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La democrazia secondo Lula:


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Inviato

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Nicolás_Maduro

 

Maduro ha governato il Venezuela tramite decreto legge, dal 19 novembre 2013.[4][5][6][7]La sua presidenza ha coinciso con un peggioramento di tutti i parametri macroeconomici. In particolare, negli ultimi anni, in seguito a diversi fattori tra i quali la diffusa corruzione, la politica economica governativa e la diminuzione del prezzo del petrolio, principale fonte di guadagno per l'economia venezuelana, lo status economico del Venezuela è notevolmente peggiorato con un aumento del crimine, dell'inflazione, della povertà e della penuria di generi alimentari e di largo consumo,[8][9][10][11] i quali hanno provocato delle proteste di piazza che sono diventate vere e proprie sommosse quotidianedal 2016.[12][13]

Secondo alcune organizzazioni, l'opposizione democratica è stata repressa violentemente.[14][15][16][17] Le organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani sostengono le teorie di diversi casi di uccisioni, torture e altri maltrattamenti, inclusi episodi di violenza sessuale, ai danni di manifestanti.[14][16][17]Altre considerazioni vedono il sistema giudiziario utilizzato per ridurre al silenzio i dissidenti, anche tramite il ricorso alla giurisdizione militare per perseguire i civili, configurando Maduro come un dittatoresostenuto dalla maggioranza dei militari.[15]

Nel 2020 l'ONU ha deliberato una condanna contro Maduro per crimini contro l'umanità e ha chiesto il processo alla Corte penale internazionale de L'Aja.[18][19] Inoltre sempre nel 2020, il dipartimento di Stato USA ha offerto una taglia da quindici milioni per la cattura di Maduro, che è considerato un narcotrafficante.[20]

Inviato

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/ucraina-amazzonia-venezuela-i-nodi-di-lula-130338
 

Ucraina, Amazzonia, Venezuela: i nodi di Lula

 

Il vertice organizzato da Lula - a cui hanno partecipato i capi di Stato dei principali Paesi del Sudamerica - sarebbe dovuto essere un momento di rilancio di una politica comune sudamericana. Invece, si è trasformato in una debacle diplomatica. 

di Emiliano Guanella

 

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Può un vertice internazionale, organizzato a casa tua, trasformarsi in un boomerang politico, creando anche problemi nelle relazioni con i paesi vicini? Lula da Silva non aveva ancora assaporato il gusto amaro della debacle diplomatica, ma la cupola organizzata a Brasilia, che avrebbe dovuto rilanciare l’idea di una politica comune sudamericana, ha dato proprio questa impressione. 


Companheiros

A pregiudicare la reunion, è stato l’abbraccio particolarmente accogliente di Lula al Venezuelano Nicolas Maduro, che ha fatto ritorno in grande stile nei summit regionali dopo l’ostracismo sofferto dai governi di destra degli ultimi anni. Maduro è arrivato a Brasilia il giorno prima dell’incontro e Lula lo ha ricevuto in pompa magna al palazzo presidenziale del Planalto. “Sono molto felice – ha detto il brasiliano nel suo discorso di benvenuta – di ricevere il companheiro Maduro, a cui dico che noi non ci siamo lasciati ingannare dalla narrazione costruita sui difetti della democrazia venezuelana”. La frase ha scatenato una serie di dure reazioni non solo da parte dei partiti di opposizione brasiliani ma anche delle organizzazioni della società civile che da tempo si battono contro le violazioni ai diritti umani del sistema di potere chavista, gestito oggi da Maduro. 

Il conto è arrivato il giorno dopo, durante i discorsi dei leader invitati al vertice. Il primo a prendere la parola è stato il presidente conservatore dell’Uruguay Luis Lacalle Pou. “Siamo esterrefatti da certe dichiarazioni sentite rispetto al Venezuela. Noi crediamo che una cosa è ristabilire le relazioni diplomatiche con un paese vicino, un’altra è far finta di non vedere quello che sta succedendo in quel Paese. Non possiamo avallare questo tentativo di tappare la luna con un dito”. Sulla stessa linea anche l’ecuadoregno Guillermo Lasso, anche lui a guida di un governo di destra. Ancora più pesanti le parole del presidente progressista cileno Gabriel Boric, che ha voluto mettere l’accento sul dramma dei profughi venezuelani, sette milioni di persone emigrate negli ultimi dieci anni, il 90% dei quali negli altri paesi del Sudamerica. “Non possiamo accettare questa negazione della realtà. Io stesso ho potuto vedere il dolore negli occhi e nelle testimonianze di centinaia di migliaia di venezuelani che sono arrivati in Cile”. Il tentativo di “sdoganare” Maduro da parte del padrone di casa è risultato così indigesto e la situazione è peggiorata quando sono state diffuse le immagini dell’aggressione ai danni di una giornalista della Rede Globo da parte di un agente della sicurezza dello stesso Maduro. ”Il dittatore venezuelano – ha scritto la “Folha di Sao Paulo” – tratta in questo modo la stampa nel suo paese: non possiamo permettere che faccia così anche in un paese libero e democratico come il nostro”. 


E la questione indigena? 

