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Melius Club

Siamo un paese di Somari


Roberto M

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Schelefetris
Inviato

excusatio non petita...  🤣 

Inviato
8 minuti fa, Schelefetris ha scritto:

excusatio non petita...  🤣

In questo caso era proprio "petita" (col riferimento al thread sulla russia).
Ho solo voluto puntualizzare ☺️

appecundria
Inviato

@wow il mio ultimo figlio (non il carlino, quello umano) dice che ai test molti studenti trollano la scuola perché i test sono anonimi. In pratica rispondono di proposito ad cazzum. Ti risulta?

Inviato
58 minuti fa, mom ha scritto:

Ho appena avuto conferma che le prove INVALSI, in quinta elementare, si sono svolte in formato cartaceo. Questo sicuramente almeno in tutta la provincia di Avellino.

Nella nostra scuola si è svolta online, a meno che non sia stato vittima di una lunga allucinazione. 😄

 

Inviato
10 minuti fa, appecundria ha scritto:

Ti risulta?

Si.

Però devo dirti che le prove che ho sorvegliato sono state fatte con molto impegno e la tensione era tangibile.

Non escludo che, alle strette, fiocchino le risposte a casaccio. 

Inviato
35 minuti fa, appecundria ha scritto:

molti studenti trollano la scuola

I professori avrebbero dovuto motivarli meglio, in fondo è un gioco di squadra, trollando fanno in modo che la loro scuola appaia una scuola di somari.

Gli insegnati, forse, dovrebbero motivarli ad una sana competizione, a cercare di far apparire la loro scuola migliore, magari utilizzando anche l’orgoglio borbonico sudista  tipo “facciamogliela vedere a quei cogliote del nord !”.

Trollare e come giocare con il Napoli e fare di proposito autogol, evidentemente a quelli studenti non e’ stato trasferito l’orgoglio di essere un’eccellenza scolastica, o provare ad esserlo, non e’ stato insegnato il merito.

Forse perché gli insegnati stessi vedono la scuola come un parcheggio e tirano a campare ? 

Io al posto tuo scaglierei contro quegli insegnanti il tuo carlino borbonico da 12 kili.

  • Amministratori
cactus_atomo
Inviato

la scuola vive da sempre una dicotomia tra passato e presente. dalla notte dei tempi si dibatte se si meglio che i discenti conoscano  menadito Omero oppure la poesia contemporanea. Io sono un dinosauro, per me la base è insegnare a leggere scrivere e fare di conto, leggere però significa capire cosa si legge, scrivere articolare in mod compiuto un pensiero od una tesi. il mondo cammina, specie nelle discipline scientifiche, posso anche fermare lo tudio della storia e della letteratura all'800, ma uwsto non va bene per chimica fisic matematica ecc. E non fa bne neppure per il resto, altrimenti succede (fatto vero) che la liceale a cui viene hiesto chi ha vinto la seconda fuerra mondiale mi riponde i tedeshi.

i programmi scolastici andrebbero periodicamente rivisitati, non posso ampliare l nozioni a tempi costanti, quibdi l'unica soluzione possibile è aggiungere qualcosa per essere l passp con i tempi togliendoqualcos dl passqto, tanto non si può insegnare tutto lo scibile umano, Prendamo la storia, non possiamo studiare la storia in italia  (quale che sia l'orizzonte temporale che vogliamo p'rendere in esame) dimenticando cosa sucdeva fuori dei nostri confini o studiando solo i confitti con i nostri vicini. ka ovviamentr studiare tutto è impossibipe, la scuola deve fare delle scelte, partendo dal presupposto che tutto è utile ma nulla è indispensbile, il compito della scuola non è riempire la trsta di nozioni ma di suscitare curiosità nei discenti ad approfondre gli argomenti di lor interesse, possedendo gli strumenti culturali per frlo. ma serve uno sforzo delle famiglie, che se continuano a vedere nella scuola una sorta di parcheggio dove tenere i ragazzi mentre gli adulti lavorano, non devono poi lamentarsi dei risultati. l'educazione non la si da con i libri e le prediche, la si d con l'esempio 

Posso mettere in cattedra einstein e avere una classe di somari sfaticati. insegnare è difficle, non basta sapere, occorre avere metodo, capacità di interloquire e stimolare i discenti, per osare i momenti di attenzione con le pause, saper sviluppare il programma in modo coerente, rendersi conto che ogni ragazzo è un caso a se, c'è quello ch ha bosogno del ergeente dei marines per rendere, quello che invece fa preso con calma. Restano poi le questioni pratich che non possono avere soluzione univoca, per esempio semi trovo una classe con 20 asini  e due svegli che faccio? mollo al loro destino gli asini e mi conceentro sui due?rallento il lavoro sui due per cercare di recuperre gli asini? l'insegnamento non solo a scuola è una arte, nessun metodo di reclutamento è perfetto (come non lo è invalsi, il sistema a risspote chiuse premia il nozionismo, la capacità di consultare testi e foglietti, la abilità nel passarsi le risposte, ma non è in grado di valutare la capacità autonoma di elborazione del dato da part del iscete, ai tempi della università l'esame che mi ha più divertito è stato quello di impianti nucleati, mi han messo davanti lo schema di raffreddamento diuna centrale nucleare , la domanda era questo schema è sbagliato, gli ingegneri progettisti ci han messo 6 mei a capire perchè non poteva funzionare, secondo te quale è il problem'con invsi non avrei potuto divertirmi tanto9

