Vai al contenuto
Un grave lutto ha colpito la comunità di Melius, abbiamo perso Enrico Felici "cactus_atomo" ×
Melius Club

Una società di adolescenti


Messaggi raccomandati

Inviato

@Fabio Cottatellucci

Due esempi.

...

 

Nei panni di...:  
E se per capire meglio i figli adolescenti ci si mettesse al loro posto? Cosa provano? Quali sono i loro pensieri? Come vedono i loro genitori?  
Un laboratorio di role playing per facilitare la comprensione da parte dei genitori nei confronti dei loro figli. 
Sembra sempre più semplice comprendere l’altro quando ci si mette al suo posto ma questo diventa meno immediato quando l’altro è un membro della famiglia e, ancor di più , se si tratta di un figlio/a.

...

Giochiamo a Scacchi  
Utilizzare il gioco degli scacchi per mettere a confronto genitori e figli in una partita di confronto. Il gioco e lo sport sono strumenti essenziali per la crescita personale e sociale, favorendo lo sviluppo di abilità cognitive, emotive e relazionali. Gli scacchi, in particolare, rappresentano un potente mezzo educativo, insegnando rigore logico, rispetto, concentrazione e gestione delle emozioni, valori fondamentali per le nuove generazioni. Inoltre, la dimensione ludica diventa un ponte di comunicazione tra genitori e figli, offrendo un’attività condivisibile indipendentemente da età, genere o abilità fisiche, rafforzando così il legame familiare attraverso il gioco. 

 

  • Melius 1
Fabio Cottatellucci
Inviato
1 minuto fa, Savgal ha scritto:

E se per capire meglio i figli adolescenti ci si mettesse al loro posto?

Anche vedersi in una stanza, in condizioni di serenità o meglio di allegria, e ciascuno fa l'imitazione dell'altro.
Utilissimo per vederti come ti vedono.

Inviato

domanda, ma voi siete mai stati giovani.

Inviato

Ciò che sta diventando difficile è far comprendere ai genitori che educare è anche dire dei no ai loro figli.

Inviato
4 minuti fa, Savgal ha scritto:

anche dire dei no ai loro figli.

Aggiungo, che sono importanti anche le modalità  dei dinieghi

Inviato

le modalità ma anche le circostanze, perchè un no deve essere anche capito

e le giustezza dei motivi, cioè della serie questo no perchè costa e poi il genitore

se li spende alle slot, visto anche questo.

Inviato

Aggiungo che c'è da sperare che ci sia un affiatamento tra i genitori

In caso contrario, le difficoltà si decuplicano ed il sentiero diventa stretto e impervio

 

Inviato

@LUIGI64

Le separazioni sono non poche volte farse che si trasformano in tragedie, le cui negative conseguenze ricadono sui figli .

Inviato
4 minuti fa, Savgal ha scritto:

cui negative conseguenze ricadono sui figli .

Purtroppo è proprio così 

😑

Inviato

Stavo leggendo gli interventi sul thread relativo a ciò che sta avvenendo in Francia. Tornando al tema del thread, emerge l'infantilismo degli interventi.

Ho postato l'aliquota fiscale per i redditi sotto i 28.000 euro, che in Italia (23%) è il doppio di quella francese (11%). Ho poi postato l'età pensionabile in Francia, che al momento è di 5 anni inferiore rispetto all'Italia (62 anni contro i nostri 67). Sono cifre che spiegano la difficoltà dei conti pubblici francesi. Ma quando si tratta di fatti, di cifre, la discussione langue, mentre un adulto dovrebbe partire dai fatti prima di esprimere una valutazione. Invece si esprime la valutazione, ma si ignorano i fatti, come spesso fanno i miei studenti.

