Questo è un messaggio popolare. Savgal Inviato 6 Maggio 2024 Questo è un messaggio popolare. Inviato 6 Maggio 2024 Nell’insegnamento della storia e della filosofia il primo pregiudizio da rimuovere negli studenti è la convinzione radicata che il passato, sia remoto che prossimo, sia identico al presente, che vi siano idee e valori perenni ed universali. Il concetto di individuo è centrale nella rappresentazione che i contemporanei hanno del mondo, ma la valutazione che si aveva in passato, nel mondo antico e medioevale, dell’individuo era ben diversa dal presente e non aveva una connotazione positiva. In filosofia il concetto di individuo era legato in origine a quello di "atomo". Cicerone traduceva quest'ultimo termine con l'espressione corpora individua, gli elementi primi non ulteriormente divisibili. Sempre Cicerone, nel De officiis, scriveva, "è contro natura che l'individuo cerchi di aumentare il proprio utile a danno altrui". Nel soddisfacimento dei propri istinti individuali, si esprimeva difatti una prevaricazione che è ribellione contro la natura stessa. Non diversa era la posizione di Aristotele, che "È evidente dunque e che lo stato esiste per natura e che è anteriore a ciascun individuo: difatti, se non è autosufficiente, ogni individuo separato sarà nella stessa condizione delle altre parti rispetto al tutto, e quindi chi non è in grado di entrare nella comunità o per la sua autosufficienza non ne sente il bisogno, non è parte dello stato, e di conseguenza è o bestia o dio.” L’essenza dell’uomo, la sua umanità, è in ragione del suo appartenere ad una comunità, che egli considera anteriore al singolo individuo. Tale idea di indivisibilità rimase la caratteristica della definizione di individuo data da Boezio ("si dice individuo quello che comunque non può essere suddiviso, come l'unità o lo spirito"). Il Medioevo condivideva la stessa rappresentazione. Scriveva Tommaso d'Aquino: "Individuo è ciò che rimane indiviso in se stesso, e diviso da qualunque altro essere, senza che sia possibile un'ulteriore suddivisione". In questa concezione atomistica l'individuo era considerato una sorta di limite del pensiero, l'ulteriormente irriducibile, che, in quanto tale, è incomunicabile, Sempre Tommaso d'Aquino: "Dall'essenza individuale discendono due cose, l'incomunicabilità, e l'impossibilità di trovarsi in più di una cosa". Di questa non se ne dà scienza poiché i nomi individuali, a differenza di quelli universali, possono essere predicati soltanto in relazione ad un unico soggetto. All'interno di questa convinzione l'individuo era percepito come limite, un elemento lontano dalla razionalità, che si esprimeva nel mondo e nel corpo sociale, e in quanto tale fonte di possibile perturbazione della natura stessa, in quanto incarnava un principio egoistico rispetto a quello universale che si esprime nella società. Questa diffidenza nei confronti dell'individuo continuò a permanere anche in epoche successive. La stessa coscienza cristiana deve esprimersi nell'assenso alla tradizione e all'autorità, cui voler contrapporre il proprio giudizio privato era considerato un atto di delirio della mente. Così, il fanatismo, nella società antica e medievale, è un problema che non riguarda l'ordinamento sociale, ma solo il singolo in quanto costui intende prevaricare una ragione comune. Fu nello scontro tra cattolici e riformati la prima manifestazione di un mutamento nella concezione dell'individuo, in quanto il contrasto avvenne anche sulla possibilità della fede come libero atto individuale anziché assenso a regole universalmente accettate. I cattolici concepivano infatti tali regole come il discrimine tra fede e superbia. Iniziato nel Cinquecento il ribaltamento delle posizioni tradizionali fu completato nel Seicento, quando l'individuo da residuo ultimo non ulteriormente riducibile, divenne il fondamento stesso di ogni realtà, tanto in campo gnoseologico-metafisico. Fu Cartesio a fondare sul singolo in quanto sostanza pensante la prima realtà indubitabile da cui ricostruire l'intero campo del reale, compreso quello della riflessione giuridico-politica, dove il nuovo metodo "geometrico", utilizzato dai teorici