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Melius Club

La cultura musicale è morta e sepolta


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Inviato
1 ora fa, Plot ha scritto:

uno dei miei Piano-Hero preferiti, Errol Garner..

Hai detto niente.... Errol Garner è un musicista-medicina: Quando lo senti poi stai un po' meglio. 

Questa è una pillola che assumo spesso:

 

  • Melius 1
Inviato
14 minuti fa, Martin ha scritto:

Hai detto niente.... Errol Garner è un musicista-medicina

Tocco e groove fantastici.

  • Thanks 1
Inviato
12 ore fa, simpson ha scritto:

sei un po’ pessimista, qui da noi, dove per noi intendo la Società del Quartetto di Vicenza 1910 gira parecchia roba antica, abbiamo anche un concorso per voci barocche diretto da Andrea Marcon e la sua Frau Musika, Ivan Fischer ha messo in scena sia l’Orfeo che l’incoronazione di Poppea, abbiamo avuto tutti i maggiori filologi, compreso Leonhardt poco prima che ci lasciasse, i Kujken, Pinnock, ecc ecc

 

 

Anche da noi, un tempo glorioso.., ero a stretto contatto con queste realtà, ora resta solo la buona volontà e la passione di chi ama la musica, iniziative concertistiche e culturali, propedeutiche, didattiche di complemento troppo marginale e ad appannaggio di un pubblico di nicchia, rispetto al potenziale spettatoriale, che sa già quel che vuole e dove cercare.., la promozione culturale per questi generi musicali non esiste. Meno male che ci sono i dischi. Rigorosamente stranieri. 

A parte il fatto che voi siete in zone più privilegiate, meritoriamente, rispetto al resto dell'Italia. Qui Roma, che è la capitale, è una vergogna.

I nostri migliori artisti di livello internazionale, beniamini del pubblico all'estero (se vuoi ti faccio l'elenco) sono tutti all'estero, come succedeva con i jazzisti che fuggivano dall'america per cercare in europpa lavoro e dignità, il giusto riconoscimento.
Ce n'è qualcuna, buone ma poche, troppo poche, non siamo stati nemmeno capaci di creare delle case discografiche in grado di "sfruttare" come invece hanno saputo fare, e fanno i "francesi", i nostri talentuosi e spesso geniali talenti musicali.

Recentemente c'è stato il Messiah di Handel a Santa Cecilia, si è visto dalla televisione che ha ripreso le scene delle ragazze e ragazzi della contestazione.., panoramica sulla platea, galleria e altri settori.., quasi il deserto... Ed era il Messiah di Handel, tutto sommato mica pizza e fichi... :classic_rolleyes:

 

Inviato
13 ore fa, simpson ha scritto:

Se decidessi di farti un weekend a fine aprile o ad ottobre, saresti mio graditissimo ospite, oltre ai ‘soliti’ Panu e Mozarteum, che non saltano un’edizione 

 

 

Perdona, mi era fuggito questo graditissimo invito per il quale ti ringrazio, Daniele, ben gentile... 🙏 vedrò se sarà possibile  concretizzare una scappata ottobrina... :classic_smile:

Inviato
2 ore fa, Plot ha scritto:

Ma il fatto anche di praticare Musica, a qualsiasi livello, aiuta nella comprensione ?

Domanda aperta.

 

 

Aiuta tantissimo, l'ho sempre sostenuto, nel post di ieri hoi portato anche la mia diratta tesimonianza, ma dipende. Se ci si concentra solo sull'aspetto tecnico dello strumento, se ci si limita a suonare da soli senza cercare di fare un po' di musica insieme, o fare delle "jam session"  e incontri analoghi se si tratta di jazz o rock, se non si ha interesse per approfondire un po' la storia e la cronaca musicale, insiema alla stori dell'arte, come dice giustamente  @Jarvis , se non si va ad ascoltare qualche concerto integrando con gli ascolti discografici, ci si dovrà accontentare di un grado "comprensione" e di conoscenza limitato.
 

Inviato

La cultura, tutta, trae forza e ispirazione dalla sofferenza.

Una società relativamente priva di preoccupazioni tende a decadere sul piano culturale.