  • Melius 1
Inviato
Il 8/7/2022 at 10:10, Roberto M ha scritto:

sorta di amortizzatore sociale

Roberto, avrai studiato anche i testi sacri, però rileggi almeno quello che scrivi, prima regola per evitare figuracce. 

Inviato

La scuola non ha nessuna voglia di praticare competizione e selezione.

Non le pratica né con la docenza, né con la dirigenza e meno ancora con gli studenti.

Lí dentro si coltiva e si lascia prospera solo massa informe. 

Poi, come un geniale studente più avanti di età mi disse, non preoccupiamoci « dei voti » che chi vale emerge sempre e sono pochi. Non sarà mai la scuola a decidere chi, è illusorio e controproducente. Non succede. Sono la vita e la natura, i talenti e come li si coltivano, a fare il loro corso. Come sempre la vita è severa ma giusta. Lasciamo che i somari vadano ad essa

 

Inviato
4 ore fa, vizegraf ha scritto:

Quando ed in quale Università?

Firenze fine anni 90.

Adesso credo siano tutti a crocette. Che i triennali ad informatica già nel 2005 arrivavano alla tesina non avendo la minima idea di Shannon e applicando la DFT senza nemmeno sapere cosa fosse e i risultati attesi, non capivano nemmeno di essere davanti a numeri complessi invece che 2 reali. Della serie in un CD ci sono registrate frequenze fino a 44.1kHz...

Lì realizzati che il lancio del libretto fuori dalla finestra dovesse essere pratica reale e non solo una leggenda.

  • Thanks 1
Inviato
4 ore fa, wow ha scritto:

Non vorrai, anche tu, accollarne tutte le cause alla scuola, spero. 😉

Figuriamoci! Per me la scuola potrebbe pure risparmiarsi le ore di "educazione civica" che non servono a nulla. 

Inviato

@tomminno

Assurdo!

Altro che lancio del libretto.

Lancio del Magnifico Rettore, di sua eccellenza il Preside e di chi ha propugnato ed accettato una simile bestialità.

Inviato

Il poeta Ugo Fosforo, sentito adesso sul TG4.

Inviato

Le prove INVALSi sono computer based, forse solo qualche scuola primaria continua a svolgerle in forma cartacea.

Le prove sono in termine tecnico "soggette a validazione", ossia è prevista una procedura non proprio breve affinché i quesiti siano coerenti con l'età degli alunni e i loro apprendimenti. Ciò avviene sottoponendo le batterie delle prove a soggetti campioni e scartando i quesiti incoerenti (troppo facili o ecceessivamente difficili). Questo è in estrema sintesi quanto dichiarano (e mi hanno confermato in un incontro in presenza) gli esperti che preparano le prove.

Come per tutte le prove c.d. "oggettive", vi sono pro e contro. A favore è sicuramente la rapidità con cui sono ottenuti i risultati, che non richiede plotoni di persone a correggere e valutare, contro che valutano le conoscenze e al più qualche abilità.

Ho postato gli esiti delle prove INVALSI distinti per ordine di scuola nelle secondaria di II grado per una serie di ragioni.

La prima è di ordine sociale, evidenzia come quanto ampio sia il divario tra gli studenti degli istituti professionali e quelli dei licei, siamo nell'ordine di oltre 40 punti in media. Difatti le comparazioni tra l'Italia e gli altri paesi se si limitassero ai soli licei ci vedrebbero alla pari se non oltre i migliori paesi del mondo. La differenza pone una serie di quesiti. Partiamo dall'assunto, probabilmente con corretto, che tutti gli studenti diano le risposte con il dovuto impegno (gli studenti sanno che le prove non incidono in alcun modo nella valutazione e non è affatto da escludere che non pochi diano risposte random (cosa che ritengo probabile in parecchi casi). Chi ha insegnato nei licei conosce l'ambiente e sa bene che gli stduenti di quelle scuole provengono per la gran parte da famiglie non disagiate, con genitori che seguono i figli nel percorso scolastico (in non pochi casi anche troppo) e che spesso sono in possesso di un titolo di studio di scuola superiore se non laureati. Questi ragazzi posseggono un "capitale familiare" che li ha facilitato il primo percorso scolastico e anche i ragazzi che non hanno genitori con titoli di studio sono quasi sempre dotatai di una buona intelligenza ed hanno alle spalle una famiglia che tiene molto al buon esito del percorso di studi. Insegnare a questi ragazzi è facile, vi è il capitale familiare o altrimenti una forte motivazione che consente anche a docenti non eccellenti di ottenere buoni esiti negli apprendimenti.

