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Cosa è il razzismo


Savgal

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Inviato

 

Il razzismo è definibile come l'orientamento culturale e politico che sostiene la centralità della razza (nel senso di collettività definita in base ad attributi naturali e culturali) come criterio classificatorio fondamentale dell’umanità, stabilendo una gerarchia tra le razze, quasi sempre congiunta da un atteggiamento discriminatorio nei confronti delle razze definite “inferiori”.

Il nazismo può essere considerato l'ideologia esemplare del razzismo. Oltre un passo da "Mein Leben, Mein Kampf " di Hitler, in cui si traccia la la distinzione tra la razza ariana e le razze inferiori e la tesi del primato della razza ariana nel mondo. Secondo le teorie di cui Hitler si faceva portavoce, solo l’ariano «è stato il fondatore dei valori umani più alti, e rappresenta quindi il prototipo di ciò che noi designiamo con la parola uomo». Da questo principio conseguiva il «diritto infinito» dell’ariano e in specie dell’«uomo germanico del Nord», che dell’arianesimo era l’espressione più pura, sui popoli non ariani considerati «razze inferiori». L'esistenza di queste razze inferiori è affinché siano strumenti per la progettualità civilizzatrice degli ariani tedeschi. La creazione di culture superiori presuppone l’impiego delle risorse degli «uomini inferiori»; questi devono limitarsi ad offrire allo Herrenvolk, al popolo dei dominatori, le risorse del loro potenziale lavorativo, le loro qualità di «strumenti tecnici»; devono, insomma, essere utilizzati come «certe bestie» adatte all’addomesticamento, indispensabili per portare a termine alcune imprese, finché una nuova tecnica non consenta di «rimpiazzarle».

 

 

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Inviato

 

 

Da A. Hitler, La mia vita, la mia battaglia, trad. di B. Revel, Bompiani, Milano, 1940

 

È una discussione oziosa quella che vuol ricercare quale razza fosse l'originaria portatrice della cultura umana, cioè l'autentica fondatrice di ciò che noi chiamiamo in sintesi: umanità. È molto più semplice impostare questo problema sul tempo d’oggi; in questo caso la risposta appare facile ed evidente. Ciò che noi vediamo oggi, in materia di cultura o d’arte o di scienza o di tecnica, è quasi esclusivamente il prodotto geniale dell’ariano! E ciò ci conduce alla conclusione ovvia che egli solo è stato il fondatore dei valori umani più alti, e rappresenta quindi il prototipo di ciò che noi designiamo con la parola uomo. Egli è il Prometeo dell’umanità, dalla cui fronte radiosa scoccò in ogni tempo la scintilla del genio, accendendo ogni volta la fiaccola che illuminò di conoscenza la notte del silenzioso mistero; e così preparò la strada all'umanità, per dominare le altre creature terrene. Lo si elimini e quella oscurità tornerà ad avviluppare di nuovo la terra, la cultura umana tramonterà e il mondo si rifarà deserto...

Se si potesse dividere l’umanità in tre specie: fondatori di cultura, portatori di cultura e distruttori di cultura, il rappresentante della prima non potrebbe essere che l’ariano. Da lui derivano i fondamenti e le mura di ogni costruzione umana; e soltanto la forma esterna e il colore son condizionati dalle caratteristiche mutevoli dei diversi popoli. Egli fornisce le pietre e i piani per ogni progresso, e soltanto l'esecuzione corrisponde poi alle caratteristiche delle varie razze. [...]

E quasi sempre ne nasce il seguente quadro del loro svolgimento. Popolazioni ariane sottomettono — e quasi sempre in numero addirittura esiguo — popoli stranieri e sviluppano, stimolate dalle situazioni speciali dei nuovi territori (fecondità, situazione climatica, ecc.) e favorite dalla quantità delle riserve degli uomini di razza inferiore, le loro qualità spirituali e organizzative, che parevano sonnecchiare. E producono, spesso, in pochi secoli, delle culture che in origine corrispondono perfettamente alle caratteristiche peculiari della loro natura, adattate alle qualità del territorio, come anche alla tipologia dei popoli sottomessi. Finalmente, i conquistatori peccano contro il principio della conservazione del proprio sangue, cominciano a unirsi agli indigeni sottomessi, e terminano cosi la loro esistenza; perché al fallo è sempre seguita la cacciata dal paradiso.