 

briandinazareth
Inviato
1 minuto fa, Uncino ha scritto:

La cultura, tutta, trae forza e ispirazione dalla sofferenza.

Una società relativamente priva di preoccupazioni tende a decadere sul piano culturale.

 

la tua affermazione non mi pare confermata dalla storia del passato.

Inviato
5 minuti fa, briandinazareth ha scritto:

la tua affermazione non mi pare confermata dalla storia del passato.

A me sembra di sì.

Le più grandi opere letterarie della storia vennero prodotte nei periodi di grande crisi.

Quanto alla musica, la "grande musica" è finita con gli anni '70, forse '80.

Un pubblico disattento non ha spinta a leggere le 1400 pagine di Guerra e pace, non capisce i riferimenti agli anni di piombo delle canzoni di Venditti e non si cura del contenuto melodico della buona musica e tanto meno ha nella mente le origini del Jazz.

Perché se quei periodi storici sono usciti totalmente dal contesto sperimentabile, vengono avvertiti come incomprensibili.

Il pubblico libero dalla sofferenza vuole qualcosa che lo faccia zompettare in discoteca.

Inviato
6 minuti fa, Uncino ha scritto:

A me sembra di sì.

Le più grandi opere letterarie della storia vennero prodotte nei periodi di grande crisi.

Quanto alla musica, la "grande musica" è finita con gli anni '70, forse '80.

Un pubblico disattento non ha spinta a leggere le 1400 pagine di Guerra e pace, non capisce i riferimenti agli anni di piombo delle canzoni di Venditti e non si cura del contenuto melodico della buona musica e tanto meno ha nella mente le origini del Jazz.

Perché se quei periodi storici sono usciti totalmente dal contesto sperimentabile, vengono avvertiti come incomprensibili.

Il pubblico libero dalla sofferenza vuole qualcosa che lo faccia zompettare in discoteca.

Quando dici ‘70-‘80, parli del pop rock? Se è lui, non sono d’accordo; salvo rarissimi casi, è invecchiato malissimo e i giovani di oggi non lo ascoltano perché è moscio e banale e la musica di oggi, intesa come il frutto della scena rap americana e tutto ciò che ne è derivato, è molto più figa. Si salvano davvero in pochi tra i dinosauri.

Inviato
3 minuti fa, simpson ha scritto:

Quando dici ‘70-‘80, parli del pop rock? Se è lui, non sono d’accordo; salvo rarissimi casi, è invecchiato malissimo e i giovani di oggi non lo ascoltano perché è moscio e banale e la musica di oggi, intesa come il frutto della scena rap americana e tutto ciò che ne è derivato, è molto più figa. Si salvano davvero in pochi tra i dinosauri.

Parlo della grande musica in generale, quella che richiede grande attenzione per essere ascoltata e cultura per comprenderne i testi.

Cosa resta di quella musica?

Cosa resta dei gruppi internazionali di quegli anni?

Cosa resta della complessità dei testi dei nostri petrolieri?

Ma in generale cosa resta di tutta la cultura?

Oggi tutto deve essere semplice ed immediatamente comprensibile da un pubblico mediamente composto da incolti.

Essere incolti in sé non è una colpa, mentre è una colpa grave avere la possibilità di acquisire una cultura e non approfittarne.

-

 

Non so bene cosa tu intenda per "dinosauri"... Mozart è un dinosauro?

Ciro Mozart perché la buona musica occidentale lo ha avuto come base, con tutta la complessità melodica che ne deriva.

Poi sono iniziate le musichette facili facili, buone per dei bimbi dall'asilo ma certo non catalogabili come "grande musica".

Ma lo stesso lo troviamo in ogni piega della cultura, in particolare nella letteratura.

-

Quella attuale è una società semplice, Simpson, che richiede semplicità perché ha perso la capacità di apprezzare ciò che semplice non è.

Inviato
1 ora fa, Uncino ha scritto:

Una società relativamente priva di preoccupazioni tende a decadere sul piano culturale.

Questo pero’ non e’ vero, la cultura fiorisce ANCHE nei periodi di serenita’ individuale e collettiva a partire dall’eta’ di Pericle ad oggi.

semmai l’assenza di preoccupazioni individuali o di esperienze personali diciamo complesse non consente forse di comprendere a pieno opere che nascono dalla sofferenza o che sono legate a mondi e situazioni particolari.