del diritto naturale, consisteva appunto nello scomporre la società nei suoi elementi più semplici, ossia gli individui, per poi ricomporli insieme in una costruzione logica. Alla posizione di Hobbes, il cui individualismo consisteva nel considerare l'uomo come individuo proprietario della propria persona, che nulla deve alla società, può essere fatta risalire la radice dell'individualismo come posizione filosofica che si è identificata con il liberalismo, in cui l'uomo è un individuo che calcola i propri interessi). Fu nel Settecento, soprattutto con l’Illuminismo, che l'individuo divenne valore essenziale, in quanto portatore di ragione, che aspira a migliorare se stesso e rifiuta di sottomettersi passivamente a principi già dati solo in quanto dichiarati autorevoli. Sono i valori della borghesia che aspirano a divenire valori universali. Per Denis Diderot, è l'individuo, in quanto soggetto che ragiona con la sua testa, ad introdurre l'unico possibile principio di progresso nel sapere e nella società: "Gli spiriti che non vogliono dover nulla alle proprie riflessioni e che cercano sempre una guida nelle idee altrui, me li figuro come bambini le cui gambe non s'irrobustiscono o come malati che non riescono ad uscire dallo stato di convalescenza". La rivalutazione dell'individuo e del valore della sua iniziativa come fonte di progresso porterà nell'Ottocento ad affermazioni estreme sul significato dell'individualità. Per Friedrich von Schlegel l'uomo trae il proprio senso da sé medesimo, senza alcun vincolo postogli dalla società, e si pone come individualità che non è soggetta ad alcuna legge. La posizione più estrema, tuttavia, fu probabilmente il solipsismo di Max Stirner, che riconduceva l'intera realtà all'io individuale per il quale gli altri io non sono che mere rappresentazioni, e che risolveva la tensione tra società e individuo a totale vantaggio di quest'ultimo. Ma la questione del rapporto tra individuo e società, come termini antinomici, era destinata a altri sviluppi. Le Bon, nel suo celebre Psicologia delle folle (1895), sosteneva che la massa costituisce una vera e propria unità psichica e morale, nella quale l'individuo perde le proprie capacità razionali, dando piena manifestazione ai propri istinti, con la regressione ad uno stadio pre-civile, simile a quello del bambino e del primitivo, con il conseguente dissolvimento della personalità cosciente, ossia della caratteristica specifica dell'individuo razionale. Marcel Mauss (1872-1950) attribuì allo "stato di esaltazione del desiderio" la capacità di creare una unanimità totale del gruppo sociale che agisce con uno scopo unico e pre-concepito, e in cui gli individui isolati cessano quasi di esistere. Si assiste ad un rovesciamento di posizioni. L'individuo, nell’antichità e nel Medioevo sentito come potenziale fonte di disturbo dell'armonia sociale, viene ora avvertito come in procinto di scomparire nella massa indistinta della società. Da questo punto di vista, l'analisi più allarmata è stata senza dubbio quella della Scuola di Francoforte, che nei suoi studi sulla personalità autoritaria mise in rilievo il carattere paranoico delle società totalitarie, dove ogni distinzione tra proiezioni intellettuali e proiezioni emotive è eliminata, e l'io individuale è dissolto, con il predominio delle rappresentazioni collettive. In tal modo, all'individuo borghese, il cui io dominatore si definiva in antitesi alla totalità della società, viene sostituito l'uomo-massa, che si identifica senza residui con la totalità sociale. Di qui la riflessione di Theodor W. Adorno sulla sfera individuale, schiacciata dalla totalità, che in Minima moralia (1951) diventa meditazione sulla "vita offesa". 8 2
mozarteum Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 Sabi’ sopravvaluti il forum. Qua chi legge le vocali e chi le consonanti. (bellissimo post) 2
Panurge Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 1 ora fa, Savgal ha scritto: Le Bon Le Bon, Simon
extermination Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 Siamo ancora in tempo ad impedire in qualche modo la distruzione dello Stato costituzionale ed il "trionfo" della tirannide?!
