LUIGI64 Inviato 15 Giugno 2024 Autore Inviato 15 Giugno 2024 ...La vacuità è il giardino in cui non si vede niente. In realtà è la madre di ogni cosa, dalla quale nasce ogni cosa Shikantaza è praticare la vacuità, renderla reale. Anche se ci si può fare un’idea sommaria della vacuità per mezzo dell’attività di pensiero, la si dovrebbe comprendere facendone esperienza diretta. Tu hai un’idea di “vacuità” e un’idea di “esistenza”, e pensi che esistenza e vacuità siano due opposti. Nel buddhismo, però, queste sono entrambe idee di esistenza. La vacuità come la intendiamo noi non è uguale all’idea che ne potresti avere. Non puoi raggiungere la piena comprensione della vacuità con il pensiero o con le sensazioni. È per questo che pratichiamo zazen. Molti buddhisti hanno fatto questo errore. Per questo si sono attaccati ai testi scritti, alle parole del Buddha: pensavano che le sue parole fossero la cosa che contava di più e che il modo giusto di conservare l’insegnamento del Buddha fosse ricordare quello che aveva detto. Quello che aveva detto il Buddha, però, era soltanto una lettera dal mondo della vacuità, soltanto un suggerimento, una forma di aiuto da parte sua. Per qualcun altro quei testi potrebbero non avere alcun senso. È questa la natura delle parole del Buddha. Per comprendere le parole del Buddha non possiamo far conto sulla nostra solita mente pensante: se vuoi leggere una lettera che arriva dal mondo del Buddha è necessario comprendere il mondo del Buddha... ...“Svuotiamo” dunque la nostra esperienza delle idee di grande o piccolo, buono o cattivo: le misurazioni che utilizziamo si basano, di solito, sul sé, sull’ego. Quando diciamo “buono” o “cattivo”, la scala di riferimento siamo noi stessi. Questa scala non è la stessa per tutti: ogni persona ne ha una diversa. Non dico che la scala sia sempre sbagliata, dunque, ma che siamo responsabili di usare la nostra scala autoreferenziale quando analizziamo qualcosa, quando ce ne facciamo un’idea. Quella parte autoreferenziale dovrebbe essere “vuotata via”. Il modo per farlo è praticare zazen e abituarsi sempre di più ad accettare le cose così com’è senza alcuna idea di grande o piccolo, buono o cattivo. Un artista o uno scrittore, per esprimere la propria esperienza diretta, dipinge o scrive. Se la sua esperienza è molto forte e pura, però, può capitare che rinunci a descriverla: “Oh!”, e basta... ...Se svuotiamo le cose e le lasciamo essere com’è , allora andranno bene. In origine le cose sono correlate, le cose sono una sola e in quanto unico essere si estenderà. Per lasciarlo estendere svuotiamo le cose. Quando abbiamo questo genere di atteggiamento, senza alcuna idea di religione abbiamo religione [un’ottica religiosa, N.d.T. ]; quando nella nostra pratica religiosa questo atteggiamento manca, sarà facile che diventi come oppio. Purificare la nostra esperienza e osservare le cose così com’è è comprendere il mondo della vacuità e comprendere perché il Buddha ha lasciato così tanti insegnamenti. Tratto da: Lettere dalla vacuità (tit. originale: Not Always So) (Shunryū Suzuki Roshi - è stato un monaco e insegnante di Soto Zen che ha contribuito a rendere popolare il buddismo Zen negli Stati Uniti, ed è rinomato per la fondazione del primo monastero buddista Zen fuori dall'Asia -Tassajara Zen Mountain Center- Suzuki fondò il San Francisco Zen Center.) --- Mi è sempre più evidente, il motivo che ha spinto alcuni scienziati ad accostare il pensiero orientale alla realtà quantistica Una sorta di pulizia profonda delle impurità mentali, del proprio bias mentale/cognitivo Piuttosto disorientante, almeno per noi occidentali
