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Gaetanoalberto
Inviato
3 minuti fa, loureediano ha scritto:

il casco che libertà altrui favorisce. La cintura di sicurezza dove lede la  sicurezza generale.

La previdenza è la sanità ne sopportano il costo, poi ripartito tra tutti, o sotto forma di prestazioni sanitarie e invalidità, malattia in parte a carico anche dei datori di lavoro, e pure come incremento dei premi assicurativi e determinazione di maggiori riserve sinistri, sottratte al reimpiego produttivo. 

Inviato

@loureediano Il liberalismo (nell’uso italiano del termine, i liberal anglosassoni sono tutt’altra cosa) è come, secondo una vecchia barzelletta, l’aborto per i cattolici: fermamente contrari sino a che non gli rimane incinta la figlia. Troppo facile ragionare solo e soltanto sul proprio tornaconto dimenticandosi dei prezzi che le nostre scelte possono indurre sugli altri. Non ho invidiato la libertà del tossico strafatto di metadone che mi è passato davanti quando ero in fila al pronto soccorso… Se guidi senza cintura sei figo e indipendente, ma se poi ti fai male all’ospedale ci vai come quello che ha rispettato le regole della civile convivenza. E magari mentre curano te che sei uno spirito libero quel poveretto soffre. Viva la libertà, ma ricordiamoci di quello che diceva che la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri. Tra l’altro, queste sono lezioni che mi hanno dato mamma e papà quando avevo otto anni, ma forse sono io che ho una memoria particolarmente buona!

Inviato

@Gaetanoalberto

Anche in questo forum ho riscontrato comportamenti per cui i miei studenti adolescenti sembrano meglio dotati di buon senso e più attenti alle conseguenze dei loro comportamenti sugli altri.

Gaetanoalberto
Inviato
11 minuti fa, Savgal ha scritto:

Anche in questo forum

Mah, non credo di essere senza peccato anche da questo punto di vista. 

Ritorno però volentieri sul concetto da te anticipato, che i genitori (o comunque quelli in età genitoriale, ziale e nonnale) sono spesso peggio delle nuove generazioni, che per ora non possiamo ritenere responsabili. 

Al limite, cominciamo a distinguere in nuce quelli che si concentrano sul lavoro proprio, e quelli che preferiscono criticare quello altrui. 

 

piergiorgio
Inviato

@Savgal non conosco i tuoi studenti, ma hai ragione a prescindere :classic_biggrin:

  • Haha 1
Inviato

Che cosa si intende per “libertà” in filosofia?

Il termine libertà è privo di referente ad ha una pluralità di significati, è quindi facile che sia utilizzato in modo equivoco o poco rigoroso.

In filosofia la libertà equivale generalmente al libero arbitrio, che è la condizione propria di chi non è sottoposto alla legge della determinazione causale; in questo caso l'opposto di libero è "determinato".

In politica si dice libero colui che è titolare di diritti; il suo opposto è "schiavo" o "servo".

In psicologia e in etica è definito libero chi è capace di controllare i propri impulsi e dominare le proprie passioni, chi agisce in maniera responsabile; in questo caso l'opposto è "squilibrato", "folle" o "irresponsabile".

La libertà è ora intesa come stato o condizione, quindi come dato, ora come valore o modello, quindi come qualcosa di desiderabile, altre volte come meta o conquista da realizzare.

L'equivocità del termine è anche data dalla diversità dei soggetti, a cui la libertà può venire riferita. Chi è libero? Una cosa infatti è la libertà di un individuo (per esempio un uomo), un'altra la libertà di una parte o di un insieme (per esempio una comunità o uno Stato), un'altra ancora la libertà del tutto o di Dio.

Per il pensiero classico la libertà "era un concetto esclusivamente politico". La libertà come libero arbitrio fece il suo ingresso nella storia quando i primi cristiani, e in special modo Paolo, ebbero scoperto una libertà del tutto estranea alla politica.

In filosofia due sono gli orientamenti fondamentali in tema di libertà dell'uomo; da una parte si collocano i sostenitori della libertà, i c.d. “indeterministi”, dall'altra i negatori o “deterministi”.

