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Melius Club

Chi ascolta ancora musica su supporto fisico? Contiamoci


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Inviato
1 minuto fa, alanford69 ha scritto:

Le edizioni MFSL o AP su quale servizio le trovi? Su Qobuz non ci sono...

Inoltre non ci si affeziona solo al "file" ma anche a come un determinato progetto (il lettore CD) rende il messaggio musicale. Io per esempio adoravo il suono del mio Primare CD31, non l'ho più ritrovato e se avesse avuto una meccanica migliore non lo avrei mai cambiato.

Io sono un informatico... con gli 0 e 1 ci lavoro ma la musica è un'altra cosa, è emozione, ricordi etc. quella roba li insomma.

È anche cultura,ma questa società da usa e getta a favore del consumismo se ne infischia,e vai di download e spazzatura 

Inviato
4 ore fa, ascoltoebasta ha scritto:

Rispondo ora perché sono andato a farmi un giro al lago, cosa vuoi che replichi? Kakkio ci son sempre più bambine di 7/8 anni che usano i trucchi cosmetici delle mamme con mamme consenzienti che gongolano nel vedere le figlie rovinarsi,sempre più giovani depressi e in cura da psicologi,sempre col capo chino a guardare il mondo finto dei display,alienati dalla realtà e con genitori ancora peggio di loro,cosa c'è di allucinante nell'avere una visione diversa dalla tua?

Ok, ma certo, posso capire che la tua esperienza di nuove generazioni che hai intorno possa portarti a generalizzare nel cinismo più spinto, ma posso assicurarti che invece le mie esperienze di giovani generazioni che ho intorno sono completamente diverse, tanto da farmi essere ottimista sul fatto che miglioreranno la nostra situazione, in quanto il problema siamo noi, non loro...

Ne converrai però che come l'hai scritto è pesantuccio, una sentenza

Inviato

 Su Supporto fisico solo Lp. I cd li ho abbandonati , utilizzo tidal con  streamer. 
ciao

cla

ascoltoebasta
Inviato
1 minuto fa, maxgazebo ha scritto:

Ne converrai però che come l'hai scritto è pesantuccio, una sentenza

Sinceramente non credo,era riferito ad un andamento pilotato di cui i giovani han meno colpe di tutti,si troveranno ad esser cresciuti con poca dimestichezza ai rapporti umani,che risultano impegnativi e fuori tempo e quindi sarà difficile tramandare tale fondamentale valore,penseranno che la proprietà sia cosa superata,insegnamento che riceveranno da chi possiederà tutto,io non faccio riferimento a mie conoscenze ma a percentuali preoccupanti e in aumento di problematiche legate ai giovani e giovanissimi.

Inviato

Figli ne ho due e cerco di crescerli con sani principi ed in parte mi assumo la colpa per questa società non ho sufficientemente lottato per cambiarla.

Ne è un esempio questa discussione dove ci si preoccupa di sentire meglio di una sfumatura o della comodità  ti fanno credere  di poter scegliere quello che vuoi .

Quando scegliamo una piattaforma li vendiamo a quattro lire i nostri gusti le nostre passioni loro fanno delle liste in base ai nostri ascolti e ci infilano quello che vogliono e che a loro conviene farci sentire.

Ora certe nei film cominciano a fare due abbonamenti uno più costoso senza pubblicità e l' altro a meno prezzo però con messaggi pubblicitari.
Arriverà anche in quelle di musica così tra una suonata di Bach e Beethoven passerà anche la pubblicità di Mastro Lindo 😂.

 

 

Inviato

@Look01 sarà ma io non vedo tutte queste tragedie...ognuno di noi la musica potrà comprarla e mettersela come informazione digitale su una memoria, quindi potrà sentirsela quando vuole senza pubblicità, al massimo della qualità checchè se ne dica

Qualsiasi contenuto digitale viene ormai da anni e anni proposto e acquistato come file da scaricare, vedi Office, Adobe, foto, video, e tutto l'universo della informazione

Nulla viene più proposto su supporto fisico, non ha senso...i SW vengono scaricati dal portale del produttore, installati ed attivati

Quando avvio Windows non ho il desiderio di toccare il CD di installazione....:classic_biggrin:

ascoltoebasta
Inviato
31 minuti fa, Look01 ha scritto:

Ora certe nei film cominciano a fare due abbonamenti uno più costoso senza pubblicità e l' altro a meno prezzo però con messaggi pubblicitari.

Purtroppo la mente umana fa l'abitudide a qualunque aberrazione e non dimentichiamoci che la psiche e il come indirizzarla, specialmente quella dei giovani e giovanissimi, è la più studiata.

