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Comunità e società


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In Aristotele l’essenza dell’uomo, la sua umanità, è in ragione del suo appartenere ad una comunità, che egli considera anteriore al singolo individuo, convinzione condivisa quasi unanimemente fino alla modernità. Sarà l’emergere dell’individualità e il suo correlato, la società, a far divenire tematico, e quindi problematico, il concetto di comunità. Il termine comunità diverrà quindi un concetto fondamentale nel dibattito all’interno delle scienze sociali.

L’introduzione del concetto di comunità in sociologia è legata al nome di Ferdinand Tönnies (1855-1936). Nel 1887 egli pubblica un'opera dal titolo Comunità e società. Tönnies parte dall’uso del termine nel parlare comune, nel quale la parola comunità rinvia alla vita privata, intima, mentre società rimanda alla vita pubblica, formale, fredda. "La società umana viene intesa come un puro coesistere di persone indipendenti l'una dall'altra". La comunità rinvia al passato, alla tradizione, mentre la società è un fenomeno nuovo, "la comunità è la convivenza durevole e genuina, la società è soltanto una convivenza passeggera e apparente. È quindi coerente che la comunità debba essere intesa come un organismo vivente, e la società, invece, come un aggregato e un prodotto meccanico".

Comunità e società sono forme di manifestazione delle relazioni umane, ma con connotazioni sostanzialmente differenti. Tönnies riconduce la comunità a tutti quei rapporti che hanno come base o come modello le relazioni legate alla vita. Il principale fra queste è il rapporto che esiste fra genitori e figli. I rapporti di parentela, basati sui legami di sangue, formano il nucleo della comunità La comunità è fondata su rapporti altrettanto stretti, ma spirituali, sono le relazioni che si manifestano nei rapporti di vicinato e nell'amicizia. Un elemento che caratterizza la comunità in tutte le sue forme è per l’autore la comprensione. Scrive Tönnies: "Ciò che si deve intendere per comprensione (consensus) è un modo di sentire comune e reciproco, associativo, che costituisce la volontà propria di una comunità. Essa rappresenta la particolare forza e simpatia sociale che tiene insieme gli uomini come membri di un tutto". La comprensione implica una conoscenza intima che si esprime nella lingua materna. La lingua è il luogo della comprensione, a partire dalla vita domestica, per poi passare a tutte le altre forme comunitarie, fino a giungere alla vita di un intero popolo.  Essa ha stesse caratteristiche costanti, di collaborazione spontanea, non disciplinata da un contratto, di tacita intesa sui valori, di istintivo rispetto reciproco.

La comunità si definisce in opposizione a società, le caratteristiche che possiede rinviano a caratteristiche opposte che sono tipiche di quest’ultima. La società, secondo Tönnies, è anch'essa una forma di vita collettiva, che riunisce persone che abitano pacificamente le une accanto alle altre. Ma mentre nella comunità le persone sono legate l’uno all’altra, malgrado tutte le possibili differenziazioni, comprese quelle di ceto e classe, nella società esse sono separate, nonostante i legami che possono esservi fra di loro. L’elemento che caratterizza la vita dell’uomo nella società è che nei comportamenti della sua persona non si manifesta una volontà collettiva, bensì ciascun individuo è separato rispetto a tutti gli altri, in uno stato continuo di tensione. La comunità è caratterizzata dal diritto naturale, mentre nella società è caratterizzata dal contratto, dal rapporto prestazione e controprestazione. Mentre nella comunità gli intenti convergono, nella società le volontà dei singoli non sono più concordi ed ogni scambio fra individui consegue da un accordo tra due volontà che sono divergenti.

Nella comunità l’ordine, la coesione sociale, consegue dall’integrazione morale dei soggetti. Identificazione, dedizione, abnegazione e altruismo sono considerati atteggiamenti tipici, funzionali al perseguimento di interessi e fini collettivi, cui subordinare gli interessi e i fini individuali. Nonostante queste caratteristiche, la comunità non ha necessariamente costituzione egualitaria, la comunità coesiste con l’esistenza di un ordinamento gerarchico e di una stratificazione del prestigio, del potere e del reddito. Specifiche della comunità sono le forme di allocazione delle posizioni di autorità e la distribuzione dei compensi sociali (status), la gerarchia sociale è definita in base al contributo fornito dal ruolo svolto dal singolo, quale servizio reso alla collettività.  

Tönnies fa corrispondere queste tipologie astratte, questi “idealtipi”, a esempi storici. La comunità corrisponde al Medioevo, si esprime nella comunità di villaggio e dei piccoli borghi e permane nella vita di campagna. La società corrisponde all'età moderna, borghese, mercantile e capitalista.

