Panurge Inviato 2 Giugno 2024 Inviato 2 Giugno 2024 1 ora fa, LUIGI64 ha scritto: decine di scienziati Direi tutti affascinati dal pensiero orientale ma arrivando prima dalla teoria di matrice occidentale, il percorso inverso, la formulazione di una compiuta teoria con basi matematiche partendo dalle speculazioni filosofiche e religiose, mi pare non sussista. Certamente è interessante constatare la convergenza fra la speculazione fisico-matematica più estrema e tradizioni ben più antiche. 1
LUIGI64 Inviato 2 Giugno 2024 Autore Inviato 2 Giugno 2024 53 minuti fa, Panurge ha scritto: Direi tutti affascinati dal pensiero orientale Per Rovelli, a mio avviso, non direi...infatti piuttosto in ritardo rispetto ad altri Non credente convinto, tra l'altro
simpson Inviato 2 Giugno 2024 Inviato 2 Giugno 2024 7 ore fa, LUIGI64 ha scritto: Ho citato decine di scienziati Più che altro è un approfondimento personale, argomento che ritengo molto interessante. Un punto di vista che avevo completamente sottovalutato Poi, ognuno faccia le proprie riflessioni Questo intendo, che una speculazione filosofica può avere fascino, ma, se vogliamo sapere se ha un fondamento, dobbiamo passare per la scienza. Perlomeno, noi occidentali.
LUIGI64 Inviato 2 Giugno 2024 Autore Inviato 2 Giugno 2024 52 minuti fa, simpson ha scritto: speculazione filosofica può avere fascino, ma, se vogliamo sapere se ha un fondamento, dobbiamo passare per la scienza Per l'argomento che riguarda il presente thread, mi pare certamente l'approccio più corretto D'altro canto gran parte del pensiero orientale, soprattutto buddhista, è essenzialmente empirico ed esperienziale (meditazione)
LUIGI64 Inviato 3 Giugno 2024 Autore Inviato 3 Giugno 2024 A questo proposito, è di estremo interesse ciò che afferma Giangiorgio Pasqualotto (Negli anni 1972-1974 è professore incaricato di Letteratura Artistica presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia; dal 1975 insegna Storia della Filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Padova, dove dal 2006 è titolare della cattedra di Estetica. Nel 1993 è stato cofondatore dell'Associazione “Maitreya” di Venezia per lo studio della cultura buddhista. Nel 1996 ha contribuito alla nascita della rivista di filosofia orientale e comparata. Nel 1999, con Adone Brandalise, è stato tra i promotori del Master in Studi Interculturali dell'Università di Padova, presso il quale ha insegnato Filosofia delle Culture. È stato direttore scientifico della Scuola Superiore di Filosofia orientale e comparativa di Rimini dal 2006 al 2009) Ciò che è stato notato a proposito dei Sutra da D.T. Suzuki - il più celebre tra i maggiori studiosi contemporanei di buddhismo zen - vale a maggior ragione per i discorsi dei maestri zen: «Quando i Sutra affermano che tutte le cose sono vuote, non-nate e al di là della causalità, l'affermazione non è il risultato di un ragionamento metafisico; è un'esperienza buddhista estremamente penetrante». Ciò non significa tuttavia che il buddhismo zen sia talmente ingenuo e «primitivo» da ignorare i livelli della discussione teorica e i modi dei ragionamenti dialettici; anzi, i testi che ci sono rimasti di questa grande scuola del buddhismo mahayana dimostrano casomai una conoscenza talmente profonda di questi livelli e di questi modi da poterne proporre il superamento, mostrando i limiti di un approccio esclusivamente teorico ai problemi. La consapevolezza di tali limiti appare concentrata in questo famoso passo di Hui Hai, grande maestro chan dell'VIII secolo d.C.: Su che cosa deve stabilirsi e dimorare la mente? Deve stabilirsi sul non-dimorare e là dimorare. Cos'è questo non dimorare? Significa non lasciare che la mente dimori su nessuna cosa di nessun genere. E cosa significa questo? Dimorare su nulla significa che la mente non si fissa sul bene o sul male, sull'essere o sul non-essere, sul dentro o sul fuori o da qualche parte tra i due, sul vuoto o sul non-vuoto, sulla concentrazione o sulla distrazione. Questo dimorare su nulla è lo stato in cui essa deve dimorare; di coloro che lo raggiungono si dice che hanno la mente che non dimora; in altre parole, hanno la mente di Buddha.
simpson Inviato 3 Giugno 2024 Inviato 3 Giugno 2024 17 ore fa, LUIGI64 ha scritto: Per l'argomento che riguarda il presente thread, mi pare certamente l'approccio più corretto D'altro canto gran parte del pensiero orientale, soprattutto buddhista, è essenzialmente empirico ed esperienziale (meditazione) L’esperienza della meditazione può dirci qualcosa sul soggetto che esperisce, tuttalpiù.. e ha il difetto di essere scarsamente condivisibile per mezzo del linguaggio, che non riesce a rendere conto della sua natura, proprio perché non è un’esperienza comune e condivisa dai più. È facile spiegare ad un altro cos’è la stanchezza, un po’ meno la vacuità.
