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La cultura musicale è morta e sepolta


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Molto suggestiva questa idea, rappresentata da un musicista eclettico quale ansermet (fra l’altro grande interprete dei francesi oltreche’ dei russi stravinsky in primis come dicevi).

Come si vede, sono annotazioni metatecniche, e cio’ vale a confermare che il linguaggio della musica e’ ermetico e che a penetrarlo non basta l’approccio tecnico (come in tutte le discipline “inesatte” della vita, dalla musica alla letteratura, alla pittura e non ultimo anche se meno seduttivo, il diritto)

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Il 22/2/2024 at 12:45, simpson ha scritto:

Vabbè, ma stai parlando di una porzione infinitesima dello scibile musicale, parecchie persone di ottima cultura musicale qui dentro non saprebbero dirti chi siano

Non è affatto così. 

Kind of Blue è stato tra gli album di maggior successo della storia jazz e ha venduto milioni di copie

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briandinazareth
1 ora fa, mozarteum ha scritto:

a penetrarlo non basta l’approccio tecnico (come in tutte le discipline “inesatte” della vita, dalla musica alla letteratura, alla pittura e non ultimo anche se meno seduttivo, il diritto)

 

certo che no, ma è condizione necessaria, anche se non sufficiente.



 

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2 ore fa, analogico_09 ha scritto:

"dolore" come forza propulsiva della "gioia"

Io direi che il jazz come tutte le grandi musiche possiede la complessità della vita.

Però il dolore è dolore e la gioia, gioia.

Penso, tra i tanti, ad alcuni brani be bop,  ginnici e briosi, per nulla dolorosi.

 

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briandinazareth
1 ora fa, analogico_09 ha scritto:

Divertente la battuta ma non era solo musica da ballo.., fu l'inizio di una presa di coscienza della propria identità antropologica, razziale, culturale estetica, artistica.

 

vero, ma all'inizio era musica da ballo che, come spesso capita, diventa altro. 

 

1 ora fa, analogico_09 ha scritto:

Brian, ma chi è 'sto amico tuo jazzista di chiara fama? :classic_biggrin:

 

si dice il peccato e non il peccatore :classic_biggrin:

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6 minuti fa, Jarvis ha scritto:

Io direi che il jazz come tutte le grandi musiche possiede la complessità della vita.

Però il dolore è dolore e la gioia, gioia.

Penso, tra i tanti, ad alcuni brani be bop,  ginnici e briosi, per nulla dolorosi.

 

Si ma è lapalissiano.., mi sembrava avessi chiarito che nel jazz c'+ quewsto e quello ... certo che il Bop era ginnico e brioso, quando non estremamente "doloroso" se non nche tragico, ma prova a leggere le biografie di Bud Powell e Charlie Parker, tra gli altri, in quanto dolore dovettero anche "affondare" per rimergere festosi e briosi.
Sulle basilari cerchiamo di capirci... ripetere all'infinito le stesse cose un po' stanca. :classic_rolleyes:

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1 ora fa, mozarteum ha scritto:

Molto suggestiva questa idea, rappresentata da un musicista eclettico quale ansermet (fra l’altro grande interprete dei francesi oltreche’ dei russi stravinsky in primis come dicevi).
Come si vede, sono annotazioni metatecniche, e cio’ vale a confermare che il linguaggio della musica e’ ermetico e che a penetrarlo non basta l’approccio tecnico (come in tutte le discipline “inesatte” della vita, dalla musica alla letteratura, alla pittura e non ultimo anche se meno seduttivo, il diritto)

 

 

Certo, mi pare che su questo vi sia sempre stata condivisione, la musica la più asemantica ed "astratta" od ermetica metasignificante delle arti per comprendere la quale ci vuole anche un "terzo orecchio". In questo le culture "esotiche" sono molto "allenate" dovendo dedicarsi a forme musicali più "empiriche" delle nostre.

