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9 Ottobre 1963 - Il Dramma del Vajont


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Inviato
3 minuti fa, vizegraf ha scritto:

Mi pare che fosse già ENEL

No era Sade.

E questo è un punto interessante, l'invaso della diga e la messa in produzione furono accelerati proprio in vista della nazionalizzazione perché Sade aveva tutto l'interesse a "vendere" ad Enel un impianto gioiello già in piena produzione.

 

Invece ad Enel fu consegnato un cratere con dentro 1200 morti.

 

PS molti ignorano che in realtà l'impianto del Vajont è comunque in produzione, si è sfruttato il piccolo invaso formato a monte della frana (è stato scavato un by-pass sotto la stessa) per alimentare una piccola centrale sotterranea.

 

 

Inviato

@Velvet

Ho (con fatica) wikipardato:

 

 

La nazionalizzazione delle industrie elettriche e il passaggio all'ENEL[modifica | modifica wikitesto]

Con la legge 1643 del 6 dicembre 1962, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 12 dicembre 1962[27], viene istituito l'Ente nazionale per l'energia elettrica (ENEL), "Istituzione dell'Ente nazionale per l'energia elettrica e trasferimento ad esso delle imprese esercenti le industrie elettriche", con il compito di esercitare nel territorio nazionale le attività di produzione, importazione ed esportazione, trasporto, trasformazione, distribuzione e vendita dell'energia elettrica da qualsiasi fonte prodotta.

Il passaggio tra la Sade e l'Enel non fu una vendita, ma un esproprio, e l'indennizzo avvenne sul valore delle azioni Sade nei tre anni precedenti (1959-1961), senza alcun riferimento al valore e alla funzionalità degli impianti.

Con la stessa legge sono state fissate alcune altre importanti norme:

Il divieto, per le società soggette a trasferimento, di distribuire dividendi per l'esercizio 1962 superiori al 5,50 per cento, calcolato sul valore del capitale quale risulta dai prezzi di compenso di borsa nel periodo dal 1º gennaio 1959 al 31 dicembre 1961 (articolo 6).

I legali rappresentanti delle società soggette a trasferimento, dal 12 dicembre 1962, sono stati costituiti responsabili verso l'ENEL della conservazione e manutenzione degli impianti, nonché della buona gestione delle imprese stesse, ivi compresa l'attuazione dei programmi in corso di ampliamento, di trasformazione e nuova costruzione (articolo 12).

Il personale dipendente dalle imprese da trasferire ed in servizio alla data del 1º gennaio 1963 è mantenuto in servizio e conserva il trattamento giuridico ed economico, anche individuale, in atto a quella data.

Con il d.P.R. 4 febbraio 1963, n. 36[28], portante norme relative ai trasferimenti all'ENEL delle imprese esercenti industrie elettriche, venne riconfermato che il trasferimento comprendeva tutti i beni mobili ed immobili, i rapporti giuridici e quanto altro attinente alla gestione dell'impresa (articolo 2). Venne poi stabilito:

1) Che il trasferimento aveva effetto dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dei relativi decreti.

2) Che da quella data i legali rappresentanti delle imprese trasferite assumevano le funzioni di custodi di tutti i beni ed erano tenuti a compiere gli atti di ordinaria amministrazione per la gestione della impresa.

3) Che la consegna doveva essere fatta all'amministratore provvisorio entro 60 giorni dalla notifica della di lui nomina a cura del Prefetto.

4) Che entro dieci giorni dal trasferimento i legali rappresentanti delle imprese dovevano consegnare all'ENEL o all'amministratore provvisorio tutti i documenti attinenti all'attività elettrica ed ai relativi rapporti giuridici e porre a disposizione i libri, le scritture contabili, sotto comminatoria, in difetto, di esecuzione coattiva da parte del Prefetto competente (articolo 5).

5) Che l'amministratore provvisorio esercitava i poteri di gestione secondo le direttive dell'ENEL e poteva compiere atti di straordinaria amministrazione previa autorizzazione dello stesso.

Con decreto presidenziale del 14 marzo 1963, pubblicato sulla gazzetta ufficiale il 16 marzo 1963[29], viene disposto il trasferimento dell'impresa elettrica dalla SADE all'ENEL.