LUIGI64 Inviato 16 Giugno 2024 Autore Inviato 16 Giugno 2024 Tratto da: Al di la' del materialismo spirituale (Chogyam Trungpa - Fu tra i primi maestri tibetani a presentare il Buddhismo in Occidente in lingua inglese, Stabilitosi in America nel 1970, fondò diverse comunità contemplative buddhiste che facevano capo al Vajradhatu, l'organizzazione da lui istituita negli Stati Uniti, e una comunità terapeutica, il Naropa Institute di Boulder, Colorado che più tardi è diventato Naropa University, la prima università buddhista accreditata del Nord America)
LUIGI64 Inviato 16 Giugno 2024 Autore Inviato 16 Giugno 2024 Si potrebbe affermare che il Buddhismo, si regga su un pensiero anti-fondamentalista per antonomasia
LUIGI64 Inviato 16 Giugno 2024 Autore Inviato 16 Giugno 2024 Per giungere dove non sei, devi passare per dove non vuoi. Per giungere a possedere tutto, non voler possedere niente. Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente (San Giovanni della Croce)
LUIGI64 Inviato 18 Giugno 2024 Autore Inviato 18 Giugno 2024 La dottrina buddhista è il negativismo più alto. La verità ultima è descritta come śūnyatā , che significa vuoto; in giapponese si dice kū , lo stesso carattere che viene usato per il cielo o l’aria. Quando si manda una lettera per via aerea, il secondo carattere usato è kū, aria, vuoto. I giapponesi lo usano per tradurre śūnyatā ; la natura fondamentale della realtà, il cielo. Ma il cielo non è vuoto in senso negativo, contiene tutti noi. È pieno di tutto ciò che accade, ma non possiamo piantare un chiodo e appenderlo. Allo stesso modo il buddhismo afferma che non abbiamo bisogno di alcun appoggio per conoscere: non abbiamo bisogno di una religione, né di statue del Buddha, di templi, di rosari buddhisti e così via. Quando arriviamo a riconoscere che non abbiamo bisogno di nessuna di queste cose, non ci servirà una religione; e a quel punto sarà bello averne una. Allora potrete avere rosari, suonare campane, colpire tamburi e batacchi e cantare sūtra . Ma queste cose non vi aiuteranno neanche un po’: vi legheranno, se le userete come metodo per afferrare qualcosa. Quindi ogni maestro buddhista deve smascherare questi atteggiamenti, non per fare il saccente e dimostrare quanto è furbo, ma per compassione. Proprio come quando un chirurgo taglia una parte malata o un dentista estrae un dente marcio, il maestro buddhista deve liberarvi delle vostre idee folli, che usavate per aggrapparvi alla vita e farla morire. Tratto da: Buddhismo religione senza religione (A. Watts - A sedici anni scrisse i suoi primi articoli per la rivista della Buddhist Lodge di Londra. Si trasferì negli Stati Uniti nel 1938. Poco tempo dopo, durante un tour in Europa, ebbe modo di conoscere lo psichiatra e psicoanalista Carl Gustav Jung con cui approfondì alcune nuove tesi sulla moderna psicologia Entrò poi in seminario venendo ordinato pastore episcopaliano, ma poi la sua esperienza spirituale lo portò alla conversione al buddismo)
LUIGI64 Inviato 19 Giugno 2024 Autore Inviato 19 Giugno 2024 A proposito di vuoto (ma non quantistico), visti i tempi che stiamo vivendo, un omaggio al compianto Battiato, mi pare più che doveroso:
briandinazareth Inviato 19 Giugno 2024 Inviato 19 Giugno 2024 forse è arrivato il momento di aprirti un blog
LUIGI64 Inviato 19 Giugno 2024 Autore Inviato 19 Giugno 2024 Credo sia un argomento interessante Dovremmo tutti riflettere sul concetto di vacuità, probabilmente all'inizio può risultare spiazzante e disturbante, ma potremmo sentirci più liberi dai nostri pregiudizi, dalle opinioni troppo rigide ed inossidabili e tentare di ampliare, nei limiti del possibile, il proprio punto di vista. Poi con l' imperversare di ismi di tutti i generi e di nostalgiche ideologie, ritengo possa essere molto utile Se non interessa è sufficiente non intervenire Se la moderazione lo ritiene opportuno, può chiudere ovviamente il thread
