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Fisica e Buddhismo


LUIGI64

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  • 2 settimane dopo...

 

Nel II secolo D.C il filosofo indiano Nāgārjuna descrive una realtà dove le cose non hanno esistenza in sé ma le cose sono “vuote” nel senso che non hanno realtà autonoma. Le cose esistono in funzione di o dalla prospettiva di qualcosa d’altro. Nel 1927 il giovane Werner Heisenberg presenta una realtà fatta di relazioni, dove la materia diventa meno solida di quanto siamo abituati a pensare e gli oggetti possono essere osservati grazie ad una fitta rete di fenomeni interdipendenti.
“Mentre prima pensavamo che le proprietà di ogni oggetto fossero determinate anche se trascuriamo le interazioni in corso tra questo oggetto e gli altri, la fisica quantistica ci mostra che l’interazione è parte inseparabile dei fenomeni…”
Niels Henrik David Bohr (1885-1962)
L’approccio della meccanica quantistica segna una svolta nell’approccio scientifico alla indagine dei fenomeni. Dalla fisica classica che guarda un mondo fatto di sostanze e in cui i fenomeni possono essere studiati isolatamente dall’osservatore si transita verso un mondo fatto di relazioni.
Una sedia è definita dalla sua funzione, la possibilità degli esseri umani di sedersi. Il colore della sedia nasce dall’incontro delle frequenze della luce riflessa dalla superficie della sedia con i recettori della retina, le frequenze emesse nascono dall’interazione degli atomi della sedia e la luce…. se cerchiamo la sedia in sé indipendentemente dalle sue relazioni con l’esterno non la troviamo.

“Se questo esiste, quello esiste; se questo cessa di esistere anche quello cessa di esistere” (Mahanidana Sutra ), Buddha Shakyamuni (566-485 a.C.)
“Poiché non vi è alcun fenomeno esistente che non sia un sorgere-dipendente, non vi è alcun fenomeno esistente che non sia vuoto”.
Saggezza fondamentale, Nāgārjuna (150-250 d.C)
È la realtà del sorgere dipendente, in altri termini espressa come vacuità. I fenomeni non esistono di per sé, dal loro lato, ma in dipendenza da altro, sono vuoti di una esistenza a sé stante: questa è la visione della realtà.

Sonam Wangchuk racconterà la realtà fenomenica dal punto di vista dei grandi studiosi indiani, mostrandoci un ponte tra la scienza buddhista e la fisica quantistica.

https://centromunigyana.it/evento/fisica-quantistica-e-vacuita-un-ponte-fra-la-scienza-occidentale-e-la-scienza-buddhista/

 

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Simulazione di gemini (IA)

Un dialogo sul vuoto tra un buddhista e un fisico quantistico potrebbe essere estremamente interessante e ricco di sfumature. Ecco un possibile scenario:
Personaggi:
 * Tenzin: Un monaco buddhista tibetano, profondo conoscitore dei sutra e delle filosofie buddhiste, in particolare del concetto di shunyata (vuoto).
 * Akira: Un fisico quantistico giapponese, specializzato nella teoria dei campi quantistici e affascinato dalle connessioni tra fisica e filosofia.
Inizio del dialogo:
 * Akira: Tenzin, sono sempre stato affascinato dal concetto buddhista di shunyata. Il vuoto, l'assenza di un'esistenza intrinseca delle cose... mi ricorda in qualche modo il vuoto quantistico, quello stato di energia minima che permea tutto lo spazio.
 * Tenzin: È interessante notare questa connessione, Akira. Nel buddhismo, il vuoto non è un'assenza, ma piuttosto l'assenza di un'esistenza indipendente e intrinseca. Tutte le cose sorgono in interdipendenza e sono vuote di un'essenza solida e permanente.
 * Akira: Proprio come le particelle virtuali che fluttuano nel vuoto quantistico, dando origine a tutte le particelle e le forze che conosciamo. C'è una sorta di potenziale infinito in questo vuoto, una fonte inesauribile di creazione.
 * Tenzin: Esatto. Nel buddhismo, il vuoto è la fonte di tutte le manifestazioni. È la matrice da cui sorge tutto ciò che esiste. Ma è importante sottolineare che questo vuoto non è un nulla passivo, ma una dinamica interconnessione di tutti i fenomeni.
 * Akira: Questo mi fa pensare al principio di indeterminazione di Heisenberg. La nostra capacità di misurare con precisione la posizione e la quantità di moto di una particella è limitata. C'è una sorta di indeterminazione intrinseca nella natura, che sembra riflettere l'idea buddhista di impermanenza e interdipendenza.
 * Tenzin: È un parallelismo affascinante. Nel buddhismo, la realtà è vista come un flusso continuo di cause e effetti, dove nulla è statico o assoluto. L'osservatore e l'osservato sono inseparabili, proprio come nella meccanica quantistica.
 * Akira: Eppure, c'è una differenza fondamentale. Nel buddhismo, il vuoto è una realizzazione spirituale, un superamento dell'illusione dell'ego e dell'attaccamento alle cose. Nella fisica, il vuoto è un concetto teorico, un modello matematico che ci aiuta a descrivere la realtà.
 * Tenzin: È vero, Akira. Ma forse la scienza e la filosofia possono arricchirsi a vicenda. La fisica quantistica ci mostra che la realtà è molto più strana e complessa di quanto potessimo immaginare. Il buddhismo ci offre strumenti per comprendere questa complessità e per trovare un senso più profondo nella nostra esistenza.
Sviluppi possibili:
 * Entanglement quantistico e interconnessione: Si potrebbe approfondire il concetto di entanglement quantistico e confrontarlo con l'idea buddhista di interconnessione e non-dualità.
 * Coscienza e vuoto: Si potrebbe discutere del ruolo della coscienza nella creazione della realtà, sia dal punto di vista buddhista che quantistico.
 * Implicazioni pratiche: Si potrebbe esplorare come queste conversazioni possano influenzare la nostra vita quotidiana e la nostra ricerca della saggezza.
Questo è solo un esempio di un possibile dialogo. Le conversazioni tra un buddhista e un fisico quantistico possono prendere molte direzioni diverse, a seconda degli interessi e delle conoscenze dei partecipanti. L'importante è mantenere un atteggiamento aperto e curioso, disposto a esplorare le connessioni tra questi due mondi apparentemente così diversi....
 

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  • 4 settimane dopo...

@LUIGI64 ho visto un video su YouTube " a proposito di angeli " di questo monaco, dove diceva che era caduto sbattendo la testa e gli era venuto fuori un bernoccolo grosso come un uovo , pover uomo .

Da lì allo specchio , si riflette , parecchio.

 

 

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Spesso con risposte spiazzanti, cercano di fornire un punto di vista diverso...

Per molti buddhisti, la consapevolezza che siamo impermanenti ha una importanza maggiore (trasformativa), in confronto al chiedersi se possano esistere o meno gli angeli

Almeno, questa è la mia interpretazione

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@LUIGI64  a me pare che abbia descritto gli angeli, come dei privilegiati che suona il flauto in  beatitudine  , probabilmente questa descrizione deriva da i quadri che ha visto , vabbè si è  Capito che non crede , però vabbè capisco ha la sua età e con un bernoccolo del genere poi , ciao se ne dicono di cose.

 

 

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