LUIGI64 Inviato 3 Giugno 2024 Autore Inviato 3 Giugno 2024 5 minuti fa, simpson ha scritto: facile spiegare ad un altro cos’è la stanchezza, un po’ meno la vacuità. Senza dubbio hai ragione È argomento spiazzante che può anche disorientare, soprattutto per noi occidentali. Per un buddhista (orientale), o comunque praticante avanzato, non mi pare abbia così tante difficoltà ad impostare una spiegazione, seppur parziale, sul concetto di vacuità (Sunyata) Anzi, per loro è piuttosto normale
LUIGI64 Inviato 4 Giugno 2024 Autore Inviato 4 Giugno 2024 Nel frattempo, continuano a studiare i monaci tibetani: Neuroscienze. Il mistero della meditazione: studiato il cervello dei monaci tibetani https://www.avvenire.it/agora/pagine/meditazione-spirituale-come-funziona-studiato-il-cervello-dei-monaci-tibetani
Plot Inviato 4 Giugno 2024 Inviato 4 Giugno 2024 Il 18/4/2024 at 10:42, LUIGI64 ha scritto: Nella speranza di non annoiare troppo ...ma che scherzi ? Non ci ho capito molto... ma non vedo l'ora di leggere nuovi posts 1
LUIGI64 Inviato 4 Giugno 2024 Autore Inviato 4 Giugno 2024 32 minuti fa, Plot ha scritto: Non ci ho capito molto A chi lo dici, nulla di nulla Zero spaccato 1
simpson Inviato 4 Giugno 2024 Inviato 4 Giugno 2024 1 ora fa, LUIGI64 ha scritto: A chi lo dici, nulla di nulla Zero spaccato Vuoto totale! 😜 1
simpson Inviato 4 Giugno 2024 Inviato 4 Giugno 2024 2 ore fa, LUIGI64 ha scritto: Nel frattempo, continuano a studiare i monaci tibetani: Neuroscienze. Il mistero della meditazione: studiato il cervello dei monaci tibetani https://www.avvenire.it/agora/pagine/meditazione-spirituale-come-funziona-studiato-il-cervello-dei-monaci-tibetani Come dicevo, questa è una cosa che mi interessa di più
LUIGI64 Inviato 4 Giugno 2024 Autore Inviato 4 Giugno 2024 25 minuti fa, simpson ha scritto: questa è una cosa che mi interessa di più Per me, Interessanti entrambi gli approcci Ormai sono anni che mettono sotto torchio questi tibetani... ☺️ Da tempo, anche molto psicoterapeuti associano tecniche di mindfulness di estrazione buddhista....e non solo
LUIGI64 Inviato 5 Giugno 2024 Autore Inviato 5 Giugno 2024 Ti potrebbe interessare questo: Quindi, ripeto, “coscienza” non significherebbe nulla senza il supporto dell’esperienza soggettiva. Se vogliamo essere coerenti, dobbiamo proseguire l’esame di ciò che rappresenta la coscienza partendo dalla prospettiva in prima persona, senza saltare continuamente dal punto di vista interiore a quello esteriore, adottando di volta in volta la prospettiva in prima persona e quella in terza persona. Dobbiamo proseguire secondo una linea di pensiero coerente, fino al suo punto ultimo. Ora, che succede quando approfondiamo l’esperienza della coscienza? Secondo il punto di vista della prospettiva in prima persona non giungeremo mai ai neuroni. Come sai, ho partecipato a esperimenti sugli effetti della meditazione sulle funzioni cerebrali e ho potuto vedere sugli schermi della neuroimmagine funzionale come la meditazione attivi sulla compassione l’insula anteriore. Tuttavia, a livello soggettivo, non c’è modo di localizzare l’attività cerebrale, tant’è vero che, a meno che non abbiamo un forte mal di testa, non sentiamo nemmeno di avere un cervello. WOLF È vero: non abbiamo nessun ricordo dei processi cerebrali che operano nel nostro cervello. Sono trasparenti. Nel caso del mal di testa, i segnali indicano che il dolore proviene dalle meningi. Il cervello in sé e per sé non è sensibile al dolore. MATTHIEU Potrei inoltre affermare che, quando siamo assorti nei nostri pensieri e percezioni, anche la nuda esperienza della coscienza risvegliata, priva di elaborazioni mentali, ci risulta essere “trasparente”, nel senso che ci sfugge completamente. Eppure è proprio là, sulla base di questa trasparenza, che io giungo a un’analisi via via più sottile e minuziosa della mia esperienza soggettiva: una pura coscienza risvegliata, una coscienza fondamentale, l’aspetto più essenziale della conoscenza. Non è necessario che tale coscienza fondamentale abbia contenuti particolari, per