wow Inviato 3 Agosto 2023 Inviato 3 Agosto 2023 4 minuti fa, Panurge ha scritto: cinesi si stanno già prendendo quello che vogliono, terra da coltivare in primis, hanno un potenziale problema di insufficienza alimentare a casa loro. È il tipo di colonializzazione più subdolo
Panurge Inviato 3 Agosto 2023 Inviato 3 Agosto 2023 E per fare qualsiasi opera pubblica fanno arrivare mano d'opera loro, non tollerano i tempi africani.
melos62 Inviato 3 Agosto 2023 Inviato 3 Agosto 2023 @cactus_atomo oltre alla presenza ( ex)colonialista, l'Africa ha un problema generale nelle forme di legittimazione e gestione del potere, che deriva quasi sempre dall'arcaico sistema tribale. Il capo tribù distribuiva a tutti i componenti e in modo paternalistico: cibo, acqua,bestiame, mogli , terra ecc. Comanda in guerra e in pace. Ogni diritto dei sudditi è di tipo concessorio. Ancora oggi negli emirati occorre chiedere il permesso al sultano/emiro per sposarsi, è quasi una formalità ma è un segnale importante. La ricchezza moneraria dei paesi africani non viene razziata solo dalle company ex coloniali, ma anche dai vari sovrani. 1
Antoniotrevi Inviato 3 Agosto 2023 Autore Inviato 3 Agosto 2023 @wow 17 minuti fa, wow ha scritto: Stato africano ha valore quasi nullo al di fuori dei confini nazionali. Le importazioni Finche sei ricco di materie prime non puoi fallire perchè dai come garanzie quello che hai . Una moneta forte è di ostacolo all’esportazioni . Il problema del franco CFA e che non ce concorrenza . A tutto decidono i francesi l Per cui se un cinese mi costruisce cento km di strade . E vuole meno dei francesi . Il Senegal non lo può fare. Ci sono tanti stati africani ricchi di risorse che hanno una propia moneta non forte come l’euro che rischierebbe solo di danneggiarli . @wow 16 minuti fa, wow ha scritto: 21 minuti fa, Panurge ha scritto: È il tipo di colonializzazione più subdolo e quello francese che è esclusivo
Antoniotrevi Inviato 3 Agosto 2023 Autore Inviato 3 Agosto 2023 @melos62 se non sei amico dell’occidente cadi
Martin Inviato 3 Agosto 2023 Inviato 3 Agosto 2023 Piccolo break off-topic ma non troppo: In tema di moneta coloniale una lettura facile ma non stupida per chi sotto l'ombrellone non trae soddisfazione dal gossip: "L'uomo che truffò il portogallo" di Murray Bloom, il racconto di una vicenda (e di un personaggio) ai limiti dell'incredibile che accadde davvero nel 1925.
dariob Inviato 3 Agosto 2023 Inviato 3 Agosto 2023 5 minuti fa, Martin ha scritto: "L'uomo che truffò il portogallo" Giusto. E' un po' OT ma inyeressante. C'è anche questo video : 1
criMan Inviato 3 Agosto 2023 Inviato 3 Agosto 2023 48 minuti fa, wow ha scritto: In realtà, come il prof forse non ti ha spiegato, la moneta di un qualsiasi Stato africano ha valore quasi nullo al di fuori dei confini nazionali. Le importazioni di questi di questi paesi vengono pagate in valute forti, non certo in pizze di fango del Camerun che nessuno vorrebbe. Analogamente, moneta debole significa inflazione e ridotto potere di acquisto, che sono i veri fattori di impoverimento di una nazione, mentre una moneta forte, la convertibilità con l'euro al riparo dalle inevitabili fluttuazioni, permettono di programmare e facilitare gli investimenti. ovviamente non comprendono l'importanza di questo passaggio. Ne sanno qualcosa le economie sud americane. Pero' si da spazio a messggi populisti tipo , con la mia valuta ci faccio le strade e cose cosi'. Nessuna soluzione e' a costo zero ovviamente e non potrebbe essere altrimenti, la Francia ha avuto i suoi vantaggi.