Gli indeterministi sostengono la libertà della volontà; non negano l'esistenza di motivi che spingono a comportarsi in un modo o nell'altro, ma che la volontà ne dipenda. La libertà consiste pertanto nello scegliere un motivo piuttosto che un altro. Nel Medioevo si disse che la condizione ideale di verifica dello stato di libertà è quella del caso detto dello “asino di Buridano”, il quale asino, posto di fronte a due ceste egualmente colme di fieno, muore di fame perché non riesce a decidere da quale sacco iniziare. Si tratta della cosiddetta libertà d'indifferenza (liberum arbitrium indifferentiae), che si ha quando i motivi delle scelte alternative si annullano, e la volontà può decidere liberamente, decisione che l'uomo riesce a prendere tranquillamente. Ma tale versione della libertà presta il fianco a due critiche severe: 1) se è vero che solo l'uomo è libero, perché è l'unico essere capace di scegliere razionalmente, non c'è nessuna ragione che lo induca a scegliere tra due alternative perfettamente identiche; da questo punto di vista l'asino appare più intelligente dell'uomo; 2) se la libertà consistesse nel semplice stato di indifferenza, essa si ridurrebbe a pura casualità.

Kant sosteneva che l'uomo è libero perché è un “ente morale”, ed è ente morale perché dotato di ragione. È la ragione infatti a dettare gli imperativi; l'uomo è libero, perché i comandi si rivolgono solo a chi può disobbedire (tu devi, dunque puoi). In quanto soggetto libero, l'uomo è dotato di una natura che Kant definiva “noumenica”, cioè incondizionata. Tutti i fenomeni naturali sono eventi dipendenti da una causa secondo l leggi della natura; libero è chi può sottrarsi a questa catena causale, ossia, come Scrive Kant, "senza che l'attività della causa abbia bisogno di cominciare anch'essa e perciò senza che essa sia costretta ad avere un altro principio che determini il suo inizio". Ma se la causalità libera non sottostà a determinazioni temporali, essa non è fenomeno, fenomeni sono soltanto gli effetti del suo agire. In quanto soggetto morale l'uomo possiede una sua natura sovrasensibile, che fa di lui la più alta delle creature viventi. Dalla prospettiva kantiana il soggetto che pensa che la libertà consiste nel seguire i suoi impulsi non è affatto libero, ma è anzi determinato da una concatenazione di cause che non è in grado di controllare.

Vi sono poi i deterministi che negano il libero arbitrio ed in cui tutto è soggetto alla legge di causalità, e non si vede perché gli uomini dovrebbero fare eccezione. Schopenhauer sosteneva che l’idea di libertà per l'uomo è semplicemente risibile; libera è la Volontà (di vivere), non quella dell'uomo, ma la Volontà universale, il principio cosmico in cui consiste la cosa in sé. Essere deterministi nei confronti dell'uomo non comporta infatti negare in assoluto la libertà

Deterministiche sono quelle filosofie che identificano la libertà con la necessità. Spinoza sostiene che "si dice libera quella cosa che esiste per la sola necessità della sua natura ed è determinata da sé sola ad agire" (Etica, def. VII). Da questo punto di vista libero è solo Dio; tutto ciò che non è Dio è limitato e finito, quindi in qualche modo impedito ad essere "naturalmente" se stesso. Anche gli uomini potranno essere liberi, ma solo se sapranno riconoscere e riusciranno ad adeguarsi alla logica dell'insieme. Simile era la concezione degli filosofi stoici che sostenevano: "fata nolentem trahunt, volentem ducunt" ("il fato trascina chi fa resistenza, dirige chi lo accetta). Il cane legato ad un carretto farà bene ad adeguarsi alla sua corsa.

In filosofia vi è anche un determinismo "debole", che nega la libertà del volere, ma riconosce la libertà dell'agire. Scriveva Voltaire: "Sarebbe ben singolare che tutta la natura e tutti gli altri esseri obbedissero a leggi eterne, e che esistesse invece un piccolo animale, alto cinque piedi, che, a disprezzo di queste leggi, potesse agire sempre come gli piace, in base al suo solo capriccio. Egli agirebbe a caso, e ben sappiamo che il caso non è nulla: abbiamo inventato questo termine per esprimere l'effetto conosciuto di qualsiasi causa ignota". Ci sentiamo liberi semplicemente perché non siamo affatto consapevoli di tutti i fattori che ci determinano. Lo stesso Voltaire afferma: "Essere veramente libero, vuol dire potere. Quando posso fare ciò che voglio, sono libero". Tra la volontà, determinata come ogni altra cosa, e l'azione, si colloca la coscienza, a cui compete la responsabilità di cedere o meno alla pressione dei desideri e degli impulsi. Mentre il determinismo assoluto deresponsabilizza l'uomo, creando seri problemi sul piano etico e giuridico. Difatti se il nostro comportamento è rigorosamente soggetto alla legge della causalità, non possiamo essere considerati colpevoli di nulla, quello moderato concede che, almeno in qualche misura, l'uomo deve render conto dei suoi atti. Resterebbe da vedere, insinuano i deterministi radicali, se la coscienza o senso di responsabilità dell'uomo libero non sia anch'essa qualcosa di determinato.  