Il 14 marzo il Consiglio di amministrazione dell'ENEL, costituito a termini del decreto presidenziale 15 dicembre 1962, n. 1670 (G.U 19 dicembre 1962)[30], aveva nominato l'amministratore provvisorio nella persona dell'avvocato Feliciano Benvenuti, il quale, da tale data, assumeva quindi i poteri di ordinaria e straordinaria gestione.

La nomina dell'amministratore provvisorio venne pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 26 marzo 1963[31], mediante comunicato del Ministero dell'industria e del commercio.

La SADE ne fu informata anche con lettera del Presidente dell'ENEL Vitantonio di Cagno del 22 marzo 1963 e, agli effetti della consegna formale dei beni, con avviso prefettizio del 25 luglio 1963.

Sono stati trasferiti dalla SADE all'ENEL tutti i beni e rapporti giuridici, compresa la concessione idroelettrica del Vajont e già impianti relativi già costruiti.

È stato trasferito all'ENEL tutto il personale dell'impresa elettrica della SADE.

La legale rappresentanza della SADE e gli organi relativi sono stati spogliati di ogni ingerenza sui beni dell'impresa elettrica.

ll periodo transitorio va dal 16 marzo al 27 luglio 1963, giorno in cui viene ufficializzato e verbalizzato il trasferimento dell'impianto del Vajont all'ENEL.

Il 27 luglio 1963, a Venezia, venne redatto il verbale di consegna, dal contesto del quale risulta:

1) Che l'amministratore provvisorio dava atto di avere già preso virtualmente in consegna, in nome e per conto dell'ENEL, in adempimento agli obblighi di cui agli articoli 5 e 6 del decreto presidenziale 4 febbraio 1963, n. 36, come da lettera 26 marzo di quell'anno scambiata colla Società, tutti i documenti attinenti all'attività elettrica della SADE ed ai relativi rapporti giuridici, i libri e le scritture obbligatorie. A tale fine erano stati costituiti depositari e custodi dei documenti in parola i funzionari preposti alle singole attività della società stessa. 2) Che era stata rispettivamente data e ricevuta ampia ed esauriente notizia dei rapporti giuridici attivi e passivi inerenti alla gestione della impresa elettrica della Società stessa, pendenti alla data del 15 marzo 1963.

 

Inviato
25 minuti fa, vizegraf ha scritto:

Sono stati trasferiti dalla SADE all'ENEL tutti i beni e rapporti giuridici, compresa la concessione idroelettrica del Vajont e già impianti relativi già costruiti.

È stato trasferito all'ENEL tutto il personale dell'impresa elettrica della SADE.

Qui sta il punto. Di fatto era la Sade che continuava a gestire il Vajont. 

Inviato

@Velvet

No, dal 27 luglio '63 c'era un Amministratore nominato dall'ENEL.

Comunque la mia era solo una precisazione relativa alla proprietà alla data della tragedia, non uno scarico di responsabilità riconducibile a SADE per quanto pregresso e solo in parte ad ENEL per scarsa valutazione relativamente al grado di rischio nella movimentazione del livello dell'invaso.

Inviato
53 minuti fa, vizegraf ha scritto:

, dal 27 luglio '63 c'era un Amministratore nominato dall'ENEL.

Si ma tutto il personale tecnico ed amministrativo era Sade 

Inviato
22 minuti fa, Velvet ha scritto:

Si ma tutto il personale tecnico ed amministrativo era Sade 

Vedo che insisti ed allora ricapitoliamo.

Tu hai scritto:

2 ore fa, Velvet ha scritto:

Una perizia cucita su misura per la Sade che così si sentì legittimata ad invasare dando il via alla tragedia.

Io ho affermato (giustamente) che a quella data la proprietà era dell'ENEL, quindi giochi fatti e nessun interesse per la SADE.

Certo che il personale tecnico ed amministrativo era ex SADE, faceva parte delle condizioni di esproprio, ma non ha alcuna rilevanza relativamente ad un "favore" fatto a SADE che come ho già scritto ha pesanti responsabilità pregresse, ma se tu dici che la perizia che autorizzava le movimentazioni era cucita per favorire SADE affermi una cosa non vera.

Perché, nota bene, fu quella movimentazione, richiesta da ENEL ed autorizzata dal Ministero a provocare la frana (che comunque, secondo me, sarebbe prima o poi comunque avvenuta.

P.s. ti ricordo che già il 4/11/60 il livello di invaso era a 650 m.s.l.