briandinazareth Inviato 19 Giugno 2024 Inviato 19 Giugno 2024 2 minuti fa, LUIGI64 ha scritto: Se non interessa è sufficiente non intervenire Se la moderazione lo ritiene opportuno, può chiudere ovviamente il thread suvvia, ironizzavo, prendila un po' più con filosofia (orientale) 1
LUIGI64 Inviato 20 Giugno 2024 Autore Inviato 20 Giugno 2024 Cosa significa precisamente il Nibbana nel Buddhismo originario, e il Nirvana nel Mahayana, non potrebbe essere spiegato più esattamente di come lo è nel primo e nel secondo dei seguenti paragrafi dei Dialoghi di Boehme: "E per finire, invece io ho detto: "Chiunque lo trovi, trova [insieme] Niente e Tutto"; anche questo è certo e vero. Ma cosa significa che egli non trova Niente? Perché, ti dirò, colui che lo trova, trova un Abisso sovrannaturale, sovrasensibile, il quale non ha terreno o base su cui poggi, e nel quale non c'è luogo dove stia; e trova anche che nulla è simile ad esso, per la qual cosa si può giustamente paragonarlo a Niente, perché è più profondo di qualsiasi Cosa, ed è come un Niente rispetto a Tutte le Cose, tanto più che non può essere compreso da nessuna di esse. E poiché non è Nulla nei riguardi di qualsiasi cosa, è altresì libero da Tutte le Cose, ed è quell'unico Bene che l'uomo non può esprimere o descrivere cosa sia, perché non c'è niente, a cui si possa paragonarlo, con il quale esprimerlo. "Ma in ciò che ho detto alla fine: "Chiunque lo trovi, trova Tutto"; non c'è nulla che possa essere più vero di una simile asserzione. E stato l'inizio di ogni cosa; e governa tutte le cose. È altresì la fine di tutte le cose; per cui comprenderà ogni cosa nel suo cerchio. Tutte le cose provengono da Esso, e in Esso, e per mezzo di Esso. Se tu lo trovi, metti i piedi in quella terra dalla quale tutte le cose traggono origine, e nella quale durano; e in essa tu sei un Re [che regna] su tutte le opere di Dio" Tratto da: Buddha e la dottrina del buddhismo (Ananda K. Coomaraswamy - È considerato uno dei principali studiosi dell'arte indiana e, più in genere, dei rapporti tra la civiltà simbolica orientale e quella occidentale - In oltre mille scritti, pubblicati tra il 1904 e il 1947, ha indagato svariati aspetti legati al pensiero, ai riti, alla simbologia, facendo sempre ricorso a una straordinaria erudizione fondata sull'accurata analisi filologica dei testi e delle opere artistiche - Dal 1933 fino alla morte fu Fellow for Research in Arte Indiana, Persiana e musulmana presso il Museum of Fine Arts di Boston. In Sri Lanka Ananda Coomaraswamy ed il di lui padre Sir Muthu Coomaraswamy sono considerati eroi nazionali. Era un fedele della Chiesa ortodossa) --- Impressionanti, a mio modo di vedere, le convergenze tra le esperienze del mistico Boehme (cristiano) e il concetto di sunyata buddhista, ma anche con le esperienze riportate da S. Giovanni della Croce
Panurge Inviato 20 Giugno 2024 Inviato 20 Giugno 2024 Il 16/6/2024 at 16:36, LUIGI64 ha scritto: anti-fondamentalista In teoria, in Sri Lanka il fondamentalismo buddista opera da decenni, nel 1983 3.000 morti nella minoranza Tamil, induista. Non c'è religione o filosofia che non possa venir usata malamente dagli esseri umani.
briandinazareth Inviato 20 Giugno 2024 Inviato 20 Giugno 2024 10 minuti fa, Panurge ha scritto: In teoria, in Sri Lanka il fondamentalismo buddista opera da decenni, nel 1983 3.000 morti nella minoranza Tamil, induista. Non c'è religione o filosofia che non possa venir usata malamente dagli esseri umani. non appena si pensa di avere la verità vera di dio in mano è conseguente che gli altri sono in terribile errore e contro la vera divinità (che poi per i buddisti sarebbe un assurdo, ma le interpretzioni sono sempre varie e molteplici...) si diventa fondamentalisti per forza...
