettrico attraverso quella linea, perciò la sua perdita riversò improvvisamente la corrente su linee parallele dalla Francia, che in pochi minuti andarono in sovraccarico. Intorno alle 3:20, anche i restanti collegamenti con l'estero vennero meno e l'intera rete italiana si separò da quella europea.

 

Senza il supporto delle importazioni, la produzione interna italiana risultò improvvisamente inferiore alla domanda. La perdita di circa 7,5 GW di importazioni fece scendere la frequenza italiana a 49 Hz in pochi secondi; nonostante lo sgancio automatico di carichi, la frequenza continuò a calare fino al valore critico di 47,5 Hz, soglia alla quale tutti i generatori si sono disconnessi per autoproteggersi, causando il blackout. 

 

In altri casi può accadere il contrario: un eccesso improvviso di generazione in un'area isolata può far salire la frequenza oltre i limiti, portando alcuni impianti a spegnersi (protezione di sovrafrequenza) e potenzialmente invertendo il problema in un deficit successivo. 

 

«Le reti di trasmissione sono dotate di riserve primarie, secondarie e terziarie» spiega Filippo Spertino, del Dipartimento Energia del Politecnico di Torino. «Già nei primi decimi di secondo dal verificarsi di riduzioni di frequenza, interviene l’inerzia delle parti rotanti dei generatori e la riserva primaria dei grandi generatori per dare più potenza, così come dispositivi di controllo che possono inserire o togliere carico, e distacchi programmati di carichi meno prioritari quando la frequenza scende sotto soglie predefinite». Allo stesso modo, in caso di sovrafrequenza, alcuni generatori (soprattutto rinnovabili) sono programmati per ridurre la produzione o disconnettersi. Queste azioni, tuttavia, hanno dei limiti: sono efficaci per compensare squilibri moderati (fino ad alcune centinaia di MW). In eventi eccezionali come quello di ieri, la rapidità e l'entità del disturbo hanno probabilmente superato la capacità di compensazione immediata del sistema automatico, innescando il collasso.

 

Qualcosa di simile potrebbe essere accaduto il 28 aprile in Spagna e Portogallo.

 

Il nodo del bilanciamento e il ruolo delle fonti rinnovabili

Un aspetto chiave emerso in questo blackout è il delicato bilanciamento tra domanda e offerta di elettricità, specialmente in presenza di elevata generazione da fonti rinnovabili non programmabili. Il blackout si è verificato verso mezzogiorno di una giornata primaverile, orario in cui la produzione fotovoltaica era presumibilmente molto alta a fronte di una domanda elettrica non di punta.

 

Negli ultimi anni Spagna e Portogallo hanno visto crescere notevolmente la quota di eolico e solare nel loro mix elettrico, con momenti della giornata in cui gran parte del fabbisogno è coperto da queste fonti verdi. Questo fatto, peraltro, ha portato ad avere in questi Paesi prezzi all’ingrosso dell’elettricità più bassi d’Europa, con notevole vantaggio per le rispettive economie. In queste condizioni la rete iberica può trovarsi in esubero di generazione rinnovabile, rendendo necessaria l'esportazione di energia in eccesso verso l'estero o la riduzione della produzione rinnovabile per mantenere l'equilibrio.

 

È plausibile che poco prima del blackout del 28 aprile la Penisola Iberica stesse esportando energia verso la Francia (o riducendo al minimo la produzione convenzionale) a causa dell'abbondante produzione solare ed eolica di metà giornata. Se l'evento iniziale ha causato la separazione improvvisa dalle linee con la Francia, quell'energia in surplus non ha più avuto sbocco: in un istante la Spagna è passata da uno scenario di equilibrio, grazie alla possibilità di esportare energia, a una situazione di isolamento dove la generazione superava nettamente i consumi interni. La troppa offerta avrebbe fatto impennare la frequenza oltre il valore nominale di 50 Hz.

 

Di fronte a una sovrafrequenza improvvisa, i sistemi di controllo hanno reagito riducendo la produzione, e così si è passati da un eccesso a un deficit grave di generazione, producendo quella "forte oscillazione" del sistema descritta dalle autorità.

 

Qui emergono i limiti delle fonti rinnovabili attuali nella gestione della rete: esse sono collegate alla rete elettrica tramite inverter elettronici che, a differenza dei generatori tradizionali (turboalternatori di centrali termoelettriche o centrali idroelettriche), non hanno inerzia. Un basso livello di inerzia significa che la frequenza di rete cambia velocemente in seguito a uno squilibrio, lasciando meno tempo ai controlli per correggere la rotta. 

 

Lezioni per il futuro

L'ampia penetrazione di fonti rinnovabili nel sistema iberico potrebbe aver giocato un ruolo nell'evento, non come causa primaria del guasto ma come fattore di contesto che ha influenzato la risposta dinamica della rete. Un eccesso momentaneo di generazione rinnovabile nel sistema ha probabilmente amplificato lo squilibrio al momento della separazione dalla rete europea, e la bassa inerzia di sistema ha reso più rapida la cascata di eventi.

 

Se è vero che l'elevata interconnessione europea ha permesso di confinare il collasso all'area iberica e di fornire rapidamente assistenza di emergenza attraverso le frontiere, è anche vero che la dipendenza reciproca può innescare un effetto domino catastrofico se più livelli di sicurezza falliscono simultaneamente.

 

In attesa di conoscere nei dettagli cosa sia successo, l'incidente di ieri ci ricorda che la transizione energetica in corso, per quanto necessaria e conveniente, è anche costellata di sfide tecnologiche che evidenziano la necessità di investire in strumenti di stabilizzazione avanzati man mano che la transizione procede. 

 

«Per rendere la rete più robusta, in presenza di una quota importante di rinnovabili, si richiede l'installazione a breve termine di compensatori sincroni, come sta già facendo Terna in Italia, capaci di aumentare l’inerzia globale del sistema, seguiti da supercondensatori, batterie elettrochimiche e, dove possibile, impianti idroelettrici di pompaggio», sottolinea Filippo Spertino.   

 

«La presenza di sistemi di accumulo (idroelettrico, batterie) potrebbe eliminare il problema o comunque limitarne la propagazione. Una soluzione consiste anche nello strutturare il sistema energetico in più microreti, ciascuna autonoma rispetto alle altre ma interconnessa al resto del sistema, in modo da scambiare energia o prelevarla in caso di necessità. Un’altra soluzione sarebbe di introdurre nella rete stabilizzatori statici, capaci di smorzare le oscillazioni e quindi ridurre drasticamente la possibilità di propagazione del danno. Di certo, l’utilizzazione delle fonti rinnovabili richiede un ripensamento profondo di come le reti elettriche sono concepite e gestite», conclude Carlo Cecati. 

 

https://www.scienzainrete.it/articolo/blackout-spagna-e-portogallo-ecco-cosa-successo/luca-carra/2025-04-29

Inviato

@captainsensible ho notato che sei probabilmente un addetto ai lavori e ho letto che qualche post addietro hai definito le centrali modulari o di "quartiere" (scusa le imprecisioni) una stupidaggine o qualcosa di simile.

Se hai tempo e voglia, puoi chiarire qual è lo stato dell'arte del nucleare "sostenibile"?


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