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Ambiente, i paradossi della Cina: campionessa di emissioni ma prima in ogni classifica sul clima

21 GENNAIO 2024 - 07:35

di Gianluca Brambilla

Il Paese di Xi Jinping è ancora dipendente dal carbone, ma è anche leader in quasi ogni settore chiave della transizione ecologica. Come si spiega questa contraddizione?

Nelle classifiche che riguardano ambiente e clima, la Cina occupa quasi sempre il primo posto. A prescindere che si tratti di primati positivi o negativi. Il Paese guidato da Xi Jinping è primo per quantità di CO2 immessa nell’atmosfera, ma è anche leader mondiale nella produzione di tecnologie net zero. È di gran lunga il Paese che installa più rinnovabili, ma è responsabile anche per metà del carbone che viene bruciato in tutto il mondo. Il ruolo della Cina nella lotta ai cambiamenti climatici è racchiuso in tutti questi dati, apparentemente in contraddizione fra loro. Numeri che raccontano di un Paese ancora estremamente inquinante, ma allo stesso tempo all’avanguardia della transizione ecologica. Per rispettare le promesse di riduzione delle emissioni prese in sede internazionale, il mondo ha bisogno della Cina. E il Paese guidato da Xi Jinping ha tutta l’intenzione di fare la propria parte, probabilmente più per interesse strategico che per sincera devozione alla causa.

 

Il picco delle emissioni di CO2

Stando agli ultimi dati diffusi dal Global Carbon Atlas, nel 2021 la Cina è stato il Paese che ha emesso più anidride carbonica nell’atmosfera. In termini assoluti, ha rilasciato 10.668 milioni di tonnellate metriche (MtCO2), pari a quasi un terzo delle emissioni di tutto il mondo (30,8%). Si tratta di un dato in crescita rispetto agli anni precedenti, anche se alcuni esperti credono che potrebbe essere proprio il 2024 l’anno in cui il gigante asiatico raggiungerà il picco delle proprie emissioni climalteranti. Una recente analisi di Carbon Brief stima che quest’anno le emissioni della Cina inizieranno per la prima volta a calare, grazie all’installazione a ritmi record dei nuovi impianti di rinnovabili. Sulla carta, Pechino si è presa l’impegno di raggiungere la neutralità carbonica – ossia le zero emissioni nette – entro il 2060, dieci anni più tardi rispetto a Stati Uniti e Unione Europea. Secondo Robin Schindowski, ricercatore del think tank Bruegel ed esperto di questioni cinesi, ci sono due punti di vista da tenere in considerazione quando si valutano gli impegni della Cina sul clima. A livello internazionale, «è chiaro che una riduzione a lungo termine delle emissioni di CO2 non è possibile senza la Cina». Ma a livello interno, spiega Schindowski a Open, Pechino «attribuisce grande importanza alla sicurezza energetica, motivo per cui il carbone sarà disponibile ancora per un bel po’ di tempo e attualmente vi è un’enorme crescita del settore».

 

In equilibrio tra carbone e rinnovabili

Xi Jinping ha ribadito più volte che non solo non ha alcuna intenzione di rinunciare al carbone (almeno per ora), ma che intende espanderne il suo utilizzo. Secondo un rapporto pubblicato dal Global Energy Monitor (Gem), nel 2022 la Cina ha approvato il maggior numero di nuove centrali dal 2015 (82) e ha prodotto quasi 4mila milioni di tonnellate di carbone, esattamente la metà di quello prodotto in tutto il mondo. Allo stesso tempo, la Cina è anche il Paese che traina il boom delle rinnovabili. Nel 2023, la Repubblica Popolare ha commissionato una quantità di energia solare fotovoltaica pari a quella commissionata nell’anno precedente da tutto il resto del mondo messo insieme. La produzione di energia eolica è aumentata del 66% in soli 12 mesi e l’impressione è che la crescita sia soltanto all’inizio. L’Agenzia internazionale per l’energia prevede che nel quinquennio 2023-2028 la Cina triplicherà la capacità di rinnovabili, al punto che dovrà iniziare a decidere a chi vendere l’energia in eccesso. «Il carbone diventerà meno importante, pur crescendo in termini assoluti, mentre le energie rinnovabili diventeranno più importanti, così come il nucleare», spiega Schindowski. «Una preoccupazione crescente – precisa l’esperto – riguarda la sovraccapacità nel settore energetico, un fenomeno sempre presente in Cina. Se Pechino non può vendere a livello nazionale ciò che produce, deve trovare mercati per le esportazioni».

Numeri che raccontano di un Paese ancora estremamente inquinante, ma allo stesso tempo all’avanguardia della transizione ecologica. Per rispettare le promesse di riduzione delle emissioni prese in sede internazionale, il mondo ha bisogno della Cina. E il Paese guidato da Xi Jinping ha tutta l’intenzione di fare la propria parte, probabilmente più per interesse strategico che per sincera devozione alla causa.

Ma come ha fatto la Cina a ritagliarsi un ruolo così di primo piano in tutti i settori chiave della transizione ecologica? I motivi sono essenzialmente due. Primo: ha iniziato a investirci prima di tutti gli altri. «L’attenzione della Cina a questi settori risale agli anni Duemila, quando il governo identificò le tecnologie ambientali come un’industria strategica emergente. Questo periodo ha gettato le basi per l’attuale forza del Paese, che ora può raccogliere i frutti di quanto seminato», suggerisce Schindowski. Questa politica ha portato ad anni di investimenti anche nella scienza e nella tecnologia, oltre che a generosi sussidi statali per le aziende del settore.

