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Melius Club

La fraternità al centro dell’economia


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Inviato

La fraternita’ presuppone buona fede, correttezza e misura

Inviato

(che brutto termine: fraternità...).

Ci sarebbero varie considerazioni da svolgere, a parte che se di economia si parla, l'economia si regge su leggi precise... se invece si parla (come credo) di più equa distribuzione delle risorse direi che se la chiesa, cristianamente ed evangelicamente, liquidasse un terzo soltanto del proprio patrimonio complessivo, probabilmente si risolverebbero buona parte dei bisogni dei poveri (non dei paesi  poveri generalmente governati da delinquenti che sono i primi affamatori dei propri popoli).

Inviato

Poi che farebbe la chiesa senza poveri? A chi predicherebbe? La chiesa ha bisogno dei poveri…

Inviato

Sul tema della chiesa che da un lato aiuta i poveri ma dall'altro non combatterebbe abbastanza la povertà si è consumato un mezzo scisma con epicentro proprio nel sudamerica, area d'origine bergogliana. GP2 ordinò di radere al suolo le vestigia di quel movimento  e spargere sale sulle rovine, operando discretamente e senza troppi strepiti.  

Inviato
Il 5/10/2021 at 10:36, Martin ha scritto:

Ho fatto un bello sconto a mio fratello nel vendergli il 50% della casa genitoriale.  E poi ho pure scoperto che era novax. L'ho pigliata quindi nel coolo x 2. 

Detta così ti sei levato una rogna ed una spina nel fianco.

Inviato

Il tema è interessantissimo e  merita un'esame non banale. La fraternità, o diciamo la solidarietà per usare un termine più laico, ha svolto un ruolo fondamentale nel sorgere delle prime società semplici, delle  banche, delle assicurazioni, delle società per azioni che hanno consentito lo sviluppo della moderna economia. L'economia dovrebbe significare : cura della casa, e casa dell'uomo. La funzione del lavoro non è solo quella di procurarsi l'essenziale (prima) o il superfluo da accumulare, che poi ha generato il capitale e il capitalismo,  ma è impiegare la vita nella edificazione di condizioni migliori per sè e  per la propria famiglia, poi della tribu e via via allargando e modernizzando per la propria società di appartenenza. L'economia che ha eliminato prima il rispondere a leggi divine o umane, e in ultimo ha rimosso l'uomo come finalità, riducendolo ad un ingranaggio fungibile della grande macchina -  è una invenzione recente, diciamo a spanne dal 1400 in poi, con accelerazione nell'epoca dello schiavismo, della meccanizzazione, della prima e seconda  rivoluzione industriale. Homo Hominis lupus, siamo d'accordo, ma si sono avuti potenti correttivi morali e sociali. Oggi il fallimento del turbocapitalismo è evidente. Dopo aver sopraffatto l'altra ideologia economica novecentesca del marxismo, il capitalismo attuale è una divinità autoreferenziale che divora l'esigenze umane per produrre fatturati, dividendi, quotazioni in borsa. La ricchezza è aumentata notevolmente, come le disparità sociali e di censo. Non si tratta di redistribuire la ricchezza, è una utopia che ha prodotto miseria e morte. Si tratta di tirare dentro nella produzione della ricchezza tutti, ciascuno per il suo contributo che può dare, molto differenziato, con un'attenzione al fattore umano. Ci sono molti imprenditori che lo fanno, in Italia almeno ne conosco diversi, che riescono a coniugare benessere personale e remunerazione del rischio d'impresa con il rispetto morale ed economico dei collaboratori. E' un problema di cultura. Porre  la questione mi sembra fondamentale, più che pensare alle sole aliquote fiscali. E' utopia? non saprei, un accademico economista americano, Robert Sutton,  ha pubblicato un libro molto interessante, dal titolo non accademico "il metodo antistronzo" in cu dimostra che la produttività degli ambienti lavorativi sereni e collaborativi è molto maggiore di quelli in cui prevale la logica del divide et impera e della competizione sfrenata indotta dai manager. Nella mia esperienza lavorativa l'ho constatato.

  • Melius 1
Inviato

Oziare in armonia e’ ancora meglio; ma e’ necessario che altri credano nel presepe altrimenti la cosa non funge. Vanno dunque incitati a farlo.

Il virtuoso parassitismo, temperato dalla giustificazione anche etica che a suo tempo si e’ dato abbastanza, “e’ un piacer serbato ai saggi”

Inviato
2 minuti fa, mozarteum ha scritto:

Oziare in armonia e’ ancora meglio; ma e’ necessario che altri credano nel presepe altrimenti la cosa non funge

pensavo a questo gustando un ottimo Taurasi qualche giorno fa. meno male che c'è qualcuno a cui piace lavorare, studiare, travasare , invecchiare il vino. Se dipendesse da me, berremmo solo acqua di fontana.

Inviato
9 minuti fa, mozarteum ha scritto:

Il virtuoso parassitismo, temperato dalla giustificazione anche etica che a suo tempo si e’ dato abbastanza, “e’ un piacer serbato ai saggi”

sempre una liturgia richiede una motivazione alta 🙂

Inviato

Ridendo e scherzando sono arrivato quasi a 60 anni senza aver fatto niente di lavorativamente memorabile per cui possa attendermi un busto ad arsizio (e’ servito a campare).

Ma come me miliardi di esseri umani, il tessuto connettivo della Storia. Quindi cui prodest?

La verita’ e’ che il progresso richiede pochi geni e miliardi di api operaie.

Lasciamoli lavorare

Inviato

Il cui prodest dipende sempre dalla prospettiva ultima, se tutto va al Verano /Puceriale,  in fondo, onestamente, chi caxx ce lo fare di sudare tanto; anche il calice più  pregiato sa un po di fregatura. Mah, vedremo, senza fretta...

Inviato

No quello no perche’ si assapora qui e ora.

Per il resto un buon surrogato di proiezione e di senso dello sforzo sono i figli finche’ non si scopre che anche loro sono un po’ cosi’ -come dicono a Genova- indi si passa ai nipoti e poi ntuculu. Avete mai visto un pronipote congratularsi della foto di un bisnonno

Inviato
1 ora fa, melos62 ha scritto:

chi caxx ce lo fare di sudare tanto

 

l'imperativo categorico, si fa perché è giusto, servono premi, baci in fronte e promesse di futura eternità? 

A me no, e dal che so neppure a mio padre e mio nonno.

Inviato
Adesso, Panurge ha scritto:

l'imperativo categorico, si fa perché è giusto, servono premi, baci in fronte e promesse di futura eternità? 

A me no, e dal che so neppure a mio padre e mio nonno.

contento tu...

Inviato

Sereno di fare il mio più che altro, la contentezza va bene con la tarantella.

Inviato
44 minuti fa, mozarteum ha scritto:

Avete mai visto un pronipote congratularsi della foto di un bisnonno

no, è come se avessimo una specie di anestetico naturale che non ci fa pensare troppo al ticchettio...

Adesso, Panurge ha scritto:

Sereno di fare il mio più che altro, la contentezza va bene con la tarantella.

mamma che appucundria! 🙂

 

Inviato
2 minuti fa, Panurge ha scritto:

Sereno di fare il mio più che altro

ma chi ti controlla, l'imperativo categorico chi lo ha pronunciato? Odino?


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