wow Inviato 3 Agosto 2023 Inviato 3 Agosto 2023 @Antoniotrevi continui a non prendere atto di una cosa che dal CFA, se non ti sta bene se ne può uscire come faranno o hanno fatto i paesi aderenti all'UEMOA che aderiranno all'ECO per esempio. http://www.mondopoli.it/2020/01/17/la-verita-della-storia-e-nei-dettagli-dal-franco-cfa-alleco/ 1 ora fa, Antoniotrevi ha scritto: tutto decidono i francesi Non è vero, vai a vedere qual è la rappresentanza francese degli organi direttivi 1 ora fa, Antoniotrevi ha scritto: Per cui se un cinese mi costruisce cento km di strade . E vuole meno dei francesi . Il Senegal non lo può fare. Non è vero, e cmq i cinesi non vogliono materie prime, ma terra, porti, aeroporti se con una moneta debole non puoi pagare.
Panurge Inviato 3 Agosto 2023 Inviato 3 Agosto 2023 Vive la mort, vive la guerre, vive la Légion Étrangère, bei tempi.
wow Inviato 3 Agosto 2023 Inviato 3 Agosto 2023 1 ora fa, Antoniotrevi ha scritto: Finche sei ricco di materie prime non puoi fallire perchè dai come garanzie quello che hai È la politica coloniale dei cinesi. A parte il fatto che molti paesi aderenti sono ricchi di materie prime ma non di liquidità, specie se battono moneta propria, succede che i cinesi ti propongono la costruzione di un porto. Ti chiedono di garantire i pagamenti con un giacimento di cobalto o con cento mila ettari di terreno. Se non puoi pagare se li prendono o si tengono il porto, come accaduto a Mombasa o Gibuti, (opure alcune migliaia di km quadrati di terreno) e ci faranno lavorare centinaia di cinesi ... 1
Martin Inviato 3 Agosto 2023 Inviato 3 Agosto 2023 Da googlamenti vari apprendo che le famose riserve dei paesi africani in pancia alla Banque de France e in garanzia del CFA ammonterebbero a una decina di miliardi di euro. Per fare un paragone spannometrico "occidentale": E' un anno di sanità regionale per 5M di persone E su questa cifra dovrebbe basarsi la sovranità monetaria di 14 paesi ? Come direbbero all' ENA-Paris: Ma-de-che-stamo-a-parlà? 1
Antoniotrevi Inviato 3 Agosto 2023 Autore Inviato 3 Agosto 2023 @wow Il Niger lo vogliono attaccare propio perché vuole affrancarsi dal controllo francese . Ed è un esempio della politica francese nell’ex colonie . 1
Antoniotrevi Inviato 3 Agosto 2023 Autore Inviato 3 Agosto 2023 @wow I cinesi non hanno politiche coloniale . Non gli interessa controllare politicamente uno stato come i francesi in Senegal dove hanno appoggiato un colpo di stato di una giunta militare . Ecco queste sono notizie che tu trascuri ed io devo ripetere . 1
wow Inviato 3 Agosto 2023 Inviato 3 Agosto 2023 5 minuti fa, Antoniotrevi ha scritto: cinesi non hanno politiche coloniale . Non gli interessa controllare politicamente uno stato come i francesi in Senegal dove hanno appoggiato un colpo di stato di una giunta militare . Ecco queste sono notizie che tu trascuri ed io devo ripetere . Siamo d'accordo, Quel che è certo è che la Cina in Africa fa i propri interessi: accede a risorse minerarie e naturali cruciali, s’impossessa di terre fertili, convoglia il surplus manifatturiero su nuovi mercati, stringe alleanze militari che consolidano la sua influenza, permette alle imprese di delocalizzare gli impianti abbattendo i costi della manodopera. Un esempio su tutti è quello della Rd Congo. Contro un prestito di 9 miliardi di dollari per la modernizzazione dei sistemi stradali e ferroviari, Kinshasa ha concesso ai cinesi i diritti per estrarre fino a 10 milioni di tonnellate di rame e 420.000 di cobalto in 15 anni. Il 54% delle risorse globali