 

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@appecundria articolo molto interessante. Riassumendo, la Cina sta costruendo un “ponte” virtuale per passare dalle fossili alle rivvovabili, tiene il piede in due scarpe, e fino a che non sarà autonoma non mollerà il carbone: ci sta lavorando dal duemila. E invece l’Europa che dice? Dal 2030 via le auto, dal 2040 via le caldaie, classe A, spegniamo le centrali. In parole povere: si salta il burrone. Ma il ponte non c’è! Azzi vostri si salta e basta: chi ce la fa bene, gli altri si sfracellino. 

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mariovalvola

@appecundria la Cina come hai anche scritto tu, emette CO2 in quantità. Gli USA non si pongono grandi problemi, molti paesi emergenti rivendicano quasi il diritto di emettere gas climalteranti come hanno fatto i paesi più ricchi.

Le ultime intese internazionali, ti risultano vincolanti o sono solo mere dichiarazioni di buoni propositi?

Dove osservi una reale, vincolante, seria concertazione globale? 

 

 

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5 minuti fa, appecundria ha scritto:

è un fatto.

Una promessa dovuta ad una pianificazione.

Che tra l'altro riguarda la produzione di energia, non "rifare" l'immenso patrimonio immobiliare a carico di chi in generale è senza i mezzi per operare, né  gli stati in grado di finanziarli...che è diverso.

Ps

Che poi rimane l'incognita di come linearizzare la produzione con quei mezzi.

Non la vedo facile.

 

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46 minuti fa, nullo ha scritto:

Non la vedo facile

se vogliono la risolvono subito o quasi subito perchè

intanto quello che vedo è che come sempre fanfalucano a caso.

cioè, dicono che i nostri immobili fanno schifo, in parte è anche vero

però ci vogliono dati certi e siccome un ape lo fai se vendi o se affitti, il giro

di casa  in italia non è così rapido, ed a parte il nuovo sul mercato non ci va

il meglio, nel mentre del quantum delle more si parla per parlare.

dopodichè non c'è uniformità europea sul metodo di calcolo delle classi energetiche,

che di fatto va sempre anche in base ai parametri delle fasce climatiche.

quindi vien da se che, metti da roma in giù, del riscaldamento in casa se proprio deve essere

ne puoi anche fare a meno. ergo su media nazionale si torna di colpo in bolla.

se il governo ha bisogno di un consulente io son qua, idee semplici ma innovative ed a bassi costi.

secondo me dopo le elezioni gli danno una sistemata a queste cose qua, chiaramente anche in

funzione di chi va su.

 

 

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1 ora fa, LeoCleo ha scritto:

E invece l’Europa che dice? Dal 2030 via le auto, dal 2040 via le caldaie, classe A, spegniamo le centrali. In parole povere: si salta il burrone.

Si "annuncia" per mettere un po' di pepe al coolo, altrimenti nessuno farebbe nulla. In vista delle scadenza si andrà di deroghe, rinvii, procastinazioni via via che serviranno.

 A differenza dell'Italia, il resto d'Europa (e del mondo occidentale) non è abituato a scrivere le norme partendo dalle possibili eccezioni, dalle esenzioni, e dalle truppe di "legibus solutus" da soddisfare. 

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mariovalvola

@Martin con questo approccio l'Europa ha distrutto l'industria dell'auto continentale lasciando ampia libertà ai cinesi. Tardivamente si è accorta dell'errore ma, nel frattempo i cinesi iniziano a produrre in Europa.

Gli annunci a vuoto, nel mondo economico-finanziario, possono fare molto male.

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2 ore fa, LeoCleo ha scritto:

@appecundria articolo molto interessante. Riassumendo, la Cina sta costruendo un “ponte” virtuale per passare dalle fossili alle rivvovabili, tiene il piede in due scarpe, e fino a che non sarà autonoma non mollerà il carbone: ci sta lavorando dal duemila. E invece l’Europa che dice? Dal 2030 via le auto, dal 2040 via le caldaie, classe A, spegniamo le centrali. In parole povere: si salta il burrone. Ma il ponte non c’è! Azzi vostri si salta e basta: chi ce la fa bene, gli altri si sfracellino. 

Guarda che non è così, un’altra volta interpreti e ti devo richiamare. Usali sti catzo di neuroni che li hai.

La Cina - il governo autoritario cinese - ha stabilito che si deve passare alla sostenibilità per cui tutti si devono adeguare, nel frattempo non potendo morire di fame accompagnano la crescita anche con il carbone, ma appena possibile lo elimineranno.

In Europa siamo democratici e si può imporre solo con regolamenti tecnici. La UE ha emesso un regolamento tecnico per una serie di manufatti da costruire. Case etc etc

Si deve capire che prima si spende per evitare agli altri la nostra impronta personale poi si comprano le cazzate consumistiche, se avanzano soldi. 

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mariovalvola
16 minuti fa, appecundria ha scritto:

Invertendo i fattori il risultato non cambia. 

Insomma....

Stiamo facendo lievitare la domanda di energia elettrica nel momento peggiore.

Il nucleare è vecchio e le attuali centrali vengono dismesse.

L'idroelettrico con la siccità riduce il suo peso. 

Faremo anche noi il green con il carbone.

 

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1 ora fa, Martin ha scritto:

Si "annuncia" per mettere un po' di pepe al coolo, altrimenti nessuno farebbe nulla. In vista delle scadenza si andrà di deroghe, rinvii, procastinazioni via via che serviranno.

 A differenza dell'Italia, il resto d'Europa (e del mondo occidentale) non è abituato a scrivere le norme partendo dalle possibili eccezioni, dalle esenzioni, e dalle truppe di "legibus solutus" da soddisfare. 

perfetto

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