esempio pensiero discorsivo, o emozioni. Si tratta semplicemente di una coscienza pura, chiara e limpida. Si parla anche di aspetto “luminoso” della mente, perché tale particolare stato di coscienza ci consente di essere consapevoli del mondo esterno e, nel contempo, del nostro stato di coscienza interiore. Ci permette di ricordarci degli eventi passati, di immaginare il futuro ed essere coscienti del momento presente. Tuttavia, quando arriviamo infine allo stato di coscienza più raffinato, uno stato privo di contenuto, a parte la sua lucidità e la sua chiarezza, torniamo a porci di nuovo l’interrogativo: «Perché c’è qualcosa piuttosto che il nulla?», e ancora una volta possiamo rispondere: «È semplicemente là, e lo riconosco». Ci troviamo di fronte a un “fatto primario”. Dal punto di vista fenomenologico o sperimentale, la pura coscienza risvegliata precede qualsiasi altra cosa, che si tratti della coscienza di essere vivi o di postulare una teoria della coscienza. C’è una cosa su cui insisto: è imperativo seguire con scrupolo una linea d’indagine, sino alla fine. Nel campo della fisica, quando esaminiamo i fenomeni secondo la prospettiva della meccanica quantistica, il concetto di una realtà solida costituita di particelle indipendenti perde ogni significato. Tuttavia, per giungere a tale conclusione, è stato necessario proseguire l’analisi sino in fondo. Sarebbe incoerente passare continuamente dalla meccanica quantistica alla meccanica di Newton, a seconda del punto di vista che vogliamo difendere in questo o quel momento dell’argomentazione, con il pretesto che vogliamo attenerci a una spiegazione realistica del mondo fenomenico. Tratto dal libro di cui sopra 🎯☺️ Autori: M. Ricard noto monaco buddhista tibetano, anche laureato nel 1972 in genetica delle cellule all'Institut Pasteur, sotto la supervisione di François Jacob .... Wolf Singer (Monaco di Baviera, 1943), neurofisiologo di fama mondiale, dirige a Francoforte il Dipartimento di Neurofisiologia al Max Planck Institute for Brain Research. Noto per le sue ricerche sui processi cognitivi superiori e sui processi decisionali, è molto impegnato anche come divulgatore
LUIGI64 Inviato 7 Giugno 2024 Autore Inviato 7 Giugno 2024 Nel laboratorio di neuroscienze dell’Università del Wisconsin, diretto dal dott. Richard Davidson, con l’utilizzo di strumenti sofisticati, è stato mostrato cosa accade nel cervello durante la meditazione, sono stati studiati gli effetti delle meditazioni buddiste relative alla compassione, alla equanimità ed alla presenza mentale. Da molti secoli, i buddisti sostengono che queste pratiche, rendono più calmi e meno inclini ad emozioni distruttive. Secondo il dott. Davidson, queste convinzioni sono avvalorate dai risultati da lui ottenuti, infatti la meditazione di presenza mentale rafforza il circuito neurologico che calma una parte del cervello che agisce da innesco per paura e rabbia. Quindi ci potrebbe essere, la possibilità di separare gli impulsi violenti dalle nostre azioni. Il dott. Paul Elkman dell’Università della California a San Francisco, ha sottoposto alcuni monaci a forti rumori durante la meditazione, con il risultato che questi non sono stati disturbati, dimostrazione della calma creata attraverso la pratica meditativa. Sono state studiate le emozioni, anche su soggetti non buddisti, ai quali è stata insegnata la meditazione di presenza mentale, con eguali risultati. La presenza mentale aiuta ad essere calmi anche in situazioni critiche, sarebbe quindi di notevole aiuto per tutti e non soltanto per chi è religioso. Tutti noi siamo sottoposti a stress derivante da cattive notizie, la meditazione ci insegna a rimanere calmi, a non lasciarci prendere dal panico e facili preda di emozioni distruttive, come il Dalai Lama a detto "La sciagura dell’11 Settembre ha dimostrato che la tecnologia moderna e l’intelligenza umana guidata dall’odio possono portare a distruzioni immense. Azioni cosi terribili non sono che sintomi violenti di uno stato mentale preda delle emozioni disturbanti" Tratto da: Neuroscienze e meditazione (Massimo Lattanzi - Psicoterapeuta)
