LUIGI64 Inviato 28 Febbraio 2024 Inviato 28 Febbraio 2024 @ascoltoebasta all'epoca era forse il mio preferito In camera, vicino a Borg avevo un suo piccolo poster In età più matura, è stato superato da F. Battiato 😊
ascoltoebasta Inviato 28 Febbraio 2024 Inviato 28 Febbraio 2024 30 minuti fa, LUIGI64 ha scritto: all'epoca era forse il mio preferito Erano periodi in cui c'era una vasta scelta e spesso ottima,nell'ascoltare testi ancora attualissimi,e lo saranno per molto ancora,mi viene alla memoria ciò che disse il grande Pierre Boulez,in quell'intervista la frase era riferita alle composizioni di Frank Zappa e recitava: "Ritengo che il valore intrinseco di una composizione musicale sia inversamente proporzionale alla facilità con cui la si riesca a collocare in un preciso periodo storico", ed io credo valga anche per i testi.
LUIGI64 Inviato 28 Febbraio 2024 Inviato 28 Febbraio 2024 Se andiamo a spulciare, molti testi delle canzoni di F. Battiato sono un mix tra filosofia e misticismo Può piacere o non piacere, comunque rimane un personaggio unico e di riferimento
Plot Inviato 28 Febbraio 2024 Inviato 28 Febbraio 2024 2 ore fa, Rimini ha scritto: Chiudo dicendo che quello dei '70 è stato un periodo intriso di grande violenza, che ha prodotto ferite dalle quali non siamo ancora guariti. A parte la bellezza dei '20 anni', non vorrei riviverlo o farlo rivivere a nessuno Ma qui non si tratta di rivivere ed augurare a qualcuno quegli anni, fa parte della storia del vissuto di ognuno di noi, meglio? peggio ? Questo non lo so, ma a tal proposito trovo molto piu' aberranti i tempi odierni dove regna la superficialita' piu' assoluta su tutti i fronti, dal cinema alla letteratura ai programmi televisivi privi di senso alla stampa cartacea priva di contenuti ecc..ecc... Oggi di quei tempi resta un insieme di "fotocopie" sbiadite e sfocate essi' che sono passati solo 50 anni non 100. Ma tornando alla Musica di quei tempi cosi' tanto bistrattati che pero' hanno prodotto un insieme di energie e di ineluttabili verita' e soluzioni musicali molto creative. Non avresti avuto un Battisti, una Mina, un Cocciante un Baglioni un De Andre' e tanti altri giusto per fare dei nomi, che hanno messo sulla bocca di tutti gli italiani cantando l'amore, il sesso, la droga ma anche situazioni di coppia ed il vivere senza troppi complessi e fronzoli. Quindi ? A livello musicale oggi siamo sugli stessi temi, il sesso e l'amore sono diventati delle pallide imitazioni volgari e snaturalizzate dal contesto senza ne capo ne coda, idem per le droghe idem per le relazioni uomo/donna che sia.., niente che possa restare nella memoria collettiva, testi banali, parole banali, musica sciatta e priva di senso manco buona per una festa di compleanno. Questo il pubblico e' (parafrasando quanto gia' scritto in merito).
simpson Inviato 28 Febbraio 2024 Inviato 28 Febbraio 2024 5 ore fa, Uncino ha scritto: Perché noi eravamo così. Tutti, non solo io. Ma no, dai, la tua è nostalgia dei bei tempi andati. Ho parecchi amici del 64, tutti ignoranti come le capre (no, dai, non tutti @mozarteum e @Panurge). Poi mi piacerebbe che sentissi quello che diceva mio padre, che era del 49, a proposito della vostra generazione.. ma lo diceva per lo stesso motivo per cui lo dici tu. I tempi cambiano, l’uomo del 50 non capisce quello dell’80, è normale. Addirittura, la mia primogenita, che ha 18, guarda la sorella di 12 come si guarda un alieno, ripete spesso ‘noi non eravamo così!’ E grazie al tasso che non eravate così, Instagram è esploso dopo!
