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Il fascismo


Savgal

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Inviato

Non è necessaria una lettura particolarmente attenta per notare la contraddittorietà di alcuni punti e come Mussolini rinnegò alcuni dei punti del manifesto pochissimi anni dopo.

Inviato
7 minuti fa, Savgal ha scritto:

Non è necessaria una lettura particolarmente attenta per notare la contraddittorietà di alcuni punti e come Mussolini rinnegò alcuni dei punti del manifesto pochissimi anni dopo

La famosa differenza tra idea e azione, che però in una qualche maniera riguarda un poco tutti gli schieramenti politici e i loro inizi. Ma d'altronde ci hanno insegnato che Mussolini all'inizio era socialista e persino un poco anarchico. Prendo a prestito questo passaggio che a mio avviso è utile.

"Per ristabilire la giusta connessione tra pensiero ed azione è però necessario fare un passo ulteriore. Gli errori di cui si è parlato prima derivano da un’errata separazione tra teoria e prassi. C’è però anche un modo errato di risolvere questa separazione, che è per esempio quello del pragmatismo. Questa concezione, ad esempio, risolve interamente la teoria nella prassi.  Bisogna riconoscere un certo merito al pragmatismo, in quanto, nonostante la sua limitatezza teorica, ha sicuramente un ruolo nel criticare certo idealismo sfrenato che si bea delle sue vuote ciarle e delle parole senza produrre nessun progresso effettivo e nessun mutamento nella vita concreta."

Certo è che poi quel (mettetelo voi il termine giusto) di Mussolini "mutamenti nella vita concreta" ne ha prodotti tanti ma tutti in modo deleterio. 

Inviato

Come lo stesso Mussolini esporrà la dottrina del fascismo.

la dottrina del fascismo a.jpg

la dottrina del fascismo b.jpg

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Inviato

Un altro documento in cui Mussolini definisce il fascismo una rivoluzione antiborghese.

il fascismo una rivoluzione antiborghese a.jpg

il fascismo una rivoluzione antiborghese b.jpg

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Inviato

@ferrocsm

In altri interventi ho espresso la condivisione della tesi di Aurelio Lepre che Mussolini ha lasciato in eredità alla destra italiana il populismo.

  • Melius 1
Inviato

Una breve sintesi di genesi e caratteri del fascismo.

 

Il termine deriva dalla parola latina fasces (fasci), che nell’antica Roma indicava il simbolo del potere dei più alti magistrati (un fascio di verghe con una scure). In età moderna il termine “fascio” fu impiegato nell’Italia dell’Ottocento e del primo Novecento in riferimento a movimenti socialisti o repubblicani di matrice extraparlamentare e rivoluzionaria.

La parola “fascismo” è divenuta parte del lessico politico contemporaneo dopo il 23 marzo 1919, quando Benito Mussolini fondò a Milano il movimento dei “fasci di combattimento”. Con essa si indica il movimento, con a capo Mussolini, e il regime che questi instaurò in Italia tra il 1922 e il 1943-45 Italia.

La qualifica di “fascista” si applica anche a movimenti analoghi sorti in altri paesi. Nel periodo tra le due guerre mondiali tali movimenti, caratterizzati da una struttura autoritaria e gerarchica, da un acceso nazionalismo e da un’ideologia antidemocratica e antisocialista e spesso antisemita, mirarono all’instaurazione di regimi autoritari o totalitari. Malgrado differenze spesso rilevanti tra i singoli casi nazionali, la maggioranza degli storici concorda circa l’esistenza di caratteristiche comuni.

In quasi tutti i paesi interessati, i movimenti fascisti sorsero quali conseguenze della Prima guerra mondiale, innestandosi su problemi strutturali preesistenti. I loro primi membri furono in gran parte esponenti di gruppi sociali particolarmente colpiti dai gravi problemi di inserimento economico e sociale in società profondamente trasformate dal conflitto, come il caso dei reduci. Al disorientamento sociale si aggiunse il legame ideologico fornito dalle tensioni nazionalistiche originate dalla sconfitta militare, come avvenne in Germania, Austria, Ungheria, o da una vittoria percepita come “mutilata”, come avvenne in Italia.