Di Stravinsky con Ansermet ho molte cose e sono fantastiche, dei francesci quali interpretazioni suggeriresti?

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41 minuti fa, briandinazareth ha scritto:
2 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Divertente la battuta ma non era solo musica da ballo.., fu l'inizio di una presa di coscienza della propria identità antropologica, razziale, culturale estetica, artistica.

vero, ma all'inizio era musica da ballo che, come spesso capita, diventa altro. 

 

Il jazz non era solo da ballo e dove lo sia stato non fu esclusivamente per il mero intrattenimento secondo l'errata visione dei bianchi che non capivano e non capiscono ancora quale fosse/sia la reale portata del fenomeno jazz, dell'intero paesaggio musicale afroamericano, di quella musica sincopata, selvaggia, primitiva.
Per i neri del primo jazz il ballo, anzi la danza (chimarlo ballo è riduttivo e forviante, volgarizzante) era soprattutto il momento della socialità felice, ricreativa e "pensativa", delle riunioni tra fratelli neri che celebravano la fine della disumana prigionia schiavista (ancora gioia derivata dal dolore) attraverso la musica e la danza le ritualità ancestrali, l'africanità che è sempre rimasta nel jazz, riaccesasi in modo più fiammeggiante e "protestatario" negli ultimi anni delle avanguardie, del free jazz. Anche nelle chiese battiste, metodiste del protestantesimo americano, le comunità afroamericane, dopo averla espressa sotto "mentite spoglie" con gli Spiritual nei campi di cotone schiavi, nei work song, etc, seguitavano a celebrale la ritualità africana attraverso il Gospel, il R. & B,  e altre forme di musica "soul" che in parte finirono per commercializzarsi.., subito accaparrate dai bianchi che ne ricavarono il rocchenrollè con patate e altre pupate bulleballobene! Fantastico.., ci stava e ci doveva stare.., lo ballai anch'io facendo ridere i polli ma mentre i "fagocitori" dal cuBo bianco diventavano miliardari con le musiche delle gallinelle nere dalle uova d'oro, i creatori delle stesse dovevano per sopravvivere o vivere un po' meglio economicamente e moralmente cercare di estrarre dal dolore atavico la gioia (dolorosa).

Su questo, sulla musica che è anche danza benchè non la si "balli", danza iteriore, dello spirito, financo preghiera, tutto incluso nella musica, i grandi creatori di jazz del calibro di Ellington fondarono le loro composizioni "identitarie" che celebravano la loro ricchezza spirituale, poetica, estetica, antropologica in Black Brown and Beige erdedità raccolta da Mingus per esempio che recupera tutto questo riportandolo in moltissime sue composizioni, in maniera esemplare nella stupefacende "suite" di musiche e danze e grida tribali intitolata The Black Saint and the Sinner Lady.., nel trascinante, quasi "lisergico" Wednesday Night Prayer Meeting dall'album Blues and Roots, e mi fermo.

Le cose cambiano anche l jazz si adatta ai nuovi corsi storici, socio-esistenziali ma senza abbandonare, fino alla sua morte, la strada maestra dell'orgoglio identitario.

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briandinazareth
1 ora fa, analogico_09 ha scritto:

Il jazz non era solo da ballo e dove lo sia stato non fu esclusivamente per il mero intrattenimento secondo l'errata visione dei bianchi che non capivano e non capiscono ancora quale fosse/sia la reale portata del fenomeno jazz, dell'intero paesaggio musicale afroamericano, di quella musica sincopata, selvaggia, primitiva.
Per i neri del primo jazz il ballo, anzi la danza (chimarlo ballo è riduttivo e forviante, volgarizzante) era soprattutto il momento della socialità felice, ricreativa e "pensativa"

 

mi sembra una visione un po' romantica ed eccessivamente filosofica dell'inizio della storia. non c'è niente di male nel fatto che fosse un ambito di ballo, sesso ed esibizione dei musicisti, non è degradante e non ne sminuisce la portata. 