Inviato

Che cosa è la libertà in politica.

La libertà politica è qualcosa di diverso dal libero arbitrio. Per Hobbes il libero arbitrio corrisponde alla libertà naturale, che "significa (propriamente) assenza di opposizione (per opposizione voglio dire impedimenti estremi al movimento)", mentre la libertà politica o "libertà dei sudditi" presuppone lo Stato e l'obbedienza a quelle "catene artificiali, chiamate leggi civili".

Nella filosofia della politica la nozione di libertà ha assunto in linea di massima due significati.

La libertà negativa è intesa come assenza di impedimento (libertà di fare) e/o assenza di costrizione (libertà di non fare), e concerne la sfera delle nostre azioni.

La libertà positiva va intesa come assenza di coercizione, significa propriamente "autonomia", e concerne le nostre volizioni: consiste nella “autodeterminazione", nel potere di dare norme a se stessi.

La libertà negativa corrisponde alla posizione del determinismo moderato e può essere riferita anche alle cose naturali, tanto è vero che coloro che hanno fatto della libertà (d'azione) un valore, hanno argomentato la loro tesi richiamandosi al "corso naturale delle cose" (per esempio a proposito della libertà o iniziativa economica).

La libertà positiva corrisponde alla posizione degli indeterministi. Bobbio sostiene che, se concettualmente le due libertà si possono riferire sia ad individui singoli che a enti collettivi, storicamente il soggetto della libertà negativa è stato l'individuo, il soggetto della libertà positiva l'ente collettivo. Per la politica il problema rilevante non è tanto quello dell'autodeterminazione del singolo, quanto quella del corpo sociale. E infatti la libertà negativa è la libertà dallo Stato, è la libertà del borghese o del privato; la libertà positiva è la libertà dello Stato, che interessa non il privato, ma il cittadino, in quanto parte di una comunità ed esso stesso partecipe delle deliberazioni pubbliche.

La prima è da sempre il valore e l'obiettivo del liberalismo, che è una teoria dei limiti del potere, interessata a garantire i diritti individuali; la seconda è patrimonio della tradizione democratica.  

Entrambe le libertà (negativa e positiva) hanno pieno diritto di cittadinanza nell'universo della politica; pericolose sono le accentuazioni unilaterali. Privilegiare la libertà negativa a danno della libertà positiva può comportare squilibri sociali intollerabili: "L'appello alla non interferenza [...] è stato usato naturalmente per sostenere delle politiche socialmente e politicamente distruttive che hanno armato la mano dei più forti, dei più brutali e meno scrupolosi contro i più deboli e i più miti. [...] La libertà per i lupi spesso ha significato la morte degli agnelli" (Berlin). L'accentuazione della libertà positiva a danno della libertà negativa può condurre alla dittatura. Le forma della libertà positiva, per quanto molto diverse tra loro, costituiscono l'essenza dei nazionalismi, del comunismo sovietico, dei regimi autoritari e totalitari. Ciò accade quando la libertà come autonomia viene appunto riferita non all'individuo singolo, ma a tutti gli individui di una comunità.

 

Inviato

Ottimo thread.

L’egemonia culturale, anzi, l’egemonia demenziale (cosi’ definita da un ottimo Veneziani in un suo articolo di ieri) e’ un attacco al buon senso, una follia collettiva che ci sta togliendo, ogni giorno, un pezzo di liberta’ imponendo, de facto, il pensiero unico. Che diventa totalizzante, in tutti gli aspetti della vita.

“Diventa difficile trovare un film che esca dai binari. La vittima deve essere gay, trans o migrante, entre l’assassino bianco e conservatore ….. perfino i film di animazione si stanno adeguando …. devi sperare in qualche film asiatico o della periferia del mondo ma non troppo perche’ se entrano nel circuito globale devono avere qualche componente d’obbligo nella confezione ….molti mi hanno detto che non vanno piu’ al cinema … non c’e’ orgoglio in questa rinuncia, e’ sconfitta, una mutilazione della liberta’ e della cultura” 

 

 

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briandinazareth
Inviato

aaaahhhhh, il gender!!!!!! :classic_biggrin:

ma perché in ogni discorso, da veneziani a putin, da orban ai più disparati esponenti della destra, c'è continuamente la questione dei troppi gay (secondo loro)? 

