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Il Diavolo vestiva Honda Racing Corporation (HRC)


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Inviato

Buongiorno a tutti..

Vorrei fare con questo post una riflessione sociologica ed un parallelismo sportivo.

Breve premessa: ritengo che come La Coscienza Suprema possa prendere un corpo fisico per manifestarsi, pure il lato oscuro della forza (che è comunque parte della Coscienza Suprema che regna su tutto il piano materiale e non) possa prendere sembianze umane, incarnandosi.

Beh.. detto ciò ora entro nel merito del mio racconto, che spero possiate trovare stimolante.

:classic_smile:

Qualche sera fa ri-guardavo il film "L'avvocato del Diavolo", dato in tv in seconda serata.

Film in cui, per chi non ne conosce o non ne ricorda la trama, si racconta la parabola privata e professionale di un avvocato penalista di periferia di grande talento, con un pregresso e la nomea maturata nelle aule di giustizia, di imbattibilità, seppur in alcuni casi difendendo soggetti indifendibili: interpretato dall'attore Keanu Reeves.

Viene notato ed ingaggiato da un prestigiosissimo studio internazionale nel pieno centro della city newyorkese: studio diretto da un soggetto dalle capacità, dal magnetismo e dal carisma sovrannaturale, che nel corso del film si scoprirà essere l'incarnazione del Diavolo, e suo padre biologico, interpretato da un magistrale Al Pacino.

Reeaves, via via che lega la sua vita professionale ed extra-professionale al misterioso e ineffabile "mentore" Al Pacino, vede la sua vita famigliare andare a pezzi (tanto da spingere la moglie, Charlize Theron, a fine film, al suicidio, dopo aver vissuto esperienze alquanto misteriose ed inquietanti), e di contro la sua carriera professionale prendere il volo, sempre più circondato da vizi, donne disinibite e quant'altro, ruoli lavorativi man mano più prestigiosi..

Reeves inizia via via a spostare sempre più in là il confine fra lecito e non lecito eticamente, da una pseudo-sobrietà ad un edonismo/vanità portato agli eccessi.. con Al Pacino che, pur rispettando il libero arbitrio del figlio, sempre a distanza di qualche passo, lo instrada su una via fatta di trasgressione ed arrivismo più sfrenato, anche a costo di perdere le persone a lui più care (moglie e madre)

Bello imho il confronto finale fra i due protagonisti, in cui Reeves prende coscienza sia sull'identità di quel suo mentore dal magnetismo ipnotico (scoprendo di esserne il figlio), sia sulla natura intima dello stesso (scoprendo che è al cospetto dell'incarnazione del Diavolo). E soprattutto prende coscienza, nonostante un iniziale ed infantile rifiuto di auto-difesa, del fatto che, seppur manipolato da quest'ultimo, era sempre stato lui e solo lui artefice della serie di nefaste ed irresponsabili scelte che lo avevano portato fino lì. 

Insomma, capisce che, in nome della propria insensata ambizione, si era venduto letteralmente l'anima al Diavolo. E che era tutta farina del sui sacco.

E nel capirlo decide quindi di suicidarsi, mandando per le furie Al Pacino che gonfio di rabbia si dissolve nel nulla.. interrompendo simbolicamente nel film questo loro ciclo malefico.

 

Sono convinto che il film rappresenti uno spaccato di realtà, ovviamente celato al popolino (il fatto di trarne un film paradossalmente rende il tutto irreale, ma si sa che i film dicono spesso più di quanto si sospetti) e che moltissime figure politiche, giornalistiche, imprenditoriali, soggetti dello star system e quant'altro abbiano anche loro venduto l'anima al diavolo pur di arrivare alla popolarità, ricchezza o quant'altro di fortemente agognato nell'intimo.

Si scopre ogni giorno ormai che quel grande politico, che quel grande uomo d'affari, che quel grande attore o cantante, è affascinato da pratiche sataniche, e che, come il Reeves nel film, ha spostato la linea del "lecito" fin troppo in là talmente tante volte da ormai non farci più caso.

 

Vengo ora al lato di cui questa sezione si interessa (motori), e con riferimento al motomondiale ed in particolare ad una di quelle figure che si sia venduta l'anima al diavolo: Marc Marquez.

Vedo tantissimi parallelismi fra la figura interpretata da K.Reeves ed il pilota spagnolo:

- L'arrivismo più sfrenato (a scapito anche della propria e ancora più altrui salute, incolumità).

- La consapevolezza e sfrontatezza più bieca di essere parte del potere, e quindi impermeabile a possibili ripercussioni.

