31canzoni Inviato 13 Settembre 2023 Inviato 13 Settembre 2023 E poi domani qualche genio panebianco o gallina del pollaio, o mastro ciliegia o gramellini o quell'altro che parla inglese solo lui ci spiegherà che il fascismo in questo paese non c'è, che son pippe. A quando una piazza graziani? Un largo j.v. borghese? Il cancro ha fatto la recidiva, speriamo che non faccia come 100 anni fa la metastasi in Germania.
daniele_g Inviato 13 Settembre 2023 Inviato 13 Settembre 2023 1 ora fa, UpTo11 ha scritto: Sarà mica che non ci sia un Largo Göring o un Vicolo Höss a Baden-Baden? a Baden-Baden non so, a Bariloche c'è di sicuro
Guru Inviato 13 Settembre 2023 Inviato 13 Settembre 2023 3 ore fa, keres ha scritto: Via Salvini c'è già ? A Modena c'è Vicolo Squallore... 1
Questo è un messaggio popolare. macmac1950 Inviato 13 Settembre 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 13 Settembre 2023 Via Maalox l'avete gia' citata ? 3
CarloCa Inviato 13 Settembre 2023 Inviato 13 Settembre 2023 3 minuti fa, macmac1950 ha scritto: Via Maalox l'avete gia' citata ? È una traversa di piazzale loreto? 2
ascoltoebasta Inviato 13 Settembre 2023 Inviato 13 Settembre 2023 1 ora fa, 31canzoni ha scritto: A quando una piazza graziani? Però a Torino una Piazza Graziani-Pulici sarebbe quasi doverosa......salvo poi un futuro sbianchettamento del secondo cognome da parte di qualche nostalgico assessore.
Jack Inviato 13 Settembre 2023 Inviato 13 Settembre 2023 1 ora fa, 31canzoni ha scritto: spiegherà che il fascismo in questo paese non c'è, che son pippe se ti accontenti te lo spiego io, è facile… più si tromba meno fascismo ci si immagina 😆
stefano.s Inviato 13 Settembre 2023 Inviato 13 Settembre 2023 @31canzoni vi conviene espatriare, siete ancora in tempo...
31canzoni Inviato 13 Settembre 2023 Inviato 13 Settembre 2023 40 minuti fa, soundview ha scritto: omonimia? La realtà è già oltre l'incubo, e io che pensavo che lungadige nicola passetto e via ramelli a Verona fossero l'eccezione di una città fascista dentro.
UpTo11 Inviato 13 Settembre 2023 Inviato 13 Settembre 2023 In realtà è proprio la mancanza di trombanza che spinge al fascio, la passione per il manganello è la dimostrazione lampante della sublimazione freudiana. Per non parlare dell'obbligare a bere l'olio di ricino, ma qui mi fermo altrimenti mi bannano da tutti i forum del del globo terracqueo. 1
stefano.s Inviato 13 Settembre 2023 Inviato 13 Settembre 2023 Via Sergio Ramelli è presente anche a Codogno.
appecundria Inviato 13 Settembre 2023 Autore Inviato 13 Settembre 2023 54 minuti fa, 31canzoni ha scritto: nicola passetto e via ramelli In verità loro non hanno fatto fucilare nessuno.
31canzoni Inviato 13 Settembre 2023 Inviato 13 Settembre 2023 1 ora fa, appecundria ha scritto: In verità loro non hanno fatto fucilare nessuno. Vero, ma per dire pasetto è stato solo il picchiatore seriale della città ... perché intitolargli un lungadige? Dove una volta all'anno si ritrovano i nazisti della città facendo il saluto e i loro riti? Camerata Pinko! Presente! Etc etc.
Guru Inviato 14 Settembre 2023 Inviato 14 Settembre 2023 6 ore fa, 31canzoni ha scritto: Camerata Pinko! Presente! Non era camerata Porko?