Perché questa fissa?

addirittura non si può più andare al cinema... siamo molto oltre il ridicolo.

Inviato
11 minuti fa, briandinazareth ha scritto:

Perché questa fissa?

C’e’ uno stravolgimento della realta’, la fissa sta nel mondo dello show-business, in tutti i media.

Non c’e’ una sola serie tv moderna (vedi ad es. Netflix) in cui non sia OBBLIGATORIA la presenza in ogni famiglia protagonista di un gay, di un asiatico, di un rappresentante di una minoranza. Proprio per policy aziendale, scritta nero su bianco, e tutti gli altri si adeguano. 

Se gli extraterrestri dovessero osservare la terra dai moderni telefilm ne dedurrebbero che nel 100% di ogni famiglia umana c’e’ un LGBTQ+.
Se non e’ una fissazione questa trovo difficile trovare un altro termine che possa descrivere in maniera efficace l’egemonia culturale, anzi, l’egemonia demenziale che stiamo vivendo oggi.

briandinazareth
Inviato
45 minuti fa, Roberto M ha scritto:

Se gli extraterrestri dovessero osservare la terra dai moderni telefilm ne dedurrebbero che nel 100% di ogni famiglia umana c’e’ un LGBTQ+.

 

mediamente uno su dieci, più o meno.

approssimativamente come gli stranieri e come i bambini. 


se le serie rappresentassero statisticamente la realtà, un terzo dei personaggi dovrebbero essere in quelle categorie 

tra l'altro aspettarsi che le serie rappresentino la realtà è perlomeno curioso ma ottimo che non sia così... avremmo una percentuale di assassini spaventosamente alta :classic_biggrin:

in generale però vi parte l'embolo (a tutta la destra mondiale) appena c'è olezzo di gay. 

non è che qualcuno ha obiettato: ma come è possibile che i media, le serie e i film rappresentino la violenza continuamente e spesso efferata, mica la vita è così? 

tutto questo messo insieme, con i deliri della distruzione della civiltà per mano lgbt di putin, orban e altri, fa venire il dubbio che in fondo la destra abbia un qualche problema rilevante con le persone lgbtq+, non appena smettono di nascondersi e di essere solo macchiette.



 

Inviato

Adoro i proverbi: il troppo stroppia. 

Inviato
1 ora fa, briandinazareth ha scritto:

non è che qualcuno ha obiettato: ma come è possibile che i media, le serie e i film rappresentino la violenza continuamente e spesso efferata, mica la vita è così?

Dici che gli LGBTQ+ oggi vanno di moda e “fanno spettacolo” come gli assassini, tanto da infilarli come il prezzemolo in tutti i generi possibili immaginabili, dal thriller alla commedia, dal sitcom al film storico, dal comico al fantasy, e perfino nei film di animazione ?
Interessante punto di vista. 

Inviato
1 ora fa, Panurge ha scritto:

Horror culi, un classico. 

Piu’ che “horro culi” “indigestio culi”.

  • Haha 2
briandinazareth
Inviato
23 minuti fa, Roberto M ha scritto:

Dici che gli LGBTQ+ oggi vanno di moda e “fanno spettacolo” come gli assassini, tanto da infilarli come il prezzemolo in tutti i generi possibili immaginabili, dal thriller alla commedia, dal sitcom al film storico, dal comico al fantasy, e perfino nei film di animazione ?

 

naturalmente non ho detto questo ma va bene tutto 

semplicemente non mi pare vero che siano rappresentati più di quanto lo siano nella società, in termini percentuali. 

tutto questo se ha senso pretendere o aspettarsi che su netflix ci sia una rappresentazione fedele anche statisticamente della realtà :classic_biggrin:

Inviato
3 ore fa, briandinazareth ha scritto:

Perché questa fissa?

perchè in generale il politically correct imposto a forza e tutto quello che ci va dietro ha rotto i testiculi

Inviato

ps: questa devo averla letta da qualche parte ma la faccio mia:

( circa così ) una volta eravamo sguaiati e anche un pò  maleducati, ma c'era

boy george, freddie mercury, alison moyet e molti altri, ma non ci

interessava niente chi o come erano perchè ci piacevano e basta senza

tante menate ( versione corta e riassunta, non me la ricordo tutta )


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