Savgal Inviato 8 Agosto Autore Inviato 8 Agosto Un corollario al modello keynesiano rovesciato, ossia al debito privato per sostenere i consumi. Nel modello keynesiano la spesa pubblica, peraltro destinata ad investimenti pubblici, deve svolgere un ruolo anticiclico. Preso atto della instabilità ciclica dell'economia capitalistica, l'intervento pubblico svolge una funzione anticiclica, ossia interviene quando consumi ed investimenti rallentano e accumula risorse quando queti si espandono. Il modello keynesiano rovesciato interviene sui consumi con l'incremento del debito dei privati e si sostiene con il continuo incremento dello stesso debito. Non svolge quindi la funzione anticiclica, quindi temporanea del modello di Keynes. Il quesito è fino a quando i cittadini statunitensi (e non solo) potranno continuare ad indebitarsi? Cosa accadrà quando un numero sempre maggiore di loro non sarà in grado di onorare i debiti? (Relata refero: quando sono in difficoltà nell'onorare il debito gli statunitensi sono invitati a rivolgersi ad un altro istituto di credito con cui sottoscrivono un nuovo mutuo ancora maggiore rispetto a quello che non sono in grado di pagare.)
nullo Inviato 8 Agosto Inviato 8 Agosto 8 minuti fa, Savgal ha scritto: Cosa accadrà quando un numero sempre maggiore di loro non sarà in grado di onorare i debiti? che qualcuno rimarrà col cerino in mano, di norma tititolari del credito, o chi aveva prestato a quest'ultimi il denaro. è sempre successo così, tranne il caso di pesanti interventi statali per chiudere qualche buco che possono avere più o meno ragione d'essere. quale sia la novità, forma e grandezze a parte, non si capisce.
nullo Inviato 8 Agosto Inviato 8 Agosto se poi si tiene conto che in molti casi il "prodotto" sia diventato l'accesso al finanziamento, il quadro è chiuso.
Gaetanoalberto Inviato 9 Agosto Inviato 9 Agosto 22 ore fa, nullo ha scritto: quale sia la novità, forma e grandezze a parte, Beh, la grandezza è un elemento non secondario. L’esperienza storica poi conclude per un trasferimento del rischio alla collettivitá (lo Stato), quando il soggetto privato soccombe. Tra le pieghe, rimane incollata alle mani e ben nascosta dei più furbi una rilevante quantità di denaro (anticamente si diceva profitti privati, perdite pubbliche). Al di là delle considerazioni etiche, c’è sempre la possibilitá che le crepe del sistema una volta tanto lo facciano crollare davvero. Credo che la tesi di fondo sia però che una più equilibrata distribuzione della ricchezza ed una riduzione delle asperità neoliberiste darebbero migliori garanzie di benessere generale.
Savgal Inviato 9 Agosto Autore Inviato 9 Agosto @Gaetanoalberto È una tesi su cui convergono tutti gli autori dei libri letti recentemente. La quota di ricchezza si sta spostando dai salari ai profitti e ciò soprattutto a danno dei salari operai. Se in USA si vuole fare davvero qualcosa che aiuti la working class sarebbe sufficiente elevare il salario minimo di 7.5 dollari ora, inferiore a quello di fine anni Sessanta, che oggi varrebbe 10 dollari ora, a 15. La stessa discussione dovrebbe essere aperta in Italia. Ma è cosa di cui subito fortemente. Il tema uguaglianza ed equità è estraneo ai discorsi populisti.
audio2 Inviato 9 Agosto Inviato 9 Agosto negli usa hanno le gabbie salariali, cioè quello che non vogliono fare qua. ci sono stati al minimo e stati sopra i 15
audio2 Inviato 9 Agosto Inviato 9 Agosto la zona di washington e la california stanno sui 16/17 la louisiana e il mississippi stano a 7.25 il che è ovvio, come fanno altrimenti a competere
audio2 Inviato 9 Agosto Inviato 9 Agosto si, ma la mia tabella è del 2024 la california sta parlando di portarlo a 18 all' ora, magari adesso è anche già approvato. internet dice che in california i dipendenti dei fast food nazionali prendono minimo 20 dollari all' ora.