Occorre una forte capacita’ di immedesimazione. La curiosita’ e intelligenza aiutano. col passare degli anni e l’attenuazione della spensieratezza individuale si giunge a un bivio: disimpegno da un lato (ci vuole il fisico a sentire un requiem con una lastra sospetta in mano) ovvero all’opposto intensificazione degli stimoli culturali dovuta al moltiplicatore di senso dato dall’esperienza vigile e consapevole che si cumula con l’eta’.

per quello che vedo io entrambe le direzioni possono avere effetti indesiderati. La prima produce -puo’ produrre - un certo infessimento aggravato dal normale calo psico/fisico dell’eta’; la seconda puo’ portare a una sorta di disprezzo sistemico ed ideologico verso la superficialita’ e quindi di anaffettivita’ diffusa alimentati da orgoglio e autostima eccessivi.

 

 

  • Melius 1
briandinazareth
Inviato
42 minuti fa, Uncino ha scritto:

Quanto alla musica, la "grande musica" è finita con gli anni '70, forse '80.

 

sono anni in cui è finita la giovinezza di molti, non la grande musica. 

è una cosa che si è sempre detta, per il fenomeno che si citava prima dell'affettività musicale che è legata all'età e che diminuisce drasticamente con la maturazione della corteccia prefrontale (non si sa esattamente perché ma ci sono alcune teorie interessanti in proposito). 

e poi negli anni '70 e '80 non risulta ci fossero meno preoccupazioni, anzi...

Inviato
12 minuti fa, mozarteum ha scritto:

Questo pero’ non e’ vero, la cultura fiorisce ANCHE nei periodi di serenita’ individuale e collettiva a partire dall’eta’ di Pericle ad oggi.

semmai l’assenza di preoccupazioni individuali o di esperienze personali diciamo complesse non consente forse di comprendere a pieno opere che nascono dalla sofferenza o che sono legate a mondi e situazioni particolari.

Occorre una forte capacita’ di immedesimazione. La curiosita’ e intelligenza aiutano. col passare degli anni e l’attenuazione della spensieratezza individuale si giunge a un bivio: disimpegno da un lato (ci vuole il fisico a sentire un requiem con una lastra sospetta in mano) ovvero all’opposto intensificazione degli stimoli culturali dovuta al moltiplicatore di senso dato dall’esperienza vigile e consapevole che si cumula con l’eta’.

per quello che vedo io entrambe le direzioni possono avere effetti indesiderati. La prima produce -puo’ produrre - un certo infessimento aggravato dal normale calo psico/fisico dell’eta’; la seconda puo’ portare a una sorta di disprezzo sistemico ed eccessvo verso la superficialita’ e quindi di anaffettivita’ diffusa alimentati da orgoglio e autostima eccessivi.

Vero ma solo a patto di una distinzione: io parlo di cultura come fenomeno di massa, fruibile (e fruito) dalla società nel suo complesso.

Quella cui tu fai riferimento era cultura destinata ad un pubblico elitario e colto.

Quando si soffre nasce la volontà di capire perché si soffre, e di conseguenza di acquisire gli strumenti, anche culturali, adatti ad opporsi a tale differenza.

Una società mediamente priva di sofferenza è pigra, non ha stimoli, non fa caso al particolare perché questo richiede capacità di comprensione e tempo necessario all'analisi.

Guardati attorno Mozarteum, per usare il termine di @briandinazareth, tu potrai vendere Dostoevskij e musica derivata da Mozart a noi "cariatidi", ma il tessuto sociale contemporaneo non possiede gli strumenti culturali per per apprezzare (ma ancora prima per comprendere) quelle opere.

Senza pubblico cui rivolgersi, non esiste produzione.

Inviato
11 minuti fa, briandinazareth ha scritto:

sono anni in cui è finita la giovinezza di molti, non la grande musica. 

