Questo è un messaggio popolare. alexis Inviato 5 Gennaio Questo è un messaggio popolare. Inviato 5 Gennaio mi ricordo che anni fa lessi su una lapide, in un piccolo pere lachaise di montagna trentina.. "Qui giace Tal dei Tali, lavoratore instancabile padre integerrimo, marito sempre fedele" poi sotto, un' aggiunta con un pennarello rosso: "che bel mona!! ° 4
shoegazer_82 Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio 22 ore fa, Savgal ha scritto: In una società secolarizzata, in cui si è perso il timore della pena eterna, non si è più “timorati di Dio” come si diceva un tempo, la pulsione aggressiva torna a manifestarsi in tutta la sua pericolosità per la civiltà. questo però teorizza una civiltà del passato in qualche misura superiore a quella secolarizzata, cosa che - nei fatti - non è; è stato giustamente citato Dostoevskij, e mi riallaccio a lui solo per un breve esempio: la sua scrittura, tra le più alte di sempre, è costantemente afflitta intimamente dal fatalismo, e di certo a questo fatalismo ha contribuito la sua pena detentiva inumana in Siberia (descritta solo parzialmente nelle memorie della casa dei morti e in alcune lettere al fratello). Per una accusa gravissima di progressismo oltre a esserne - come noto - simulata l'esecuzione sommaria, sopravvive (non si sa come) 4 anni nella casa dei morti, un capanno quasi sempre con temperature inferiori allo zero, tra il fumo irrespirable dell'unica stufa presente e gli escrementi degli altri detenuti, alcuni uccisi a frustate, molti altri per congelamento, altri ancora per malattie e consunzione (ovviamente di giorno spettavano loro i lavori forzati). Quel frescone di Tolstoj, altra incarnazione tipica di mentalità russa pre-secolarizzata, parlando della casa dei morti ne esce con una considerazione del tipo modello dell'arte superiore, religiosa, proveniente dall'amore di Dio e del prossimo, che magari è un'intepretazione pure corretta per chi guarda quel romanzo semi-autobiografico con tale tipo di lente distorsiva, ma è un romanzo in cui in un celebre passo, parlando delle torture inesauste dei carcerieri, recita un testuale "è difficile immaginare fino a che punto sia possibile deformare la natura umana." Quindi la civiltà secolarizzata è meglio? No, basta dare un occhio a cos'è la russia oggi, 150 anni dopo, dove i dissidenti politici fanno fondamentalmente la stessa fine, forse solo meno brutale (almeno in superficie, vedi Naval'nyj o la Politkovskaja). Quindi Dio nella pulsione aggressiva dell'uomo è una variabile non influente? Io penso di sì e non bisogna dimenticare che l'uomo, oltre ad essere animale aggressivo (come direi tutte le specie dominanti) è anche l'unico animale che cura (alcuni direbbero che l'uomo è l'unico animale che cura e che prega). Che poi la pulsione aggressiva trovi vie "istituzionalizzate" per il suo rilascio o si trasformi in scontri intestini alla civiltà è questione ciclica ed anzi, sono questi ultimi scontri, in genere, a determinare un'evoluzione della stessa. Per quanto riguarda invece il pensiero tanatologico delle cose ultime a cui è intitolato il topic la filosofia contemporanea che trovo personalmente più evoluta è quello di Severino (che in buona parte rilegge Nietzsche) e di cui qui c'è un assaggio:
Renato Bovello Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio 32 minuti fa, NlCO ha scritto: 2 ore fa, Renato Bovello ha scritto: E pensa che c’è chi davvero ci crede …. Al perdono o al paradiso??? A entrambi
Savgal Inviato 5 Gennaio Autore Inviato 5 Gennaio Tornando al tema del thread, il punto è cercare di comprendere fino a che punto la fede dia oggi un indirizzo, un’impronta duratura all'esistenza di uomini e donne. La mia impressione è che ciò avvenga in modo sempre più marginale, che la fede in Dio e nell'immortalità dell'anima per molti sia divenuta una vaga speranza che non conforma l'esistenza. Se è stata la fede in Dio e nell'immortalità dell'anima ad essere l'architrave su cui si regge la coesione e l'ordine sociale, con l'accettazione del proprio ruolo e della propria collocazione nella stratificazione sociale, quali saranno le conseguenze nel momento in cui questo architrave cederà completamente?
NlCO Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio 13 minuti fa, Renato Bovello ha scritto: A entrambi Avevo capito bene allora. Non rientro in quella categoria.
Renato Bovello Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio 1 minuto fa, NlCO ha scritto: allora. Non rientro in quella categoria Siamo in due 1
dariob Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio 12 ore fa, Guru ha scritto: Quindi nessuno crede che ci siano sette vergini che l'aspettano? Spero di no. Farei una brutta figura già alla terza. (forse anche la seconda) 1
NlCO Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio 12 ore fa, Guru ha scritto: Quindi nessuno crede che ci siano sette vergini che l'aspettano? Mah, anche con un po' di esperienza non sarebbero male... 1
extermination Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio 23 minuti fa, Savgal ha scritto: Se è stata la fede in Dio e nell'immortalità dell'anima ad essere l'architrave su cui si regge la coesione e l'ordine sociale Un tempo remoto…forse!! Tra l’altro sono decenni che le chiese non vengono riempite con i giovani che latitano!