analogico_09 Inviato 28 Febbraio 2024 Inviato 28 Febbraio 2024 Ammappa quanto siete andati avanti.., parecchie pagine, prima di smazzarmi tutto o quasi... per tornare al rapporto arte dolore proposto da @Uncino vorrei per ora ri(ac)cordare che il jazz è una musica che nasce nel dolore, che grandemente cresce nel dolore durante le sue varie età del divenire secolare e che infine muore nella felicità.., magari no.., non esageriamo, diciamo in uno stato di maggior "sollievo"... p.s. si parla di morte della cultura, o no?
analogico_09 Inviato 29 Febbraio 2024 Inviato 29 Febbraio 2024 51 minuti fa, simpson ha scritto: Addirittura, la mia primogenita, che ha 18 Sarà diventata una brava fotografa, immagino... 📷 🙂
analogico_09 Inviato 29 Febbraio 2024 Inviato 29 Febbraio 2024 4 ore fa, Plot ha scritto: 7 ore fa, Rimini ha scritto: Chiudo dicendo che quello dei '70 è stato un periodo intriso di grande violenza, che ha prodotto ferite dalle quali non siamo ancora guariti. A parte la bellezza dei '20 anni', non vorrei riviverlo o farlo rivivere a nessuno Ma qui non si tratta di rivivere ed augurare a qualcuno quegli anni, fa parte della storia del vissuto di ognuno di noi, meglio? peggio ? Questo non lo so, ma a tal proposito trovo molto piu' aberranti i tempi odierni dove regna la superficialita' piu' assoluta su tutti i fronti, dal cinema alla letteratura ai programmi televisivi privi di senso alla stampa cartacea priva di contenuti ecc..ecc... Quel che doveva essere è stato. Nel bene e nel male. Come in ogni epoca storica, come la presente che a conti fatti mentre prima c'era perlomeno la speranza ora i giovani hanno un presente sofferto e futuro ipotecato da vari fattori.., non certo da quell provenienti dai '70, ma non mi va di fare "politica", ho sonno... E poi, sarà forse un po' abusato ma resta sempre un "aforisma" esemplificativo quello del vecchio orso(n)... che ebbe una vita cinematografica molto difficile e piena di contrasti e controversie, censure e ostracismi.., eppure fece un grande cinema forse anche grazie alla grinta che dovette metterci per farsi largo nella guerra fredda nei spietati establishment cinematografici americani
Jarvis Inviato 29 Febbraio 2024 Inviato 29 Febbraio 2024 6 ore fa, analogico_09 ha scritto: per tornare al rapporto arte dolore proposto da @Uncino vorrei per ora ri(ac)cordare che il jazz è una musica che nasce nel dolor Come già accennato da qualcuno, non mi pare di poter concordare con @Uncino circa la dimensione del dolore. Anche il jazz, che nasce in quel di New Orleans, pur recando seco tutte le ferite, gli echi della schiavitù del razzismo, della povertà e via discorrendo ( comunqueil blues è solo una componente originaria) nasce da un rinnovato sentimento di libertà che si viveva in un quartiere come Storyville. Quindi no, il dolore è soltanto un elemento insieme ad altri quali la libertà, la speranza, la spensieratezza, la spiritualità, le lotte socio politiche e pure, non ultime, le gioie carnali ( il termine "jass" potrebbe avere rimandi sessuali, anche se non è nota con certezza l'origine).
briandinazareth Inviato 29 Febbraio 2024 Inviato 29 Febbraio 2024 un mio amico, jazzista dichiara fama, dice che all'inizio il jazz era solo musica da ballo (ed è vero) e una gara a chi lo aveva più lungo fra i musicisti la parte intellettuale è arrivata dopo.