 

Inviato

Posto nuovamente quanto ho scritto in un altro thread.

Oggi ho chiuso i lavori della mia commissione d'esame, la scuola è un professionale per il turismo. 

La gran parte dei candidati erano già impegnati con il lavoro, il livello di preparazione era modesto, appena sufficiente, per cui chi si aveva studiato emergeva.

Ho rivolto a quasi tutti almeno una domanda e chiesto se la scelta fatta di iscriversi alla loro scuola sia stata giusta. Non pochi hanno risposto che forse avrebbero scelto altro.

Mie riflessioni.

Quasi tutti i ragazzi provenivano da famiglie non proprio agiate, con genitori con bassa scolarizzazione (proletariato, se non situazioni di forte disagio economico). La mia convinzione che il "capitale familiare",  ossia che quanto i ragazzi apprendono in famiglia in termini di sintassi, lessico, logica, comprensione del testo e motivazione allo studio sia un fattore determinante nella scelta dell'indirizzo di studi e per il successo formativo, è stata ulteriormente rafforzata. 

Un'altra convinzione personale, che il contesto sociale non rappresenti per nulla uno stimolo all'impegno allo studio, ha trovato anche essa conferma. Per non pochi l'obiettivo era il titolo di studio da poter spendere sul mercato del lavoro. L'interesse per le discipline generali (italiano, storia, ma anche lingue straniere) era modesto, ma anche le discipline caratterizzanti non erano particolarmente apprezzate. Per molti di loro la scuola sembrava essere considerata come un luogo di apprendistato, nel senso negativo del termine, ossia un luogo in cui si impara a fare meccanicamente delle cose, senza aver compreso la teoria, le ragioni per cui si deve operare in un certo modo. Parafrasando Kant ripeto spesso che la teoria senza la pratica è vuota, ma la pratica senza la teoria è cieca. 

Per gran parte di questi ragazzi, che provengono dagli ambiti familiari sopra riportati, si combinano e sommano genitori disinteressati con un contesto sociale e culturale che mostra una scarsa attenzione e valutazione della scuola e dell'impegno allo studio e all'apprendimento. Gestire classi in cui la maggioranza degli studenti mostra uno scarso interesse allo studio e alla propria disciplina richiede ai docenti un grande sforzo nella sola gestione della classe, con esiti modesti nell'apprendimento. A ciò si deve aggiungere che i due anni scolastici precedenti a questo a causa della pandemia sono stati una catastrofe, soprattutto in scuole come i professionali in cui spesso gli studenti devono essere motivati giorno per giorno e che non posseggono spazi e strumenti personali per seguire la didattica a distanza. 

 

Inviato

Infine, e per oggi basta, deve essere eradicata l'assurda convinzione che esista una "ingegneria della formazione" per cui è sufficiente un buon progetto formativo per ottenere dei buoni risultati. Un proverbio anglossassone recita: "Si può portare il cavallo alla fontana, ma non lo si può convincere a bere". La formazione richiede impegno e motivazione da parte del discente, senza il quale il lavoro del docente risulta inutile.

Quanto alla selezione del personale docente, se ho tempo potrei riprendere le varia norme succedutesi a partire dagli anni Sessanta in cui divisioni di docenti sono stati abilitati "ope legis".

Che la qualità dei docenti di oggi sia inferiore a quella dei docenti degli anni Settanta è cosa discutibile, tranne per alcune scuole, o meglio licei, cittadini doi 50-60 anni fa.

Inviato
16 ore fa, tomminno ha scritto:

Che i triennali ad informatica già nel 2005 arrivavano alla tesina non avendo la minima idea di Shannon e applicando la DFT senza nemmeno sapere cosa fosse e i risultati attesi, non capivano nemmeno di essere davanti a numeri complessi invece che 2 reali. Della serie in un CD ci sono registrate frequenze fino a 44.1kHz

Mi lasci basito.

I miei prof. All'Itis avrebbero stroncato per molto meno.

Non conoscere la codifica di Shannon-Fano, il teorema del campionamento di Shannon, Huffman e la sua teoria della conversione, la macchina a stati finiti di Turing, la distanza minima di Hamming, i teoremi di Bode e Nyquist o non saper applicare le trasformate di Laplace o non essere in grado di padroneggiare il calcolo matriciale, significava essere 'gentilmente' invitati a cambiare percorso di studi piuttosto che ripetere l'anno.

Ma erano gli anni '80 ed il mio Itis selezionava 60 persone all'anno per l'accesso al terzo anno. Dei ragazzi già selezionati, un quarto non riusciva ad arrivare al diploma. Gli altri venivano contesi dalle aziende, della mia classe dell'ultimo anno, per i tre quarti ricopriamo ruoli direttivi.


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