- L'ossessione spinta all'autodistruzione, sotto tutti i punti di vista, di esser ricordato come imbattibile o comunque attore principale della commedia motomondiale (o vinco io o vince chi dico io alla peggio).

- Quel sorriso diabolico, anche a livello somatico

- La negazione infantile della sconfitta che lo ha portato a fare quanto fatto nel finale del 2015 contro quello che ha rappresentato nella sua mente malata, sia un modello di ispirazione sia una deità da rinnegare, umiliare, sconfiggere anche con modalità illecite, pur di allontanarlo dalla propria mente e lasciare spazio al nuovo dio che ora adora.

 

Un debole che si traveste da lupo mannaro insomma.. un misero uomo che si specchia nel suo infinito sogno egoico. 

 

Tutto questo fino a quell'incidente che gli ha spezzato il braccio in modo molto grave. Un po' come se quel fatto coincidesse con la morte di Reeves nel film, e la chiusura di un ciclo. Anche qui inaccettabile per il presunto "dio delle moto", e con una serie infinite di scelte scellerate, da presunto onnipotente, la vita professionale ha cominciato a chiedere il conto a quella privata (salute) e benessere psichico.

Il sogno di vedersi davanti nel numero di titoli a quelli che rappresenta nell'immaginario pubblico, la reale deità motociclistica dell'era moderna, suo feticcio e al contempo mito da distruggere, si è sgretolato. E con lui i sogno di gloria.

indefesso, non accettando criticamente la cosa (come Reeves che nega inizzialmente di essere responsabile di tutto cio' che gi era successo), nel tentativo scomposto di reagire ad una cosa che gli era già sfuggita di mano, ha deciso anche qui superando ogni minimo buon gusto, etica ed altro, con l'aiuto del "mentore" Dorna (che ha molti punti in comune con il ruolo di Al Pacino nel film), di lasciare la casa costruttrice che gli aveva dato fama e vittorie che, per garantirgli il dominio interno in squadra, aveva lasciato allo spagnolo anno per anno, trasformare quel missile che era la moto del 2013 (su cui MM era salito per la prima volta, che rappresentava il meglio dell'epoca), in un catorcio su cui solo lui poteva regnare, a scapito di tutti gli altri però. Preziose le testimonianze di alcuni colleghi (Pedrosa e Stoner su tutti) che raccontano come Marquez li boicottò platealmente, sfavorendo la stessa Honda (che , come nel caso di Dorna, assume molti tratti paciniani del film, sia autodistruttivi sia nel lasciare al suo pilota pupillo il libero arbitrio di autodistruggersi) e disperatamente correre dietro alle sirene della moto migliore del lotto. Lui, che per molti ingenui era ritenuto pilota che potesse vincere ovunque. Lui, che dal passare da una moto catorcio che gli ha garantito negli ultimi anni un 13simo e 14simo posto nel mondiale, ad una moto che sta dominando in lungo ed in largo da anni, va incensandosi per il coraggio di aver cambiato casacca (col diavolo di mezzo le falsità, ancora più se grottesche, vanno a nozze, come si sa).

Buona parte dell'opinione pubblica (prezzolata ed incompetente) dava per scontato che l'arrivo di MM in Ducati equivalesse al suono della campanella di fine ricreazione per gli epigoni e seguaci di quella vera unica deità motociclistica dell'era moderna; quella deità che credeva convintamente di aver estirpato e di cui era certo di aversi liberato nel 2015, ma con cui deve fare ancora conto, e sto giro non gli servirò a nulla bucare il pallone.

Le energie nell'aria ora sembrano cambiate. Senza la protezione del Diavolo ha perso la sua invulnerabilità alle cadute (che ora gli costano quasi sempre molto care a differenza delle migliaia di prima che mai avevano effetto), la falsa percezione da parte delle masse di poter battere chiunque su qualsiasi moto.

Che vuoi che sia metter sotto piloti senza cv come Di Giannantonio, il fratellino Alex, Bastianini o Martin, per non parlare di quel finto-campione di nome Bagnaia, si sarà detto.

Singolare che a mettere fine definitivamente alla carriera vincente di MM siano proprio i figliocci di VR, quel VR che aveva danneggiato vigliaccamente e diabolicamente in quel finale di annata 2015.

A volte la realtà si palesa in modo affascinante: il Diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

Bye Bye Marquez.. la ridimensionata pubblica è alle porte

 

 

 

 

 

 

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Inviato

MauroDG, ti ordino di abbandonare questo nick!

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