Questo è un messaggio popolare. SimoTocca Inviato 30 Ottobre 2022 Questo è un messaggio popolare. Inviato 30 Ottobre 2022 Scrivo a caldo queste note, dopo aver ascoltato ieri sera, sabato 29 ottobre, Maurizio Pollini al Maggio. E come sempre, dopo un suo concerto, esco dal teatro con il cuore che salta dalla gioia. Perché? Perché il suono che Pollini, anche se ottantenne e in condizioni di salute non proprio eccellenti, riesce a far uscire dal suo pianoforte è assolutamente unico, come lo era, in maniera diversa, quello di Michelangeli. In questi ultimi due anni ho ascoltato tutti i grandi nomi del Gotha della tastiera, da Sokolov a Kissin, dalla Zilberstein alla Wang, da Trifonov a Lang Lang, da Zimenrman alla Argerich (che dovrei ascoltare anche stasera, se tutto va bene, insieme al suo ex marito, Dutoit, sul podio dell’Orchestra di Montecarlo). Ma ecco, solo Pollini, e in maniera diversa la Argerich e Zimerman, sa emozionarmi, prendermi l’anima. Il perché l’ho ritrovato nel secondo tempo dell’ultimo concerto di Mozart, il numero 26, quando fra le millanta esecuzioni ascoltate, dal vivo o su disco, solo Pollini (insieme a Gilels, certo) sa “far cantare” quella semplice melodia 🎶 come fosse un canto dell’anima, un canto terso e limpido nella sua semplicità, ma proprio per questo capace di scuotere la mente e il cuore di chi ascolta fin nel profondo. E i due “grandi vecchi”, Pollini e Mehta, che a malapena riescono a stare in piedi e camminano con passo malfermo, quando “suonano”, riescono ancora a regalare grandi emozioni. Ieri sera il primo e il secondo movimento del concerto di Mozart mi erano apparsi molto belli, anche se ogni tanto qualche imperfezione tecnica di Pollini era emersa, ma sopratutto si era avvertito una specie di minimo scollamento fra i tempi, più “comodi” di Mehta e la solita urgenza di Pollini, che anche ottuagenario non “rallenta”, anzi… (fatto raro, che condivide con Abbado, quello di non rallentare i tempi delle sue esecuzioni o almeno non più di tanto, andando avanti negli anni..). Ma a fine concerto, Pollini ha interrotto gli applausi e, a passo malfermo, è andato verso il podio a parlare con Mehta. E…. Ha eseguito di nuovo il secondo movimento, che questa volta è stato di una perfezione adamantina. E, non contento, ad applausi scroscianti, Pollini è tornato da Mehta a parlottare, poi si è rimesso al piano e…ha rifatto da capo il primo movimento! Esecuzione sublime, davvero, e piena di emozione e di commozione… Sì, uscito dalla sala è inforcata la mia bicicletta verso casa, pedalando in una tiepida notte primaverile (quasi a Novembre!) sull’incantevole lungarno di Firenze, ho meditato e sono giunto a questa semplice conclusione: mai nessuno, al piano, come Pollini mi ha regalato emozioni così belle e così intense.. no, nessuno! 4 7
SimoTocca Inviato 30 Ottobre 2022 Autore Inviato 30 Ottobre 2022 Ooops! Il tedesco... come si chiamava? Al ...Al.. è qualcosa come alza... ah, ecco... Alzheimer! Volevo scrivere il concerto 27, il KV 595, l’ultimo scritto da Mozart insomma! E nel rileggere non mi sono accorto che avevo scritto 26 ! No, volevo appunto scrivere il concerto numero 27!