Questo è un messaggio popolare. Savgal Inviato 6 Maggio 2024 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 6 Maggio 2024 Una questione su cui rifletto (che mi tormenta) da tempo, abbiamo costruito un sistema politico e sociale in cui si è postulata l'universalizzazione dell'individualità borghese, come se tutti possedessero la razionalità e la cultura borghese, al pari di Cartesio, Voltaire o Diderot. In assenza della razionalità e della cultura borghese l'individualità degrada in solipsismo, che si dissolve nell'uomo-massa che ha aderito ai totalitarismi. 3
mozarteum Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 Non so se l’individualita’ brada finisca nell’uomo-massa. Ogni uomo che tende all’individualismo anche se poco colto e razionale non ha grandi simpatie per le masse. al contrario l’individuo borghese colto apprezza il valore della cooperazione metaindividuale, se ne avvale pro domo (negli affari, nella sfera ludica, nella organizzazione sociale efficiente) e da questa mescolanza trae il proprio benessere
micfan71 Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 44 minuti fa, Savgal ha scritto: In assenza della razionalità e della cultura borghese l'individualità degrada in solipsismo, che si dissolve nell'uomo-massa che ha aderito ai totalitarismi Credo che per essere solipsisti coscienti serva un substrato che la massa non possiede, più che altro si può parlare di egoismo indotto: viene sollecitato il nostro naturale senso dell'io, del mio, verso comuni desideri di massa, ai quali ci si abbandona, più o meno coscientemente. Trovo inoltre interessante la sempre più diffusa tendenza a rifiutare la realtà esterna, con le sue 'verità' - delle quali si dubita - e a cercarne una alternativa, nascosta, riservata solo a chi 'sa vedere' (il complottismo è uno degli aspetti). Una sorta di negazione del solipsismo, il non credere che la realtà percepita sia propria, e il voler credere in quella di qualcun altro.
LUIGI64 Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 6 minuti fa, micfan71 ha scritto: riservata solo a chi 'sa vedere Narcisismo, con ogni probabilità
extermination Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 39 minuti fa, mozarteum ha scritto: al contrario l’individuo borghese colto Già i borghesi son pochi, se poi ci aggiungi pure il "colti" siamo allo 0,0
mozarteum Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 Non credere. Le universita’ il mondo della cultura in generale quindi compresa quella del tempo libero e autodidatta non annovera pochi. Certo il qualunquismo non aiuta (quello che a me na cosa me deve piace’ aho chi lo stabbbilisce cio’ che vale e cio’ che nun vale….i gusti so gusti che c’entra…e mo’ me deve piace’ pefforza quello che si insegna alla Sapienza o ar conservatorio de milano anvedi)
31canzoni Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 2 ore fa, Savgal ha scritto: In assenza della razionalità e della cultura borghese l'individualità degrada in solipsismo, che si dissolve nell'uomo-massa che ha aderito ai totalitarismi. Non so se si degradi nel solipsismo che vedo come una scelta borghese elitaria o, al di fuori di un'élite culturale, come psicopatologia/solipsismo inconsapevole. A me sembra che si viva in una cultura che di borghese ha solo il nome, che ne vanta lo status ma che di contro è iper consumistica, narcisista più che solipsista, dove l'individuo "parcellizzato" diviene perfetto consumatore adottando comportamenti elementari di stimolo risposta come pollo d'allevamento (cit.). Non è un decadimento ma una scelta funzionale operata da élites economiche che potremmo chiamare oligarchie sempre più senza volto. Non è la crisi dell'individuo che comporta la crisi della società, ma una società in cui domina una tecnica al di fuori di qualsiasi controllo sociale che determina l'uomo massa ad una dimensione.
senek65 Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 Individuo e società sono un tutt'uno inscindibile.
zigirmato Inviato 6 Maggio 2024 Inviato 6 Maggio 2024 4 ore fa, extermination ha scritto: Siamo ancora in tempo ad impedire in qualche modo la distruzione dello Stato costituzionale ed il "trionfo" della tirannide?! IL trionfo del tiranno sarà la sua morte e lui lo sa.
