Questo è un messaggio popolare. Savgal Inviato Domenica alle 20:18 Questo è un messaggio popolare. Inviato Domenica alle 20:18 Scriveva Nietzsche: "Dove se n'è andato Dio? - gridò - ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci dette la spugna per strusciar via l'intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che si muove ora? Dov'è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all'indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione?" La metafora del filosofo coglie il fatto che la fede in Dio è le fondamenta dell’Occidente e l’architrave della coesione sociale. Alla fede in Dio sono connessi inestricabilmente due elementi che ne sono parte sostanziale. Il primo è la fede nella provvidenza. Dinanzi al male, alle ingiustizie, alla violenza, alle sofferenze, della ragione di queste in un mondo creato da Dio la fede richiamava la provvidenza, intesa come il governo del mondo e della storia degli uomini per opera della divinità, che opera secondo fini che trascendono i singoli e possono restare incomprensibili alla ragione umana. Il secondo è la fede nella vita dopo la morte. Il Credo termina con “Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.” La fede nella “vita del mondo che verrà” è indisgiungibile dalla provvidenza, è tramite essa che diviene comprensibile l’intervento del divino nel mondo e nella storia. Essa ha due aspetti, una prima è la consolazione per le sofferenze, le privazioni e il male del presente, ma ve ne è una seconda complementare alla prime, che Nietzsche coglie quando scrive della “morale del risentimento”. La fede nell’aldilà, di una vita del mondo che verrà, è debole già nei cattolici praticanti, dalle ricerche emerge che solo un quinto di loro vi crede, e quasi assente in coloro che non sono praticanti. In questi giorni sto leggendo un saggio dal titolo "Ira e tempo: Saggio politico-psicologico" di Peter Sloterdijk (di cui consiglio la lettura e da cui hanno preso spunto le considerazioni che seguono). Scrive l’autore: “Con tutto quello che si sa oggi a proposito di ciò che accadde in seguito, bisogna ipotizzare che anche la prima metà del secolo XXI sarà segnata da immensi conflitti, orditi senza eccezioni da collettivi d'ira e da «civilizzazioni» offese. Questo stato di cose fornisce un motivo in più per andare a riprendere il lavoro cui Nietzsche aveva messo mano, e per porre all'ordine del giorno una riflessione ancora più profondamente calzante sulla semina e sul raccolto dell'ira nel Moderno. Di contro agli impetuosi riassunti di Nietzsche, oggi si deve prestare attenzione soprattutto al fatto che l'era cristiana, presa nel suo complesso, non fu propriamente l'epoca dell'esercizio della vendetta. Rappresentò piuttosto un'epoca in cui si affermò con grande serietà un'etica della procrastinazione della vendetta. Non è necessario cercare a lungo la ragione di tutto ciò: ci è fornita dalla fede cristiana per la quale, un giorno, alla fine dei tempi, Dio riporterà la bilancia morale in equilibrio. Nella sfera cristiana delle idee la prospettiva di una vita dopo la morte fu sempre collegata con l'aspettativa di un pareggiamento metastorico dei mali. Per quest'etica della rinuncia alla vendetta nel presente a favore di una ricompensa da guadagnare nell'Aldilà, il prezzo fu alto e qui Nietzsche ha giudicato con chiarezza. Esso è consistito nella generalizzazione di un risentimento latente che proiettò lo stesso desiderio di vendetta conservato e il suo contrario, la paura della dannazione, nel cuore della fede, la dottrina delle cose ultime. In questo modo l'eterna punizione degli spavaldi divenne condizione per l'ambiguo arrangement degli uomini di buona volontà in circostanze cattive.” La giustizia divina nell’aldilà diviene sotto questo aspetto la proiezione del desiderio di vendetta per le ingiustizie e rinunce subite nella vita terrena. Osservato sotto questo aspetto la fede nella giustizia divina dopo la morte contiene il risentimento, il rancore per quanto subito nella vita terrena e contestualmente diviene strumento di coesione sociale, che ha consentito di accettare le disparità e le ingiustizie nonché la collocazione dei singoli nella società. Ma in una società si è secolarizzata, che ha perso la fiducia nella provvidenza e nella giustizia divina, ha ceduto l’architrave che regge la coesione sociale, per la quale è fondamentale che la “che maggior parte degli uomini si accontenti della propria sorte; ma ciò che è necessario perché se ne accontentino non è che posseggano più o meno, ma che siano convinti di non avere diritto ad avere di più." E. Durkheim. In un mondo perfettamente giusto, un paradiso in terra, il risentimento per le offese, le ingiustizie, le privazioni (vere o presunte che siano) non esisterebbero. Questo paradiso in terra è lontano dall’essere edificato, quindi il risentimento, e con esso lo spirito di vendetta, non trova più nella giustizia divina dell’aldilà una ragione per placarsi. Esso cerca lo strumento con cui manifestarsi e sfogarsi attraverso ciò che più è vicino in Terra al potere divino. Hobbes ha rappresentato questa divinità terrena nel Leviatano, il dio mortale, dotato di potere totale, assoluto, un qualcosa di molto lontano dai limiti e vincoli delle democrazie liberali. A questo dio mortale sarà affidato lo spirito di vendetta, di cui osserviamo le prime manifestazioni. 2 3