L’impasse sul Venezuela è arrivata proprio nel giorno in cui il Congresso brasiliano ha votato a favore della mozione presentata dai partiti di centro e di destra sul “marco temporal”, una norma che stabilisce l’impossibilità di creare nuove riserve indigene nel paese. La votazione rappresenta una sconfitta pesante per il governo, già che lo stesso Lula aveva promesso in campagna elettorale che avrebbe dato più terre agli indios nell’ottica di una maggiore protezione della foresta amazzonica. A San Paolo e in altre regioni ci sono state manifestazioni di protestaorganizzate dai gruppi di appoggio alla causa indigena.

 Il fatto che a votare il provvedimento siano stati anche deputati di partiti di centro che fanno parte del governo dimostra, inoltre, la fragilità dell’ampia coalizione su cui si regge l’esecutivo. Stesso discorso vale per i decreti legge che hanno ridimensionato il raggio d’azione del ministero dell’ambiente guidato da Marina Silva, a cui è stata sottratta ad esempio la gestione il controllo delle licenze ambientali nelle aree di produzione rurale. A meno di sei mesi dall’inizio del suo mandato, il “Lula 3” appare quindi più debole sia nelle questioni strategiche di politica interna che nelle possibilità di manovra in politica estera. 

Anche la posizione brasiliana sulla guerra in Ucraina, del resto, è apparsa abbastanza ambigua. Lula ha condannato l’invasione russa ma ha anche affermato che gli Stati Uniti e l’Europa sono responsabili allo stesso modo dell’escalation militare: ha incontrato a Brasilia il ministro degli esteri russo Lavrov ma non si è seduto al tavolo con Volodomir Zelensky al G7 in Giappone, ha affermato di voler guidare una mediazione di pace ma anche suggerito che Kiev dovrebbe rinunciare definitivamente alla Crimea. Posizioni contraddittorie che hanno in qualche modo minato le sue chances di possibile mediatore tra le parti e scalfito la sua reputazione internazionale. Dovrà fare attenzione in futuro: in politica estera, si sa, quando si vuole accontentare tutti, spesso, si finisce per non accontentare nessuno.   

Inviato

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/nicaragua-la-repressione-del-regime-di-ortega-31020
 

Nicaragua: la repressione del regime di Ortega

America centrale 

di Emiliano Guanella

 

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Dalla rivoluzione contro un regime a una dittatura mascherata di democrazia. Nel Nicaragua di Daniel Ortega sono ormai saltati tutti i parametri della convivenza civile ed è caccia all’uomo a chi si oppone al governo. Nel mese di giugno sono stati arrestati cinque candidati d’opposizione per le presidenziali di fine anno, oltre a giornalisti, banchieri, imprenditori che hanno osato schierarsi contro l’esecutivo.

Dopo la violenta repressione dei moti di piazza nel 2018, con oltre 400 morti tra le barricate a Managua, ora la repressione è diventata chirurgica; si va a cercare casa per casa i “nemici”, si censura qualsiasi voce critica. Il tutto sullo sfondo di una crisi economica aggravata dalla pandemia e dalla devastazione provocata dal passaggio degli ultimi uragani Iota ed Eta, con un considerevole aumento della povertà e sempre più gente che decide di emigrare o chiedere asilo politico tra Messico e Stati Uniti. La prima ad essere colpita in questa stretta finale è stata Cristiana Chamorro, figlia di Violeta, la presidente che seppe battere il sandinismo negli anni Novanta del secolo scorso. Cristiana si è pre-candidata per le prossime elezioni e secondo i sondaggi era una delle favorite, mentre la popolarità di Ortega è in caduta libera da tempo. La polizia ha fatto irruzione all’alba a casa sua, le ha sequestrato cellulari, computer e archivi personali, la procura ha disposto gli arresti domiciliari; tra le accuse a lei rivolte il riciclaggio di denaro. Due giorni dopo è stato arrestato un altro pre-candidato, Alfredo Cruz e via via tutti gli altri. Fermato persino Hugo Torres, il mitico comandante Uno delle truppe sandiniste, gloria della rivoluzione.

L’obiettivo, ha spiegato uno che conosce bene Ortega come il suo primo vice presidente (1985-1990) Sergio Ramirez, è la perpetuazione al potere, costi quel che costi. “Il piano è quello di non andarsene mai più. La repressione è necessaria perché ormai nessuno segue più il suo progetto. L’unica forma di restare in sella è diffondere il terrore, colpendo personaggi di spicco per “dare l’esempio” e scongiurare nuove rivolte di piazza.

Politici, giornalisti, professori universitari e ora anche imprenditori e industriali. La scure si abbatte su tutti, per evitare che qualche esponente della società civile possa tentare di guidare un movimento forte d’opposizione al regime. La concentrazione del potere intorno ad Ortega e sua moglie Rosario Murillo è in corso da anni ma è dal 2018 il processo è stato accelerato. È una storia, la sua, di continue mutazioni. Prima il guerrigliero marxista, poi il presidente rivoluzionario.