maurodg65 Inviato 14 Settembre 2023 Inviato 14 Settembre 2023 9 ore fa, 31canzoni ha scritto: via ramelli a Verona Scusa, ma cosa ci sarebbe di “vergognoso”? https://www.verona-in.it/2019/04/28/chi-era-sergio-ramelli-ucciso-a-18-anni-da-benestanti-di-sinistra/ Chi era Sergio Ramelli, ucciso a 18 anni da benestanti di sinistra Luciano Butti28/04/2019 Il 29 aprile di 44 anni fa moriva, in un ospedale di Milano, Sergio Ramelli. Aveva 18 anni, quanti ne avevo anch’io nel 1975. Era un bel ragazzo: capelli lunghi e sguardo sognante. Due mesi prima, un gruppo di picchiatori, muniti di chiavi inglesi, lo aveva aggredito a freddo mentre tornava a casa. Frequentava, con ottimi voti, un Istituto tecnico e progettava di iscriversi a Chimica. Non aveva mai partecipato ad alcuna azione violenta. In un suo tema se l’era presa con il Governo perché, a suo dire, non proteggeva adeguatamente le sedi del MSI. Tesi di un ragazzo, unilaterali e, come tutte, discutibili. Sergio fu per questo sottoposto ad una sorta di “processo politico”, con tanto di affissione del tema sulla bacheca e minacce rivolte anche ai familiari. Non venne protetto adeguatamente dalla scuola. I genitori lo iscrissero in un altro Istituto, poco tempo prima dell’agguato. Gli aggressori erano studenti di Medicina, provenienti da famiglie benestanti e appartenenti ad un gruppo di estrema sinistra. Non conoscevano la vittima, ma era stato loro detto che si trattava di un fascista. Vennero individuati dopo più di dieci anni, quando ormai avevano una professione e una famiglia. Quasi tutti ammisero di aver collaborato all’azione. Durante il processo, gli imputati maschi indossavano la cravatta. La sentenza comminò pene particolarmente lievi, rispetto all’imputazione. La famiglia aveva del resto chiesto giustizia, ma non, come oggi è di moda fare, che gli aggressori “marcissero in carcere”. A gran parte dei condannati fu poi possibile, anche grazie a vari condoni, proseguire l’attività professionale. Sono convinto che molti di loro abbiano cercato di restituire alla società quanto potevano, attraverso il lavoro. La vita di Sergio non può purtroppo essere restituita. La memoria di Ramelli è stata custodita – alcune volte in modo misurato, altre no – da coloro che ne condividevano le idee. Con pochissime e solo recenti eccezioni (tra cui quelle dei sindaci Pisapia e Sala), l’opinione pubblica di sinistra, democratica e antifascista se ne è invece sempre disinteressata. 9 ore fa, 31canzoni ha scritto: lungadige nicola passetto https://it.m.wikipedia.org/wiki/Nicola_Pasetto Iscritto a 14 anni al Fronte della Gioventù, nel 1979 è segretario provinciale di Verona, e nel 1980 è eletto consigliere comunale del MSI, tra i più giovani d'Italia.[1] La sera del 4 aprile 1981 Pasetto fu coinvolto in una rissa tra attacchini di opposti schieramenti; arrestato e tradotto in cella per circa un mese finché fu assolto nel seguente processo.[2] Negli anni '80 fa parte della Direzione nazionale e dell'esecutivo del Fronte della Gioventù. Laureatosi in giurisprudenza e sposatosi nel 1991 con Roberta Benedetti, Pasetto resta nel consiglio comunale della città scaligera sino al 1992, quando è eletto alla Camera dei deputatiper il Movimento Sociale Italiano, nella circoscrizione VII - Veneto 1. In quella legislatura è componente della commissione Finanze.[3] Viene rieletto alla Camera nel 1994 e riconfermato nel 1996, per Alleanza Nazionale. Il 20 ottobre 1994 fu protagonista di una celebre rissa che si svolse in Parlamento tra deputati missini e di Rifondazione Comunista.[4] Durante la XI legislatura è componente della commissione permanente Finanze e della commissione speciale per l'esame dei progetti sull'immunità parlamentare. Nella XII legislatura è componente della commissione permanente Giustizia, e nella XIII componente della commissione permanente Affari sociali. Muore il 29 marzo 1997 all'età di 35 anni in un incidente stradale sull'Autostrada Serenissima.[5]
maurodg65 Inviato 14 Settembre 2023 Inviato 14 Settembre 2023 https://notizie.tiscali.it/interviste/articoli/incontri-berlinguer-almirante-gesto-intervista-padellaro/amp/ [L'intervista] “Il gesto di Almirante e Berlinguer”: quegli incontri segreti tra i due nemici nel periodo del terrorismo Il nuovo libro di Antonio Padellaro svela un particolare inaspettato della storia politica italiana. Ciò non cambia nulla sui due personaggi che restano contrapposti. Ma c'era rispetto. Cosa accadde al funerale di Berlinguer 3 maggio 2019 Enrico Berlinguer, Giorgio Almirante e (nella foto piccola) Antonio Padellaro di Ignazio Dessì - Facebook: I. Dessì Twitter: IgnaDess Sono gli anni del terrorismo e l’Italia vive una delle pagine più critiche della sua storia repubblicana. In quel contesto incandescente e complicato due figure iconiche, rappresentanti delle opposizioni contrapposte, si incontrano segretamente per il bene dello stato: Enrico Berlinguer, leader del Pci (Partito Comunista Italiano), e Giorgio Almirante, leader del MSI(Movimento Sociale Italiano). Uno rappresentante della sinistra e uno di quella destra considerata fuori dall’arco costituzionale. Siamo tra il 1978 e il 1979, nel periodo cruciale del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro, e i due avversari politici, i due nemici, si danno appuntamento più volte (da 4 a 6 recitano le cronache) nei venerdì pomeriggio, quando il parlamento è poco