poi da quell'inizio è arrivato il resto, l'evoluzione in qualcosa di artisticamente incredibile all'epoca, compreso il legame di quella musica con i movimenti per i diritti civili (anche se poi furono più alcune forme derivate della black music più rilevanti in quel senso, soprattutto per la maggiore diffusione)

tra l'altro lo fu anche il rock degli inizi, ribellione giovanile guidata dal ballo e dalla sessualità (e dalle droghe, alcool ecc.), le altre parti arrivano dopo.

poi è chiaro che ci fosse, intrinseca, la forza tipica dei giovani di smontare il vecchio mondo, e per i neri americani questo era indissolubilmente legato al loro ruolo nella società dominata dai bianchi. 







 

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@briandinazareth  Ho scritto danza in modo "provocatorio" perchè il ballo generamente viene "volgarmente" visto come stasera che famo se n'annassimo a fa 'du zompi ar zanussi? :classic_biggrin:

Nessun romanticismo.., nessuna sessuofobia, va da se' che nelle riunioni si facesse questo e quello, ponevo l'accento sugli aspetti più strettamente musicali, estetico-culturali di cui si sta parlando, legati anche alla religiosità pagana e cristiana. Per il resto d'accordissimo. I costumi sexual, alcol droga in blues e in jazz diventano paradigmi di riferimento imitabili per la beat generation e a ruota per il rock.
L'unione degli emarginati y de los olvidados era come un fare fronte all'orribile establishmet razzista americano. Charlie Parker fu l'incolpevole "cattivo" maestro che tutti imitavano.., Billie Holiday veniva in apparizione a Jack Kerourak mentre scorazzava "on the road.., se hai letto il libro forse ricorderai il momento in cui proveniente dalla radio della macchina o da dento una baracca provvisoria la voce di Billie ruppe il silenzio notturno di luna piena cantando l'ineffabile Lover Man mentre il protagonista era in stato di... grazia così tosto finendo per andarsene in estasi... :classic_wink:


 

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4 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Sulle basilari cerchiamo di capirci... ripetere all'infinito le stesse cose un po' stanca. 

Ma tu non ti stancare :classic_smile:

Basta che non obietti a tutto ciò che scrivono altri utenti che magari hanno letto di jazz e ne sanno proprio come te. 

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4 ore fa, Jarvis ha scritto:

Non è affatto così. 

Kind of Blue è stato tra gli album di maggior successo della storia jazz e ha venduto milioni di copie

lo so, ha venduto un quinto di Meat Loaf e un quarto dei Def Leppard (misteri del pubblico americano), se mi metti la foto dei due gruppi io non sono in grado di riconoscerli e penso quasi nessuno qui dentro, quindi, seguendo la logica, siamo 4-5 volte più ignoranti di chi non riconosce Davis, Coltrane e Evans (siamo esentati dai bassisti che sono tutti uguali, grossi e neri) :classic_smile:

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2 minuti fa, Jarvis ha scritto:
4 ore fa, analogico_09 ha scritto:

biografie di Bud Powell e Charlie Parker, tra

Scusami, ma la tragicità della vita di Parker non necessariamente influenza ogni suo brano suonato.

 

 

No, scusa te, ma chi avrebbe mai detto questo. Io parlo di una questione esistenziale, sociale, razziale oggettiva nel suo insieme.., ho chissà quante volta scritto che nel jazz in generale, parker e e powell sono degli esempi, c'è gioia e dolore, questo e quello, certo che non tutti i brani siano influenzati o espressione di un unico umore...

Non so più come spiegarlo.. vediamo se così ne resterai contento: gillespie e parker erano due boppers buontemponi e saltimbanchi che suonavano marcette felici ed allegre coi pupazzetti in faccia... 🤣 .. se mi contesti questa idiozia ci sto.., ma sul resto dai, facciamoci a capire perchè quel che c'è di chiaro da capire.

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