P.Bateman Inviato 22 ore fa Inviato 22 ore fa @Savgal In parte dissento da questa analisi. Le religioni hanno una indubbia funzione di collante sociale (non si vede perché sopravvivano in assenza di un qualunque riscontro fattuale), ma questo avviene anche senza una reale fede e anche senza la promessa di una ricompensa ultraterrena. Paradiso e inferno sono invenzione del cristianesimo, con la tarda postilla del purgatorio, l'ebraismo non prevede una sopravvivenza o una resurrezione, la religione greco/romana manda belli e brutti, buoni e cattivi nell'ade e solo pochi eroi sono cooptati dagli dei. Però tali religioni erano accettate in quanto manifestazione dell'ordine costituito (i romani chiamavano superstiziosi quelli che ci credevano davvero). Ergo la crisi attuale è crisi del principio di autorità più che fine delle credenze religiose. Se poi diciamo che religione e autorità sono sostanzialmente la stessa cosa (la discendenza divina degli imperatori o l'istituzione del culto del leader in diversi regimi formalmente atei è significativa)le nostre posizioni si avvicinano. Il tema merita una più profonda analisi, ma l'ora non è favorevole.
briandinazareth Inviato 22 ore fa Inviato 22 ore fa 14 ore fa, Savgal ha scritto: Ma in una società si è secolarizzata, che ha perso la fiducia nella provvidenza e nella giustizia divina, ha ceduto l’architrave che regge la coesione sociale, per la quale è fondamentale che la “che maggior parte degli uomini si accontenti della propria sorte; ma ciò che è necessario perché se ne accontentino non è che posseggano più o meno, ma che siano convinti di non avere diritto ad avere di più." E. Durkheim. però la democrazia ha funzionato molto bene in società secolarizzate e la società (in occidente e non solo) ha vissuto molto tempo con poche guerra, pochissima violenza rispetto al passato e un grado di collaborazione diffusa molto alto. a me pare che il grado di conflittualità e l'avanzata del populismo autoritario nel mondo abbia altre ragioni, il fatto che gli aspiranti dittatori usino dio come una clava mi pare più strumentale. questa tendenza antidemocratica mi sembra evidente in quasi tutte le società, quelle molto secolarizzate e quelle molto più religiose, anzi, se guardiamo da vicino, è più forte nelle seconde come negli usa (o in india, turchia ecc.) 1
ferrocsm Inviato 22 ore fa Inviato 22 ore fa 47 minuti fa, briandinazareth ha scritto: però la democrazia ha funzionato molto bene in società secolarizzate @Savgal @briandinazareth voi che avete una passione per i filosofi e la filosofia, siete stati a Modena questo weekend per il festival della filosofia? A quanto mi hanno detto (e questo mi conforta) si è vista una grossa partecipazione di persone molto più degli anni scorsi, quest'anno il tema era "paideia" che sarà mai sta paideia? Quello del prossimo anno sarà "caos" e cosa meglio di questo per spiegare il nostro tempo? E sul “caos” spiega il direttore scientifico Daniele Francesconi: “Concetto generativo ma anche dissipativo, è una categoria adeguatissima per prendere di petto la situazione di un mondo attraversato da dissoluzioni di vecchi ordini, eventi catastrofici e processi profondi di cambiamento sul piano politico, scientifico e climatico. Dalle scienze emerge un modello di comprensione dell’incertezza e dell’imprevedibilità che può riferirsi ai modelli di società oltre che ai fenomeni naturali. Tema cosmogonico per eccellenza, nella rappresentazione del caos si ritrova una genealogia culturale che non ha perso, anzi forse ha ritrovato, la sua energia”. P.S. sono andato a googlare ed ho trovato questo: Paideia" (παιδεία) è un termine greco che significa "educazione" o "formazione umana" e si riferisce all'ideale greco di formare cittadini completi attraverso un processo guidato dalla famiglia e dalla società, che include l'istruzione, lo sviluppo etico e culturale. Il concetto è stato analizzato in opere famose, come quelle dello studioso Werner Jaeger, e si riferisce a un modello di cultura che mira all'armonico inserimento dell'individuo nella società. Ma non potevano chiamarla subito "educazione e formazione umana" evitando a me dell'Itis e non del classico di andare a wikipardare?