Il fascismo trovò presto un più ampio seguito di massa in quegli strati che maggiormente subivano il peso dei grandi processi di trasformazione in atto dalla svolta del secolo nelle società industriali o in via di industrializzazione, accelerati dalla crisi del primo dopoguerra: i ceti medi, la piccola e media borghesia urbana costituita sia da artigiani e commercianti ostili alle grandi concentrazioni capitalistiche, sia da impiegati che temevano la crescente proletarizzazione.

La base di massa dei movimenti e partiti fascisti si ampliò ulteriormente dopo la crisi del 1929, i cui effetti ebbero un ruolo decisivo nel rafforzamento del fascismo in tutta l’Europa. Data la sua base sociale, molto diversificata da paese a paese, il fascismo, nella sua fase iniziale, si dichiarò ostile sia al capitalismo che al socialismo. Ma sul piano della politica pratica questa duplice contrapposizione fu ben presto lasciata cadere, in situazioni diverse e a seconda dei paesi i movimenti fascisti stabilirono alleanze con le forze conservatrici, con i partiti di destra, con i militari e la chiesa, con gli industriali e gli agrari, sempre in funzione antisocialista, allo scopo di indebolire tanto il movimento operaio quanto la democrazia parlamentare.

L’ascesa del fascismo andrebbe considerata più un’espressione che una delle cause della crisi del parlamentarismo, come una reazione ai processi di politicizzazione di massa avvenuti già prima o subito dopo il conflitto mondiale.

In tutti i movimenti e regimi fascisti si riscontrano tratti comuni, che rafforzano la tesi del fascismo come fenomeno internazionale ed epocale, originato da una comune cultura politica a sua volta espressione della crisi della democrazia in Europa tra il 1918 e il 1945. Tra essi:

a) il principio del capo, che presuppone l’obbedienza incondizionata al capo carismatico da parte della massa dei seguaci, legata al primo da un rapporto diretto, senza mediazioni;

b) l’operato, soprattutto nella prima fase “movimentista”, di reparti armati paramilitari (squadrismo);

c) l’adozione di uno stile politico specifico, fondato su una nuova visibilità pubblica (uniformi, parate, bandiere, cerimonie, ecc.) che assunse spesso i tratti di una religione secolarizzata, e sull’uso della violenza nei confronti degli avversari politici e di minoranze di vario genere, al fine del loro indebolimento se non annientamento fisico;

d) la dichiarata volontà di distruggere le istituzioni dello stato liberale-democratico per sostituirle con uno stato di tipo nuovo, basato sul controllo totale dell’apparato e della burocrazia statali da parte del partito unico (un obiettivo, questo, che non fu in realtà mai raggiunto in nessun caso, neppure dal nazismo in Germania);

e) il proposito di porre fine alla lotta di classe e ai contrasti sociali in genere, tramite un nuovo ordinamento economico-sociale basato sull’armonia tra i produttori riuniti in corporazioni (corporativismo), che avrebbe costituito il superamento sia del capitalismo che del socialismo (in realtà i regimi fascisti mantennero come base dell’economia il sistema capitalistico fondato sull’iniziativa e sulla proprietà private, nonostante le tendenze all’interventismo e al dirigismo statale);

f) la presenza, in proporzioni variabili nei diversi casi, di un’ideologia comune, composta di elementi ambivalenti e contraddittori: anticapitalisti e antisocialisti, modernisti e antimodernisti, nazionalisti e transnazionali. Questo dualismo ebbe a volte scopi di propaganda o di opportunità politica, ma in fondo costituì una tensione irrisolta dell’ideologia del fascismo. Di qui nasce anche il suo presunto carattere “rivoluzionario”, che lo portò a scontrarsi non solo con i governi democratici ma in alcuni casi anche con i regimi autoritari poggianti sulle forze conservatrici tradizionali. 

