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Italiani sempre più ricchi


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Ho il dubbio che si confonda il ceto medio con la classe operaia.

Chi proviene da famiglie non necessariamente povere, ma con genitori che al più hanno frequentato la scuola dell'obbligo, parte in una situazione di svantaggio rispetto a chi proviene da famiglie con genitori diplomati, o meglio ancora laureati. Questi ultimi lessico, sintassi, logica l'hanno appresa in casa, diventando per loro una seconda natura. Vi sono poi gli stimoli nonché il supporto che genitori colti, anche non particolarmente benestanti, possono dare ai loro figli. A questo si aggiunge che costoro apprendono anche i giusti codici di comportamento e di relazione, che il figlio dell'operaio ha difficoltà ad apprendere. Sono 15 anni che svolgo il ruolo di presidente di commissione per l'esame di stato (c.d. maturità) in parecchie scuole e le differenze fra il figlio dell'operaio, che raramente frequenta un liceo, e il figlio del ceto medio ed alto non è per nulla difficile da cogliere. Per colmare le differenze sarebbe necessario, a mio parere e non solo, il tempo pieno a partire dalla scuola dell'infanzia, proseguendo fino al termine della secondaria di primo grado (la scuola media).

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6 minuti fa, Savgal ha scritto:

Chi proviene da famiglie non necessariamente povere, ma con genitori che al più hanno frequentato la scuola dell'obbligo, parte in una situazione di svantaggio rispetto a chi proviene da famiglie con genitori diplomati, o meglio ancora laureati. Questi ultimi lessico, sintassi, logica l'hanno appresa in casa, diventando per loro una seconda natura.

e chi dice di no, però è pieno di professori universitari che prima o poi nella stessa facoltà ci piazzano anche i figli, che saranno di sicuro in gamba, e chi lo nega. però nel dubbio di non avere retropensieri, se il figlio è valido va ad insegnare fuori regione, sempre se basta, perchè per me dovrebbe essere una regione almeno non confinante. gli va bene ? bene, altrimenti spiaze ma emigra o va a fare qualcosa d' altro, così siamo tutti sicuri, come pure io sono sicuro che sopravviveremo a tale mancanza di genio.

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extermination

La relazione diretta tra scolarità e prospettive di lavoro è evidenziata nella figura 1. Il tasso di occupazione passa infatti da un esiguo 6,6% per gli individui che non hanno neppure un diploma al 47,2% per i diplomati e al 67,5% per i laureati. La stessa relazione diretta vale anche per l’insieme dei Paesi europei, ma per ogni titolo di studio il tasso di occupazione medio dei Paesi dell’Unione è nettamente superiore a quello del nostro Paese (rispettivamente 31,8%, 70,2% e 84,9%). Per contro, tre anni dopo aver concluso il percorso formativo, un neolaureato su quattro è ancora senza lavoro, in Italia, a fronte di uno su dieci (o poco più) della media europea. Solo la Spagna e la Grecia sono in condizioni peggiori (rispettivamente 25,9% e 33,7%), mentre in Germania e nei Paesi Bassi il tasso di disoccupazione dei neolaureati scende al 5% (Figura 2).

 

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extermination

@audio2

 

Nel settore pubblico il posto di lavoro non si "eredita" ma vi si accede tramite concorsi che, fino a prova contraria, dovrebbero essere improntati ai principi di trasparenza ed imparzialità. Poi qualche raccomandato si infilerà di certo nelle maglie "larghe" ma non è di certo la regola.

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Fatemi capire se potete e solo i genitori, non chi è a mio parere in delirio e senza figli come me: davvero per un padre è difficile capire se ha un figlio "intelligente veramente"? Per una madre?

Il resto non ho parole.

Sembriamo ipotizzare la messa in schiavitù in famiglia dei figli, ma quelli veramente intelligenti, fino a 40 anni o sbaglio? Il premio? Una posizione di dirigenza, potere e tanti soldi?

Se il pargolo ti muore di leucemia a 38 anni hai fallito: che ti inventi? Passi alla figlia femmina?

Ma con che diamine di valori siamo stati cresciuti?

Possiamo pure non avere figli, ma catzo siamo comunque stati tali.

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Muddy the Waters
1 minuto fa, djansia ha scritto:

davvero per un padre è difficile capire se ha un figlio "intelligente veramente

No, in realtà è molto semplice, ecco perché i padri ricchi e benestanti fanno di tutto per aiutare i figli, diversamente, nella maggioranza dei casi, farebbero forse i cassieri alla upim.

Questo si spiega perché oltre ad un discorso prettamente cognitivo che per ovvie ragioni non è ascrivibile al censo, subentra la cosiddetta componente della deboscia.

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extermination
11 minuti fa, djansia ha scritto:

per un padre è difficile capire se ha un figlio "intelligente veramente"?

 

Io ho capito che ne aveva ( non so quanta) dalla disinvoltura con la quale ha superato elementari, medie, superiori ( liceo scientifico ai salesiani), università ( ingegneria al poliMi) e la facilità e rapidità con cui ha poi trovato una buona occupazione ben retribuita fuori dall'Italia; tutto in piena autonomia.

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