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Res gestae et historia rerum gestarum. Riflessioni intorno alla falsificazione


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Inviato
4 minuti fa, appecundria ha scritto:

è falso questo

Su quali basi, la volontà jugoslava sui territori della Venezia Giulia era chiara e come già scritto non ha riguardato solo la parte triestina ma anche le terre di Istria e Dalmazia ed il Carso jugoslavo dove si è fatta pulizia di tutti gli oppositori di Tito anche interni.

Inviato
1 minuto fa, maurodg65 ha scritto:

No, questa è una tua conclusione del tutto arbitraria, dimmi da dove la deduci? 

Aritmetica. Se tu dai più peso a 471 che non a un milione, dimmi tu cosa bisogna dedurre.

Inviato
22 minuti fa, appecundria ha scritto:

Cinquemila anni di storia e di cosa parliamo? Della vendetta sui criminali di guerra nazifascisti. 

Ma quale vendetta? Parliamo della falsificazioni delle storia e qui ci sono le foibe come la posizione pro Jugoslava del PCI del FVG che lavorava per Tito e gli interessi di un paese straniero e non per gli interessi italiani, contro il suo popolo e questa è storia, come lo è il massacro di Malga Porzus di cui si è già scritto e che va inquadrato in quel disegno piu generale già illustrato.

Inviato
2 minuti fa, appecundria ha scritto:

Aritmetica. Se tu dai più peso a 471 che non a un milione, dimmi tu cosa bisogna dedurre.

Stiamo parlando di eventi post bellici, non di Guerra Mondiale, oltre che di falsificazione della storia quindi lascia perdere i pesi che non c’entrano nulla.

Inviato
23 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

Su quali basi, la volontà jugoslava sui territori della Venezia Giulia era chiara e come già scritto

Mauro, però cerchiamo di parlare della stessa cosa. Quel tuo periodo quotato è falso, l'ho già dimostrato in altro thread. La volontà jugoslava è un altro paio di maniche. 

Inviato
23 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

lavorava per Tito e gli interessi di un paese straniero e non per gli interessi

Questo è ancora un altro argomento. Siamo passati alle torte in faccia?

Inviato
3 minuti fa, appecundria ha scritto:

Questo è ancora un altro argomento. Siamo passati alle torte in faccia?

Vabbè Bruno o si ragiona sui fatti o chiudiamola coma fai spesso tu: hai ragione! 😉

Inviato
6 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

ragiona sui fatti

Si ma un fatto alla volta, per carità!

Inviato
9 minuti fa, appecundria ha scritto:

Si ma un fatto alla volta, per carità!

Gli eventi storici non si susseguono a compartimenti stagni, vi è una logica concatenazione che porta alla fase successiva e spesso ciò che accade poi spiega ciò che è capitato prima.

Quindi senza guardare al quadro generale non se ne esce.

Inviato
14 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

Quindi senza guardare al quadro generale non se ne esce.

Il quadro generale è appunto ciò che ti si chiede di considerare. 

Inviato
14 minuti fa, appecundria ha scritto:

Il quadro generale è appunto ciò che ti si chiede di considerare. 

Certo, ma tu guardi al conflitto, quindi al passato perché al tempo era già già di fatto archiviato tutto ciò che riguardava la guerra, mentre io guardo all’allora futuro prossimo, quindi a ciò che già si stava muovendo nella logica di spartizione del territorio post bellica.

Inviato
1 ora fa, maurodg65 ha scritto:

spartizione del territorio post bellica.

 

Pensavo si parlasse della rilevanza storica delle foibe inteso come crimine di guerra. 


Ad ogni modo, di questa presunta e non provata volontà di Togliatti abbiamo parlato in ben sei discussioni diverse soltanto negli ultimi mesi. Ogni volta ne è stata dimostrata, se non la falsità, quantomeno l'insufficienza di prove. Ma è uno dei cavalli di battaglia dei nostalgici e quindi non morirà mai.

