Velvet Inviato 19 Agosto 2021 Inviato 19 Agosto 2021 Come sappiamo quest'estate in Sardegna sono bruciati ettari ed ettari di bosco, pascoli e macchia mediterranea. Questo articolo mi ha fatto drizzare le antenne: https://www.repubblica.it/green-and-blue/2021/08/19/news/incendi_sardegna_no_al_rimboschimento_aiutare_la_resilienza_dei_boschi-314535942/?ref=RHTP-BG-I294524205-P10-S2-T1 Sedicenti botanici sardi affermano che non bisogna più rimboschire, semmai "diversificare" lasciando che ciò che resta ricresca da solo (se ricrescerà) e il resto bisogna destinarlo a vigneti, pascoli e piantagioni di uliveti. Ora, io amo molto la Sardegna, la mia compagna è mezza sarda, conosco abbastanza bene la regione e il suo popolo fiero (a volte fin troppo) ma anche testardo, campanilista e spesso ingenuamente autolesionista. Sicuramente una delle regioni più belle d'italia (per me la più bella per varietà e conservazione del paesaggio) che nel corso dei decenni si è fatta colonizzare economicamente (prima dallo stato poi dai palazzinari caciaroni della costa smeralda) e solo ora sembra aver trovato una propria strada vocata ad un turismo più sostenibile, specie in zone ancora abbastanza vergini. Leggendo quell'articolo però sento puzza di speculazione, di assalto a terre che devono essere rese produttive a colpi di falò. Spero tanto di sbagliarmi. 1
audio2 Inviato 19 Agosto 2021 Inviato 19 Agosto 2021 c'è anche da dire che il rimboschimento è un business, che quindi va creato. il ragionamento non è sbagliato in se, un bosco spontaneo è molto più duraturo e resistente di uno impiantato, solo che ci vuole molto ma molto molto molto più tempo che si riformi. da noi comunque ci sono delle leggi che se prende fuoco un' area forestale dopo non si può più costruire niente per un tot di anni, non ricordo quanti. laggiù non ho idea di come siano le normative.
wow Inviato 19 Agosto 2021 Inviato 19 Agosto 2021 Non mi è nuova questa tesi, ne sentivo parlare in occasione degli incendi australiani.
Martin Inviato 19 Agosto 2021 Inviato 19 Agosto 2021 Da tener presente che un bosco di prima generazione post-incendio è fatto sopratutto di polloni basali e ricacci dalle ceppaie. L'aspetto estetico è molto diverso dal bosco iconografico tradizionale, almeno per le latifoglie. Si deve attendere, per così dire, la "seconda generazione". Poiché le fasi di accrescimento e competizione naturale non sono ovviamente contemporanee per tutti gli esemplari, non è azzardato ipotizzare un tempo di restituzione alle condizioni ante-incendio di due o tre volte superiore a quello ottenibile con piantumazioni mirate e svellimento di buona parte delle ceppaie arse. E' anche vero che un bosco riemergente da un incendio ha comunque un valore naturalistico che potrebbe essere valorizzato con attività a basso impatto. Purtroppo (e non solo per la Sardegna) i tempi di ripristino sono superiori di almeno un ordine di grandezza a quelli di permanenza degli enti decisionali / politici. Si rischia che le azioni impostate con obiettivo a 50-100 anni siano vanificate da varianti successive, ripensamenti, opportunismi, etc.
leoncino Inviato 20 Agosto 2021 Inviato 20 Agosto 2021 Lo dico da decenni per amicizia con una guardia forestale, un alto graduato, gli incendi servono al rimboschimento, non avete idea di quanti interessi gravitino sul rimboschimento. Dall'operaio in genere giovani senza lavoro, a chi gestisce il rimboschimento a chi le piante le produce. Di tutti i soldi che tutto ciò costa poco finisce nel costo materiale, il grosso va in provvigioni e bustarelle. Dove brucia, almeno che non sia un agrumeto, un uliveto, insomma una coltura umana, il bosco non va assolutamente toccato, ci penserà la natura. I soldi vanno impiegati per la prevenzione e l'acquisto di aerei non in piantine messe in fila per 3
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