La finalità non è esprimere un argomento, esaminare i fatti e proporre delle soluzioni, bensì manifestare parole da cui emerge una rabbia di cui si dovrebbe comprendere la ragione. Ho acquistato questo libro, per caprie.

image.thumb.png.5313b133d36e74e023be8ea1aec91fe5.png

Inviato

i fatti sono che la francia ha una pressione fiscale media più alta dell' italia

e infatti si sono incartati, matematico.

poi il loro sistema non lo conosco, se sia giusto o meno non lo so, vedendo

quanto contenti sono immagino di no, infine bisogna anche vedere dove li gettano

questi soldi, perchè sento sempre parlare di tanti sussidi di qua e di la. infine per la

pensione, lo dico spesso che una linea va tirata, per me i 65 restano validi per tutti,

dopo al lavoro sarebbe solo sopravvivenza o mantenimento di privilegi.

extermination
Inviato

Nel nostro paese, più che di adulti adolescenti, ci stanno adulti incapaci di affrontare la vita. Non ho numeri a riguardo. 

Inviato

“Fragile” e “immaturo” sono due aggettivi che spesso vengono associati per descrivere un adolescente, non un adulto. Ancora meno lo stato di salute di un Paese. Eppure mai come oggi, se dovessimo definire le caratteristiche distintive dell’epoca postmoderna e della società in cui viviamo, dovremmo utilizzare queste due parole.

“Fragile” deriva dal latino fragilis e significa che si può spezzare facilmente. Questa parola è a sua volta collegata al verbo frangere, che significa rompere o spezzare. Quindi “fragile” in italiano e in molte altre lingue ha mantenuto il significato di qualcosa di delicato o vulnerabile che può rompersi o danneggiarsi facilmente.

Tutti siamo stati adolescenti e sappiamo che il sentirsi fragili, vulnerabili, esposti ai cambiamenti fisici e psichici derivanti da un profondo e radicale periodo di transizione è la causa diretta dell’immaturità. Gli adolescenti stanno ancora scoprendo chi sono e cosa vogliono diventare, sono attraversati da emozioni intense e instabili che a volte sfociano in stati ansiosi o addirittura in veri e propri disturbi mentali, possono sperimentare sentimenti di solitudine e isolamento sociale, specialmente se si sentono incompresi o esclusi dai loro coetanei, sono più inclini a sperimentare comportamenti che possono mettere a rischio la loro salute pur di essere accettati. La causa, d’altronde, è ormonale. Gli sbalzi d’umore, le reazioni smisurate derivano da un’onda di ormoni che dà il via alla trasformazione fisica.

...Le conseguenze familiari e sociali dell’assenza del padre si vedono con chiarezza. Siamo circondati da ragazzi delusi, demotivati, aggressivi, senza prospettive. Utilizzando una formula di Lacan, quella dell’evaporazione del padre, lo psicanalista Massimo Recalcati ha analizzato il disfacimento paterno, sottolineando che «la domanda di padre che oggi attraversa il disagio della giovinezza non è una domanda di potere e di disciplina, ma di testimonianza. Sulla scena non ci sono padri-padroni, ma solo la necessità di padri-testimoni, di come si possa stare in questo mondo con desiderio e, al tempo stesso, con responsabilità. Il padre che oggi viene invocato non può essere più il padre che ha l’ultima parola sulla vita e sulla morte, sul senso del bene e del male, ma solo un padre radicalmente umanizzato, vulnerabile, incapace di dire qual è il senso ultimo della vita ma capace di mostrare, attraverso la testimonianza della propria vita, che la vita può avere un senso[2]»

...Prima degli anni Settanta, i genitori erano supportati dalla società e per i figli era naturale riconoscere l’autorità paterna, che era sostanzialmente quella della tradizione. Con l’arrivo della cultura americana e della ricerca sfrenata del piacere e dell’autoaffermazione, gli adulti sono caduti nel mito del giovanilismo e i genitori sono diventati amici dei figli. Ciò ha portato a una fragilità degli adolescenti e a una immaturità degli adulti.

La fragilità è determinata da molteplici fattori: indebolimento o rottura dei legami amorosi-familiari, impoverimento delle relazioni, assottigliamento delle reti di protezione sociale, intermittenza del lavoro, insufficienza del reddito, bombardamento di un’informazione frammentata che agisce sulla sfera emotiva, paura delle nuove tecnologie.

L’adulto contemporaneo è dunque un uomo fragile, abitato dal senso di precarietà e dalla sfiducia esistenziale, mascherate però da un delirio di onnipotenza per il progresso raggiunto dall’umanità.