LUIGI64 Inviato 20 Giugno 2024 Autore Inviato 20 Giugno 2024 42 minuti fa, Panurge ha scritto: Non c'è religione o filosofia che non possa venir usata malamente dagli esseri umani. Sono d'accordo In ogni cosa c'è un risvolto della medaglia Ovviamente esiste anche la bad religion A me piace sottolineare ciò che potrebbero insegnarci, o almeno dovrebbero, le maggiori religioni Il fondamentalismo è una piaga e di certo la religione come le ideologie, non ne sono esenti . C'è da dire che i più autorevoli rappresentanti delle maggiori religioni (spesso mistici), non cadevano in questi dogmatismi/fondamentalismi che si poggiano sul narcisismo e ipertrofia dell'ego Anzi, direi che erano proprio il perfetto opposto, avendo trasceso la loro componente egoica Di esempi, ne abbiamo moltissimi Io sono abbastanza fondamentalista affermando che colui che propone il proprio Dio/spiritualità come migliore degli altri, non ha realizzato il vero spirito religioso, ma spesso trattasi di una dose di doping per l'ego ☺️
LUIGI64 Inviato 22 Giugno 2024 Autore Inviato 22 Giugno 2024 Il "vuoto", ad esempio, non significa assolutamente il "nulla", ma semplicemente l'assenza di caratteristiche; il Dharmakaya è "vuoto", così come Brahman è "non così, non così", e come Duns Scoto dice che Dio "non è chiamato Nulla impropriamente". E precisamente dall'indeterminato che è immaginabile l'evoluzione; dove non c'è niente, c'è posto per qualsiasi cosa. La vuotezza delle cose è la non–esistenza delle cose in se stesse, alla quale si dà giustamente tanta importanza nel Buddhismo originario. L'espressione "corpo della natura propria" esprime il pensiero "sono quello che sono". Bodhi è il "cuore di saggezza", che si risveglia con la determinazione di diventare un Buddha. L'"ipseità" può essere intesa a significare l'inevitabilità, o la spontaneità, che la causa superiore di ogni cosa deve necessariamente essere nella cosa stessa. Si dà un significato particolare al nome Prajna o Prajnaparamita, cioè, conoscenza suprema, ragione, comprensione, sophia... In quanto facente un tutt'uno con il Dharmakaya essa è la conoscenza dell'Abisso, lo stato di Buddha in cui il Bodhisattva individuale sparisce. Ma, come ragione o comprensione, è Tathagata–garbha, il ventre o madre dei Buddha, è la fonte da cui sgorga la varietà delle cose, sia mentali che fisiche. [nota: Precisamente come lo zero può essere considerato un ventre o un utero, essendo la somma e la fonte di una serie indefinita di quantità maggiori o minori, come gli estremi, o coppie di opposti del mondo della relatività.] Tratto da: Buddha e la dottrina del buddhismo (Ananda K. Coomaraswamy- vedi citaz. più sopra per riferimenti)
LUIGI64 Inviato 23 Giugno 2024 Autore Inviato 23 Giugno 2024 Tratto da: Il respiro religioso dell'Oriente (A. Natale Terrin - Ha insegnato Storia delle religioni presso l'Università Cattolica di Milano, Antropologia Culturale all'Università di Urbino, e Fenomenologia della religione all'Istituto di Liturgia Pastorale Santa Giustina a Padova)
LUIGI64 Inviato 26 Giugno 2024 Autore Inviato 26 Giugno 2024 Sono da segnalare (tratte dal testo di cui sopra), profonde riflessioni sulla natura dell'Atman (induista) ed Anatman (buddhista): (Buddha) (A. N. Terrin) (S. Radhakrishnan) (A. N. Terrin) Scusate il fuori tema, ma mi pareva opportuno riportare queste considerazioni, non di poco conto Ma sempre di nulla si parla 😁
LUIGI64 Inviato 27 Giugno 2024 Autore Inviato 27 Giugno 2024 ...Siddhartha comprese che l’impermanenza e l’assenza di un sé sono le condizioni indispensabili alla vita. Senza impermanenza, senza mancanza di un sé, nulla potrebbe crescere ed evolversi. Se un chicco di riso non avesse la natura dell'impermanenza e del non sé, non potrebbe trasformarsi in una piantina. Se le nuvole non fossero prive di un sé e impermanenti, non potrebbero trasformarsi in pioggia. Senza natura impermanente e priva di un sé, un bambino non potrebbe diventare un adulto. “Quindi” pensò, “accettare la vita significa accettare l'impermanenza e l’assenza di un sé. La causa della sofferenza è la falsa nozione della permanenza e di un sé separato. Vedendo ciò, si giunge alla comprensione che non c’è né nascita né morte, né creazione né distruzione, né uno né molti, né dentro né fuori, né grande né piccolo, né