  • Melius 1
Inviato
47 minuti fa, maxgazebo ha scritto:

Nulla viene più proposto su supporto fisico, non ha senso

Max non metto in dubbio che il tuo metodo sia più comodo ma  ci sono anche vecchi nostalgici come il sottoscritto che non hanno più voglia di smanettare a computer scaricare file ecc. ecc.

Preferisco vedere davanti agli occhi quando mi rilasso e ascolto musica un ampli e un lettore CD per me è la scelta più semplice.

Pensare a cosa ascolterò e cercarmi il CD per me non è fatica ma  fa parte del divertimento 😉.

 

Inviato
Il 07/04/2024 at 14:15, cactus_atomo ha scritto:

mettere alla porta con educazione anche i testimoni di geova

Onestamente, questa battuta da un amministratore del forum non me la sarei aspettata.

  • Confused 1
Inviato

Ho capito che alcuni di voi non hanno la più pallida idea di cosa siano Qobuz e Tidal (che si pagano, altro che download spazzatura...), di cosa sia l'Alta Risoluzione, di cosa siano i bit e la frequenza di campionamento ...

Da qui le scelte illogiche, ovvero basate sulla "non conoscenza": è tipico di tutte le epoche, non c'è nulla di strano...

Però pensare di avere ragione senza conoscenza, porta alla definizione tecnica di "ignorante".

Informatevi e poi tornate a scrivere.

Thanks,

Max

 

Inviato
6 ore fa, Look01 ha scritto:

non hanno più voglia di smanettare a computer scaricare file ecc. ecc.

 

Io non uso nessun computer: uno streamer collegato alla rete e un cellulare con relativa app che fa da telecomando.

E mi ascolto una marea di musica classica registrata negli anni 50/60/70, rimasterizzata a 24bit 96/192Khz ...  altro che i 700Mb del cd !

Inviato
8 ore fa, Look01 ha scritto:

Max non metto in dubbio che il tuo metodo sia più comodo ma  ci sono anche vecchi nostalgici come il sottoscritto che non hanno più voglia di smanettare a computer scaricare file ecc. ecc.

Preferisco vedere davanti agli occhi quando mi rilasso e ascolto musica un ampli e un lettore CD per me è la scelta più semplice.

Pensare a cosa ascolterò e cercarmi il CD per me non è fatica ma  fa parte del divertimento 😉.

Capisco e rispetto la posizione...so benissimo che per molti ascoltare musica è fatto anche di gesti "rituali", un po' come prepararsi la pipa prima di accenderla...ma è anche vero che non si può dire che la tecnologia non abbia giovato alla qualità e che i nuovi modi di fruire della musica non siano stati un grande passo avanti

Inviato

Io non metterei così facilmente sullo stesso piano il modo in cui si ottengono i sistemi operativi o le app di lavoro al computer, oggi  indubbiamente comodo e semplice, con i supporti sui quali c'è la musica. Per la musica ci sono altri aspetti che fanno propendere per un sistema o un altro;  aspetti già messi in evidenza più sopra e non di secondaria importanza!

Inviato
5 minuti fa, fanbachiano ha scritto:

Io non metterei così facilmente sullo stesso piano il modo in cui si ottengono i sistemi operativi o le app di lavoro al computer, oggi  indubbiamente comodo e semplice, con i supporti sui quali c'è la musica. Per la musica ci sono altri aspetti che fanno propendere per un sistema o un altro;  aspetti già messi in evidenza più sopra e non di secondaria importanza!

Beh...quando scarichi un disco da Qobuz, HDTracks, etcetc è un file come lo è la .iso o un .exe di un SW, viene solo poi trattato diversamente dal programma che lo esegue...quali sarebbero gli altri aspetti? Magari mi sfugge qualcosa a me, non sono informatico ma ne mastico un pochino...

Inviato

Cito un recente Articolo tratto da DDAY:

 

https://www.dday.it/redazione/48479/gli-artisti-guadagnano-dallo-streaming-secondo-una-ricerca-delluniversita-cattolica-poco-o-nulla

 

dal titolo "Gli artisti guadagnano dallo streaming? Secondo una ricerca dell'Università Cattolica poco o nulla"

 

 

L'Università Cattolica ha presentato questa settimana i risultati di una ricerca sul rapporto tra artisti e piattaforme di streaming. Il tema è quello ormai annoso dei compensi riconosciuti agli artisti per i brani distribuiti tramite le piattaforme di streaming. Gli autori della ricerca hanno intervistato un panel di 800 artisti e professionisti della musica, per raccogliere dati su modalità ed entità di incasso dei proventi percepiti dalle piattaforme di streaming. Il quadro che ne emerge è che quasi l'80% degli intervistati dichiara di non ricavare nulla dallo streaming musicale. La ricerca è stata commissionata dalla società di collecting ITSRIGHT, che gestisce i diritti connessi relativi alla diffusione in pubblico delle registrazioni.