Eppure esiste un’altra fragilità, quella che si combina con la capacità di emozione, con la percettività sensibile, con la flessibilità che consente di mantenere gli equilibri fra le varie componenti fisiche e psichiche. Sperimentare un legame con l’altro fa sentire che la fragilità dell’altro aiuta la propria fragilità. Conoscersi dentro una relazione che è possibile attivare solo attraverso la fragilità è fondamentale. E il bisogno dell’altro non è retto dal dominio ma dalla condivisione. Dunque, è possibile pensare alla fragilità non come sinonimo di debolezza ontologica, bensì come luogo dove è possibile sviluppare i valori cruciali del compatire e del convivere umano, quali la sensibilità, la delicatezza, la compassione.

Tratto da: La società adolescente (Narciso Mostarda)

Inviato

Dallo stesso testo di cui sopra, riporto delle interessanti riflessioni:

 

Esattamente ciò di cui avremmo bisogno oggi, in cui siamo circondati di padri e di madri che tentano di evitare ai propri figli l’incontro con l’ostacolo, con l’ingiustizia, con la morte, finendo per allevare quelli che Recalcati definisce figli-Narcisi, «imprigionati in una versione solo speculare del mondo».

Analizzando questa figura che caratterizza gli ultimi decenni, almeno nella parte di mondo in cui viviamo, Recalcati spiega che «il narcisismo dei figli dipende da quello dei genitori. Se un genitore assume la spensierata felicità dei suoi figli come parametro della sua azione educativa, lasciando da parte quello della trasmissione del desiderio e dell’impegno soggettivo che questa trasmissione comporta, la sua azione evapora fatalmente nel sostegno dei capricci dei propri figli. In questo modo egli è sollevato dall’angoscia di dover incarnare il limite, ma i suoi figli sono potenziati nel loro narcisismo insofferente a ogni esperienza del limite[4]».

Nessuno mette in dubbio che il primo valore che emerge pensando alla relazione padre-figlio sia il senso di sicurezza, di protezione verso le insidie che il mondo ci mette davanti. Ma un padre ha anche il compito di dare regole e farle rispettare, specialmente in un periodo di crisi e confusione come l’adolescenza. I figli non hanno bisogno di un padre amico.

Il disfacimento paterno ha molte facce. Una società senza padre è una società senza alcun investimento emotivo e affettivo, priva di processi evolutivi di identificazione e dunque carica di sentimenti e di frustrazione, impotenza e aggressività. Se da una parte la società tende a sopprimere

questa figura, dall’altra risulta incapace di modificarne l’immagine e il ruolo, alimentando nel figlio nuove fonti di angoscia. Siamo di fronte a una società piena di adulti-bambini e di bambini adultizzati. Viviamo una situazione di degrado etico espressa da crimini commessi contro i propri genitori o i propri figli insieme con una molteplicità di comportamenti che riducono l’esistenza a una continua ricerca edonistica e individualistica, sintomi di una patologia dalla quale affiora la scomparsa del padre. Avviato sul viale del tramonto, il padre non rappresenta più il modello di riferimento. Eppure, vale sempre la pena ricordarlo, la sua figura è fondamentale: è colui che agevola la socializzazione, incoraggia la crescita, avvia l’ingresso del figlio nel mondo aiutandolo nel difficile passaggio dalla sicurezza familiare alle relazioni sociali. Il padre è colui che rompe la simbiosi madre-bambino e consente ai figli di diventare grandi, di affrontare le difficoltà, di gestire e coltivare i desideri. Perciò assume un ruolo fondamentale nell’adolescenza, per consentire lo svincolo emotivo e l’autonomia, attraverso il difficile equilibrio tra il concedere libertà e il porre limiti attraverso le regole.

È interessante rileggere anche le parole che Papa Francesco ha dedicato all’assenza del padre e alle mancate responsabilità “paterne” delle istituzioni.

