Questo è un messaggio popolare. Napoli Inviato 13 Agosto 2024 Questo è un messaggio popolare. Inviato 13 Agosto 2024 Documentario diviso in tre parti,su prime,una goduria. 4
analogico_09 Inviato 14 Agosto 2024 Inviato 14 Agosto 2024 Vista la prima parte tutta di un fiato, terminato ora, semplicemente straordinario. Incentrato su Wayne Shorter, attraverso le sue brevi risposte durante l'intervista immaginaria, si imbastisce la tessitura narrativa, sostenuta da immagini d'epoca straordinarie e rare, attraverso un montaggio ad orologeria, incalzante ed entusiasmante,sulle vicende del grande musicista, strumentista e compositore e del jazz iniziando dalle stagioni del BeBop fino alle favolose imprese dell'ultimo quintetto "acustico" capitanato da Miles Davis nella seconda metà degli anni '60, al quale Shorter portò linfa vitale, gemme musicale di primissima e straordinaria levatura sia strumentale che compositiva. Mi permetto solo una osservazione credo legalitaria: non mi è piaciuta la seguente parte dello scritto che introduce la serie la quale potrebbe sembrare una sciocchezuola mentre trovo personalmente forviante: ... lo spettatore viene trasportato nei periodi più prolifici della vita di Shorter che, superando le avversità dell'infanzia, ha raggiunto il successo e ha infranto i limiti del jazz" Questa cosa assurda non riguarda minimamente Whayne Shorter. Non c'erano limiti da infrangere all'interno delle complesse e multiformi vicende del jazz di lunghissimo corso a cui il grande sassofonista dava immenso contributo. Che si sia andati oltre gli aspetti più propri della musica afroamericana corrisponde al vero, ma la stessa non avrebbe mai potuto assistere in seguito a ciò alla "distruzione" di quelli che erano i fattori storico-estetici, poetici e spirituali fortemente identitari. Ciò che sia potuto derivare dal jazz, le varie forme di fusion o rock/jazz, cose di una ltro "mondo", si avviava verso una propria strada autonoma senza infrangere un bel niente nel mondo del jazz che non ha(veva) limiti né confini e seguita(va) a vivere gloriosamente del proprio nella più piena e creativa libertà di forme e di espressioni. A parte questo, un primo episodio da noin perdere, certo che anche le restanti due puntate siano di pari livello. 1
Napoli Inviato 14 Agosto 2024 Autore Inviato 14 Agosto 2024 Vista la seconda parte, incentrata soprattutto sulla vita privata con le sue tragedie.
analogico_09 Inviato 15 Agosto 2024 Inviato 15 Agosto 2024 @Napoli Vista anche io, mi manca poco per terminarla, vicende davvero drammatiche e toccanti, un grande uomo e un grande musicista che ha saputo vivere con la stessa forza spirituale, estetica e poetica le prog fonde avversità della vita e i "riscatti" dell'arte. Ho capito da dove provenisse il nome Iska che da il titolo a uno degli album più belli ed ispirati di Shorter, la ragione per cui il canto di Maria Brooker, sorella della moglie di Shorter, si scioglie in pianto (queste cose le aggiungo io, il brano non viene ripetuto, fu pubblicato così, non fu preso come un incidente...) che risaliva dallo spirito, nel finale di "DINDI (pronuncia Jin-Jee") il popolare brano di Jobim nell'album "Super Nova", non di meno straordinario, delle commistioni spirituali, non formali, di jazz e musiche brasiliane che toccano davvero l'animo. Mi sono appuntato alcune cose importanti affrontate nel documentario, tra cui il periodo del Weather Report.., la disillusione del sassofonista di fronte ad una musica che andava sempre più verso il rock, sempre più spettacolare, "virtuosa", vuota (Pastorius e Zawinul, entrambi grandi musicisti ma menavano di brutto.., prendevanom tutta la scena...) nella quale non si riconosceva più. Sarebbe interessante se anche altri guardassero questo progetto filmico per aprire magari uno scambio di idee sugli aspetti importanti della musica trattati nei documentari, dal punto di vista dei musicisti. Ad esempio cosa rispose "T. Monk" (primo episodio) quando gli chiesero cosa fosse il jazz: "E' libertà, ma soprattutto è complicato" e quando gli chiesero perchè scrivesse musica così complicata: "Affinchè i bianchi non capiscano, così non potranno rubarcela". Quello che successe nell'era Bop che riscattò il jazz dalla pletora di orchestre e band bianche dello swing più "ballabile" e slavato, e nella lunga stagione del free jazz rivoluzionario che riaffermo' progettualmente, con forza, l'orgoglio "nero" il "black is beautiful!" Oppure il commento di Sonny Rollins riguardo alla perdita di interesse di Shorter per la spettacolizzazione del rock-jazz del W.R.: "Per suonare sul palco devi avere un ego o non saresti su un palco per suonare per gli altri. Però devi saperlo mettere da parte in nome della musica. Il centro non devi essere tu perchè, se succedesse questo, finisci per smettere di crescere". Sono le cose che mi hanno particolarmente colpito. Altra cosa che mi ha fatto tenerezza è scoprire inaspettatamente che Shorter, artista a tutto tondo (come non pochi altri jazzisti: Parker, Mingus, Davis, etc), conoscitore di musica classica e d'altri generi, vicino alla saudare brasialiana e al duende flamenco al feeling latino, vicino alle arti figurative, ecc, grande compositore, amasse anche il cinema in special modo il film di Powell/Pressburg "Scarpette Rosse" un capolavoro assoluto, profondo, straziante, ambientato nel mondo del balletto classico. Amava rivederelo più volte... Continua? Grazie @Napoli della segnalazione, sono documentari (riduttivo nparlare di "serie") da non perdere, davvero.
claravox Inviato 18 Agosto 2024 Inviato 18 Agosto 2024 Stupendo omaggio alla leggenda del jazz moderno. Il momento in cui sta autografando la copertina di un album vedere il giovane fan tremante con le lacrime agli occhi pura poesia ….. è scesa una lacrima anche a me. Meraviglioso! https://traccedijazz.com/2023/09/04/wayne-shorterzero-gravity/
analogico_09 Inviato 20 Agosto 2024 Inviato 20 Agosto 2024 Il 18/8/2024 at 13:47, claravox ha scritto: Stupendo omaggio alla leggenda del jazz moderno. L'iconografia leggendaria del jazz moderno mi sembra ben diversa da quella soprapostata che ricorda l'immaginario pop-rock né mi sembra compatibile con il carattere del msicista ed dell'uomo Whaine Shorter. Bella comunque la scena dell'autografo che non mi sembra tuttavia rapportabile ad un'epoca specifica del jazz essendo cosa dei giovani e dei "vecchi" fan del jazz. Della classica, del rock-pop ed altri generi musicali..., l'autografo vige ancora dovunque.
Napoli Inviato 20 Agosto 2024 Autore Inviato 20 Agosto 2024 chi sa se il divino Miles abbia visto le fate
analogico_09 Inviato 20 Agosto 2024 Inviato 20 Agosto 2024 @Napoli 1 ora fa, Napoli ha scritto: chi sa se il divino Miles abbia visto le fate Di sicuro ha visto (in sua moglie) una bellissima stregona ... (è l'unico brano che da' il titolo all'album non composto da Shorter autore di 4 brani su 7... Sorcerer esce dalla penna di Hanckock)
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