di cobalto si trova in Congo. Nel 2019 la Cina ha importato cobalto per 1,5 miliardi di dollari. Al secondo posto viene l’India, con 3,2 milioni. Non solo. L’Africa offre uno sbocco a moltitudini di contadini e manovali cinesi a bassa scolarizzazione che rappresentano una spina nel fianco per Pechino, alle prese con boom demografico, metropoli sovraffollate, crescenti sperequazioni sociali. Niente di nuovo Quella cinese è certamente una nuova forma di colonialismo, ma a ben guardare risponde alle logiche di sempre: petrolio dall’Angola e dalla Nigeria, rame dal Congo, uranio dalla Namibia, bauxite dalla Guinea… In molti accusano il Dragone di sostenere regimi autoritari, è però difficile sostenere che gli europei in passato si siano comportati diversamente. Basti pensare alla lunga teoria di dittatori che hanno goduto della connivenza delle ex potenze coloniali. Considerazioni simili valgono per le critiche a Pechino – peraltro spesso fondate – riguardanti i danni ambientali, la qualità scadente e gli impatti dei suoi prodotti, lo sfruttamento dei lavoratori, la vocazione predatrice e l’atteggiamento razzista. Niente di nuovo sotto il sole… L’invasione delle stoffe cinesi, di bassa qualità e talvolta tossiche, ha devastato la produzione artigianale dalla Costa d’Avorio alla Tanzania, dalla Rd Congo al Ghana. Analogamente, l’Europa permette di esportare le automobili vecchie (un esempio fra i tanti), inquinanti e insicure per il vecchio continente ma… adatte per l’Africa. La crescente domanda cinese di pelli d’asino (per produrre un popolare farmaco tradizionale contro l’insonnia e per aumentare la libido, l’ejiao) ha drasticamente ridotto la popolazione di asini – e fatto volare il loro prezzo – in Niger, Etiopia, Kenya e Burkina Faso, con conseguenze drammatiche per i contadini, cosa che ha spinto i governi a porre qualche freno alla mattanza. La richiesta di avorio e corni di rinoceronte alimenta il bracconaggio, mettendo a rischio specie già minacciate di estinzione. https://www.africarivista.it/la-famosa-invasione-dei-cinesi-in-africa/186594/ 1
wow Inviato 3 Agosto 2023 Inviato 3 Agosto 2023 La moneta. Ma vi è un altro pilastro del castello fortificato, per ora solo nelle intenzioni, che potrebbe diventare realtà. Cioè una moneta legata allo yuan. Un tentativo per rafforzare l’influenza cinese sul continente africano. L’occasione si è presentata quando i paesi dell’Africa occidentale – la maggior parte ex colonie francesi con il Franco Cfa ancorato all’euro e garantito dal Tesoro francese – hanno cominciato a pensare a una moneta propria, abbandonando quella coloniale. I cinesi si sono immediatamente inseriti nel dibattito, supportati dai paesi anglofoni e con l’insistenza del Ghana, cercando di spingere per una moneta – l’eco – proprio ancorata allo yuan. Il tentativo, per ora, è stato stoppato dalla Francia e da alcuni stati francofoni. Nascerà la moneta chiamata eco, ma sarà ancora ancorata all’euro. Ma è una partita tutta da giocare. https://www.agi.it/estero/news/2022-03-04/ragioni-strapotere-cinese-in-africa-15856953/