Amministratori cactus_atomo Inviato 7 Maggio 2024 Amministratori Inviato 7 Maggio 2024 @Savgal post molto bello e molto interessante. però il concetto di individuo n0n è diffuso a livello mndiale, mi pare che non ci sia nessun ideogramma cinese che rappresenti l0individuo. e in tutte le civiltà feudali in senso lato (per esempio il giappone) la virtù pricipale è la fedeltà al prorpio signore, che porta ad annullare la volontà individuale. nella nostra società direi che il sistema è ancora più maciavellico, ossia si ttende a far credere ad ognuno di essere un individuo specifico e che compie scelte autonome, quando in realtà viene massificato e portare a comportarsi da pecora dentro un gregge. Basra guardare le pubblicità. d'altra parte in tutti i gruppi di animali sociali l'individuo fuori del coro vine nein fatti emarginato se non espulso dal gruppo. a questo prorposito ho trovato istruttivo viditare i restibdi un antico villggio preistorico in cina, si vedevano benissimo i resti dei fori per le travi, e tutti gli edifici erano a ouanta circolare, tranne uno, a pinta quadrata, che però a detta degli rcheologi è stato l'unico ed essere dato alle fiamme, essere diversi è semp're stao un problema
briandinazareth Inviato 7 Maggio 2024 Inviato 7 Maggio 2024 non è vero che non esista l'ideogramma per individuo, però è vero che il concetto è estremamente variabile. ad esempio il concetto di individuo è meno presente nelle società che da tempi lunghi hanno a che fare con un'alimentazione basata sul riso. ovvero in quelle situazioni dove la collaborazione risulta essenziale per sopravvivere, più dell'individualismo (la cosa ha portato anche a delle varianti genetiche, non è solo una questione culturale). oppure nelle società pastorali dove contano molto la reputazione e l'onore, la famiglia è spesso prioritaria rispetto all'individuo. la libertà che nasce dall'illuminismo nasce da un concetto di individualità portatrice di diritti e di limitato potere della società su di essi e dal superamento del principio di autorità. ha cambiato tutto e adesso ci pare strano e inaccettabile che la società possa avere delle pretese totalizzant su di noi. il che ha un suo senso logico, le dinamiche sociali e la maggioranza che ne scaturisce, quasi mai ha ragioni reali per la sua affermazione. per questo l'individuo moderno e qualunque società libera non può fare a meno dal contrastare queste tendenze e, con il relativismo necessario, deve garantire a tutti la possibilità di autodeterminazione. chiaramente questo è un anelito, il condizionamento anche solo dei social e dei mass media è forte, creando un controllo sociale spesso molto pervasivo.
ferrocsm Inviato 7 Maggio 2024 Inviato 7 Maggio 2024 6 minuti fa, briandinazareth ha scritto: la libertà che nasce dall'illuminismo nasce da un concetto di individualità portatrice di diritti e di limitato potere della società su di essi e dal superamento del principio di autorità Quindi la massima espressione dell'illuminismo la fai coincidere con la rivoluzione francese e il suo Robespierre poi ghigliottinato pure lui? "Occorre prendere molto tempo prima le proprie precauzioni per poter rimettere le sorti della libertà nelle mani della verità che è eterna – assai più che non in quelle degli uomini i quali passano –; di maniera che, se il governo dimentica gli interessi del popolo, o se ricade nelle mani degli uomini corrotti, secondo il corso naturale delle cose, la luce dei princìpi riconosciuti possa illuminare i suoi tradimenti, ed ogni nuova fazione trovi la morte al solo pensiero del suo crimine. Fortunato il popolo che può giungere fino a questo punto, poiché, quali che siano i nuovi oltraggi che gli si preparano, un ordine di cose dove la ragione pubblica è la garanzia della libertà gli concede risorse infinite! Qual è lo scopo cui tendiamo? Il pacifico godimento della libertà e dell’uguaglianza; il regno di quella giustizia eterna le cui leggi sono state incise non già sul marmo o sulla pietra, ma nel cuore di tutti gli uomini, anche in quello dello schiavo che le dimentica e del tiranno che le nega."
senek65 Inviato 7 Maggio 2024 Inviato 7 Maggio 2024 2 minuti fa, ferrocsm ha scritto: Il pacifico godimento della libertà e dell’uguaglianza; Il problema è che l'uguaglianza, di fatto, per come è costruita la società, e pure la genetica, non può esistere se non in modo ristretto. Idem per il concetto di libertà che, oltre ad essere vago e mutevole, non può essere di certo assoluta. Sarebbe necessario un profondo cambiamento della natura umana: ma la cosa è improbabile, almeno per i prissmi millenni.
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