Martin Inviato 29 Febbraio 2024 Inviato 29 Febbraio 2024 A chi fosse interessato consiglio "Storia Sociale del Jazz" di Eric Hobsbawm. Il libro non sarà aggiornatissimo ma permette di inquadrare la nascita e l'evoluzione di questo linguaggio musicale e delle sue contaminazioni. A me il libro è stato utile. 1
analogico_09 Inviato 29 Febbraio 2024 Inviato 29 Febbraio 2024 4 ore fa, Jarvis ha scritto: Come già accennato da qualcuno, non mi pare di poter concordare con @Uncino circa la dimensione del dolore. Anche il jazz, che nasce in quel di New Orleans, pur recando seco tutte le ferite, gli echi della schiavitù del razzismo, della povertà e via discorrendo ( comunqueil blues è solo una componente originaria) nasce da un rinnovato sentimento di libertà che si viveva in un quartiere come Storyville. Quindi no, il dolore è soltanto un elemento insieme ad altri quali la libertà, la speranza, la spensieratezza, la spiritualità, le lotte socio politiche e pure, non ultime, le gioie carnali ( il termine "jass" potrebbe avere rimandi sessuali, anche se non è nota con certezza l'origine). Non bisognerebbe prende la parole o concetti alla lettera. Ovvio che il jazz non era solo dolore, ma tutto quello che inoltre fu, ciò che sia notoro e che tu ti'impegni a ricordare.., nasce nel dolore e si nutre anche di dolore, dalla nascita alla "morte" del jazz. Il "dolore" come forza propulsiva della "gioia" e della creatività, del feeling, del pathos, del duende (i "sacerdotali" poeti del falmenco, musica che ha componenti anche africane) furono e sono gli umili gitani dell'Andalusia perseguitati che facevano del "dolore" la crisalide dalla quale si liberava la loro a volte triste a volte "felice" arte musicale, dove spesso l'allegria nasconde una tristezza e la tristezza un'allegria...) Sempre restando ai fatti, la condizione del "popolo del blues" l'"affrancamento" non fu solo "storyville", sotto certi aspetti fu, e molto a lungo, peggiore della schiavitù (ci attarderemmo troppo a volerne spiegarne i motivi), prima nelle campagne delle remote "provincie" americane (dove i neri venivano appesi ai rami degli alberi come "strange fruit", poi nelle città dalla "spalle terribili (sparati a vista dalla polizia e dai bianchi razzisti.., altro che le "luci rosse" dello storyville.., a primeggiare c'era il rosso sangue dei neri.., l'immagine coloristica della "corrida") la vita dei neri fu costellata di episodi di violenza razziale d'ogni tipo che, ancora nel "dolore", il nero trasfigurava in arte la quale è gioia anche quando sia triste. Il jazz è figlio diretto, "carnale" e spirituale del blues il quale non è solo una componente originaria del jazz. Al contrario, con la nascita del jazz accade che all'interno del blues arcaico e tradizionale (essenzialmente vocale il primo, voce, chitarra, armonica, poco altro il secondo) s'innestano gli strumenti musicali del jazz che permettono al blues di evolversi, fermo restando che non vi sia mai stata "cesura" tra i due generi che sono un unico corpo se non nelle stucchevoli classificazioni di comodo. Il jazz, tradizionale, moderno o d'avanguardia se non possiede in se' il blues - di forma e di espressione - non è jazz. Torniamo un attimo indietro nel tempo, ante jazz. Il direttore d'orchestra Ernest Ansermet, estimatore del jazz, una rarità assoluta nel mondo direttoriale, musicale "classico", grande interprete di Stravinsky a sua volta aperto al jazz, scriveva, copio a manina da testi che non sono el web: "Il blues nasce quando il nero è triste, quando è lontano da casa, lontano dalla madre o dalla innamorata. Allora pensa a un motivo, a un ritmo che ama, e prende il trombone o il violino, o il banjo o il clarinetto o il tamburo, oppure canta e si mette a ballare. E su questo motivo scandaglia le profo ndità della sua immaginazione. Questo gli fa scacciare la tristezza: è il blues. Ernest Ansermet 1918