puro né impuro. Sono tutte false distinzioni create dall’intelletto. Penetrando nella natura vuota delle cose, le barriere mentali vengono scavalcate e ci si libera dal ciclo della sofferenza. Tratto da: Vita di Siddharta il Buddha (Thich Nhat Hanh - maestro Zen, leader spirituale, poeta e attivista per la pace conosciuto in tutto il mondo per i suoi insegnamenti e libri di successo sulla consapevolezza e sulla pace. Un monaco gentile e umile, che Martin Luther King ha definito: -un apostolo della pace e della non violenza- quando lo ha nominato per il Premio Nobel per la Pace. Esiliato dal suo paese natio, il Vietnam, per quasi 4 decenni, è stato un pioniere della diffusione del Buddhismo e della consapevolezza in Occidente e della creazione di una comunità Buddhista impegnata nel Ventunesimo secolo)
LUIGI64 Inviato 28 Giugno 2024 Autore Inviato 28 Giugno 2024 Bellissime, a mio avviso, queste riflessioni sulla vacuità tratte dal testo: Accogliere l'inaccettabile (Pema Chödrön - Deirdre Blomfield Brown- è una delle più importanti figure del buddhismo internazionale, molto popolare per l’acutezza dei suoi insegnamenti e per i suoi libri. Negli anni ’70 si è avvicinata al Buddhismo Tibetano ed è stata ordinata monaca a Londra da Rangjung Rigpe Dorj, il 16° Karmapa. Nel 981 è stata la prima donna a essere ordinata monaca nella tradizione del buddhismo Vajrayana. Negli Stati Uniti, ha studiato col maestro Chogyam Trungpa. Qualche anno dopo la morte di quest’ultimo, è stata nominata direttore del monastero di Gampo Abbey in Canada, primo monastero per studenti occidentali di tradizione Shambala) ...La vacuità può suonare come un vuoto, un’assenza, uno stato di non-esistenza. Alcune persone hanno l’idea che sia come essere lanciati fuori da una capsula nello spazio e fluttuare per l’eternità. L’immagine che avevo della vacuità era un po’ come un giro nella casa stregata a Disneyland, che si attraversa con un trenino vedendo gironzolare degli ologrammi spettrali. Mi ci è voluto un po’ per collegare la vacuità a quello che avevo vissuto quel giorno in Nuovo Messico, o alle altre esperienze in cui la mia bolla era scoppiata di colpo. Niente nel nostro schema concettuale può prepararci all’esperienza della “vita che non è più la stessa”. Il modo in cui la nostra mente percepisce e trattiene le cose non funziona più. Tutti i nostri punti di riferimento scompaiono; il modo in cui di solito concepiamo la realtà si inceppa. Anche se non usa lo stesso linguaggio, credo che Joan Didion abbia descritto un’esperienza di vacuità: l’esperienza di chiunque quando il mondo va in pezzi. Quando parliamo della vacuità, è importante chiarire a che cosa si riferisca “vacuo”. La parola “albero” è solo un nome comodo per una serie di parti – tronco, rami, foglie – che sono in costante cambiamento, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo. Etichettiamo l’insieme come “albero”, ma quell’etichetta è solo nella nostra mente. In realtà, non c’è niente che possiamo inchiodare con i nostri concetti limitanti. Non c’è niente di permanente né di concreto a cui possiamo aggrapparci. E questo vale non solo per gli alberi, ma per ogni cosa nell’universo, compresi “tu” e “io”. Tutto è privo di idee fisse ed etichette. Al tempo stesso, però, un albero non sparisce quando riconosciamo la sua vacuità. Anzi, lo vediamo più chiaramente per quello che è: fluido, aperto e connesso con tutto ciò che lo circonda. Un altro modo per parlare della vacuità è dire che le cose sono “libere da un significato imposto”. Invece di sperimentarle semplicemente come sono, la nostra mente attribuisce loro strati di significato. Potrebbe suonare molto intellettuale, ma imporre un significato è una cosa che facciamo tutti, di continuo. Pensate, per esempio, a come vi sentite quando dite “una bella tazza di tè”, oppure “una doccia calda” o “il mio cucciolo”. Pensate all’oggetto semplicemente per quello che è o sovrapponete uno strato di significato aggiuntivo? Per molti di noi, una bella tazza di tè o di caffè ha un ulteriore significato di “conforto”. I soldi in banca possono significare “sicurezza”, un certo paio di scarpe “buon gusto”, un coniuge “conferma”. Ma questi significati sono davvero presenti negli oggetti?..
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