loureediano Inviato 21 ore fa Inviato 21 ore fa Come diceva Guccini, Dio è morto nei campi di sterminio Dico io nel mio piccolissimo, Dio è morto perché ora ci sono i libri, vedi I Miserabili, i giornale e la TV, insomma, l'informazione Vedere che al mondo ci sono pochissimi che hanno tantissimo e moltissimi che hanno pochissimo. Poi la sofferenza non è più considerata un avvicinamento a Dio Insomma non è più tempo di promettere una vita migliore, quando il Cristianesimo gia al suo interno prevede privilegiati e no Tutte le fedi che fanno capo a Dio, sono piramidali nelle manifestazioni terrene dei chiamati da Dio
Savgal Inviato 20 ore fa Autore Inviato 20 ore fa Ritengo un dato di fatto difficilmente discutibile che la gran parte delle donne e degli uomini dell'Occidente, anche se si professano credenti, ritengono che Dio non intervenga in alcun modo nelle vicende umane. Devo trovare una frase di Giovanni Paolo II in cui dice che la quasi totalità degli uomini vive come se Dio non esistesse. Moltissimi di coloro che si dicono credenti sono nei fatti dei "deisti", per cui Dio esiste, ma non interviene in alcun modo nelle vicende del mondo. Gli illuministi rappresentavano Dio come il "grande orologiaio", avrebbe creato questo grande meccanismo ed avviato, senza poi intervenire sul creato. Un vero credente dovrebbe condividere invece la rappresentazione che Agostino d'Ippona aveva della creazione, in cui il tempo dei cristiani è lineare e la storia è una totalità dotata di un significato e di uno scopo. Ciò che guida gli avvenimenti è la “Provvidenza”, in uno schema di tre elementi: Eden-caduta-redenzione. La storia diviene quindi storia della salvezza. Ho serissimi dubbi che anche la maggioranza dei cattolici praticanti sia convinto in cuor suo di questa rappresentazione. 1
Panurge Inviato 20 ore fa Inviato 20 ore fa 6 minuti fa, Savgal ha scritto: una totalità dotata di un significato e di uno scopo. Mi ricorda qualcosa di più recente
LUIGI64 Inviato 20 ore fa Inviato 20 ore fa Non c'è dubbio: il traslocamento dei valori dalla sfera dell'essere e della trascendenza alla sfera dell'immanente della volontà di potenza e la connessa trasvalutazione radicale dei supremi valori costituiscono la tappa conclusiva e compiuta del nichilismo quale è stato da Nietzsche stesso descritto e interpretato. La sua proposta alternativa può ben essere definita nel modo in cui John Findlay definisce il procedere del pensiero di Heidegger per i Sentieri interrotti: "si tratta di un viaggio lungo una strada lastricata di disperazione verso una predeterminata frustrazione", o io direi, verso una predeterminata disperazione E la follia finale che conclude l'esistenza terrena di Nietzsche è come l'incarnazione emblematica di questo esito della strada del nichilismo ...Infatti, è proprio quello che Nietzsche chiama nichilismo incompleto che domina a tutt'oggi, gravido di oscure minacce e pericoli Ancora Nietzsche dice: "Contro il valore di ciò che rimane in eterno uguale a sé stesso (...) c'è il valore di ciò che è più breve e fugace, il seducente scintillio dorato sul ventre del serpente vita" ...Sono proprio questi travestimenti nichilisti dei valori supremi che sono caduti (in quanto tali) nella dimenticanza le cause profonde dei mali dell'uomo d'oggi. A me sembra di poter riassumere tali mali e i vari travestimenti nichilisti i dei valori perduti a essi connessi nel numero di dieci, nel modo che segue: Tratto da: Saggezza antica di G. Reale
Savgal Inviato 20 ore fa Autore Inviato 20 ore fa @briandinazareth Riprendendo Nietsche: A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. "Vengo troppo presto - proseguì - non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest'azione è ancor sempre più lontana da loro delle più lontane costellazioni: eppure son loro che l'hanno compiuta!". La reale secolarizzazione della società è un avvenimento recente, l'abbiamo vissuta nella nostra generazione. I miei genitori, ma anche molti della generazione precedente, erano credenti. Ma il punto è quello postato sopra, ossia che viviamo in un mondo in cui anche chi si dice credente ritiene che Dio non intervenga in alcun modo nelle vicende umane.
