loureediano Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre Diciamo che la sinistra da almeno 30 anni dei diseredati e dei mal pagati se ne è bellamente fregata.
nullo Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre 1 ora fa, P.Bateman ha scritto: Sono ateo/agnostico non militante, le religioni mi interessano come fenomeno politico/culturale. vale anche per la politica, i politici, i partiti, i militanti? chiedo per un amico
permar Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre 4 ore fa, loureediano ha scritto: Diciamo che la sinistra da almeno 30 anni dei diseredati e dei mal pagati se ne è bellamente fregata. Non so che intendi per sinistra perche' io lo sono sempre stato e mi sono sempre impegnato nel sociale a favore degli altri
LUIGI64 Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre 7 ore fa, P.Bateman ha scritto: Sono ateo/agnostico Non è che sia proprio la stessa cosa... Diciamo, un ateo moderato 😜
audio2 Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre sarei agnostico anche io, il problema sono sempre i pretazzi. prendi l' ebraismo, sono convinto che senza rabbini fin dall' inizio non sarebbe mai diventato 'sta roba qua.
P.Bateman Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre Abbiamo il latte senza lattosio, la pasta senza glutine, la coca cola senza zucchero, si potrebbe avere una religione senza preti? Non credo proprio.
Savgal Inviato 24 Settembre Autore Inviato 24 Settembre Sull’incidenza della religione sulla società sono stati scritti tanti volumi. Il più noto e citato è “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” di Max Weber. Weber sostiene nel saggio che sebbene il capitalismo sia stato determinato fortemente dalle possibilità tecniche, rifiuta che questo presupposto di tipo “materialistico” sia stato il solo ad aver prodotto il fenomeno. Weber cerca lo spirito del capitalismo in quei presupposti culturali senza di cui non si sarebbe sviluppato e li trova in particolare nell’etica puritana, con la sua dottrina della predestinazione. Tale dottrina, se da un lato comporta l’inutilità dell’attività individuale e la totale sottomissione all’imperscrutabile volontà divina, d’altra parte comporta che il lavoro, pur non potendo salvare l’uomo “torna ad incremento della gloria di Dio e perciò è da Dio stesso voluto”. Tuttavia per l’autore il lavoro del calvinista non è finalizzato al consumo, ma a provare le capacità di controllo e di sistematicità, da cui consegue indirettamente l’agire razionale. La capacità di guadagno finalizzata al reinvestimento diviene così un segno esteriore della propria predestinazione alla salvezza riscontrabile nella vita terrena (ascesi intramondana). Weber sostiene che da ciò discende l’importanza attribuita dal denaro alla cultura capitalistica. Il lavoro di Weber intendeva far emergere le correlazioni, le influenze esercitate dall’etica protestante sullo spirito del capitalismo, influenza che mantiene la sua efficacia sugli individui anche quando sono dimenticate le origini religiose del fenomeno storico specifico. Alla spiegazione materialistica di Marx, Weber contrappone, o forse sarebbe meglio dire affianca, l’influenza religiosa. L’autore non intende difatti confutare la tesi marxiana circa le origini del capitalismo, che ritiene perfettamente legittima; non ritiene legittima la pretesa marxiana di porsi come l’unica spiegazione corretta e scientifica, tacciando le altre di ideologia. Weber è chiaramente consapevole della non esaustività del suo punto di vista e alla fine del saggio rende un implicito omaggio a Marx dicendo che dovrebbe dimostrarsi “in qual modo l’ascesi protestante sia stata influenzata nel suo divenire e nei suoi caratteri dal complesso delle condizioni della società e soprattutto da quelle economiche”. Scriveva Durkheim: “In ciascuno di noi in proporzioni variabili c'è qualcosa dell'uomo di ieri; è proprio l'uomo di ieri che per forza di cose è predominante in noi, poiché il presente è solo poca cosa in confronto a quel lungo passato durante il quale ci siamo costruiti e del quale siamo l'emanazione. Solo che quest'uomo del passato non lo avvertiamo, perché è inveterato in noi; costituisce la nostra parte inconscia. Quindi tendiamo a non tener conto di esso né delle sue legittime esigenze. Al contrario, abbiamo una percezione vivida delle acquisizioni più recenti della civiltà, perché essendo recenti non hanno ancora avuto il tempo di organizzarsi nell'inconscio.” La tesi dell’incipit del thread è che questo passato oggi si è dissolto anche nell’inconscio. Il nostro tempo ha obliato il passato, l’autorità, il senso di appartenenza alla comunità, la fede religiosa, come il trionfo dell’individuo sulla società e con ciò la rottura di quei sottili legami che in passato avevano legato gli uomini al tessuto sociale. Quella trama di sottili legami era anche retta e giustificata dalla fede religiosa, sia con l’accettazione di quanto era in Terra, sia dal premio della vita dopo la morte, sia dal castigo che il Giudice supremo avrebbe inflitto ai “cattivi”. Con la morte di Dio tutto ciò cade. Sempre Nietzsche scriveva “Se vi fossero dei, come potrei sopportare di non essere Dio? Dunque non ci sono dei.” Il nostro tempo è il paradossale ribaltamento della frase di Nietzsche, ci sono tantissimi dei.