Descrivendo le due forme di associazione, comunitaria e societaria, Tönnies ripercorre la strada che è stata percorsa dalle società verso la modernizzazione. L'individuo si libera dai legami che derivano dalla parentela e dalla tradizione, ma diviene un “individuo”, un soggetto che non è più protetto da dal corpo sociale, che offre se stesso sul mercato, che percepisce gli altri individui come dei concorrenti potenziali, che disconosce la validità assoluta dei precetti di tipo morale, che vive un’esistenza instabile, mai definitiva. Il valore del cambiamento è, infatti, un valore costitutivo della società, mentre stabilità e sicurezza lo sono nella comunità.

Nella rappresentazione di Tönnies di comunità e società è presente un’idealizzazione della comunità, mentre della società vengono colti soprattutto gli aspetti conflittuali. L’idea di comunità dell’autore, in contrapposizione a quella di società devono essere intesi come “tipi ideali”, nel significato ad essi attribuiti da Max Weber. Weber evidenzia più volte che si deve fare attenzione a non confondere il tipo ideale ed il suo valore euristico con la realtà storica e di ritenerlo esaustivo nella spiegazione del fenomeno in esame. “Poiché scopo dell’elaborazione di concetti tipico-ideali è sempre quello di rendere esplicito con precisione non già ciò che è conforme al genere, bensì, al contrario, il carattere specifico di certi fenomeni culturali.”  

All'interno della società, cioè della vita urbana, individualista, che si svolge in un gruppo retto da un contratto sociale, permangono modi di vita comunitari, l'amicizia ne è l'esempio principale.

Tornando a Weber, l’autore pone la comunità fra le relazioni sociali. Una relazione sociale è comunità "se, e nella misura in cui, la disposizione dell'agire sociale poggia [...] su una comune appartenenza, soggettivamente sentita (affettiva o tradizionale) degli individui che ad essa partecipano". Una relazione sociale, invece, è associazione "se, e nella misura in cui, la disposizione dell'agire sociale poggia su una identità di interessi, oppure su un legame di interessi motivato razionalmente (rispetto al valore o allo scopo)". Per Weber comunità e associazione sono presenti sia nelle società tradizionali, sia in quelle moderne.

Émile Durkheim utilizza nello stesso significato della coppia comunità/società e la coppia corrispettiva di solidarietà organica/solidarietà meccanica. Le società a solidarietà organica sono semplici, prescrittive e repressive. Le società a solidarietà meccanica sono complesse e basate sulla divisione del lavoro.

Nel dibattito contemporaneo una rivalutazione del concetto e del termine comunità è stata proposta da alcuni filosofi della politica statunitensi, che si definiscono appunto "communitarians" (comunitari): Michael Sandel, Alasdair MacIntyre, Charles Taylor, Michael Walzer. Essi si oppongono da una parte all'individualismo tipico del liberalismo, secondo il quale il punto di partenza è un individuo staccato dal suo contesto, isolato e libero, e dall'altra all'universalismo, per cui esisterebbero norme o valori validi ovunque per ogni comunità storica a prescindere dalle sue condizioni e dalle sue tradizioni. Il neo-comunitarismo rivendica su un fronte il fatto che ogni individuo è un individuo che vive in una comunità, e sull'altro, il fatto che una comunità universale è un’inutile astrazione. Si deve partire dalle comunità locali, reali, esistenti, che possiedono tradizioni proprie, diverse le une rispetto alle altre.

Tutta la critica della cultura ottocentesca e novecentesca ha utilizzato il concetto di comunità, idealizzata e presa a modello di una vita collettiva armoniosa, per criticare la società contemporanea, che appariva artificiosa, troppo legata all'economia e al successo, eccessivamente razionale, libera da vincoli, ma al tempo stesso oppressiva come nessuna delle comunità esistite nella storia era stata. Era la tirannia della maggioranza, che Tönnies aveva intravisto e che era stata già descritta da Tocqueville nel suo saggio “La democrazia in America”.

Aggiungo delle mie considerazioni personali. Quanto sopra risale ad oltre 20 anni fa, in questo periodo alcune dei caratteri attribuiti alla società hanno assunto caratteri ancora più estremi. Gli ultimi residui della vita comunitaria si stanno dissolvendo. Si moltiplicano i conflitti, non più mediati e ricondotti alla razionalità dalle ideologie, le quali, pur partendo da assunti indimostrabili, consentivano una rappresentazione del mondo e della società coerente e condivisa da parte di chi vi aderiva. Ciascun individuo o gruppo ritiene che i suoi interessi siano i soli legittimi, contribuendo ad alimentare un clima sociale da “bellum omnium contra omnes”.

Un altro elemento che caratterizza il presente è la solitudine. Il dissolversi dei legami familiari,  amicali e comunitari ha quale conseguenza una società costituita da donne e uomini sempre più soli, con il corollario di paranoia e rancore. Sul tema cercherò di scrivere altro, se avrò tempo.

 

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