Savgal Inviato 20 ore fa Autore Inviato 20 ore fa @Panurge Ma costui era convinto che ciò fosse avvenuto nel suo tempo e nelle istituzioni borghesi.
Panurge Inviato 20 ore fa Inviato 20 ore fa “Personalmente dubito che l’uomo possa mai sopportare, a un tempo, una completa indipendenza religiosa ed un’intera libertà politica. E sono anche indotto a pensare che, se non ha fede, occorre che obbedisca, mentre, se è libero, è necessario che creda”. l'uomo naturalmente è quello "medio" nella visione dell'autore.
Savgal Inviato 20 ore fa Autore Inviato 20 ore fa @P.Bateman Non c'è autorità se manca il consenso, cioè il riconoscimento da parte dei soggetti a cui è rivolto il comando. La religione svolgeva un ruolo fondamentale per il riconoscimento dell'autorità, nel momento in cui gli avvenimenti umani sono ricondotti ad un disegno divino.
Savgal Inviato 20 ore fa Autore Inviato 20 ore fa @Panurge Un liberale di estrazione aristocratica. Aggiungo, il borghese colto diviene il cittadino delle democrazie liberali, con tutte le incongruenze che ne conseguono.
briandinazareth Inviato 19 ore fa Inviato 19 ore fa 58 minuti fa, Savgal ha scritto: Ritengo un dato di fatto difficilmente discutibile che la gran parte delle donne e degli uomini dell'Occidente, anche se si professano credenti, ritengono che Dio non intervenga in alcun modo nelle vicende umane. concordo, almeno per quanto riguarda l'europa, negli usa è ancora sentita l'idea dell'azione divina, anche se comunque minoritaria. però essendo il fenomeno planetario e non limitato all'occidente, questa caratteristica non riesce a spiegarlo. anzi, il paradosso è che statisticamente questa perdita della coesione sociale, della fiducia nella democrazia e istituzioni e delle conseguenti derive autoritarie, è più presente nelle fasce di popolazione tipicamente più credenti e nei paesi con maggiore religiosità e minore secolarizzazione. e non esagererei comunque la questione del collasso della coesione sociale, non è che ci fosse così tanto in passato, non mitizziamo il tempo che fu, nonostante i social e la modalità di interazione impersonale che stiamo vivendo e che penso ne siano una componente maggioritaria.
briandinazareth Inviato 19 ore fa Inviato 19 ore fa 45 minuti fa, Savgal ha scritto: Ma il punto è quello postato sopra, ossia che viviamo in un mondo in cui anche chi si dice credente ritiene che Dio non intervenga in alcun modo nelle vicende umane. è vero, ma il fenomeno è presente anche dove non c'è mai stato un dio che interviene o qualche promessa di giustizia eterna. e anche dove tantissima gente, probabilmente la maggioranza, invece crede fortemente, vedi molti paesi islamici o l'india.
Dufay Inviato 19 ore fa Inviato 19 ore fa Visto che nessuno lo ha ancora postato lo faccio io... Mi sembra d'obbligo.
31canzoni Inviato 19 ore fa Inviato 19 ore fa Lasciando stare l'oppio e le sue sovrastrutture, la crisi della democrazia mi sembra più legata a mutate condizioni economiche. Da un lato la globalizzazione ha portato benessere economico per la prima volta in tempi storici al di fuori dell'occidente, ha portato pure ricchezza in occidente, ma è mancata completamente la redistribuzione di questa ricchezza ed il suo investimento sociale oltre che di produzione. Semplificando brutalmente l'aumento delle disuguaglianze, con relativa diminuzione del welfare, dell'istruzione, degli investimenti in occidente, ha portato alla progressiva incapacità di competere. I segnali che arrivano dagli USA con le nuove chiese evangeliche, tutt'uno con la politica, sono regressivi, pre rivoluzione francese, come se ci fosse il tentativo nemmeno tanto dissimulato di procedere ad una restaurazione per riorganizzare e continuare un ordine proponendo una società oligarchica fatta di principi, vassalli e follower in luogo di quella democratica in crisi profonda e incapace di rinnovarsi. Teocrazia? Non lo so, è una suggestione ma l'impressione che le popolazioni occidentali siano i nuovi palestinesi e che le disgregande democrazie europee/nord americane siano l'Israele in piena torsione autoritaria è sempre più forte. 1
LUIGI64 Inviato 19 ore fa Inviato 19 ore fa Religiosità, o molto più probabilmente, religione strumentalizzata per fini politici e di potere... Svilita in una sua caricatura e parodia In sintesi, viene ridotta a semplice e vuota ideologia politicizzata, al servizio dell'ego e potere personale
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