Dopo 1000 anni o anche più, si vede ancora l’ultima traccia dell’antico popolo di padroni in una carnagione più chiara, che il suo sangue ha lasciato in eredità alla razza sottomessa, e in una cultura raggelata, che esso aveva fondato. Perché allo stesso modo che il conquistatore si è trasfuso nel sangue del sottomesso, e vi è naufragato, si è perso pure il combustibile per la fiaccola del progresso umano! Come il colore ha mantenuto una lieve luce a ricordo del sangue dei signori di allora, così anche la notte della vita culturale è dolcemente rischiarata dalle creazioni, che sono rimaste, degli antichi luciferi. Esse rilucono ancora nella notte della barbarie tornata, e illudono i distratti osservatori di aver davanti agli occhi il quadro del popolo attuale, mentre è soltanto lo specchio del passato. [...]

Sarà il compito di una futura storia della cultura e del mondo studiare in questo senso le leggi della vita e non naufragare nel racconto di fatti esterni, come troppo spesso capita alla scienza storica odierna.

Ma già da questo brevissimo schizzo dello sviluppo delle Nazioni portatrici di cultura sorge il quadro del divenire, dell’attività e del tramonto dei veri creatori di cultura su questo mondo: gli ariani. …

E allo stesso modo in cui nella vita del singolo uomo superiore la predisposizione geniale, eccitata solo da stimoli esterni, tende a realizzazioni pratiche, anche nella vita dei popoli la valorizzazione delle forze creatrici avviene soltanto se esistono determinate premesse. Ciò si osserva più chiaramente nei confronti della razza che fu la molla di tutto lo sviluppo della cultura umana: gli ariani.

Quando il destino li mette di fronte a circostanze speciali, essi danno inizio a sviluppare le loro qualità latenti, in una successione sempre più rapida, e secondo forme sempre più visibili. Le culture che essi fondano sono quasi sempre determinate dal territorio, dal clima e dalle razze sottomesse. Quest'ultima condizione è, in genere, quella decisiva. Quanto più primitive sono le premesse tecniche per lo sviluppo della cultura, tanto più è necessaria la presenza di riserve umane le quali, organizzate e concentrate e dirette, sostituiscono la forza della macchina. Senza questa possibilità di impiegare uomini inferiori, l’ariano non avrebbe mai compiuto i primi passi della sua cultura; allo stesso modo, senza l’aiuto di certe bestie adatte che ha saputo addomesticare, non sarebbe giunto a una tecnica che gli permette ora di rimpiazzarle lentamente. Per migliaia di anni il cavallo è servito all’uomo a porre i fondamenti del suo sviluppo, ché ora, con l'invenzione dell’automobile, lo rende superfluo. Tra pochi anni la sua attività sarà terminata, ma senza la sua collaborazione di un tempo l’uomo non sarebbe giunto dove oggi è.

Allo stesso modo la formazione di culture superiori presupponeva l’esistenza di uomini inferiori, in quanto la mancanza di strumenti tecnici doveva essere con questi sostituita. Certo, la prima cultura dell’umanità non poggiava tanto su bestie addomesticate, quanto sull'impiego di uomini inferiori. Solo dopo la riduzione in schiavitù delle razze sottomesse, lo stesso destino colpì anche gli animali; e non viceversa, come molti potrebbero credere. Toccò prima al vinto mettersi all’aratro — e solo più tardi al cavallo. Solo dei pacifisti vaneggianti possono considerare ciò come un segno di malvagità umana; e non sanno vedere che quella tappa fu necessaria per giungere finalmente a un livello, dall’alto del quale questi apostoli possono offrire al mondo le loro ricette di salvezza.

Il progresso dell’umanità rassomiglia al salire lungo una scala infinita; non si arriva in alto, se non si sono fatti i primi scalini. Allo stesso modo l’ariano dovette percorrere la strada che la realtà gli indicava, e non quella di cui sogna la fantasia di un moderno pacifista. Ma la via della realtà è dura e pesante, e conduce finalmente colà dove l’altro sogna l'umanità, senza poi saperla avvicinare di un passo.