Inviato

Pochi sanno che meno di 4 anni prima e a pochissima distanza dal Vajont si era già verificata una frana in serbatoio idroelettrico con la stessa dinamica.  Il progettista dell'invaso era lo stesso, mentre il geologo rivestì poi una posizione importante in seno alla commissione incaricata di gestire l'emergenza Vajont (intendo la fase ante-frana). 

Anche in quel caso alcune perizie segnalarono la presenza di frane ma minimizzarono le possibili dinamiche (volume e velocità).

Da segnalare anche che all'epoca c'era chi suggeriva che le notizie che comunque scappavano sui pericoli geologici noti non fossero che strategie di SADE per ritardare la nazionalizzazione.  L'impianto completo a pieno invaso sarebbe stato infatti un asset fenomenale per la capacità di generazione non-stagionale della concessionaria, quando già si intravedeva la "fame" di energia elettrica che avrebbe caratterizzato il mercato negli anni immediatamente successivi.

 

  • Melius 1
bungalow bill
Inviato

Impressionante disastro con tante vittime .

Inviato

Ma il paron della Sade; non era il conte Volpi di Misurata, quello del Campiello e del premio Volpi ?

Inviato
1 ora fa, bungalow bill ha scritto:

Impressionante disastro con tante vittime

ampiamente annunciato, prevedibile ed evitabile.

Pensa che già nel 60 al crescere del livello del bacino artificiale parti di terreno e sassi precipitavano in continuazione nell'acqua e già all'epoca (ben tre anni prima del disastro) i sismografi collocati nell'edificio di comando della diga registrano scosse telluriche di piccola entità. La gente ha paura e i Carabinieri segnalano la situazione al Prefetto che gira la segnalazione al Genio civile che risponde in modo tranquillizzante basandosi su una relazione redatta dal prof Dal Piaz nel 1937. 😒

.

Dopo un periodo di piogge molto intense sul Vajont l'invaso sale di quota e alle 12:30 del 4 novembre 1960 (l'acqua è a quota 646) una frana di 700.000 metri cubi di roccia si stacca dalla parete del Toc e precipita nel lago. Sul fianco della montagna compare una fenditura di 2500 (che poi sarà il profilo superiore della colossale frana che si  staccherà il 9 ottobre 1963)

.

L'8 novembre 1960 l'Unità pubblica una corrispondenza di Tina Merlin dal titolo: "Una gigantesca frana precipita a Erto nel lago artificiale costruito dalla SADE"

Nell'articolo la giornalista scrive:

"Si era dunque nel giusto quando, raccogliendo le preoccupazioni della popolazione e memori delle precedenti esperienze di Vallesella e Forno di Zoldo, si denunciava l'esistenza di un sicuro pericolo costituito dalla formazione del lago. E il pericolo diventa sempre più incombente. Sul luogo della frana il terreno continua a cedere, si sente un impressionante rumore di terra e sassi che continuano a precipitare. E le larghe fenditure sul terreno, che abbracciano una superficie di interi chilometri, non possono certo rendere tranquilli."

.

Dopo quanto accaduto il 4 novembre, tutti i cervelli della SADE si riuniscono il 15 e il 16 novembre. Agli incontri partecipano Edoardo Semenza (figlio dell'ingegnere Carlo), Leopold Muller e gli ingegneri Pancini, Linari, Ruol e Biadene.

Secondo Linari la velocità di caduta della frana del 4 novembre è stata molto alta, il fenomeno si è compiuto in due massimo tre minuti e la situazione è drammatica perché i dati che emergono possono decretare la fine del progetto "Grande Vajont". La preoccupazione di tutti è salvare l'impianto perché appare chiaro che la sopravvivenza della creatura di Carlo Semenza è minacciata da una frana di dimensioni apocalittiche. Quella caduta il 4 novembre è solo un piccolo pezzo.

Quindi prima o poi il Toc cadrà a valle, la domanda è ... tutto insieme o in momenti diversi?

...

 

Vajont 9 ottobre 1963. Cronologia di una morte annunciata

di Stefano Gambarotto

 

Inviato
1 ora fa, vaurien2005 ha scritto:

Ma il paron della Sade; non era il conte Volpi di Misurata, quello del Campiello e del premio Volpi ?

Si certo era lui. Non estraneo nemmeno alla creazione del polo chimico di Porto Marghera ai tempi dei fasci littori 

Inviato
2 ore fa, vaurien2005 ha scritto:

non era il conte Volpi di Misurata, quello del Campiello e del premio Volpi ?