mozarteum Inviato 29 Febbraio 2024 Inviato 29 Febbraio 2024 11 ore fa, simpson ha scritto: amici del 64, tutti ignoranti come le capre (no, dai, non tutti @mozarteum e @Panurge) Infatti noi siamo 62 e 63 1
analogico_09 Inviato 29 Febbraio 2024 Inviato 29 Febbraio 2024 segue da sopra... 50 minuti fa, Martin ha scritto: A chi fosse interessato consiglio "Storia Sociale del Jazz" di Eric Hobsbawm. Il libro non sarà aggiornatissimo ma permette di inquadrare la nascita e l'evoluzione di questo linguaggio musicale e delle sue contaminazioni. A me il libro è stato utile. Lo conosco di fama ma non l'ho letto, un pensiero per un prossimo autoregalo. A mia volta potrei consigliare un testo sul jazz scritto da un afroamericano, poeta, scrittore, drammaturgo, musicista, militante nelle rivolte razziali negli anni delle Black Phanter, del free jazz che fu estetica e strumento di lotta emancipatrice dal razzismo, per questo finito in prigione, editore indipendente dei testi della Beat Generation. Amiri Baraka (Le Roi Jones) "Il Popolo del Blues - sociologia degli afroamericani attraverso il jazz". Non si pensi a un noioso saggio sociologico che prende il jazz alla larga per fare società o politica. Al contrario, iniziando dalle forme musicali afroamericane originarie, dagli "Antefatti, il nero come non americano" fino alla "Scena moderna", è possibile attraversare l'intera storia del jazz con tutte raccontata dal punto di vista diretto e "interno" di un protagonista. 1 1
Dubleu Inviato 29 Febbraio 2024 Inviato 29 Febbraio 2024 Il 22/2/2024 at 12:45, simpson ha scritto: Vabbè, ma stai parlando di una porzione infinitesima dello scibile musicale, parecchie persone di ottima cultura musicale qui dentro non saprebbero dirti chi siano Quoto Spesso è difficile apprezzare musica interpretata da persone morte 20 anni prima delle propria nascita oppure nate 50 60 anni prima della propria nascita Girando il contesto gli amici dei primi anni 60 chi ascoltano regolarmente morti prima degli anni 40 o nati verso fine 1800?
Dubleu Inviato 29 Febbraio 2024 Inviato 29 Febbraio 2024 I generi musicali dovrebbero pure piacere e spesso si dovrebbe apprezzare il contemporaneo, o almeno avvicinarsi.
analogico_09 Inviato 29 Febbraio 2024 Inviato 29 Febbraio 2024 4 ore fa, briandinazareth ha scritto: un mio amico, jazzista dichiara fama, dice che all'inizio il jazz era solo musica da ballo (ed è vero) e una gara a chi lo aveva più lungo fra i musicisti la parte intellettuale è arrivata dopo. Divertente la battuta ma non era solo musica da ballo.., fu l'inizio di una presa di coscienza della propria identità antropologica, razziale, culturale estetica, artistica. Il nero non più come "proprietà" (benchè ancora razzistato) che addirittura influenzava la cultura e i costumi ludici dell'america razzista e nemica. Uomini e donne bianchi/e che disprezzavano mentre al ballo sbattevano i deredani come quei brutti "scimminoni" africani. Chi disprezza compra... Ne parlavo di queste cose in altri/o topic, recentemente. La successiva parte intellettuale del jazz fu cosa nobile, nessun radicalismo-chic borghese. Non bisognerebbe dimenticare le biografie dei più grandi musicisti jazz per capire come se la passassero tali "intellettuali" (basterebbe l'autobiografia di Billie Holiday, esemplare) mentre creavano le basi più solide e poetiche della cultura americana, mentre loro, i neri "gallinelle dalle uova d'oro, come la mandava Mingus.., a morire "intellettualmente" di fame.., per dirne uno dei grandi "vantaggi" che l'essere intellettuali procurò loro. E sto parlando dei grandi del jazz.., non oso pensare a come se la passassero i meno grandi o più modesti... Brian, ma chi è 'sto amico tuo jazzista di chiara fama?
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