 

  • Melius 2
Inviato

 

Ritengo di un certo interesse, alcune riflessioni di U. Eco (Il fascismo eterno):

...Se pensiamo ancora ai governi totalitari che dominarono l’Europa prima della seconda guerra mondiale, possiamo dire con tranquillità che sarebbe difficile vederli ritornare nella stessa forma in circostanze storiche diverse. Se il fascismo di Mussolini si fondava sull’idea di un capo carismatico, sul corporativismo, sull’utopia del “destino fatale di Roma”, su una volontà imperialistica di conquistare nuove terre, su un nazionalismo esacerbato, sull’ideale di una intera nazione irreggimentata in camicia nera, sul rifiuto della democrazia parlamentare, sull’antisemitismo, allora non ho difficoltà ad ammettere che Alleanza Nazionale, nata dall’MSI , è certamente un partito di destra, ma ha poco a che fare col vecchio fascismo. Per le stesse ragioni, anche se sono preoccupato dai vari movimenti filonazisti attivi qua e là in Europa, Russia compresa, non penso che il nazismo, nella sua forma originale, stia per ricomparire come movimento che coinvolga una nazione intera.

Tuttavia, anche se i regimi politici possono venire rovesciati, e le ideologie criticate e delegittimate, dietro un regime e la sua ideologia c’è sempre un modo di pensare e di sentire, una serie di abitudini culturali, una nebulosa di istinti oscuri e di insondabili pulsioni. C’è dunque ancora un altro fantasma che si aggira per l’Europa (per non parlare di altre parti del mondo)?...

 

...Lasciatemi dunque chiedere perché non solo la Resistenza ma tutta la seconda guerra mondiale sono state definite in tutto il mondo come una lotta contro il fascismo. Se rileggete Per chi suona la campana di Hemingway, scoprirete che Robert Jordan identifica i suoi nemici coi fascisti, anche quando pensa ai falangisti spagnoli.

Permettetemi di lasciare la parola a Franklin Delano Roosevelt: “La vittoria del popolo americano e dei suoi alleati sarà una vittoria contro il fascismo e il vicolo cieco del dispotismo che esso rappresenta” (23 settembre 1944)...

...Mein Kampf è il manifesto completo di un programma politico. Il nazismo aveva una teoria del razzismo e dell’arianesimo, una nozione precisa della entartete Kunst , l’“arte degenerata”, una filosofia della volontà di potenza e dell’Übermensch. Il nazismo era decisamente anticristiano e neopagano, allo stesso modo in cui il Diamat (la versione ufficiale del marxismo sovietico) di Stalin era chiaramente materialista e ateo. Se per totalitarismo si intende un regime che subordina ogni atto individuale allo stato e alla sua ideologia, allora nazismo e stalinismo erano regimi totalitari.

Il fascismo fu certamente una dittatura, ma non era compiutamente totalitario, non tanto per la sua mitezza, quanto per la debolezza filosofica della sua ideologia. contrario di ciò che si pensa comunemente, il fascismo italiano non aveva una sua filosofia. L’articolo sul fascismo firmato da Mussolini per l’Enciclopedia Treccani fu scritto o venne fondamentalmente ispirato da Giovanni Gentile, ma rifletteva una nozione tardo-hegeliana dello “stato etico e assoluto” che Mussolini non realizzò mai completamente. Mussolini non aveva nessuna filosofia: aveva solo una retorica. Cominciò come ateo militante, per poi firmare il concordato con la Chiesa e simpatizzare coi vescovi che benedivano i gagliardetti fascisti. Nei suoi primi anni anticlericali, secondo una plausibile leggenda, chiese una volta a Dio di fulminarlo sul posto, per provare la sua esistenza. Dio era evidentemente distratto. In anni successivi, nei suoi discorsi Mussolini citava sempre il nome di Dio e non disdegnava di farsi chiamare “l’uomo della Provvidenza”. Si può dire che il fascismo italiano sia stata la prima dittatura di destra che abbia dominato un paese europeo, e che tutti i movimenti analoghi abbiano trovato in seguito una sorta di archetipo comune nel regime di Mussolini. Il fascismo italiano fu il primo a creare una liturgia militare, un folklore, e persino un modo di vestire – riuscendo ad avere all’estero più successo di Armani, Benetton o Versace. Fu solo negli anni trenta che movimenti fascisti fecero la loro comparsa in Inghilterra, con Mosley, e in Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Grecia, Iugoslavia, Spagna, Portogallo, Norvegia, e persino in America del Sud, per non parlare della Germania. Fu il fascismo italiano a convincere molti leader liberali europei che il nuovo regime stesse attuando interessanti riforme sociali in grado di fornire un’alternativa moderatamente rivoluzionaria alla minaccia comunista.