 

Partiamo dal fatto che dopo l'armistizio, poco patriotticamente la RSI cedette al Terzo Reich le province italiane di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana. Questo piccolo particolare tendiamo a dimenticarlo. Il PCI doveva districarsi tra le alleanze internazionali e l’interesse nazionale, ma comunque per Togliatti: "I compagni jugoslavi non possono pretendere che noi compromettiamo la nostra lotta per risolvere a loro favore, e in modo iniquo, contro il diritto nazionale di una città italiana, la questione della loro frontiera."


La posizione ufficiale del partito era per un negoziato che coinvolgesse soltanto Roma e Belgrado.

L’altra possibilità presa in considerazione era che venisse applicato il progetto ONU del Territorio Libero di Trieste.

Il 20 marzo 1948, al culmine della campagna elettorale, arrivò la dichiarazione tripartita di USA, Gran Bretagna e Francia di restituire Trieste all’Italia.

Questi sono i freddi fatti, se parliamo di spartizione del territorio post bellica. Poi ovviamente c'è tutta la letteratura neofascista che ha costruito mondi immaginari per far dimenticare le porcate che hanno fatto sui civili giuliani e balcanici in generale. Porcate sciaguratamente amnistiate dallo stesso Togliatti pur di mantenere la pace sociale e la stabilità del Paese.

Inviato
9 minuti fa, appecundria ha scritto:

Pensavo si parlasse della rilevanza storica delle foibe inteso come crimine di guerra. 

No.

 

10 minuti fa, appecundria ha scritto:

La posizione ufficiale del partito

Bruno, io ho parlato della posizione del PCI del FVG e di ciò che i partigiani comunisti fecero con l’eccidio di Malga Porzus e di ciò che accadde sul Carso triestino e jugoslavo con le foibe ad opera dei partigiani titini, che rappresentarono i prodromi della lotta per il controllo sulle terre di confine della Venezia Giulia. 
Questo è o non è argomento per la narrazione storica di quel periodo? Falsificarne alcuni aspetti sottacendo il resto non è forse un classico esempio di ciò che volevi raccontare con il thread? 

Inviato

@maurodg65 hai un curioso concetto di "quadro generale".
 

43 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

Malga Porzus e di ciò che accadde sul Carso triestino e jugoslavo con le foibe ad opera dei partigiani titini, che rappresentarono i prodromi della lotta per il controllo sulle terre di confine della Venezia Giulia. 


Quindi stiamo parlando delle foibe. Allora avevo capito bene.
 

Ovviamente, i fatti elencati da te trovano motivazione, oltre che nella vendetta, anche nella volontà di riconquistare territori che agli occhi degli slavi erano suolo patrio (pretesa non campata per aria).

Ad una analisi storica oggettiva si tratta di scaramucce di assestamenti confinari seguenti al maggiore conflitto di tutti i tempi ma anche eredità del precedente con la dissoluzione dell'Impero Austro Ungarico. La storiografia neofascista del dopoguerra ci ha costruito sopra un castello di fantasie che ancora resiste e che comunque è servito a tenere sotto silenzio i crimini.

Deve cessare il luogo comune che dipinge gli italiani come sentimentali incapaci di essere duri quando occorre. Questa tradizione di leggiadria e tenerezza soverchia va interrotta. Come avete detto [riferito al generale Roatta], è incominciato un nuovo ciclo che fa vedere gli italiani come gente disposta a tutto, per il bene del paese e il prestigio delle forze armate. [...] Non vi preoccupate del disagio economico della popolazione. Lo ha voluto! Ne sconti le conseguenze. Mussolini.

«Abbiamo distrutto tutto da cima a fondo senza risparmiare gli innocenti. Uccidiamo intere famiglie ogni sera, picchiandoli a morte o sparando contro di loro. Se cercano soltanto di muoversi tiriamo senza pietà e chi muore muore.»

«Noi abbiamo l'ordine di uccidere tutti e di incendiare tutto quel che incontriamo sul nostro cammino, di modo che contiamo di finirla rapidamente.»