LUIGI64 Inviato 7 Giugno 2024 Autore Inviato 7 Giugno 2024 Un po' fuori tema, ma visto che sto leggendo la biografia di S. Jobs (Walter Isaacson), mi sembra simpatico riportare questa citazione del boss della Apple:
LUIGI64 Inviato 10 Giugno 2024 Autore Inviato 10 Giugno 2024 ...Guardando alla storia delle religioni, notiamo nelle credenze orientali la tendenza a esaurire o dissolvere progressivamente il momento contingente e fenomenico nella realtà assoluta fondamentale. Infatti, pur nella sua varietà di dottrine, l’induismo e la tradizione vedica individuano nel concetto centrale di Brahman (l’Assoluto) il principio e il fondamento trascendente del mutevole divenire delle cose, al quale corrisponde la figura di una sorta di demiurgo posto all’apice del pantheon induista e chiamato Brahma. Nell’induismo, come per altro nel buddhismo, ricorre pure la nozione di Dharma , che esprime l’ordine eterno, la rettitudine, la legge: tutti elementi questi che presiedono all’armonia cosmica e alla struttura dell’universo, ma soprattutto attribuiscono senso all’esistenza degli uomini e delle cose. Più difficile per gli occidentali rintracciare nella dottrina del Buddha un’idea precisa del divino, tanto che possiamo registrare tra gli studiosi opinioni discordanti: c’è chi la definisce un «ateismo religioso» e chi una forma di ideologia etico-politica. Certamente nel buddhismo non c’è traccia di un dio personale e di un principio assoluto che gli assomigli, ma lo spazio del divino sussiste ed è totale, onnicomprensivo, perché racchiude ogni realtà esistente, ossia il Tutto. Anche l’essere umano fa parte di questo Tutto, come del resto il mondo; e in questa unità che assorbe qualsiasi singola identità perdono valore e non sono applicabili le classiche dicotomie di immanenza-trascendenza e di naturale-soprannaturale, perché il Tutto è al tempo stesso immanente-trascendente, naturale-soprannaturale. Non a caso il dalai lama Tenzin Gyatso, trattando del rapporto tra l’insegnamento buddhista che invita a superare l’individualità, ovvero a sbarazzarsi del «Sé», e il Dio personale del monoteismo occidentale ha concluso: «Se Dio viene considerato una realtà o una verità definitiva, allora la mancanza di identità può essere considerata come Dio». Ciononostante, la religione buddhista riconosce un gran numero di divinità, consentendone l’adorazione, e questo impedisce di ritenerla a tutti gli effetti una credenza atea.... Dallo stesso testo una citazione fuori tema: Nel loro impeto combattivo, gli scientisti sono giunti tra l’altro a divulgare il dato secondo cui la scelta atea e quindi di non appartenere a nessuna religione sarebbe tipica della stragrande maggioranza degli uomini di scienza, ma questa conclusione non è tuttora accertata in maniera attendibile perché non sussiste nessun sondaggio completo in materia. Lo zoologo e biologo evoluzionista Richard Dawkins ha invece tagliato la testa al toro etichettando come «scientificamente da analfabeti» ogni teismo e ogni fede religiosa. A suo dire, in parole semplici, poiché la scienza implica l’ateismo, è inevitabile stabilire una perfetta coincidenza tra essere scienziato ed essere ateo; tuttavia non vale l’inverso: tutti gli scienziati sono atei, ma non tutti gli atei sono necessariamente scienziati. Di conseguenza, stando a questa impostazione la scienza viene ridotta a un sottoinsieme dell’ateismo. Atei scientisti come Dawkins e il filosofo cognitivista Daniel C. Dennett sembrano infatti coltivare come loro elemento prioritario la distruzione della religione o della credenza Dio tramite «crociate ateistiche» In sostanza l’ateismo scientista o scientifico contrappone a un’interpretazione teo-teleologica del mondo un’ontologia naturalistica, che affonda le sue più remote radici nel naturalismo rinascimentale ed esclude qualsiasi finalismo. I suoi argomenti principali sono perciò facilmente individuabili: – la scienza ha definitivamente confutato o reso superflua l’ipotesi dell’esistenza di Dio