 

 

 

  • Melius 1
Inviato

 

Per Pasolini il “nuovo fascismo” non aveva a che fare con le rinate organizzazioni fasciste dopo la fine della seconda guerra mondiale e la Liberazione, ma con il potere di plasmazione delle vite e delle coscienze che il nuovo “sistema dei consumi” era riuscito a produrre dagli anni Sessanta in avanti.

Questa tesi generale — in sé forse discutibile — ha il merito di emancipare il fascismo dal problema della sua eventuale riorganizzazione politica — che secondo Pasolini era un fenomeno del tutto residuale — per ricondurlo a un grande tema antropologico: siamo così sicuri che gli esseri umani amino più la loro libertà delle loro catene? Il fascismo come rinuncia al pensiero critico, massificazione, irreggimentazione, soppressione sacrificale del singolare, solleva questo vertiginoso e potente dilemma: l’essere umano porta con sé l’aspirazione alla libertà o la tendenza alla sua negazione?

Come hanno mostrato con efficacia psicoanalisti come Reich e Fromm il vero scandalo non è tanto il fascismo come regime politico- militare di tipo repressivo, ma il suo desiderio, il suo fascino, la sua presa seduttiva sulle masse. Come scrive Reich in apertura di Psicologia di massa del fascismo il vero problema non è perché le masse abbiano sopportato passivamente l’oppressione del fascismo, ma perché lo abbiano così ardentemente desiderato.

Ecco il punto più scabroso che la crisi del nostro mondo sembra aver riesumato: è possibile desiderare il fascismo? Esiste nell’anima dell’uomo — nel suo inconscio — una tentazione fascista, una spinta gregaria ad adorare il padrone, qualcosa come un desiderio fascista?

Quando Freud scrive Psicologia delle masse e analisi dell’Io l’Europa sta precipitando nell’abisso del totalitarismo. In quest’opera egli suggerisce, con uno spirito che sfiora la chiaroveggenza, un ritratto inquietante della pulsione che anima i legami di massa e che spingerà l’Europa verso la seconda guerra mondiale.

La guerra, il conflitto violento tra masse contrapposte, il sovvertimento di ogni dispositivo democratico, la contesa fondamentalista delle ideologie, derivavano, secondo Freud, da una trasformazione ordalica del legame sociale. L’affermazione vitalistica delle masse “senza mente”, come direbbe Bion, è sempre destinata a rovesciarsi nella passione per la distruzione del nemico. L’amore infatuato per il “capo” sprigiona l’odio paranoico e di massa per l’avversario. Questo significa che la ragione illuminista non è stata l’ultima parola dell’Europa sull’uomo.

L’incandescenza acefala della vita delle masse fasciste mostra l’altra faccia della ragione critica: pulsioni ribollenti, moti aggressivi, spinte rapaci che, escludendo ogni forma di mediazione simbolica — la democrazia —, esigono imperativamente la loro soddisfazione. L’Europa che Freud descrive come un accorpamento di fasci aspirati dal sogno perverso di un’unità compatta, identitaria, indivisa, è un’Europa che ha provato a risolvere il suo smarrimento, il suo deficit di instabilità e di identità, attraverso l’identificazione ipnotica allo sguardo e al bastone del capo.