briandinazareth Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio 31 minuti fa, Savgal ha scritto: Se è stata la fede in Dio e nell'immortalità dell'anima ad essere l'architrave su cui si regge la coesione e l'ordine sociale, con l'accettazione del proprio ruolo e della propria collocazione nella stratificazione sociale, quali saranno le conseguenze nel momento in cui questo architrave cederà completamente? forse non è stata la fede in dio ma sicuramente è stato un forte collante. ma non mi pare di vedere tutta questa coesione nelle società molto religiose, anzi, il livello di violenza intragruppo è più alto in modo quasi universale. però questa tua riflessione mi ha fatto venire in mente che la cosa potrebbe essere vera se estendiamo la considerazione oltre la religione. tutte le società e organizzazioni umane hanno bisogno di finzioni e racconti condivisi nelle quali credere (mi pare che anche harari facesse sua questa idea in uno dei sui libri) e sono in qualche modo necessarie perché grandi gruppi di persone possano cooperare, quando le dimensioni superano quelle della conoscienza personale degli altri attori. ricordiamoci sempre che ci siamo evoluti in contesti nei quali conoscevamo benissimo tutti all'interni del nostro gruppo e spesso eravamo pure i,parentati con quasi tutti, pure gli "esterni" erano pochi e generalmente ben conosciuti. è necessario per grandi gruppi di persone sconosciute avere delle entità astratte, che non esistono realmente nel mondo fisico, ma che costituiscono lo spazio mentale nel quale ci possiamo riconoscere e muovere secondo alcune regole. religioni, nazioni, aziende, squadre di calcio, poi il denaro, fino alle leggi e pure i diritti. perché queste finzioni funzionino, è necessario che le persone ci credano, come smettono di crederci si disintegrano e scompaiono nella storia. lo abbiamo visto migliaia di volte, dalle religioni alle nazioni. e se, complice la maggiore scolarizzazione e cultura, lo scambio di informazioni ecc. le cose stessero cambiando in modo profondo? è possibile che sia difficile per le persone con più strumenti credere veramente in queste finzioni e quindi molti si siano spostati su posizioni più utilitariste? ad esempio: non credere che il denaro o la legge siano cose "reali" nel senso di prima, ma solo che siano utili e funzionali ad una società ben funzionante. ma questo richiede più capacità razionali e anche differenti assetti di personalità. potrebbe essere un indizio sul perché chi "crede" per davvero alla nazione, ad un dio normativo, alla razza, alla tradizione, al leader sul trono che risolve i problemi ecc. ha, in media, un differente assetto di personalità (ad esempio sul funzionamento dell'amigdala e quindi la gestione della paura) e una minore scolarizzazione e qi? mi hai fatto venir voglia di approfondire il concetto e magari ci apro un thread fra qualche giorno.
LeoCleo Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio Il 3/1/2025 at 20:42, Savgal ha scritto: In quanti credono che l'uomo abbia un'anima e questa sopravviva alla morte? Pur essendo ateo, credo in qualcosa che vada oltre il corpo. In ogni caso, vivere e bene la vita presente, poi si vedrà!
Panurge Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio 5 minuti fa, briandinazareth ha scritto: mi pare che anche harari facesse sua questa idea in uno dei sui libri Ti pare giusto.
Tigra Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio 2 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto: Cominciare adesso donando gli sterii? Il cupio dissolvi è relativo alla vita, non agli sterii @Savgal guardandomi attorno, con esperienza quotidiana, l'architrave della fede religiosa e la coesione sociale che ha ispirato in passato è già crollato da molti anni: qualcosa resiste ancora a livello istituzionale, e quasi esclusivamente la religione viene chiamata in causa come pretesto per aumentare il consenso socio-elettorale (tipo qualcuno che brandisce rosari come fossero kalashnikov), per il resto temo sia solo questione di tempo, quando una società ormai completamente atomizzata nei suoi componenti singoli imploderà rovinosamente, e non riesco ad immaginarne le conseguenze.
ascoltoebasta Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio Credo non dovrebbero esserci architravi che faccian leva su paure,punizioni e/o giudizi divini,le considero catene logoranti,ritengo altresì che anzichè scrivere nuovi codici,quello stradale compreso,si dovrebbe dare inizio ad una scrittura di sani codici interiori,ma è un lavoro lento e a lunga prospettiva, in controtendenza al regnante" tutto e subito".
micfan71 Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio Ma è davvero necessario abbracciare un credo religioso per credere o almeno sperare in un prosieguo post mortem? : Chi si professa ateo non crede in nessun dio, basta questo per concludere automaticamente che creda nel nulla dopo l'esistenza terrena? : Forse la mia è una domanda ingenua, ma leggendo il 3d mi è venuta spontanea. : Ringrazio quanti vorranno intervenire con le loro opinioni.
LUIGI64 Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio La religione non l'ho mai ricondotta alla paura, al giudizio, alla punizione, o cose del genere È vero che spesso c'è una componente etica molto forte, ma essa deve essere, per così dire, naturale e non imposta o autoimposta con la forza Sarebbe sufficiente pensare con animo sereno che comportamenti errati, con molta probabilità, porteranno effetti negativi, ovvero infelicità per se stessi e gli altri 1
Savgal Inviato 5 Gennaio Autore Inviato 5 Gennaio @shoegazer_82 Ripeto, il punto non è la fede in Dio e nell'immortalità dell'anima da un prospettiva individuale, bensì da quella sociale. Il quesito che pone l'uomo folle di Nietzsche è cosa avverrà nel momento in cui la gran parte delle donne e degli uomini si convincerà che "Dio è morto".
LUIGI64 Inviato 5 Gennaio Inviato 5 Gennaio 4 minuti fa, Savgal ha scritto: gran parte delle donne e degli uomini si convincerà che "Dio è morto" Bisognerebbe chiedere a chi si trova in quella posizione esistenziale Da quello che vedo, un certo scientismo e riduzionismo abbastanza diffuso, potrebbe essere un effetto della morte di Dio
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