Esatto. Fu tra i primi ad intravedere il business dell'energia. Investì moltissimo anche a porto Marghera, dove possedeva 2 centrali termoelettriche. Le industrie erano attirate dai lotti attrezzati (strade, porto, raccordi ferroviari) a basso prezzo a patto che acquistassero l'energia.  Un personaggio che meriterebbe un docufilm: Di origini piccolo borghesi sviluppò una serie di interessi imprenditoriali allora poco comune: Assicurazioni, agricoltura, miniere, energia, tabacco, alberghi, trasporti, costruzioni, immobiliare, editoriali, pubblicità.  A 25 anni era già stramilionario. Formava le società in modo da poterle controllare con la minima esposizione economica, il personaggio non avrebbe sfigurato nella city di Londra o meglio,  nella New York delle "holding" . Parallelamente non si fece mancare la carriera diplomatica verso i paesi dove godevà già di amplissime "entrature" economiche. Fascistissimo "antemarcia", dopo il '43 divenne un sostenitore e grande finanziatore della lotta di liberazione.  Potrebbe definirsi un Mattei moltiplicato n-volte, ma sempre con capitale proprio. 

  • Melius 1
Inviato

@Velvet @Martin Ricordo il periodo e pure il fatto, mio padre, era dal 1939 un dipendente Sade, dopo guerre varie e campo di prigionia in yugo del Tito, tornato dopo 2 anni di campo di concentramento ( kg 37 contro gli 85 iniziali ) al momento del fatto era un dirigente amministrativo della Sade a Venezia, ricordo perfettamente gli scambi accesi e i commenti a cena, quando rientrava, relativamente alla tragedia che era successa, alcuni a voce alta, altri solo sussurrati, mentre mami ( che insegnava lettere antiche) lo tampinava, con cose che noi piccoli non capivamo, capivamo pero’ che sembrava essere una ingiustizia totale globale assoluta, tutti quei poveretti in nome del profitto. Di questo si trattava. Ecco, sta storia io non la ho dimenticata, e vista dall’interno, vi assicuro era piuttosto pregnante.

 

  • Thanks 2
Inviato
4 minuti fa, vaurien2005 ha scritto:

Ecco, sta storia io non la ho dimenticata, e vista dall’interno, vi assicuro era piuttosto pregnante.

Le origini di mio padre sono vicinissime  a Longarone, molti suoi parenti e amici avevano lavorato al cantiere della diga, nonostante la loro posizione fosse lontanissima dal poter capire un fenomeno di tali dimensioni, essi furono vinti da una senso di sgomento, una sorta di "colpa" per aver in qualche modo contribuito a costruire qualcosa che avrebbe tolto la vita a molti dei loro cari. 

Fabio Cottatellucci
Inviato
13 ore fa, alexis ha scritto:

la diga infatti aveva retto, era la montagna che era crollata,

Infatti sis ente spesso parlare di "crollod ella diga del Vajont", che è sbagliato.
La diga, fra l'altro, sopportò pure la mazzata che prese dalla frana del Toc nell'invaso, e se riattivata oggi sarebbe ancora funzionale.

Inviato
11 minuti fa, Fabio Cottatellucci ha scritto:

e se riattivata oggi sarebbe ancora funzionale.

L'impianto oggi è parzialmente attivo e lo è da molti anni. All'epoca dei lavori che sarebbero stati alla base della parziale riattivazione con lo sfruttamento dell'invaso a monte della frana vi furono molte polemiche locali perchè in molti non gradivano lo sfruttamento economico di quella che consideravano la tomba di un'intera vallata.

Non riesco a dar loro torto.

 

Poi ci sarebbe da raccontare qualcosa sui processi del Vajont , un capitolo spaventoso della storia giudiziaria italiana, con depistaggi e trasferimenti del procedimento fino ad un depotenziamento quasi completo che ha portato la vicenda all'oblio non prima di un vergognoso scaricabarile tipicamente italiano.

  • Melius 2
Inviato

Al giorno d'oggi la realizzazione di un impianto del genere sarebbe impensabile, vuoi per le procedure di autorizzazione inasprite e rese più complesse di un labirinto in 3D, vuoi per l'accettazione "politica" delle popolazioni interessate. Di fatto è difficilissimo realizzare anche un impiantino ad acqua fluente appena sopra i 100KW se richiede i manufatti di captazione ex-novo.


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