Nell’Europa contemporanea la minaccia alla propria (precaria) unità sembra incarnarsi soprattutto nel fenomeno dell’immigrazione. Si tratta di una “emergenza” che per alcuni mette in gioco la sua stessa sopravvivenza identitaria. In una realtà politica ancora fragile e ricca di contraddizioni — com’è quella europea — la presenza di questo pericolo esterno — unito ai vissuti “intrusivi” generati dalla globalizzazione — ha riacceso non tanto l’attivismo politico neofascista, ma — cosa assai più pericolosa — il desiderio del fascismo.

Si tratta di un insegnamento prezioso della psicologia collettiva: quando il tumulto sociale, la precarietà e l’instabilità raggiungono il loro colmo, la pulsione gregaria che anima l’identificazione “a massa” può sempre ritrovare il suo vigore.

Il desiderio del fascismo è un desiderio — come direbbe Umberto Eco —, “eterno” perché esprime una tendenza propria della realtà umana: disfarsi dell’inquietudine della libertà, preferire la consistenza delle catene e della dittatura rispetto all’aleatorietà della vita, cercare rifugio nella cementificazione della propria identità piuttosto che rischiare l’apertura e la contaminazione.

L’inconscio delle masse contemporanee — per quanto private di ogni involucro ideologico e tendenzialmente polverizzate —, sospinge nella stessa direzione verso la quale si era incamminato il fantasma nero del totalitarismo: si invoca la mano pesante, la militarizzazione dei territori, l’irrigidimento dei confini, la repressione, l’esclusione etnica, il respingimento dell’invasore.

Le Destre reazionarie in Europa e nel mondo cavalcano l’onda emotiva dell’emergenza. Il miraggio del muro promesso da Trump diviene così il simbolo di un desiderio rinnovato di fascismo. Sarebbe stolto però irridere o guardare dall’alto questi moti pulsionali dell’anima perché essi non riguardano solo una parte politica, ma ciascuno di noi nella sua intimità più propria.

Il compito della politica non è quello di negarne l'esistenza, né quello di cavalcarli come mezzi cinici per ottenere un facile consenso. La liberazione dal desiderio del fascismo è un'impresa culturale ed etica di lungo respiro.

Nell’asperità dell’attualità la politica deve dare prova di non cedere né all’illusione segregativa del muro, né di cancellare la domanda di legalità e di protezione che da quell’infame desiderio eterno, se si può dire così, proviene. L’essere umano porta con sé l'aspirazione alla libertà o la sua negazione? Esiste una spinta ad adorare il padrone?

L'ottimo... Massimo Recalcati :classic_smile:

 

https://madrugada.blogs.com/il-mio-blog/2023/04/limmortale-desiderio-di-fascismo.html

 

 

 

  • Melius 1
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Inviato

Ritengo che un punto debba essere chiaro, Mussolini non sarebbe giunto a potere e lo avrebbe mantenuto per 20 anni se il regime non avesse avuto una base di consenso.

Sopra ho postato un suo discorso sul fascismo come rivoluzione antiborghese, ma è un dato di fatto che la grande borghesia italiana abbia esplicitamente fatto pressioni affinché il re affidasse a Mussolini l'incarico di presidente del consiglio dopo la marcia su Roma. Al pari una gran parte della piccola e media borghesia simpatizzava per il fascismo. Il passaggio successivo è comprenderne le ragioni.

Una riflessione va fatta sulla reazione del Paese alla destituzione di Mussolini per mano del gran consiglio del fascismo, non si ricordano atti a sostegno di Mussolini, stessi soggetti sociali che lo avevano sostenuto lo abbandonarono a se stesso, venuti meno gli interessi gli "ideali" della rivoluzione fascista si dissolsero.