In nove mesi, da fine aprile 1942 a fine gennaio 1943, nella sola città di Lubiana, oltre ai «regolarmente processati», furono liquidati senza processo 21 gruppi di ostaggi per un assieme di 145 uomini (di cui 121 fucilati presso la cava abbandonata Gramozna jama, presso Lubiana). Furono assassinati col solo proposito di intimidire la popolazione, senza processo formale, senza prove di colpevolezza, vittime innocenti, arrestate dalle pattuglie militari nelle vie cittadine e passate per le armi con la pretestuosa motivazione che trattavasi «sicuramente di attivisti comunisti, e quindi coinvolti in azioni di sabotaggio, di cui nel termine prescritto di 48 ore non erano stati individuati i colpevoli». Gli ostaggi venivano scelti sia tra i detenuti delle carceri militari, sia tra individui in capo ai quali il Tribunale Militare non era riuscito a scoprire alcun indizio di accusa.

Il 12 luglio 1942 nel villaggio di Podhum, per rappresaglia furono fucilati da reparti militari italiani per ordine del Prefetto della Provincia di Fiume Temistocle Testa tutti gli uomini del villaggio di età compresa tra i 16 e i 64 anni. Sul monumento che oggi sorge nei pressi del villaggio sono indicati i nomi delle 91 vittime dell'eccidio. Il resto della popolazione fu deportata nei campi di internamento italiani e le abitazioni furono incendiate.


Per colpire la resistenza jugoslava le autorità italiane puntarono sulla deportazione di intere zone popolate da civili in contatto o in grado di parentela con i partigiani. La stessa politica venne perseguita anche nell'adiacente Provincia di Fiume: il locale Prefetto - Temistocle Testa - redasse il 19 giugno 1942 il rapporto "Allontanamento di coniugi di ribelli della Provincia di Fiume". Il prefetto della Provincia di Fiume ha firmato anche il proclama prot. n. 2796, emesso in data 30 maggio 1942, in cui rende nota la punizione inflitta alle famiglie di presunti aderenti alle formazioni partigiane: «[...] Si informano le popolazioni dei territori annessi che con provvedimento odierno sono stati internati i componenti delle suddette famiglie, sono state rase al suolo le loro case, confiscati i beni e fucilati 20 componenti di dette famiglie estratti a sorte, per rappresaglia contro gli atti criminali da parte dei ribelli che turbano le laboriose popolazioni di questi territori»

Lo stesso Prefetto di Fiume fu anche il destinatario della seguente relazione resa dal Commissario Prefettizio di Primano: «Il giorno 4/6/1942/XX alle ore 13:30 furono incendiati da parte degli squadristi del II° Battaglione di stanza a Cosale le case delle seguenti frazioni del Comune di Primano: Bittigne di Sotto...,Bittigne di Sopra..., Monte Chilovi..., Rattecievo in Monte... [...] Durante le operazioni di distruzione ... è stata fatta una esecuzione in massa di n. 24 persone appartenenti alle frazioni di Monte Chilovi e Rattecevo in Monte. [...] poiché è da temersi una immediata rappresaglia, si prega vivamente di voler inviare con tutta sollecitudine dei rinforzi.»

Inviato

"eh ma quelli buttavano i fascisti nelle foibe e volevano cacciare gli italiani"

Inviato
10 minuti fa, appecundria ha scritto:

Quindi stiamo parlando delle foibe.

Bene.

Appunto, il quadro generale che portò la Jugoslavia a decidere di effettuare la “pulizia etnica” dei territori contesi all’Italia o meglio al blocco occidentale, l’appoggio di parte della militanza partigiana comunista che avallò l’azione dei partigiani di Tito eliminando coloro che tra i partigiani della Osoppo volevano ostacolarne l’azione, l’occupazione dei territori oggi parte della Slovenia e della Croazia e il tentativo di portare Trieste ed il suo territorio sotto la Jugoslavia. 

4 minuti fa, appecundria ha scritto:

 

"eh ma quelli buttavano i fascisti nelle foibe e volevano cacciare gli italiani"

 

Quali fascisti nelle foibe? …nelle foibe ci finirono donne, bambini ed anziani.

