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La squallidissima vicenda della beneficenza di Ferragni ai bimbi malati


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Ma è ora che si esca allo scoperto, tra i 30M di seguitori ci sarà un iscritto a Melius, dai senza vergogna qualcuno abbia il coraggio di palesarsi.

Sicuramente c'è di molto peggio che essere ammaliati dagli occhioni da cerbiatta della Chiara nazionale.

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41 minuti fa, Gall ha scritto:

di molto peggio che essere ammaliati dagli occhioni da cerbiatta della Chiara nazionale.

 

più che da cerbiatta sembrerebbero occhietti di opossum!

Cmq, ho appena guardato il telegiornale di Sky, non rete4 o altri canali secondari e hanno dato la notizia che Chiara Ferragni è ritornata nei social e hanno letto il suo messaggio.

Noi facciamo i burloni, ma è indubbio il peso sociale e la notorietà della cerbiatta piagnona.

E questo peso vuol dire guadagni che gli piovono addosso e noi a raschiare il barile per migliorare i nostri impianti.

Il problema è che si è completamente sbagliato il focus della discussione che sarebbe: lo sfruttamento a fini commerciali della beneficenza per fare business è lecito o meno?

L’operazione della Balocco, se non avesse coinvolto la Ferragni che presta la sua immagine ai suoi tariffari soliti per altro, sarebbe stata lecita ed etica sé gestita con le stesse modalità oppure no? L’Ospedale Santa Maria Margherita di Torino che offre il suo logo per una promozione commerciale fa bene o male a farlo? 
Questo ovviamente dando per scontata l’effettiva “pubblicità ingannevole” per il consumatore che viene tratto in inganno pensando di partecipare direttamente con il suo acquisto alla beneficenza, cosa che dal messaggio pubblicitario è opinabile ma questa è un’altra storia, in sostanza operazioni pubblicitarie che inducono i consumatori a comperare un prodotto o ad usufruire ad un servizio perché l’azienda che lo produce o la distribuisce fa della beneficenza è qualcosa di etico o oppure no? Perché è ovvio e scontato che se un’azienda organizza una promozione pubblicitaria del genere punta ad avere un tornaconto economico e non punta alla semplice raccolta di fondi che, peraltro, spesso e volentieri porta risultati analoghi sul piano pratico perché del denaro donato spesso la percentuale più grande, quasi totale a volte, viene spesa per l’organizzazione e gli stipendi degli organizzatori ed alla causa benefica arriva poco, molto nemmeno di quanto si auspichi arrivi quantomeno.

Questo è un problema grosso che viene denunciato da molti e da decenni, ma di cui tutto sommato interessa a pochi andare a fondo perché fa comodo a molti, sia politicamente sia socialmente, anche per ambiti diversi da quelli delle promozioni commerciali come quella di cui si discute e che, senza la Ferragni coinvolta, sarebbe passata sotto silenzio come le altre analoghe che si sono succedute negli anni.

Interessante lettura questo libro scritto nel 2014 da Valentina Furlanetto che affronta l’argomento in un tempo nel quale la Ferragni e gli altri influencer non erano ancora nati o meglio era agli albori lo sfruttamento del loro ruolo:

 

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6 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

il consumatore che viene tratto in inganno pensando di partecipare direttamente con il suo acquisto

In realtà proprio questo è il focus della vicenda e quindi della discussione. 


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