Inviato

In seguito riporterò con calma, i punti nodali del fascismo secondo U. Eco, riportati sul suo: Il fascismo eterno 

  • Melius 1
Inviato

io rimarrei più tera tera

se ha avuto consenso ci saranno anche stati dei motivi pratici

gente scontenta, niente che funziona, vita difficile

o che credete che afd in germania prende i voti così, perchè sono diventati tutti nazi da mane a sera

e quel genio di sciorz invece che tentare di risolvere i problemi li vuole isolare

bene bravi bis, il prossimo giro prenderanno la maggioranza assoluta

non imparano mai niente

Inviato

Il mio obiettivo è diverso, da insegnante di storia in un liceo l'obiettivo era di fare comprendere ai miei studenti il complesso di cause di un fenomeno storico. Il fascismo è un fenomeno storico, considerando che chi lo ha vissuto in età adulta o giovanile è morto da tempo.

extermination
Inviato

 

Il 3 gennaio 1925 Mussolini si assunse ogni responsabilità delle violenze squadriste, dichiarandole parte essenziale del percorso rivoluzionario e dichiarando di essere pronto ad usare la forza per stroncare ogni opposizione. Di seguito alcuni passaggi tratti da quel discorso.

Dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea3 e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. [...] Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l'ho creato con una propaganda che va dall'intervento ad oggi. [...] Voi vedete da questa situazione che la sedizione dell'Aventino ha avuto profonde ripercussioni in tutto il paese4. Allora viene il momento in cui si dice basta! Quando due elementi sono in lotta e sono irriducibili, la soluzione è la forza. Non c'è stata mai altra soluzione nella storia e non ce ne sarà mai. Ora io oso dire che il problema sarà risolto. Il fascismo, Governo e Partito, sono in piena efficienza.

Signori! Vi siete fatte delle illusioni! Voi avete creduto che il fascismo

fosse finito perché io lo comprimevo5, che fosse morto perché io lo castigavo e poi avevo anche la crudeltà di dirlo. Ma se io mettessi la centesima parte dell'energia che ho messo a comprimerlo, a scatenarlo, voi vedreste allora. Non ci sarà bisogno di questo, perché il Governo è abbastanza forte per stroncare in pieno definitivamente la sedizione dell'Aventino. L'Italia, o signori, vuole la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa. Noi, questa tranquillità, questa calma laboriosa gliela daremo con l'amore, se è possibile, e con la forza, se sarà necessario.

 

Inviato

I miei nonni lo hanno vissuto di persona  il fascismo subendolo e da loro ho imparato cosa significa. Gli adulatori di oggi, non hanno la più pallida idea di cosa voglia dire, sono solo di poveri coioni. 

  • Melius 2
extermination
Inviato

@iBan69  Gli adulatori- Si tratta di capire se affetti da deficit culturale oppure da deficit mentale!!!

Inviato
14 minuti fa, extermination ha scritto:

deficit culturale oppure da deficit mentale!

Quesito che diviene ancor più inquietante, in relazione ai neo-nazisti

Inviato
2 ore fa, Savgal ha scritto:

mio obiettivo è diverso, da insegnante di storia in un liceo l'obiettivo era di fare comprendere ai miei studenti il complesso di cause di un fenomeno storico

Come cause dell'avvento del fascismo del 1922, ne ho lette poche fino ad ora, tralascio l'ottimo Recalcati per evitare di scrivere parole pesanti :classic_biggrin:

In sintesi si può formulare o meno  un semplice elenco di cause che:

a) all'inizio hanno portato consenso in aumento e creato le condizioni perché potesse prendere il potere

b) poi quali altre cause oggettive hanno permesso di mantenerlo stabilmente per 21 anni dal 1922 al 1943, perdendo il potere solamente per l'errore di essere entrato in guerra nel 1940 quando pareva che Hitler non avesse più rivali in Europa, NB Franco molto più "cauto/para******" è rimasto al potere fino al 1975 nonostante le WW2 e la sconfitta totale dei suoi sponsor italo-tedeschi

Se una persona non comprende le cause di un fenomeno difficilmente potrà porvi rimedio o meglio prevenirlo

Provo a fare una sintesi di quello che ho letto fino ad ora che condivido tra le cause:

1) gravi problemi economico-sociali in Italia fino al 1922 (non si stava bene e peggiorava) , gravissimi in Germania dopo il 1929

Domanda IMHO fondamentale: ma perché i gravi problemi sociali sono stati intercettati e sfruttati dai fasisti (brutti-sporchi e cattivi)? Perché gli altri non sono riusciti a farlo?


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