Questo è un messaggio popolare. Antoniotrevi Inviato 3 Agosto 2023 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 3 Agosto 2023 PICCOLE NOTE Il colpo di Stato in Niger continua a tenere banco. Fortunatamente L’Ecowas, che ha comminato sanzioni e dato sette giorni alla giunta militare per ripristinare l’ordine pregresso, minacciando anche un intervento armato, ha frenato, dichiarando che la guerra è l’ultima opzione. Un golpe diverso da altri… Da parte loro, anche i militari nigerini stanno cercando di rassicurare il mondo sulle loro intenzioni, sia mostrando la foto sorridente del presidente deposto, Mohamed Bazoum, sia rassicurando Parigi, che come altri Paesi sta rimpatriando i suoi cittadini, di non avere intenzioni ostili verso la Francia. I motivi geopolitici della tensione sono evidenti. La Francia ha perso l’ennesima ex colonia, dopo Mali e Burkina Faso, e vede pericoli per l’uranio nigerino necessario alle sue centrali atomiche, comprato a prezzi di favore. Non solo la Francia. Niamey era una pedina chiave della proiezione africana degli USA, come spiega Joshua Meservey, docente dell’Hudson Institute, a Politico: “Il Niger era il paniere in cui Stati Uniti e Francia stavano mettendo tutte le loro uova”. Infine, resta inaccettabile la propensione verso Mosca della nuova giunta militare. Da qui le pressioni di UE, USA e ECOWAS, definite “illegali, ingiuste, disumane e senza precedenti” dal capo di Stato ad interim Abdourahmane Tchiani. Non ha tutti i torti: ieri la Nigeria, unico fornitore di energia elettrica del Niger, ha interrotto la fornitura, facendo piombare il Paese nel buio. Il punto è che quello del Niger “non è un colpo di Stato come altri”, come recita un titolo del New York Times. Infatti, a differenza di tanti altri golpe africani, non è stato patrocinato dai Paesi occidentali (e neanche da Mosca…). Da cui la sua specificità. Lo stesso Niger ha conosciuto altri golpe in passato e tutti legati all’uranio – la ricchezza sventurata del Niger – estratto dalla multinazionale francese Areva, diventata poi Orano, e da sue controllate. A spiegare il perverso intreccio tra politica e uranio il dossier L’uranium de la Françafrique“, che interpella anche Raphaël Granvaud, autore del libro Areva en Afrique. Une face cachée du nucléaire français. Riportiamo stralci del dossier. “Dall’inizio dello sfruttamento dell’uranio del Niger, il suo prezzo è stato ufficiosamente fissato da Parigi. ‘Il controllo dell’uranio, insieme a quello del petrolio e di altre risorse, è stato uno dei motivi per cui la Francia ha mantenuto un sistema di dominio economico, politico e militare sulle sue ex colonie’, sottolinea Raphaël Granvaud”. L’uranio e i golpe “[…] La turbolenta vita politica del Niger è sorprendentemente legata agli alti e bassi del rapporto commerciale con la Francia. Nel 1974, Hamani Diori, il capo di stato in carica, fu vittima di un golpe poco dopo aver avuto l’audacia di chiedere un aumento del prezzo dell’uranio”. “[…] Trent’anni dopo, il presidente del Niger si chiama Mamadou Tandja. Ha commesso lo stesso errore del suo predecessore, ha chiesto e persino ottenuto un aumento sostanziale dei prezzi nel 2008. È stato rovesciato nel 2010 dai militari. Raphaël Granvaud spiega: ‘[…] Tandja ha solo ritardato [di due anni] il momento in cui ha dovuto pagare l’affronto fatto alla Francia con il suo tentativo di ottenere condizioni più vantaggiose'”. “Si organizzano le elezioni e un governo eletto democraticamente prende le redini del Paese: alla sua guida, Mahamadou Issoufou, ingegnere minerario formatosi in Francia, che ha lavorato in tutti i settori dell’attività mineraria dell’uranio in Niger” e in buoni rapporti con “molti leader occidentali. Un curriculum vitae ideale per negoziare al meglio con la Francia: ha concluso un accordo nel 2014 che ha modificato le tasse sull’attività mineraria”. “Questa apparente vittoria, che consente [a Niamey] di recepire aliquote fiscali più dignitose sul minerale estratto, viene rapidamente