frequentato, per scambiarsi informazioni e pareri. Decidono di “unire le forze in nome della esigenza dell’interesse della Nazione che, in quel frangente, supera ogni altra esigenza”, come spiega Antonio Padellaro, ex direttore del Fatto Quotidiano, che nel suo ultimo libro “Il gesto di Almirante e Berlinguer” (ed. PaperFirst) ha reso pubblica quella singolare vicenda politica e umana. Direttore si tratta di un fatto abbastanza inaspettato ma molto significativo della nostra storia politica, della stagione del terrorismo e degli uomini che la vivono. Un’epoca in cui si teme fortemente per la democrazia e in cui due leader tanto diversi e contrapposti decidono di parlarsi. Perché lo fanno? “Si incontrano perché nei mesi successivi al rapimento e all’assassinio di Aldo Moro l’Italia, come ricorderà chi ha i capelli bianchi ma anche chi li ha grigi, era impaurita dal terrorismo che mieteva continuamente vittime. C’era la sensazione di una guerra perduta in partenza. In quella drammatica situazione due personaggi assolutamente lontani politicamente, che nella guerra civile finita il 25 aprile del ’45 si erano addirittura trovati su barricate contrapposte, decidono di parlarsi per cercare di scambiarsi informazioni e valutazioni sul terrorismo rosso e nero. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il Pci di allora non subì certo tranquillamente il fatto che quelle che ammazzarono Moro e imperversavano con la violenza si chiamassero Brigate Rosse. Né, dall’altra parte, il MSI poteva ignorare che i Nar erano frutto dell’estremismo neo fascista. Anche per questo Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante decidono di parlarsi, e lo fanno parecchie volte nella riservatezza più assoluta”. Questo porta a una diversa valutazione della figura di Almirante e offre una nuova chiave di lettura su Berlinguer? “Questo non cambia nulla nella storia e nella valutazione dei due personaggi. Almirante resta e resterà sempre il repubblichino che firmava i bandi a Salò per reclutare i giovani italiani con la forza e con la minaccia, Berlinguer era Berlinguer. Sono due vicende che non possono essere paragonate. Non c’è insomma nessuna rivalutazione storica del leader del MSI, come non c’è una qualche incoerenza del leader del Pci. La parola chiave è appunto il gesto”. Cosa significa? “La politica fatta solo di parole è una politica vuota, ma i gesti in politica possono non aver bisogno delle parole, perché di per sé possono avere conseguenze tali di cui dobbiamo essere grati a chi ha voluto compierli per trovare intese su temi di così grande rilievo”. Esistono ancora dei testimoni di quegli incontri segreti? “Sì, uno. L’unico testimone in vita è Massimo Magliaro, ex portavoce di Almirante. Il leader del MSI infatti andava agli appuntamenti con lui, Berlinguer invece si faceva accompagnare da Tonino Tatò. Berlinguer e Tatò non ci sono più, come Almirante del resto. E’ rimasto solo Magliaro. Io poi ho sentito anche i familiari dell’uno e dell’altro protagonista, i quali non avevano molti elementi in più ma erano a conoscenza di questo rapporto. D’altra parte abbiamo a conferma di ciò un episodio che colpì molto tutti: il giorno del funerale di Enrico Berlinguer si presentò Giorgio Almirante, che fu accolto non come un nemico ma come una persona che con il capo del Pci aveva un rapporto stretto. Evidentemente qualcuno sapeva”. Tra antagonisti di quel livello c’era comunque rispetto? “Esatto. E quando morì Almiranteuna delegazione guidata da Giancarlo Pajetta e Nilde Iotti si recò a rendere omaggio alla salma del leader del MSI”. Cosa può insegnare quel gesto di allora alla politica di oggi? “Può insegnare che i gesti contano. Che questo Paese ha bisogno di atti concreti e anche di gesti di un certo tipo, di condivisione, non di inciuci, si badi bene, non di patteggiamenti o accordi sotto banco, ma di condivisione di punti fondamentali in nome del bene comune. Capisco che il riferimento al concetto di bene comune può apparire a taluno vuota retorica rituale, ma non è così. Il bene comune può essere invece proprio l’oggetto della buona politica, e si realizza anche smettendola di litigare dalla mattina alla sera per farsi campagna elettorale. Mi riferisco evidentemente a Di Maio e Salvini che in questi giorni e in queste ore non fanno altro. Fare il bene comune significa mettersi intorno a un tavolo pur di dare qualcosa di positivo al Paese. E la gente a mio avviso, pur stando in posizioni contrapposte, di questo sarebbe felice. Io avverto che lo spirito del tempo lo chiede. Si aspetta la fine della contrapposizione rabbiosa. Non delle differenze, non della conservazione dell’identità, assolutamente: queste cose vanno conservate. Ma chi è al governo, ed anche chi sta all’opposizione, dovrebbe avere la capacità di non parlare sempre per partito preso. Per dirla in sintesi, trovo che oggi il guaio del nostro Paese sia il Partito del Partito preso, per cui se uno fa una cosa e tu stai dall’altra parte quella cosa è sbagliata a prescindere. Non è così e non può essere così”. Per il bene del Paese? “Per il bene del Paese” 1
Velvet Inviato 14 Settembre 2023 Inviato 14 Settembre 2023 Può aver incontrato anche Padre Pio e Madre Teresa ad un tè danzante, ma sempre un fucilatore servo dei nazisti e quindi omm'emmezza resta. Potrebbero dargli questo titolo sulla tabella. 1
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