Quando è tornato al potere nel 2006 Ortega ha moderato i toni e ha scelto il populismo, forte della pioggia di aiuti a fondo perso che arrivavano dal Venezuela chavista, almeno cinque miliardi di dollari tra il 2008 e il 2016. Ortega che si schierava con il bolivarismo latino-americano, ma in patria stringeva sante alleanze con evangelici e conservatori, diventando anti-abortista e omofobico. Da lì il passo è stato breve verso la terza fase, quella più cupa, con l’occupazione de facto degli altri poteri, il controllo del Parlamento e della Corte suprema, una schiera di giudici a suo servizio, la polizia e le forze armate disposte a sparare sulla folla dei dimostranti a lui contrari. Si è dotato di una legge ad hoc, di “difesa dei diritti del popolo”, che permette al governo di arrestare chiunque sia considerato una minaccia per la sicurezza nazionale. Sono stati istituiti dei comitati di controllo cittadini sul modello dei CDR cubani, la censura sui media è pressoché totale, estesa anche ai profili Twitter o Facebook. Il comandante è sempre più solo, ormai non riesce a mobilitare nessuno in piazza, ma i nicaraguensi hanno paura perché sanno che chi si oppone rischia grosso. Molti, nel frattempo, scappano; 100.000 sono emigrati in Costa Rica negli ultimi tre anni, migliaia le richieste di asilo politico al Messico o gli Stati Uniti.

La situazione economica è sempre più preoccupante, la povertà è cresciuta notevolmente, mettendo fine al ciclo di crescita sostenuta registrato dal 2008 al 2016, una media del 5% del Pil, in assoluta controtendenza rispetto ai paesi vicini. Come per il Venezuela, le prese di posizione della comunità internazionale sembrano non bastare. La recente risoluzione di condanna della OEA, con l’astensione di Messico e Argentina, è poca cosa per fermare il progetto totalitario. Forse, come ha suggerito lo stesso Sergio Ramirez in una recente intervista alla Folha de Sao Paulo, l’unica vera pressione può arrivare da nuove sanzioni commerciali dagli Stati Uniti, destinazione del 60% della merce esportata dal Nicaragua. “In Venezuela il regime ha ancora molto denaro, il discorso antiimperialista di Ortega invece si scontra con la realtà del Nicaragua, che dipende economicamente da Washington”. Ma le sanzioni, si sa, colpiscono la popolazione prima dei suoi governanti. Ortega, intanto, si appresta a farsi rieleggere in elezioni senza partita. Un uomo solo che resta al comando con la forza, in un Paese sempre più in crisi.

Inviato

Ma non era qui che si esaltava Lula e si scongiurava un altro mandato di quel criminale di Bolsonaro? :classic_biggrin:

Inviato
25 minuti fa, claravox ha scritto:

Ma non era qui che si esaltava Lula e si scongiurava un altro mandato di quel criminale di Bolsonaro?

Io no di certo, si sapeva che era un comunista estremista di sinistra, anti-occidentale e putiniano, del resto e’ quello che ha protetto un terrorista assassino come Battisti per anni, che abbiamo ottenuto l’estradizione solo perché Lula non era più al governo.

L’accoglienza che gli e’ stata riservata e’ vergognosa, gli stati canaglia putiniani come il Brasile, il Sudafrica, l’Iran e la Corea del Nord dovrebbero essere sanzionati pesantemente, altro che accoglienze entusiaste.

Inviato

Per quanto riguarda il Venezuela, potrebbe bastare questo:

Fino a prima di Chavez c'era un'immigrazione spaventosa dalla Colombia.

Da Chavez in poi, il flusso si è invertito; sono i Venezuelani che scappano in Colombia.

 

Questi sono i fatti, il resto se lo porta il vento.

Inviato

Ma sto forum che è diventato na succursale di Libero? 

Link chilometrici, fascistume alla ribalta, un bivacco di manipoli. 

 

 

  • Haha 2
Inviato

L'outfit della Schlein è un insulto agli outfit. 

 

  • Melius 2
Inviato

@Paperinik2021 quando sento parlare del Venezuela mi viene un po' di tristezza. Ho un caro amico che mi racconta le infinite sfortunate vicende di quel paese..  Ci sarebbe poi da parlare dei leader degli ultimi anni. Poi ci lamentavamo di Berlusconi. Maduro da noi sarebbe un clown 🤡 

Inviato
7 minuti fa, criMan ha scritto:

'outfit della Schlein è un insulto agli outfit. 

Come ti permetti ? Costa 300 euro all'ora di consulenza dell'armocromista, mica bau bau micio micio... 

Inviato
5 minuti fa, lufranz ha scritto:

Come ti permetti ? Costa 300 euro all'ora di consulenza dell'armocromista, mica bau bau micio micio... 

Ingegne' ma l'armicromocosa penso gli dica solo : verde sopra, rosso sotto 300€ 🤣

Per l'outfit penso si avvalga di altro professionista! 

 

Inviato
24 minuti fa, aldofranci ha scritto:

Ma sto forum che è diventato na succursale di Libero? 

Link chilometrici, fascistume alla ribalta, un bivacco di manipoli. 

 

Non ti arrendi neanche all'evidenza dei fatti....

Ah...l'ideologia ....


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