Non è dunque un caso se le prime culture sono nate là dove gli ariani, nell’incontro con popoli inferiori, han potuto sottometterli. Questi sono stati i primi strumenti tecnici al servizio di una futura cultura.

 

 

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Inviato

 

Storicamente le idee di purezza razziale presenti in alcuni popoli dell’antichità scomparvero o si attenuarono nel corso del medioevo e dell’età moderna grazie soprattutto al messaggio universalistico del cristianesimo.

La concezione di un’umanità divisa in razze, in tipi biologicamente distinti, rinacque con le esigenze di analisi e di classificazione scientifica dell’Illuminismo di fronte alle scoperte geografiche e antropologiche dell’epoca. Mentre il fiorire della schiavitù nelle Americhe ribadiva anche agli europei (pur senza sviluppare esplicite teorie razziste) l’inferiorità della “razza” negra, nel corso dell’Ottocento diverse influenze contribuirono allo sviluppo di un’ideologia razzista in Europa, che tendeva a rendere permanente un’inferiorità temporanea. L’idea dei caratteri originari e immutabili dei vari popoli storici sostenuta dal Romanticismo, la nascita delle discipline orientalistiche e la scoperta della comune origine indoeuropea (da molti definita “indogermanica” o “ariana”) di alcune delle più grandi civiltà, insieme al colonialismo e al progresso della tecnica, diedero un grande impulso al senso di superiorità dei bianchi. L’idea della missione civilizzatrice mondiale della “razza” bianca fu inoltre notevolmente rafforzata dalla volgarizzazione delle teorie di Darwin, la cui indebita applicazione ai fenomeni sociali rese il concetto di sopravvivenza del più adatto un’arma efficacissima per i fautori della disuguaglianza sociale e razziale.  

L’elaborazione di vere e proprie teorie razziste ebbe inizio intorno alla metà dell’Ottocento. L’idea della razza come elemento centrale della civiltà e la visione della storia come lotta di razze comparve per prima in Gobineau, anche se in un’ottica pessimistica nella quale l’originaria razza ariana era ormai degenerata a causa dell’unione con popoli inferiori. Prospettive per una moderna politica razzista furono espresse da Vacher de Lapouge, che sostenne la possibilità di selezionare e purificare la razza ariana grazie all’eugenetica. Ma la vera culla del razzismo, più che la Francia, fu la Germania. Qui, insieme al nazionalismo (soprattutto al pangermanesimo) e all’antisemitismo, esso creò un clima culturale che, minoritario fino alla prima guerra mondiale, fu dopo il 1918 il principale terreno di coltura della destra eversiva. Tra i molti autori la cui produzione dimostra come in Germania il razzismo fosse penetrato nei settori più disparati – dalla psicologia alla storia, dalla religione all’antropologia sociale – il maggiore successo spettò a Houston S. Chamberlain, che assegnò alla razza ariana la missione politica del dominio del mondo. Dopo la guerra le idee di Chamberlain furono riprese dal nazionalsocialismo, il primo movimento politico che fece del razzismo un elemento centrale della propria ideologia. Qui fu determinante il contributo di Hitler e di Alfred Rosenberg, che individuarono negli ebrei la “razza nemica” per eccellenza, fonte di tutti i mali dell’umanità. Il nazismo costituisce fino a oggi il caso estremo di razzismo, con il tentativo, unico nella storia, di pervenire alla purezza razziale tramite la distruzione fisica di una “razza” nemica e di minoranze “devianti” (zingari, omosessuali, minorati fisici e mentali), oltre che con l’attuazione di programmi di selezione genetica.

 

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Inviato

[ aver definito il diritto suo e della sua famiglia  «di muoversi sulle strade in Giudea e Samaria (la Cisgiordania, ndr) più importante del diritto di movimento degli arabi (i palestinesi, ndr)».] itamar ben gvir - anno 2023

.

“Il mio desiderio è che lo Stato d’Israele possa essere governato dalla Torah. Questo è uno stato ebraico. Lo stato del popolo ebraico ritornerebbe così ad essere governato come lo era ai tempi di re Davide e di re Salomone”

bezalel smotrich - anno 2019

Inviato

A mio parere l'ostilità dei nazisti verso gli ebrei consegue dal fatto che entrambi in cuor loro si considerano il popolo eletto.

extermination
Inviato

Anche il razzismo ha subito mutazioni.

