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Riproduzione audio: il suono del pianoforte


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2 ore fa, grisulea ha scritto:

A piccole dosi perché anche quello dopo un po', squadra i coo

 

non sei pronto ..... ma nell'infinita nostra bontà e indulgenza ti aspettiamo :classic_biggrin:

 

E' vero vi sono dei nuclei strumentali e melodici paranoici quasi ossessivi - come se volesse caricare tutta una serie di molle per poi esplodere nella creatività. Sono fortemente convinto che vi sia improvvisazione pura - non credo sapesse pure lui dove sarebbe arrivato in quel concerto - probabilmente qualche idea in testa prima sì - ma poi ha avuto bisogno di queste  pause appunto ossessive quasi di tentativo - per capire che strada prendere - non facile in effetti l'ascolto

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1 ora fa, mozarteum ha scritto:

questo e’ un’altra registrazione d’oggi che sottopongo a Fabrizio per attenuare il suo giudizio negativo sulla contemporaneita’ audiofila

Di Savall le sinfonie di Beethoven ultime sono eccezionali anche come registrazione.

 

  • Melius 1
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5 ore fa, alexis ha scritto:

@senek65 io mi ricordo che alla fine suonó con uno Yamaha economico ( sempre che ricordi bene) a Colonia, e in fatti suona cotonato e felposo come direbbe il moz… non certo come un bösendorfer..

tra i dischi di jarret non è poi certamente il migliore, ma sicuramente il più venduto disco jazz al mondo assieme a Kind of blues.

Yamaha o Bösendorfer (ma mettiamoci anche Kawai, Fazioli, Bechstein, ecc.) non vuol dire proprio niente, sia l’uno sia gli altri possono essere strumenti eccellenti o delle vere ciofeche se non in ordine di meccanica/registrazione/intonazione/accordatura… In quel caso evidentemente qualcosa era andato storto.
Ai tempi comunque un grancoda Yamaha a listino costava più del relativo Steinway… quindi proprio economico non era :classic_smile:

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@prometheus si certo ma quel pianoforte suona da cartone pressato, e dubito sia colpa della registrazione. Di certo fu un successo planetario..  il percursore del pianonirismo..

che i vari Allevi oppure l’ottimo Einaudi neppure si sognano.

E il buon Jarret si ritrovó nel pieno jet set del divismo.. con diversi questi si memorabili cicli di concerti di piano solo all’ attivo tra cui il ciclo giapponese ( Sun Bear) e quello europeo

( Bremen/Lausanne, Parigi eccetera)

un epopea fantastica in cui lui stesso raccontava di sentire le melodie sgorgare dalle sue stesse dita in un ciclo continuo, quasi benedetto dall’unione spirituale con un Dio benevolo.

Ciclo che poi evidentemente gli costó ben più di un esaurimento nervoso e fisico, che lo tenne lontano dalle scene per molti anni.. finché non ritrovó pace con il suo Trio e i suoi standard, riletti in chiave trascendentale e del tutto nuova.. che lo riportó all’apice in questa formazione che non ha mai più abbandonato, fino allo stop definitivo dovuto alla paresi di una mano.

A mio avviso il ciclo dei Trio rivela la vera anima di questo piccolo gigantesco e tormentato musicista estone, e chi ha avuto modo di assistere a una sua performance dal vivo, tra attese silenzi sospensioni nascita di virgulti e lacerati di melodie che infine esplodono in un climax a tratti orgiastico del tutto inaspettato.. fino alla catarsi finale.. in cui risgorga nella sua innocente timida ispirazione, la melodia iniziale.. ha ancora gli occhi gonfi dall’emozione.

Ed è proprio dal vivo che questi concerti vanno ascoltati e riascoltati, perché il Nostro si nutriva degli umori e delle aspettative del pubblico, in una sorte di tranche collettiva.

Tornando quindi al tema.. il Köln avvenne nel 75, quasi mezzo secolo fa.. e avesse pure J. suonato una pianola bontempi.. dubito che avrebbe cambiato l’esito della storia.

 

 

 

 

  • Melius 2
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38 minuti fa, alexis ha scritto:

@prometheus si certo ma quel pianoforte suona da cartone pressato, e dubito sia colpa della registrazione. Di certo fu un successo planetario..  il percursore del pianonirismo..

che i vari Allevi oppure l’ottimo Einaudi neppure si sognano.

E il buon Jarret si ritrovó nel pieno jet set del divismo.. con diversi questi si memorabili cicli di concerti di piano solo all’ attivo tra cui il ciclo giapponese ( Sun Bear) e quello europeo

( Bremen/Lausanne, Parigi eccetera)

un epopea fantastica in cui lui stesso raccontava di sentire le melodie sgorgare dalle sue stesse dita in un ciclo continuo, quasi benedetto dall’unione spirituale con un Dio benevolo.

Ciclo che poi evidentemente gli costó ben più di un esaurimento nervoso e fisico, che lo tenne lontano dalle scene per molti anni.. finché non ritrovó pace con il suo Trio e i suoi standard, riletti in chiave trascendentale e del tutto nuova.. che lo riportó all’apice in questa formazione che non ha mai più abbandonato, fino allo stop definitivo dovuto alla paresi di una mano.

A mio avviso il ciclo dei Trio rivela la vera anima di questo piccolo gigantesco e tormentato musicista estone, e chi ha avuto modo di assistere a una sua performance dal vivo, tra attese silenzi sospensioni nascita di virgulti e lacerati di melodie che infine esplodono in un climax a tratti orgiastico del tutto inaspettato.. fino alla catarsi finale.. in cui risgorga nella sua innocente timida ispirazione, la melodia iniziale.. ha ancora gli occhi gonfi dall’emozione.

Ed è proprio dal vivo che questi concerti vanno ascoltati e riascoltati, perché il Nostro si nutriva degli umori e delle aspettative del pubblico, in una sorte di tranche collettiva.

Tornando quindi al tema.. il Köln avvenne nel 75, quasi mezzo secolo fa.. e avesse pure J. suonato una pianola bontempi.. dubito che avrebbe cambiato l’esito della storia.

 

Vabbè l'agiografia del genio ma ricordiamo anche cos'è successo a Umbria Jazz. Il personaggio non era certo facile a livello caratteriale.

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15 ore fa, mozarteum ha scritto:

questo e’ un’altra registrazione d’oggi che sottopongo a Fabrizio per attenuare il suo giudizio negativo sulla contemporaneita’ audiofila

Salve,

Qui sfondi una porta aperta, seguo Savall dai tempi del Vespro di Monteverdi registrato a Mantova nel’88 con il coro del  Centro Musica Antiqua  di Padova nel quale avevo amici .

Da allora, sia in vinile che in cd , ancora con la Astrée - Audivis , ho seguito l’evoluzione di Savall  fino alla attuale AlìaVox . 

Per me sono ottime registrazioni , non so se usino metodi artificiali per esaltare l’ambienza ma, quello che riescono a dare in termini di rilasci armonici , collocazione degli strumenti , piani sonori  , voci, pulizia e tutto l’armamentario audiofilo spesso utilizzato a sproposito , per me ,  è da riferimento .

Avercene …

Saluti, Fabrizio

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