LUIGI64 Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre Bisognerebbe fare un distinguo, che spesso sfugge con tanti fraintendimenti, tra la deità dell'ego (narcisismo/fondamentalismo) e trascendenza dello stesso Le vie spirituali, non fanno altro che indicare il secondo percorso Stretto e alquanto scomodo In direzione inversa rispetto ai valori (disvalori), spesso così diffusi nella società odierna
Plot Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre Leggendo questo topic ho realizzato una sorta di sfocatura nei concetti. I primo e' quello che non si capisce di quale Dio si parli, quello dei Cristiani ? quello dei Musulmani ? quello degli Ebrei ? ( mi riferisco alle religioni principali ma non escludo nessuna di tutte le altre) Restando al fatto che ognuno e' libero di venerare il suo Dio qualunque esso sia ed escludo a priori che ci sia un Dio buono e uno cattivo oppure giusto o sbagliato. La seconda cosa che mi sfugge e' come questo Dio possa influenzare la vita terrena degli abitanti del pianeta, non puo' scegliere nel mazzo, tu si tu no, non ci sono preferenze. Credo in un giudizio finale dove tutti prima o poi dovranno fare i conti e rendere conto a qualcuno, posso immaginare non necessariamente ad un Dio in maniera specifica ma a delle entita' o ad un insieme che hanno esaminato col passar del tempo la nostra vita se e' stata giusta o meno. PS: se la morte di Dio e' una metafora sono arrivato al punto che in fin dei conti la colpa non puo' essere la sua... bensi' dell' individuo e dell' uso della vita che se ne' fatto in merito a questo enorme regalo.
nullo Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre 1 ora fa, Plot ha scritto: I primo e' quello che non si capisce di quale Dio si parli il primo è che non si capisce di quale epoca si parli. Dio non è morto di vecchiaia, è di certo morto di modernità. Ok leggere tomi sulla società di 150 orsono, ma trarne paralleli o cogliere da essi i fondamenti del divenire dai quei tempi all'oggi, sarebbe un pelino velleitario, non sarebbe stata una rivoluzione. siamo in un altro mondo e i rapporti fra uomini sono regolati in maniera tale che ogni paragone col passato è semplicemente un non senso.
LUIGI64 Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre Pur essendo in netta minoranza, continuo ad essere piuttosto convinto che qualora esistesse un Dio, sarebbe lo stesso in tutte le maggiori tradizioni religiose Diverse sono le forme e i percorsi indicati dalle stesse Potenzialmente, dovrebbe spingere alla trasformazione, o evoluzione delle coscienze Ma ci possono anche essere derive, come narcisismo e fondamentalismi, o limitarsi a semplice stampella psicologica
Panurge Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre 12 minuti fa, LUIGI64 ha scritto: evoluzione delle coscienze Lo vedi che sei evoluzionista
LUIGI64 Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre 12 minuti fa, Panurge ha scritto: Lo vedi che sei evoluzionista ☺️🤗
P.Bateman Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre 4 ore fa, LUIGI64 ha scritto: 11 ore fa, P.Bateman ha scritto: Sono ateo/agnostico Non è che sia proprio la stessa cosa... Diciamo, un ateo moderato 😜 Razionalmente agnostico, sentimentalmente ateo. 1
Savgal Inviato 24 Settembre Autore Inviato 24 Settembre @Plot L'autore citato nell'incipit rivolge la sua attenzione all'Occidente. Ma il tema è il ruolo, oggi perso, della fede come elemento di coesione sociale nonché di contenitore del risentimento e del rancore di coloro che sono più in basso nella struttura sociale. 1
LUIGI64 Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre Ma la fede o meglio la trascendenza, può essere limitata a strumento per superare il rancore che alberga nei meno fortunati dal punto di vista sociale... E' una ipotesi, a dir poco riduttiva 1
Plot Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre 1 ora fa, nullo ha scritto: 2 ore fa, Plot ha scritto: I primo e' quello che non si capisce di quale Dio si parli il primo è che non si capisce di quale epoca si parli. Dio non è morto di vecchiaia, è di certo morto di modernità. ...allora se ho capito bene, stiamo dicendo la stessa cosa, quindi i tomi sono fallaci o quantomeno fotografano il fenomeno relegandolo alla sfera della societa' attuale. Detto questo non credo neanche che se la questione e' legata ad un epoca, riferita a quella attuale che la colpa non puo' ricadere su un "Dio" metaforicamente morto bensi' sui singoli individui.
nullo Inviato 24 Settembre Inviato 24 Settembre @Plot quanti potevano essere gli individui liberi dai bisogni primari 150 anni orsono, quale percentuale potevano rappresentare? quanti oggi sentono il bisogno di pregare Dio per mettere qualcosa in tavola. vuole essere solo un esempio di quale rivoluzione abbiamo vissuto in questa epoca. quante persone oggi sono costrette a piegarsi ad una persona o gruppo di persone di potere per vivere la normalità di questo tempo? ovvio che questo abbia conseguenze per chi in precedenza poteva avanzare pretese sui tantissimi ultimi.
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