Questo è un messaggio popolare. SimoTocca Inviato 30 Ottobre 2022 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 30 Ottobre 2022 E stasera sono appena uscito dal concerto di Martha Argerich…. A parte il fatto che avevo accanto 5 o 6 ragazzini e ragazzine (probabilmente studenti del conservatorio), tanto attenti e silenziosi durante il Concerto di Schumann, quanto scatenati alla fine nell’acclamare, anche con ululati, la grandissima pianista. La Argerich ha ancora una tecnica semplicemente impossibile per una persona della sua età… eppure …ce l’ha! Nel concerto di Schumann le sue improvvise accelerazioni mi hanno ricordato da vicino il pianismo di Horowitz… E … non è un caso che Pollini e la Argerich sono stati pianisti in qualche modo “complementari”… non si sono cioè sovrapposti nel repertorio ma “completati”. Il Concerto di Tchaikovsky e quello di Ravel e quelli di Prokofiev e Schostakovich… appannaggio esclusivo, o quasi, della Argerich. Mentre Pollini con Mozart, Beethoven, Schoenbeeg, Brahms, Bartok…ecco pressoché senza rivali! Si sono sovrapposti in Chopin, dando interpretazioni così sublimi nella loro diversità…. da essere complementari, addirittura necessariamente complementari, cioè imprescindibile ascoltare entrambi per capire l’autore! 4 1
Gabrilupo Inviato 31 Ottobre 2022 Inviato 31 Ottobre 2022 Io ho avuto il piacere di ascoltare la Argerich proprio con Schumann esattamente un anno fa. Memorabile. Grande performance della Zilberstein venerdì scorso con il Secondo di Rachmaninov. E dire che è venuta come sostituta della Buniatisvili ammalata...
hfasci Inviato 31 Ottobre 2022 Inviato 31 Ottobre 2022 Ascoltando Pollini ho sempre la nettissima impressione che stia suonando rigorosamente come avrebbe desiderato il compositore, la qual cosa dona alla musica una straordinaria bellezza.
SimoTocca Inviato 31 Ottobre 2022 Autore Inviato 31 Ottobre 2022 @hfasci Non avrei saputo esprimere meglio il mio pensiero….
maverick Inviato 31 Ottobre 2022 Inviato 31 Ottobre 2022 Una due serate Pollini- Argerich è roba da leccarsi le orecchie, anche (anzi, soprattutto ) a ottant'anni suonati. Fortunati voi (so che c'era anche l'immancabile @mozarteum di cui sarebbe bello sentire l'opinione recensoria). L'emozione si coglie palpabile dalle parole di @SimoTocca e non ho dubbi che sia andata proprio così.
analogico_09 Inviato 31 Ottobre 2022 Inviato 31 Ottobre 2022 @SimoTocca Grzie davvero Simo di aver condiviso con noi le tue belle sensazioni, di averci fatto immaginificamente quasi assistere a momenti di grande storia musicale che vive ancora nel presente. 😉 Io penso che dove la tecnica potrebbe risentire del tempo che passa, per motivi fisiologici naturali, la musicalità sempre presente anche nei "geriatrici" concerti, il grande musicista la porterà con se immutata, perfino più matura e intensa che pria, fino alla fine dei suoi giorni terreni.
Lolparpit Inviato 1 Novembre 2022 Inviato 1 Novembre 2022 Il post iniziale di @SimoTocca fa percepire cosa può dare un ascolto live, negato a una registrazione: certi artisti hanno un aura, un carisma, qualcosa di impalpabile e di inspiegabile che riescono a trasmettere al pubblico, che percepisce solo chi c'era, chi ha vissuto l'hic et nunc del concerto. Questa virtù è dono che ha qualcosa di divino. Meglio un concerto con 10 minuti di brividi lungo la schiena, con la mente che comincia ad abbandonarsi a sogni, a dare corso alla fantasia, essere toccati da emozioni inattese, che recital perfettissimi, precisissimi, levigatissimi, ma che alla fine si pensa sono alla metro da prendere, o ad andare a prendere la macchina al parcheggio. Leggendo il post mi è venuto in mente l'incontro tra due grandi vecchi del passato, Michelangeli e Celibidache nel 1992 a Monaco di Baviera: ABM settantaduenne, un po' malconcio (sarebbe morto tre anni dopo), Celibidache ottuagenario. Ci sono le registrazioni: il Concerto di Ravel è una bella esecuzione, ma non certo quello che ABM ha dato in passato. Il Concerto di Schumann, con i suoi tempi larghi, tende allo statuario e monumentale (stacchi così lenti, e certo tipo di fraseggio li ho sentiti 20 anni dopo...). In sé nessuna delle due esecuzioni è un riferimento...eppure ho sentito testimonianze da chi c'era, che è stato un concerto memorabile, di quelli che restano scolpiti nel cuore di chi c'era, per il magnetismo che i due giganti hanno saputo trasmettere. Un saluto a tutti, Angelo 2
Messaggi raccomandati
Crea un account o accedi per lasciare un commento
Devi essere un membro per lasciare un commento
Crea un account
Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!
Registra un nuovo accountAccedi
Sei già registrato? Accedi qui.
Accedi Ora