La ricerca ha estratto un campione statistico composto da 300 professionisti della musica, tra interpreti, esecutori, direttori d'orchestra e produttori artistici, equamente divisi tra uomini e donne e per fasce di età. Per il 79,33% del campione, i ricavi dallo streaming sono nulli o trascurabili. Il 40,3% del campione non sa quantificare l'ammontare dei propri proventi dallo streaming, mentre il 26,3% del campione dichiara proventi inferiori ai 100 euro all'anno. Il 21% dichiara introiti compresi tra i 100 e i 1000 euro. Ogni artista del campione è però presente in media su 3,3 piattaforme di streaming. Tra le più citate ci sono YouTube (71,7%), Spotify (65%), Apple Music (50%), Amazon Music (46%), Deezer (33,7%), Tidal (24%), QoBuz (14,3%).

Il problema maggiore, secondo la ricerca, risiederebbe nella rendicontazione, che secondo gli intervistati avviene per il 14% di essi da parte delle stesse piattaforme di streaming, per il 45% dai distributori digitali e per il 19% dalle case discografiche. Il 45% del campione dichiara però di non aver mai ricevuto un rendiconto relativamente allo stream dei propri brani. Il 91,7% del campione dichiara di non aver formalizzato alcun contratto che regolamenti i compensi per lo streaming nel biennio 2021 - 2023. Per gli artisti con un contratto discografico, attualmente sono le etichette discografiche a stringere accordi con le piattaforme di streaming e a gestire gli incassi e la redistribuzione dei compensi. Secondo la ricerca, però, il 37,3% del campione ritiene le case discografiche poco trasparenti su questo fronte.  

 

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Qui invece un estratto di un articolo di due anni fa di Avvenire 

 

https://www.avvenire.it/agora/pagine/musica-in-streaming-uno-su-mille-ce-la-fa

 

dal titolo "Musica in streaming: solo un artista su mille guadagna decentemente"

 

La piattaforma più popolare, cioè Spotify, secondo Porducer Hive, paga mediamente gli artisti tra 0,003 e 0,004 dollari per riproduzione. Esistono comunque molti altri fattori che determinano la quota che si può ottenere per streaming, come per esempio la popolarità dell’artista e il Paese nel quale i suoi brani vengono riprodotti. C’è un altro punto importante. Oggi, le etichette discografiche trattengono una percentuale fissa di diritti d’autore per lo streaming degli artisti che producono e commercializzano. Spiega Producer Hive, «normalmente gli artisti ricevono solo il 16% circa dei pagamenti dei diritti dai servizi di streaming mentre le etichette indipendenti di solito dividono al 50% con gli artisti i guadagni».

Resta la domanda più importante: quanto guadagnano quindi gli artisti dalle piattaforme di streaming? Grazie all’inchiesta di Producer Hive scopriamo che c’è una differenza sostanziale di trattamento da piattaforma a piattaforma. E che alcune pagano molto meglio di altre. Per esempio, Apple music e Amazon Music pagano meglio di Spotify mentre la piattaforma streaming che rispetta di più gli artisti è Tidal, dove per guadagnare un dollaro occorrono 78 ascolti. Il peggior servizio invece è Deezer, dove per avere un dollaro bisogna ottenere 909 streaming. Dopo Tidal si piazza Apple Music, dove per guadagnare un dollaro occorrono 125 riproduzioni di un brano. Seguono Amazon Music (249 ascolti per avere 1 dollaro), Spotify (314 riproduzioni per guadagnare 1 dollaro), YouTube Music (500 ascolti per 1 dollaro) e Pandora (752 riproduzioni per un dollaro). Messi così forse questi numeri non rendono abbastanza l’idea.