Inviato

Temistocle Testa

Il Boia del Fiumano
Temistocle_Testa.jpg
La notte del 17-18 giugno 1940 ordinò una dura retata (criticata anche dal Ministero dell'Interno) con cui furono arrestati 500 ebrei maschi a Fiume e Abbazia, metà dei quali poi deportati e internati nei campi di concentramento in Italia. Il vicecommissario di polizia Giovanni Palatucci cercò di salvare la comunità ebraica, ma venne arrestato e deportato al campo di concentramento di Dachau, dove fu ucciso.

Il 30 maggio 1942 ordinò una rappresaglia, facendo uccidere 20 uomini di Jelenje estratti a sorte, per punire i giovani renitenti alla leva. Il 4 giugno fece incendiare tre villaggi e fucilare 24 uomini a Kilovče. Il 12 luglio 1942 ordinò una dura rappresaglia nel villaggio di Podhum, in cui vennero fucilati almeno 91 civili, deportate 200 famiglie e date alle fiamme tutte le case. A Castua furono bruciati diciassette villaggi, uccise 59 persone, deportati 2311 abitanti e incendiate 503 case e 237 stalle.

Inviato

C’era un ospedale organizzato sommariamente con 100 letti per quasi 13.000 prigionieri rinchiusi nel campo; le condizioni erano tali che i reclusi preferivano starsene a morire nelle loro tende piuttosto che essere curati in quell’ospedale. I malati venivano sistemati nei letti infetti da cui erano stati rimossi i cadaveri dei loro compagni ».

Le donne in puerperio e i neonati vivevano in condizioni estremamente difficili; l’80 per cento dei bambini nascevano morti a causa delle sofferenze e della fame patita dalle madri e anche quelli che nascevano vivi morivano di lì a poco. Ogni giorno morivano da tre a quattro bambini, poi da quattro a cinque, soprattutto nel padiglione dei bambini all’ospedale del campo di Rab.
 

Dal momento che in precedenza aveva lavorato con i bambini, la prigioniera Martina Kosak si offrì volontaria per dare una mano al reparto dei bambini, situato in un vecchio albergo. Trovò condizioni indicibili: «Tenevano sei piccolini in un solo letto, sul pavimento. Ci furono date delle vecchie lenzuola che noi strappammo perché erano sudice, sporche della diarrea e del vomito dei bambini malati precedente mente ricoverati ».
 

Le prigioniere che fungevano da inservienti facevano quello che potevano per aiutare quei bambini; non c’era nulla per cambiarli, né cibo né latte, solo un po’ d’acqua. Martina ricorda: «Nutrivamo i bambini con del pane ammollato nell’acqua con i cucchiai, quando ciò era possibile. Gli escrementi seccavano velocemente e tutto era sudicio e puzzolente. Non potevamo farci niente. Alla fine ci riducemmo ad adoperare come pannolini i giornali ». Martina chiese il trasferimento al reparto degli anziani perché « era più facile soppor­tare la morte di un adulto che la morte dei quei poveri bambini ». Ma sarebbe stata sempre perseguitata dal ricordo del reparto dei bambini al campo di Rab: « Erano ammalati, disidratati, quei bambini ci morivano davanti agli occhi e io non potevo far altro che torcermi le mani. Io sapevo quanto lottavamo per ognuna di quelle vite, ma era tutto inutile e noi eravamo impotenti ».
 

Nei mesi più freddi oltre ai bambini morivano anche tanti adulti. Secondo quanto testimonia Stane Kotnik «in novembre e dicembre, la gente moriva: 20, 30, 40 e poi 50 al giorno. Si dice che la vigilia di Natale morirono 89 persone e davvero morirono nelle loro tende proprio la notte di Natale. C’era chi pregava, chi discuteva e chi cantava. Molti esalavano l’ultimo respiro nel ricordo della vita a casa loro. Il giorno di Capodanno ne morirono altrettanti ».


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