Gaetanoalberto Inviato 9 Agosto Inviato 9 Agosto 34 minuti fa, audio2 ha scritto: gabbie salariali Audio, al di là della bruttura del termine, io non (avrei avuto) nulla in contrario. Peró é importante la memoria storica: la resistenza ai salari differenziati, che potevano essere il vero volano di sviluppo del sud, la fecero i sindacati, controllati ovviamente da una forza lavoro prevalentemente settentrionale. Le motivazioni é inutile riprenderle: si parlava di equità ma in realtà c'era paura della concorrenza. Le gabbie salariali sono state riprese con tono artificialmente gutturale dal buon Bossi, che alludeva a possibili aumenti al Nord: ma tu le vedi le imprese che aumentano i salari? Col cacchio, anzi, hanno delocalizzato prima verso i paesi dell'est e poi in oriente. Quindi si è trattato di pura demagogia buona per acchiappare quelli che in siciliano chiamiamo "gli ammuccalapuni", ovvero i fessi. Edit: se può interessare ammucca significa inghiotti, mangia, lapuni significa grosse api. Ad indicare chi resta con la bocca aperta e s'ammucca tutto quel che gli raccontano. C'é poi il problema del costo della vita, perché in realtà i prezzi, complice la gdo che ha acquisito il controllo nazionale dello spaccio, si sono allineati, come i costi dell'energia e del resto, per non parlare di infrastrutture e trasporti. Ed infine il problema del tasso di disoccupazione, ovvero quanti cristi deve mantenere un cristiano che lavora. Dunque si deve sempre partire dall'equità, che ha aspetti molteplici.
audio2 Inviato 9 Agosto Inviato 9 Agosto comunque in definitiva non si sono fatte, ed è esploso il lavoro nero.
Gaetanoalberto Inviato 9 Agosto Inviato 9 Agosto 3 minuti fa, audio2 ha scritto: non si sono fatte, ed è esploso il lavoro nero. Che bisognerebbe riconoscere é sempre esistito qualunque fosse il costo del lavoro, la fiscalizzazione e l'onere contributivo, anzi, era maggiore prima...
Gaetanoalberto Inviato 9 Agosto Inviato 9 Agosto La soluzione sarebbe nominarmi dittatore, ma vi ostinate a non farlo, e io non sono un violento.
nullo Inviato 9 Agosto Inviato 9 Agosto 1 ora fa, Gaetanoalberto ha scritto: La soluzione sarebbe nominarmi dittatore, ma vi ostinate a non farlo, e io non sono un violento. io non ho problemi al riguardo. per il resto occorre sempre pensare che il divario fra un attore che vende in tutto il mondo e uno che vende solo in una provincia , deve esserci eccome se deve esserci. inutile paragonare la distanza fra il "vecchio" padrone di una piccola azienda e il suo operaio, con quello di una multinazionale. la differenza grande ci sta tutta. il problema è semmai perché un operaio, in contesto di concorrenza globale, possa aspirare ad un salario minimo che prescinda da produttività e plusvalore prodotto. pet me la discussione dovrebbe vertere su queste ultime due grandezze. per aspirare a dividersi la ricchezza, occorre prima produrla, poi scannatevi pure sul come. scarriolarla da uno all'altro dura minga.
Gaetanoalberto Inviato 9 Agosto Inviato 9 Agosto 23 minuti fa, nullo ha scritto: perché un operaio, in contesto di concorrenza globale, possa aspirare ad un salario minimo che prescinda da produttività e plusvalore prodotto. Per poter pagare i super affitti e i super prezzi, senza i quali crolla l'economia di un paese ? Invece i super prezzi degli altri beni a cosa li dovremmo obbligatoriamente collegare per verificarne la congruità? Ovvero, se in Cina un operaio è pagato 50 euro al mese e una casa costa, chessó, 30000, perché il confronto si deve fare solo sui salari ?
extermination Inviato 9 Agosto Inviato 9 Agosto Oggi come oggi il merito creditizio di un cittadino può cambiare rapidamente ( in America poi- può essere sufficiente un problema di salute per metterti sotto scacco); allo stesso tempo diventa meno facile o “più difficile” ottenere credito nel momento in cui si diventa insolventi - non per una rata pagata in ritardo, ma per difficoltà oggettive.
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