Per questo motivo Producer Hive ha messo a disposizione dei suoi lettori «un calcolatore delle royalty dello streaming» che permette di avere un’idea di quanto possa guadagnare un artista da ogni piattaforma. Va detto che sono calcoli generici ma sono comunque utili per farsi un’idea. Per esempio, proviamo a ipotizzare di essere un artista che ha raccolto con la sua musica 1 milione di streaming. Ecco quanto avremmo guadagnato da ogni singola piattaforma. Da Deezer 1.100 dollari, da Pandora 1.330 dollari, da YouTube Music 2.000 dollari, da Spotify 3.180 dollari, da Amazon Music 4.020 dollari, da Apple Music 7.830 dollari e da Tidal 12.840 dollari. Davanti a questi risultati la prima riflessione che viene da fare è che nemmeno 1 milione di streaming permette ad un artista di guadagnare decentemente. Infatti per stessa ammissione di Spotify «1.000 artisti hanno guadagnato nel 2021 dallo streaming più di 1 milione di dollari». Mille su 8 milioni di musicisti presenti su Spotify, cioè lo 0,01%. Per ottenere un’entrata decente da Spotify – secondo Groover Blog – «bisogna piazzarsi tra i primi 9.000 artisti più suonati». A guadagnare decentemente dallo streaming, quindi, sarebbero di fatto solo l’0,11% degli artisti. Ci sono però delle differenze. Apple Music, per esempio, paga gli artisti il doppio di Spotify. Per non parlare di Tidal che li paga quasi 12 volte di più di Deezer e quattro volte di più di Spotify. Facciamo ancora due conti, con due esempi di casa nostra. Su Spotify la canzone più gettonata di Vasco Rossi è «Sally» con 44 milioni 423 mila 913 ascolti. Secondo il calcolatore di Producer Hive, ha prodotto su Spotify royalties per oltre 141 mila euro, mentre «Brividi» di Mahmood & Blanco che ha vinto l’ultimo Sanremo ha invece guadagnato 339 mila euro. Chissà quanti ne saranno arrivati agli artisti.

 

-------

 

alex2

 

 

Inviato

Confesso di non aver letto tutto il thread ma solo l'ultima pagina,  e continuo a non capire perche'  si debbano formare le solite fazioni contrapposte.

C'e'  ampia scelta,  ed invece di approfittarne ne facciamo un problema.

Personalmente ascolto liquida (Tidal e web radio - no computer),  cd,  e vinili,  relegando questi ultimi a terza scelta.

La comodita'  di non dover curare il relativo set up (tarature,  cambio testina,  etc.) e non doversi preoccupare della pulitura del supporto non ha prezzo,  e la qualita'  degli ascolti non viene penalizzata. 

Viva la scelta !   

  • Melius 1
Inviato
12 minuti fa, alex2 ha scritto:

Cito un recente Articolo tratto da DDAY:

https://www.dday.it/redazione/48479/gli-artisti-guadagnano-dallo-streaming-secondo-una-ricerca-delluniversita-cattolica-poco-o-nulla

dal titolo "Gli artisti guadagnano dallo streaming? Secondo una ricerca dell'Università Cattolica poco o nulla"

L'Università Cattolica ha presentato questa settimana i risultati di una ricerca sul rapporto tra artisti e piattaforme di streaming. Il tema è quello ormai annoso dei compensi riconosciuti agli artisti per i brani distribuiti tramite le piattaforme di streaming. Gli autori della ricerca hanno intervistato un panel di 800 artisti e professionisti della musica, per raccogliere dati su modalità ed entità di incasso dei proventi percepiti dalle piattaforme di streaming. Il quadro che ne emerge è che quasi l'80% degli intervistati dichiara di non ricavare nulla dallo streaming musicale. La ricerca è stata commissionata dalla società di collecting ITSRIGHT, che gestisce i diritti connessi relativi alla diffusione in pubblico delle registrazioni.

La ricerca ha estratto un campione statistico composto da 300 professionisti della musica, tra interpreti, esecutori, direttori d'orchestra e produttori artistici, equamente divisi tra uomini e donne e per fasce di età. Per il 79,33% del campione, i ricavi dallo streaming sono nulli o trascurabili. Il 40,3% del campione non sa quantificare l'ammontare dei propri proventi dallo streaming, mentre il 26,3% del campione dichiara proventi inferiori ai 100 euro all'anno. Il 21% dichiara introiti compresi tra i 100 e i 1000 euro. Ogni artista del campione è però presente in media su 3,3 piattaforme di streaming. Tra le più citate ci sono YouTube (71,7%), Spotify (65%), Apple Music (50%), Amazon Music (46%), Deezer (33,7%), Tidal (24%), QoBuz (14,3%).