  • Melius 1
Inviato

Dal punto di vista storico la ricostruzione di Hitler è del tutto priva di senso. Quando gli egizi edificavano le piramidi e in Mesopotamia si scriveva l'Epopea di Gilgameš e dopo, quando Omero scriveva l'Iliade o l'Odissea o Platone le sue opere i tedeschi vivevano in capanne e non possedevano nulla di ciò che oggi possiamo definire cultura o scienza.

Nonostante la palese falsità non pochi hanno creduto e credono ancora a quanto scritto da Hitler sulla "superiorità dell razza", cosa che richiede delle spiegazioni.

Inviato

 

Hitler La missione tedesca sulla Terra

da A. Hitler, La mia vita, la mia battaglia, trad. di B. Revel, Bompiani, Milano, 1940

 

 

Purtroppo, la nostra nazione tedesca non è più fondata su un nucleo razziale unitario. Però il processo di fusione dei diversi elementi originari non è tanto progredito, da poter parlare di una nuova razza da esso formata. All’opposto! Le intossicazioni del sangue sofferte dal corpo della nostra nazione, specialmente dopo la guerra dei Trent'anni, decomposero non solo il sangue tedesco, ma anche l’anima tedesca. I confini aperti della nostra patria, il fatto di appoggiarsi a corpi estranei non germanici lungo i territori di confine, ma soprattutto il forte continuo afflusso di stranieri nell’interno del Reich, afflusso sempre rinnovato, non lasciarono tempo disponibile per un’assoluta fusione. Non fu prodotta una nuova razza, ma gli elementi razziali rimasero gli uni accanto agli altri, col risultato che, in modo particolare nei momenti critici, nei quali ogni armento suole adunarsi, il popolo tedesco si disperse in tutte le direzioni. Gli elementi razziali sono diversamente stratificati non solo nei diversi territori, ma anche in ogni singolo territorio. Accanto a uomini nordici si trovano uomini orientali; accanto ad orientali, dinarici; accanto a costoro, uomini occidentali, e, fra tutti, miscele umane. Ciò è di grave danno: manca al popolo tedesco ogni sincero istinto di armento fondato sull’unità del sangue; quell’istinto che nei momenti del pericolo salva dal tramonto le nazioni facendo tacere i grandi e i piccoli dissensi interni e opponendo al comune nemico la chiusa fronte di un armento unitario.

La mancanza di una nazione avente unità di sangue fu per noi causa di indicibili sofferenze. Ha donato metropoli, per risiedervi, a molti potentati tedeschi, ma ha privato il popolo tedesco del diritto di dominare.

Ancor oggi il nostro popolo soffre di questa interna lacerazione, di questo disgregamento. Ma ciò che ci apportò sventura nel passato e nel presente può formare la nostra fortuna nel futuro. Perché, se, da un lato, fu funesto il fatto che non abbia avuto luogo una totale fusione dei nostri originari elementi di razza e quindi non si sia prodotta la formazione unitaria del nostro popolo, fu, d'altro lato, una ventura che almeno una parte del nostro miglior sangue sia, con ciò, rimasta pura e sia sfuggita all’abbassamento razziale. [...] Ancor oggi noi possediamo nel nostro corpo nazionale tedesco grandi elementi, non mescolati, di uomini germanici del Nord, nei quali possiamo ravvisare il più prezioso tesoro per il nostro avvenire. [...]

Chi parla d’una missione del popolo tedesco sul la Terra, deve sapere che questa può solo consistere nella formazione d’uno Stato ravvisante il suo compito supremo nella conservazione e nell’incremento degli elementi più nobili, rimasti illesi, del la nostra nazione; anzi dell’intera umanità.

Con ciò lo Stato riceve, per la prima volta, un alto intimo scopo. Di fronte alla ridicola parola d’ordine di assicurare la calma e l’ordine onde rendere possibili reciproci imbrogli, appare una missione realmente elevata, quella di conservare e promuovere un’umanità superiore, donata a questa Terra dalla bontà dell’Onnipotente. Un meccanismo morto, che pretende di esistere solo per amor di se stesso, deve diventare un organismo vivente con l’unico scopo di servire un'idea superiore.