in tutte le sue forme e in maniera particolare in quella del Creatore intelligente; – la fede religiosa e la scienza sono tra loro incompatibili: la prima è non dimostrata e non dimostrabile, la seconda è fondata sui dati oggettivi e verificabili; – la religione teme e avversa il progresso scientifico. In base al primo assunto scientista l’universo, gli elementi che lo compongono e la presenza dei viventi e della vita intelligente si giustificano da soli, ossia sono tutti nelle condizioni di esistere così come sono senza una causa esterna o un’intelligenza creatrice e senza un disegno finalistico. Dio è un’ipotesi non necessaria per spiegare la struttura cosmica, come ebbe a rimarcare Pierre-Simon de Laplace (1749-1827) rispondendo a una precisa domanda di Napoleone Bonaparte («Sire, je n’avais pas besoin de cette hypothèse-là [Sire, non avevo bisogno di quell’ipotesi]») 7 . La teoria dell’evoluzione di Charles Darwin (1809-1882) ha poi esteso questa conclusione anche al mondo dei viventi e in particolare alla presenza della specie umana. Negli ultimi tempi l’idea di Dio è diventata pertanto per alcuni nuovi atei non solo ininfluente dal punto di vista scientifico ed etico, ma perfino fuorviante e dannosa. Quest’ultima posizione si collega direttamente con il terzo postulato scientista secondo cui la religione sarebbe nemica della scienza Tratto da : Nel segno del nulla (Roberto Giovanni Timossi - Filosofo - Dal 2019 è Presidente del Consiglio Scientifico della Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare ed è stato membro del Consiglio Generale e del Comitato di Gestione della Fondazione Compagnia di San Paolo di Torino. È accademico della Accademia Ligure di Scienze e Lettere e docente presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose Ligure -sigla ISSRL-. Dal mese di giugno 2020 è Consigliere di Amministrazione della Fondazione Carige di Genova)
LUIGI64 Inviato 11 Giugno 2024 Autore Inviato 11 Giugno 2024 ...Krishnamurti ci dice qual è la meta, per tutti noi. «Solo a partire dal silenzio agisce la mente meditativa.» Ecco! Possiamo interessarci di ogni tecnica. Praticare e praticare. Poi ne troviamo una che fa al caso nostro. Ma il silenzio è la meta e l’equipaggiamento. Senza la scoperta e la percezione del silenzio, non c’è meditazione. Come dire che la meta di ogni filosofia è il nulla. Io preferirei chiamarlo il nudo. Ciò che oltrepassa le definizioni, le parole, i pensieri… Nel silenzio troviamo il nudo, e viceversa. Non siamo più appesantiti dai pregiudizi o dai concetti. Siamo , e basta ...Per Krishnamurti la meditazione è liberazione da qualcosa: l’intellettualismo, la presa del tempo, attaccamenti, pregiudizi, aspettative. Immergendoci nel flusso siamo nell’esperienza pura. Qualcuno troverà difficili queste parole. Non si sente pronto. Crede che lo aspetti un cammino lungo e faticoso. Altri si sentiranno in sintonia. Krishnamurti ci sfida. Se vogliamo oltrepassare la meditazione, niente di meglio che rifarsi alle sue parole. Egli ci libera dalla meditazione, e la raccomanda. Dovremmo seguirlo? Farlo significa seguire noi stessi. È un paradosso. Andiamo verso il silenzio ...«Chi assapora il silenzio lo assapora nella solitudine.» Spogliandoci degli orpelli, del chiacchiericcio mentale, andiamo verso il nudo. Un maestro cristiano del Medioevo, Eckhart, disse che solo quando l’anima si spoglia di ogni immagine o idea vi si rifugia Dio. È la meditazione del distacco e della tranquillità. Tratto da: La via del risveglio (L. Vittorio Arena - Insegna Storia della filosofia moderna e contemporanea presso l’università di Urbino. Orientalista e filosofo ha pubblicato molti volumi, tra saggi, romanzi e traduzioni -specie dal cinese, giapponese e sanscrito-, per i principali editori italiani) --- Vorrei sottolineare la differenza tra ciò che può definirsi transpersonale, esperienza che si pone oltre la mente egoica, la quale seppur superficialmente, può confondersi con stati prepersonali infantili e regressivi
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