denunciata dalle ONG che notano che Areva ha molte leve per sfuggire a questa tassa (Areva au Niger – transparence en terrain miné, di Quentin Parrinello)“. “Senza contare le gratuità di cui beneficia l’azienda per prelevare milioni di litri d’acqua dalla falda di Agadez, in mezzo al deserto: un privilegio spaventoso, purtroppo classico dell’industria mineraria”. “‘C’è un notevole divario tra il prezzo pagato nel corso della sua storia da Areva e il valore strategico dell’uranio’, commenta Raphaël Granvaud. Da una parte un piccolo paese occidentale, ma dotato di energia atomica, e il cui livello di sviluppo richiede una quantità sempre maggiore di energia elettrica; dall’altra un paese del Sahel due volte e mezzo più grande del primo, ultimo al mondo nella lista dell’indice di sviluppo umano (Rapport sur le développement humain 2019, Onu), dove la maggioranza della popolazione non ha accesso all’elettricità, che viene importata dalla vicina Nigeria’” [che ieri gli l’ha tagliata… ndr]. “L’estrazione dell’uranio in Niger ha anche aggravato la situazione dei nomadi che si sono visti confiscare molte aree atte al pascolo necessarie per l’allevamento. Queste terre sono ora sorvegliate da società di sicurezza private gestite da ex soldati francesi”. Le montagne di rifiuti radioattivi Fin qui il dossier, che parla anche della contaminazione radioattiva causata dalle miniere, alcune delle quali sono addirittura “a cielo aperto“. Contaminazione che provoca “malattie ignote” ai minatori e alla popolazione, delle quali, però, non parla nessuno. Per avere un’idea di quanto si è consumato in Niger, la testimonianza della documentarista Amina Weira, sempre nel dossier. “Arlit è la mia città, è lì che estraiamo la ricchezza del paese. Si chiama ‘Piccola Parigi’. Vorrei davvero che fosse così! Si ha l’impressione che sia circondata da montagne, come quelle vicino alle quali i Tuareg si stabiliscono per proteggersi dal vento del deserto. Ma queste montagne sono state create da zero. Infatti, sono formate dall’accumulo delle scorie radioattive derivanti dall’estrazione dell’uranio”. A conferma, si può leggere anche una nota di Anadolu del 17 marzo 2023 dal titolo: “20 milioni di tonnellate di rifiuti parzialmente radioattivi alimentano la paura in ??Niger”; ma anche l’Express, che parla anche del rischio, ovvio, di contaminazione anche dell’acqua potabile. La Francia sa perfettamente la situazione. Gli USA, spiega la CNN, hanno diverse basi militari in Niger. Possibile che non si siano mai accorti di niente? Tale “il mondo basato sulle regole”, formula cara all’Occidente. I militari che hanno preso il potere dicono di voler salvare il Paese. Non sappiamo se sia vero né se possano farlo. Ma che il Paese debba essere salvato è un dato. E non può farlo chi lo ha devastato né quanti sono stati conniventi. Al netto di tale considerazione, il vero scandalo è rappresentato da quelle montagne di detriti contaminati più che dall’attentato alla presunta democrazia nigerina. articolo sconvolgente 3
Questo è un messaggio popolare. Antoniotrevi Inviato 3 Agosto 2023 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 3 Agosto 2023 E poi si scrive di Cina e colonialismo . Niente e peggiore di quanto fatto dai francesi in Niger . Pure il prezzo di favore gli facevano e se cercavano di trattare organizzavano un golpe per togliere il malcapitato . E le 20 milioni di scorie radioattive prodotte in questi anni ? ah un problema del Niger mica dell’Europa green . 3
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