è una cosa che si è sempre detta, per il fenomeno che si citava prima dell'affettività musicale che è legata all'età e che diminuisce drasticamente con la maturazione della corteccia prefrontale (non si sa esattamente perché ma ci sono alcune teorie interessanti in proposito). 

e poi negli anni '70 e '80 non risulta ci fossero meno preoccupazioni, anzi...

No, esiste una complessità nella composizione armonica e nei testi oggettivamente superiore.

Non è questione di essere o meno stati giovani, la differenza tra la qualità e complessità della produzione di decenni addietro e quella attuale è oggettiva.

Così come le capacità vocali dei cantanti e quelle degli strumentisti.

Poi, naturalmente, vi sono eccezioni anche nel panorama attuale, ma si tratta di eccezioni.

Adesso fa carriera perfino chi suona strumenti senza conoscerli approfonditamente w cantanti che stonano perché tanto c'è l'autotune e seducenti musicisti che non sanno leggere lo spartito.

Nell'epoca della grande musica non avrebbero venduto un singolo disco.

D'altronde, vedo autori italiani a quanto pare all'oscuro del fatto che quando il personaggio è di sesso femminile non si deve scrivere gli ma le.

 

Inviato
33 minuti fa, Uncino ha scritto:

Nell'epoca della grande musica

Giusto per capire, quale sarebbe quest'epoca?

briandinazareth
Inviato
24 minuti fa, Uncino ha scritto:

Non è questione di essere o meno stati giovani, la differenza tra la qualità e complessità della produzione di decenni addietro e quella attuale è oggettiva.

Così come le capacità vocali dei cantanti e quelle degli strumentisti.

 

non sono d'accordo, sia per la produzione complessiva, ascolta uno steven wilson per fare solo un esempio di grande capacità copositiva e armonica ( e pure complessità se consideriamo quello un parametro di qualità)

sulla qualità media degli strumentisti poi non c'è paragone, non c'è nulla di quello che i virtuosi suonavano negli anni '70 che oggi non sia alla portata di un buon dilettante nella sua cameretta se ci riferiamo al rock e simili. prendi i chitarristi o i batteristi, ad esempio, c'è un abisso. 
per suonare le black pages di zappa ci voleva, all'epoca, il dio terry bozzio, oggi tantissimi sconosciuti sono in grado di farlo. 

ma anche nella musica classica e nel jazz il livello medio degli strumentisti è cresciuto molto.


 

  • Melius 1
Inviato
Adesso, otaner ha scritto:

Giusto per capire, quale sarebbe quest'epoca?

L'ho scritto, quella che si è conclusa fra la fine degli anni '70 con qualche estensione verso quella degli anni '80.

Però non è limitato alla sola musica, è l'attenzione generale verso la cultura ad essersi ristretta.

Ma la cultura è solo un effetto, ad essersi ristretto è il bisogno di complessità.

Inviato

mah, @Uncino, non saprei, generalizzare è pericoloso. Le basi del mio pensiero, e di quello di molti altri, sono state poste da debosciati che non avevano grosse preoccupazioni quotidiane, passavano la giornata a pensare, dialogare, mangiare, bere ed ingropparsi i bambini; lo stesso Mozart, che citi, sopravvissuto ad una fanciullezza che avrebbe ucciso un cavallo, era ricco, non aveva grossi pensieri, perlomeno fino a quando non ha avuto la brillante idea di ridicolizzare i suoi protettori; Beethoven ha fatto per lungo tempo la vita di Michelasso (magnare, bere fare un tasso).. questa cosa che la poesia possa nascere solo dalla sofferenza penso sia figlia delle due guerre e dell'abisso morale di fronte al quale ci hanno posto.

Di contro, devo dire che, a mio parere, non c'è mai stato un periodo di maggiore ansia e preoccupazione continua dell'attuale: ogni santo giorno gli strumenti di informazione ci bombardano di cattive notizie, di possibili minacce, moltissime persone sviluppano vere e proprie paranoie (vaccini, malattie, riscaldamento globale, poteri forti) e non abbiamo modo di disconnetterci da esse, né di riconoscere una minaccia vera da una indotta. Basti guardare le discussioni in prima pagina nel Lounge Bar.. situazione paradossale, perché non penso sia mai esistita una società con meno problemi della nostra (prendendo in considerazione l'intera popolazione).


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