Il Reich tedesco deve, come Stato, comprendere tutti i Tedeschi, col compito non solo di raccogliere e conservare di questo popolo i più preziosi fra gli elementi originari di razza, ma di sollevarli, con lentezza ma in modo sicuro, ad una posizione di predominio. [...] Lo Stato nazionale deve recuperare ci che oggi, su questo campo, è trascurato da tutte le parti. Deve mettere la razza al centro della vita generale. Deve darsi pensiero di conservarla pura. Deve dichiarare che il bambino è il bene più prezioso d’un popolo. Deve fare in modo che solo chi è sano generi figli, che sia scandaloso il mettere al mondo bambini quando si è malati o difettosi, e che nel rinunziare a ci consista il supremo onore. Ma, viceversa, deve essere ritenuto riprovevole il sottrarre alla nazione bambini sani. Quindi lo Stato deve presentarsi come il preservatore di un millenario avvenire, di fronte al quale il desiderio e l'egoismo dei singoli non contano nulla e devono piegarsi. Lo Stato deve valersi, a tale scopo, delle più moderne risorse mediche. Deve dichiarare incapace di generare chi è affetto da visibile malattia o portatore di tare ereditarie e quindi capace di tramandare ad altri queste tare, e provocare praticamente questa incapacità.

 

Inviato
24 minuti fa, Savgal ha scritto:

Quando gli egizi edificavano le piramidi e in Mesopotamia si scriveva l'Epopea di Gilgameš e dopo, quando Omero scriveva l'Iliade o l'Odissea o Platone le sue opere

Non serve andare cosi indietro nel tempo.

Il Fuhrer scambio' consapevolmente la Germania con l'Impero Romano.

briandinazareth
Inviato

@Savgal

 

C'è un aspetto importante di cui dobbiamo tenere conto: 

Il razzismo è un fenomeno naturale e ineludibile , occorre uno sforzo razionale per capire che sia stupido. E vale per tutti. 

 

Quindi è facilissimo cercare motivazioni apparentemente razionali per confortare istinti di pancia. 

 

 

  • Melius 2
Inviato
1 ora fa, Savgal ha scritto:

Deve dichiarare incapace di generare chi è affetto da visibile malattia o portatore di tare ereditarie e quindi capace di tramandare ad altri queste tare, e provocare praticamente questa incapacità

anno 1925 circa immagino

.

«Il comitato vuole informare il governo polacco che vogliamo istituire una selezione nell'aliyah ( = la legge del ritorno ), poiché non possiamo continuare ad accettare malati e gente handicappata. Per favore, forniteci la vostra opinione sul modo in cui tutto ciò può esser spiegato ai polacchi senza contraccolpi sull'immigrazione.»

golda meir, ministro degli esteri israeliano, anno 1950 circa

 

Inviato

In una società uomini e donne non sono uguali, differiscono per qualità personali, per prestigio, per ceto, per il ruolo svolto, per reddito e ricchezza. Il razzismo, nell'immaginario di chi vuole credervi, rimuove queste differenze, uomini e donne divengono tutti uguali in quanto appartenenti alla stessa razza. Ma il razzismo, se rimuove le differenze, ne crea una nuova, tra la razza a cui si ritiene di appartenere e le altre, che per definizione sono inferiori, mentre la propria è conseguentemente superiore, gratificando il narcisismo infatile che alberga nella nostra psiche. L'ultimo dei tedeschi nel nazismo si percepiva come parte di una comunità in cui tutti sono uguali e nel contempo superiore, in quanto ariano, rispetto a tutti gli altri popoli.

Il razzismo è una pericolosa illusione, ma svolge queste funzioni, per questa ragione ha credito soprattutto tra coloro che nella società sono collocati più in basso.

Inviato

Però, anche il classismo è una forma di razzismo..

  • Melius 1
Inviato

@audio2

Non è imporbabile che nella psiche degli ebrei si sia radicata la convizione di essere il popolo eletto, convizione non molto diversa dall'ariano tedesco in Hitler.

Inviato
1 ora fa, extermination ha scritto:

Anche il razzismo ha subito mutazioni

Bravo, è questo che molti non hanno compreso.


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