«In particolare nella cultura occidentale, la figura del padre sarebbe simbolicamente assente, svanita, rimossa[5]» ha detto Papa Francesco, spiegando come «in un primo momento, la cosa è stata percepita come una liberazione: liberazione dal padre-padrone, dal padre come rappresentante della legge che si impone dall’esterno, dal padre come censore della felicità dei figli e ostacolo all’emancipazione e all’autonomia dei giovani. Talvolta nelle nostre case regnava in passato l’autoritarismo, in certi casi addirittura la sopraffazione: genitori che trattavano i figli come servi, non rispettando le esigenze personali della loro crescita, padri che non li aiutavano a intraprendere la loro strada con libertà, ad assumere le proprie responsabilità per costruire il loro futuro e quello della società […]. Il problema dei nostri giorni non sembra essere più tanto la presenza invadente dei padri, quanto piuttosto la loro assenza, la loro latitanza. I padri sono talora così concentrati su se stessi e sul proprio lavoro e alle volte sulle proprie realizzazione individuali, da dimenticare anche la famiglia. E lasciano soli i piccoli e i giovani […]. È più profondo di quel che pensiamo il senso di orfanezza che vivono tanti giovani. Sono orfani in famiglia, perché i papà sono spesso assenti, anche fisicamente, da casa, ma soprattutto perché, quando ci sono, non si comportano da padri, non dialogano con i loro figli, non adempiono il loro compito educativo, non danno ai figli, con il loro esempio accompagnato dalle parole, quei principi, quei valori, quelle regole di vita di cui hanno bisogno come del pane. A volte sembra che i papà non sappiano bene quale posto occupare in famiglia e come educare i figli. E allora, nel dubbio, si astengono, si ritirano e trascurano le loro responsabilità, magari rifugiandosi in un improbabile rapporto “alla pari” con i figli. È vero che il padre deve essere anche un “compagno” di tuo figlio, ma senza dimenticare che tu sei il padre! Se tu ti comporti soltanto come un compagno alla pari del figlio, non farà bene al ragazzo. E questo problema lo vediamo anche nella comunità civile. La comunità civile, con le sue istituzioni, ha una certa responsabilità – possiamo dire paterna – verso i giovani, una responsabilità che a volte trascura o esercita male. Anch’essa spesso li lascia orfani e non propone loro una verità di prospettiva. I giovani rimangono, così, orfani di strade sicure da percorrere, orfani di maestri di cui fidarsi, orfani di ideali che riscaldino il cuore, orfani di valori e di speranze che li sostengano quotidianamente».

...Ma soprattutto si mettono in difesa dei propri figli contro i professori, producendo effetti negativi devastanti. In questa sorta di sindacalismo alla rovescia, viene vista con sospetto ogni iniziativa educativa degli insegnanti, come le note, le insufficienze, trasformate in veri e propri abusi di potere. Non c’è posto e non c’è tempo per il fallimento, la caduta, lo smarrimento, che invece sappiamo essere un ingrediente fondamentale nel processo educativo.

Nasce così la figura del figlio-Narciso. Scrive ancora Recalcati: «L’evaporazione del padre comporta l’evaporazione del peso simbolico della differenza generazionale, dunque della differenza tra genitori e figli e, in ultima istanza, dell’esistenza stessa degli adulti. Il figlio-Narciso non è allora solo il figlio autorizzato a coltivare il sogno della propria realizzazione e della propria felicità, ma è anche il figlio senza desiderio, plastificato, apatico, perso nel mondo degli oggetti, insofferente a ogni frustrazione, è il piccolo re-vampiro insensibile alla fatica dell’Altro e al suo debito simbolico[6]».

 

 

  • Melius 1

  • Notizie

  • Badge Recenti

    • Badge del Vinile Bianco
      gullaz
      gullaz ha ottenuto un badge
      Badge del Vinile Bianco
    • Reputazione
      CarloCa
      CarloCa ha ottenuto un badge
      Reputazione
    • Ottimi Contenuti
      wallace
      wallace ha ottenuto un badge
      Ottimi Contenuti
    • Ottimi Contenuti
      ferrocsm
      ferrocsm ha ottenuto un badge
      Ottimi Contenuti
    • Badge del Vinile Arancio
      Lepidus
      Lepidus ha ottenuto un badge
      Badge del Vinile Arancio
×
×
  • Crea Nuovo...