Il problema maggiore, secondo la ricerca, risiederebbe nella rendicontazione, che secondo gli intervistati avviene per il 14% di essi da parte delle stesse piattaforme di streaming, per il 45% dai distributori digitali e per il 19% dalle case discografiche. Il 45% del campione dichiara però di non aver mai ricevuto un rendiconto relativamente allo stream dei propri brani. Il 91,7% del campione dichiara di non aver formalizzato alcun contratto che regolamenti i compensi per lo streaming nel biennio 2021 - 2023. Per gli artisti con un contratto discografico, attualmente sono le etichette discografiche a stringere accordi con le piattaforme di streaming e a gestire gli incassi e la redistribuzione dei compensi. Secondo la ricerca, però, il 37,3% del campione ritiene le case discografiche poco trasparenti su questo fronte.  

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Qui invece un estratto di un articolo di due anni fa di Avvenire 

https://www.avvenire.it/agora/pagine/musica-in-streaming-uno-su-mille-ce-la-fa

dal titolo "Musica in streaming: solo un artista su mille guadagna decentemente"

La piattaforma più popolare, cioè Spotify, secondo Porducer Hive, paga mediamente gli artisti tra 0,003 e 0,004 dollari per riproduzione. Esistono comunque molti altri fattori che determinano la quota che si può ottenere per streaming, come per esempio la popolarità dell’artista e il Paese nel quale i suoi brani vengono riprodotti. C’è un altro punto importante. Oggi, le etichette discografiche trattengono una percentuale fissa di diritti d’autore per lo streaming degli artisti che producono e commercializzano. Spiega Producer Hive, «normalmente gli artisti ricevono solo il 16% circa dei pagamenti dei diritti dai servizi di streaming mentre le etichette indipendenti di solito dividono al 50% con gli artisti i guadagni».

Resta la domanda più importante: quanto guadagnano quindi gli artisti dalle piattaforme di streaming? Grazie all’inchiesta di Producer Hive scopriamo che c’è una differenza sostanziale di trattamento da piattaforma a piattaforma. E che alcune pagano molto meglio di altre. Per esempio, Apple music e Amazon Music pagano meglio di Spotify mentre la piattaforma streaming che rispetta di più gli artisti è Tidal, dove per guadagnare un dollaro occorrono 78 ascolti. Il peggior servizio invece è Deezer, dove per avere un dollaro bisogna ottenere 909 streaming. Dopo Tidal si piazza Apple Music, dove per guadagnare un dollaro occorrono 125 riproduzioni di un brano. Seguono Amazon Music (249 ascolti per avere 1 dollaro), Spotify (314 riproduzioni per guadagnare 1 dollaro), YouTube Music (500 ascolti per 1 dollaro) e Pandora (752 riproduzioni per un dollaro). Messi così forse questi numeri non rendono abbastanza l’idea.

Per questo motivo Producer Hive ha messo a disposizione dei suoi lettori «un calcolatore delle royalty dello streaming» che permette di avere un’idea di quanto possa guadagnare un artista da ogni piattaforma. Va detto che sono calcoli generici ma sono comunque utili per farsi un’idea. Per esempio, proviamo a ipotizzare di essere un artista che ha raccolto con la sua musica 1 milione di streaming. Ecco quanto avremmo guadagnato da ogni singola piattaforma. Da Deezer 1.100 dollari, da Pandora 1.330 dollari, da YouTube Music 2.000 dollari, da Spotify 3.180 dollari, da Amazon Music 4.020 dollari, da Apple Music 7.830 dollari e da Tidal 12.840 dollari. Davanti a questi risultati la prima riflessione che viene da fare è che nemmeno 1 milione di streaming permette ad un artista di guadagnare decentemente. Infatti per stessa ammissione di Spotify «1.000 artisti hanno guadagnato nel 2021 dallo streaming più di 1 milione di dollari». Mille su 8 milioni di musicisti presenti su Spotify, cioè lo 0,01%. Per ottenere un’entrata decente da Spotify – secondo Groover Blog – «bisogna piazzarsi tra i primi 9.000 artisti più suonati». A guadagnare decentemente dallo streaming, quindi, sarebbero di fatto solo l’0,11% degli artisti. Ci sono però delle differenze. Apple Music, per esempio, paga gli artisti il doppio di Spotify. Per non parlare di Tidal che li paga quasi 12 volte di più di Deezer e quattro volte di più di Spotify. Facciamo ancora due conti, con due esempi di casa nostra. Su Spotify la canzone più gettonata di Vasco Rossi è «Sally» con 44 milioni 423 mila 913 ascolti. Secondo il calcolatore di Producer Hive, ha prodotto su Spotify royalties per oltre 141 mila euro, mentre «Brividi» di Mahmood & Blanco che ha vinto l’ultimo Sanremo ha invece guadagnato 339 mila euro. Chissà quanti ne saranno arrivati agli artisti.

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alex2

E quindi ?

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